Lidi di Marzo
Eppure, anche il fotografo della domenica, con tutti i suoi limiti, può ottenere immagini di assoluto livello. Ridimensionando magari le movenze da reporter, francamente grottesche in occasione di tranquille sagre paesane o riti religiosi, e insaporendo con fantasia e originalità i temi della quotidianità a noi più prossima. Anche solo girando per casa, alla ricerca di nuove immaginarie biosfere esistenziali. L’originalità in questo caso non è legata a esotismi intrinseci del soggetto, ma al modo del tutto personale di porsi in relazione con essi, scandagliando le proprie sensazioni, quelle sì uniche. Ecco che il genere diventa un plausibile reportage interiore, dall’esito tanto più felice quanto più si riesca ad entrare in contatto con le proprie emozioni profonde. Credo che il fotoamatore in questo modo abbia la possibilità, con mezzi e tempi propri, di fare un lavoro credibile e importante di riscoperta degli spazi abituali, esplorando la realtà e indagando la surrealtà, cioè tutto quel mare di significati impliciti contenuti tra le pieghe del visibile, che la fotografia può permettere di svelare.
Primavera
Per fare questo occorre il coraggio di uscire fuori dai canoni, affrontando i giudizi spesso frettolosi di chi ragiona per schemi consolidati, assumere punti di vista inediti e nuove prospettive, sperimentare i materiali in nostro possesso facendone usi alternativi, ma anche operare degli stravolgimenti semantici per tirare fuori l’“impossibile” dal reale. Giocando con i linguaggi, visuali e verbali, esercitando la propria visionarietà anche nei titoli. “Lidi di Marzo”, per esempio, è una serie di foto scattata appunto a metà marzo: i lidi balneari raffigurati sono temporaneamente dismessi e trasmettono un senso di desolazione, ma nulla - giuro - hanno a che vedere con intendi tirannicidi! Oppure “Primavera”. Si potrebbe contestare la forte contraddizione tra il titolo e i sentimenti evocati dall’immagine. Ma quella foto è stata scattata il 21 marzo, il titolo contiene dunque un preciso e oggettivo riferimento temporale. Con uguale rigore cronologico la foto avrebbe potuto chiamarsi anche “V domenica di Quaresima” e titolo e sensazioni avrebbero maggiormente collimato. Questo per dire come la stessa realtà, pur fedelmente registrata, contenga in sé anche la provocazione, l’assurdo, l’elemento spiazzante, secondo il punto di vista dalla quale la si guardi.
Ombre rosse
E allora spostarsi, girare intorno ai significati, strizzare gli occhi o guardare di sbieco, alternare ottiche taglienti e lenti di plastica, invertire figure e sfondo, cogliere spizzichi e frammenti, giocare con le figure retoriche, individuare bizzarrie dello spazio-tempo, ecco alcuni dei modi con cui possiamo divertirci e stuzzicare la fantasia, scrostando quella ruggine che ogni tanto si deposita sulla nostra vena creativa dopo lunghi momenti di inattività. Opportunità che i professionisti non sempre possono permettersi.
La realtà contiene l’irrealtà, la metafisica, il paradosso. Si tratta solo di scovarli, adottando inusuali vertici di osservazione e disponendo l’animo alla ricerca.
Carlo Riggi © 04/2010
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