ADAMS SÍ, ADAMS NO
Romano Sansone, luglio 2000

Ansel Adams ed il suo Sistema Zonale hanno esercitato un notevole influsso sulla fotografia in bianco e nero. Al di là d'ogni giudizio su Ansel Adams artista, si può senza timore di sbagliare attribuirgli il merito di aver reso esplicito il processo di passaggio da un oggetto ad un'immagine attraverso un'approfondita conoscenza dei materiali e della tecnica.

Tutto qui?

No, perché, come qualunque processo che si affina con l'esperienza, il processo fotografico non è qualcosa con un principio (l'oggetto) ed una fine (l'immagine) ma un ciclo nel quale ci si può introdurre in qualsiasi momento. Così ad esempio la padronanza della tecnica permette di riconoscere nel soggetto un'immagine potenziale che altrimenti ci sarebbe sfuggita, o il progetto di un'immagine può condurre alla ricerca del soggetto e delle tecniche atte ad ottenerla. Come diceva Michelangelo, che purtroppo siamo costretti a citare a senso, non v'è forma che il marmo non contenga e che non possa essere liberata dalla mano dell'artista.

Ma anche Michelangelo era stato a bottega, ed è questo il ruolo del Sistema Zonale: dare un ordine ed una disciplina a quello che c'è da sapere sui rapporti tra i valori tonali del soggetto, quelli del negativo e quelli della stampa, e su come questi rapporti possano essere modificati con l'uso appropriato dei materiali e degli interventi tecnici. Puro mestiere dunque, e neanche troppo difficile, se affrontato con la consapevolezza che i fattori in gioco s'influenzano a vicenda, e che quindi è necessario acquisire una visione d'insieme. Per generazioni di neofiti il Sistema Zonale è stato fonte di rapidi miglioramenti dei risultati tecnici e di una presa di coscienza del perché dei risultati stessi. Per contro non ha prodotto il numero di artisti che il rumore di fondo che lo circondava voleva lasciar sperare, ma questo è un fallimento del rumore di fondo, non del Sistema Zonale. È lo stesso Adams a ricordarci: "Quando cominciai ad insegnare fotografia mi resi conto di aver poco da trasmettere se non il mio modo di lavorare, ed ero perfettamente cosciente del pericolo che così facendo avrei potuto incoraggiare dei semplici imitatori".

Oggi si sente dire da più parti che il Sistema Zonale è inutile o superato. Superato da che cosa? Non ci consta che esistano approcci didattici innovativi della stessa portata. Si può invece discutere della sua utilità, perché esistono effettivamente differenze fondamentali tra i mezzi tecnici ed i materiali con i quali lavorava Adams quando il Sistema Zonale fu concepito, e quelli dei quali dispone oggi la maggioranza dei fotografi.

Adams fotografava in grande formato; oggi, con l'eccezione di professionisti dedicati a generi di fotografia molto specializzati o di qualche facoltosissimo fotoamatore, si lavora in formato medio ed in 35mm, cosa che comporta:

  • Un problema intrinseco nel formato. Trattamenti ai quali un grande formato poteva essere sottomesso senza visibile perdità di qualità dell'immagine sono intollerabili con il 6x7 o peggio ancora con il 35mm.
  • Un problema di praticità di trattamento dei negativi. Chi fotografa in grande formato può trattare ogni singolo negativo individualmente, possibilità appena pensabile per il formato medio e praticamente preclusa al 35mm.
Questo non esclude che il possessore di una fotocamera di medioformato dotata di magazzini intercambiabili possa già permettersi una notevole flessibilità di trattamento, e che chi dedica un rullino intero o parte di esso, medioformato o 35mm, ad uno stesso soggetto o a soggetti in analoghe condizioni di luce possa prendere in considerazione sviluppi differenziati.
Ma lo spazio di manovra del fotoamatore moderno è molto più ampio di quanto egli stesso non si renda conto:
  • La cattiva abitudine di adagiarsi sulla latitudine di posa dei materiali sensibili moderni fa perdere l'opportunità di sfruttarne al massimo la sensibilità, induce a "tirare" pellicole che non avrebbero nessun bisogno di essere tirate se esposte correttamente, nutre false illusioni sulla possibilità di salvare tutto con le carte a gradazione variabile, e ciò a scapito della qualità dell'immagine o al prezzo di foto che non sarebbero mai state fatte se il fotografo si fosse appena reso conto che, con i mezzi a disposizione, non ci sarebbe mai stato verso di tirare fuori un'immagine decente.
  • Il fidarsi ciecamente delle straordinarie prestazioni dei sistemi d'esposizione automatici, progettati per le diapositive con la loro ristretta latitudine di posa, conduce sì a negativi mediamente corretti, ma non incoraggia a deviazioni creative dall'esposizione media.

Adams aiuta a superare questi blocchi mentali, ed è per questo che lo riteniamo ancora un valido tutore.
Chi si sforza di capirne a fondo l'insegnamento non potrà che trarne soddisfazione.

Romano Sansone © 07/2000
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