Uno dei maggiori problemi in cui si imbattono i fotografi consiste nel saper valutare le proprie immagini. Me ne accorgo sconsolatamente ogni volta che devo sceglierle per queste rubriche. Quali sono le migliori? Quali scartare?
Una foto premiata, ma non priva di difetti.
Un primo fattore importante per costruirsi un occhio fotografico è il
confronto. Confronto significa guardare molte foto altrui, frequentare
circoli e associazioni, parlare con gli altri descrivendo le proprie
scelte, imbattersi in nuove idee e punti di vista, offrirsi alla
valutazione esterna. Da soli si inaridisce, anche se si è già fotografi
maturi. Perché il confronto sia costruttivo occorre essere umili,
disponibili a imparare e a mettersi in discussione; chi non è aperto al
giudizio di terzi in genere subisce le critiche, anche le più costruttive,
come un attacco personale. Costui è un narcisista, non propone il proprio
lavoro, ma un'idea di se stesso, ed è preferibile che stia lontano dal
confronto e, magari anche dalla fotografia, e dalla Natura a maggior
ragione. Altrettanto importante tuttavia è sapere che l'opinione altrui è
un punto di partenza: si deve mantenere una propria visione delle cose,
l'originalità del proprio sguardo, per non cadere nella ripetizione
sterile di cliché preesistenti.
Un'immagine che mi è quasi impossibile giudicare, per i ricordi legati al momento dello scatto. Per questo, forse, semplicemente una foto che non "voglio" giudicare.
Passiamo ai criteri oggettivi e concreti: cominciamo con lo scartare
subito le immagini viziate da errori tecnici: foto mosse o sfuocate, sovra
o sottoesposte, gli orizzonti storti. Non importa quanta fatica ci siano
costate: saper "tagliare" è il primo passo per migliorare e imparare a
valutare. A volte il contenuto di una foto permette di passare sopra
piccoli difetti, ma le trasgressioni alle regole andrebbero ammesse solo
se consapevoli, volute e chiaramente percepibili come tali.
Questo primo
sbarramento non è ovviamente sufficiente: occorrono parametri più efficaci
e rigorosi. Perché allora non usare quelli che vengono presi in
considerazione dalle giurie dei concorsi, dove la difficoltà di una
valutazione oggettiva si applica a volte a migliaia di immagini
simultaneamente?
La Tecnica, come detto, è il primo criterio: le foto non
corrette vanno scartate, a meno che non siano particolarmente meritevoli
sotto altri aspetti; un esempio è la prima foto dell'articolo,
premiata sulla rivista Oasis come miglior paesaggio del 2000. Perché
riproporla qui? Perché è storta, a dimostrazione che il complesso
dell'immagine è stato considerato vincente sul difetto.
La Composizione
poi è fondamentale, in fotografia, a prescindere dal genere, ed è
valutabile in modo oggettivo. La Luce, la sua qualità, la sua suggestione
sono gran parte del fascino di uno scatto: privilegiamo le luci estreme
sin dalla ripresa, e scegliamo di conseguenza le immagini che meglio le
rappresentano. E ancora, l'impatto emotivo del soggetto, la situazione
colta: non basta una confezione esemplare, non si può prescindere da un
contenuto di pari livello; un momento topico in forma non ineccepibile può
essere più meritevole della situazione inversa.
E infine, last but not
least, l'Originalità, la freschezza, il carattere e quant'altro di
autenticamente personale abbiamo messo nella foto.
Vitantonio Dell'Orto © 12/2006
Pubblicato su Oasis ne "L'Angolo della Tecnica"