“Pronto?”
“Ciao Michele. Mi dai una mano? Devo fotografare un particolare di una legatura in pelle del Settecento.”
“Ok. Che macchina usi?”
“Perché, è importante?”
“Beh, se vuoi che ti dia delle dritte devo sapere che strumenti adoperi…”
“Ah, va bene, è una [mi legge la marca].”
“Ok, questo è un passo avanti. Ma è una reflex, una compatta o cosa?”
“Che significa, scusa?”
“Voglio dire, ha l’obiettivo fisso oppure l’obiettivo intercambiabile, con specchio reflex e pentaprisma?”
“Mah, non so, io sto provando a tirare l’obiettivo qui, ma non si stacca…”
“Ehm, lascia perdere… Dimmi che cosa c’è scritto sul davanti della macchina.”
“Te l’ho detto, c’è scritto [mi rilegge la marca].”
“Quella è la marca. Fino a lì eravamo arrivati. Ma che modello è?”
“Ah, sì, c’è scritto [legge il modello].”
“Oooh, perfetto, adesso ho capito. Hai una reflex, cominciamo bene. Adesso puoi dirmi che obiettivo ci è montato su?”
“Uno lungo, nero, con un grosso anello di gomma intorno… aspetta, vuoi che ti legga quello che c’è scritto davanti?”
“Mah, se proprio insisti…”
“C’è scritto [legge la marca], poi c’è il numero 18, poi un trattino, poi il numero 55, poi…”
“Ok, ok, ho capito, hai uno zoom 18-55. Senti, quanto è grande l’originale?”
“Che originale?”
“La cosa che devi fotografare…”
“E’ un nodo.”
“Prego!?”
“Sì, è un nodo di una legatura su nervi, devo fotografarlo per il restauratore così lui lo fa uguale.”
Nota per chi non fosse esperto di legature antiche: il libro può essere cucito su “nervi”, che sono supporti di corda, pelle o cuoio che attraversano orizzontalmente il dorso. Una volta coperti dalla pelle o dalla pergamena, i nervi si presentano come tracce o costole in rilievo. La cucitura su nervi serve a irrobustire la legatura e aggiunge pregio al volume. E’ evidente che un nodo di cucitura è estremamente piccolo e necessita di forti ingrandimenti per diventare visibile in fotografia.
Ma riprendiamo il nostro drammatico colloquio.
“Sai” azzardo cautamente, “temo che con quell’obiettivo tu possa fare ben poco…”
“Cooosa!? Ma hai idea di quanto ho pagato questa macchina!?”
“Lo posso immaginare. Ma non è questo il punto. Il fatto è che il tuo obiettivo non ingrandisce abbastanza per fotografare un nodo di cucitura.”
“Ma che dici? Basta avvicinarsi tanto, no?”
“No. Vedi, ogni obiettivo ha un punto… una distanza al di sotto della quale non mette a fuoco. Se tu scendi al di sotto di questa distanza l’immagine appare sfocata.”
“Sarà, magari succede con le macchine economiche, ma questa è professionale, l’ho pagata più di trecento Euro!”
“Hai fatto un ottimo acquisto, credimi, ma non è questione di macchine, è questione di obiettivi: tutti hanno una distanza minima di messa a fuoco, anche quelli molto più costosi del tuo.”
“Vabbe’, vabbe’! Ma tanto si rimedia: non sai che c’è Photoshop?”
“Ah, mmmsiii, ne ho sentito parlare… ma che c’entra?”
“C’entra che con Photoshop puoi correggere tutto!”
“Guarda che Photoshop lo conosco bene, ma nessun software, per ora, è in grado di rimettere a fuoco ciò che è pesantemente sfocato. E cercare di fotografare con uno zoom un nodo di cucitura è una battaglia persa in partenza.”
“Tu dai troppa importanza a questa storia del fuoco. Io comunque ci provo…”
“Bravo, provaci, e poi fammi un favore: dopo che avrai fatto la foto mandamela per posta elettronica, così imparo anch’io.”
Nel pomeriggio ricevo una mail all’indirizzo dell’ufficio. C’è allegato un file JPEG di quasi tre mega.
E c’è un testo: “Visto?”.
Vedo.
E per vostra curiosità allego l’immagine (ovviamente ridotta).
Michele Vacchiano © 04/2012
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