WISTA DX |
PROVA SUL CAMPO Utilizzo la Wista DX da circa un anno e mezzo. L'avevo acquistata per sostituire la mia vecchia Graflex Super Graphic, che ormai non consentiva una gamma di movimenti sufficiente a soddisfare le mie esigenze sempre più specialistiche... |
Avevo scelto la giapponese Wista dopo avere attentamente esaminato diversi modelli di folding in legno (per me, che ricercavo la massima leggerezza, il legno era una scelta quasi obbligata). Rispetto ad altre fotocamere, la Wista risultava più leggera, a fronte di una gamma di movimenti molto interessante, anche se non completa come quelle della Lotus o della Wisner. Esteticamente si tratta di un prodotto riuscito. Gli incastri delle parti in legno appaiono ben fatti e rifiniti con cura. Ogni componente è laccato a parte e poi assemblato in seguito. Non sono presenti chiodi o viti metalliche. L'insieme dà una sensazione di elegante bellezza ma anche di notevole robustezza, nonostante le piccole dimensioni. Una sensazione che del resto viene confermata dall'uso sul campo. Le parti metalliche sono in ottone rivestito con una particolare sostanza mirante a mantenerne nel tempo la lucentezza. La serie DX è disponibile sia in legno di rosa che in ciliegio (come la mia) e in ebano laccato di nero. |
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Nell'uso pratico quello che subito colpisce è la maneggevolezza. La Wista DX si tiene bene in mano, anche grazie alla maniglia in cuoio presente sulla parte superiore del dorso, ed è sufficientemente piccola e leggera (la mia pesa 1666 grammi senza obiettivo) da poter essere trasportata nello zaino. Se equipaggiata con il 150 mm (io ho un Rodenstock Sironar) o con obiettivi di focale inferiore può essere chiusa con l'ottica montata, il che costituisce un notevole vantaggio, sia perché consente di risparmiare tempo, sia perché permette di non affaticare il meccanismo di sblocco della piastra con continue manovre. La piastra portaottica (la stessa delle Linhof Technika) si fissa alla standarta anteriore con un semplice fermo a slitta e consente di montare otturatori Copal 1 e Copal 0. Consente un buon decentramento verticale, il basculaggio su entrambi gli assi ma non il decentramento orizzontale. Questo è presente invece sul dorso (tranne che nel modello DXII), che per contro non ha il decentramento verticale (ma è dotato di basculaggio su entrambi gli assi): una scelta singolare (effettuata forse per risparmiare peso e ingombro) che può sembrare limitante ma che nell'uso pratico si rivela intelligente. Nei modelli DX e DXII il soffietto non è intercambiabile, il che per me non costituisce un problema, dato che non mi dedico se non occasionalmente alla fotografia di architettura e non utilizzo focali più corte del 90 mm. L'intercambiabilità del soffietto è invece presente nel modello DXIII. Tutti i movimenti si effettuano direttamente: solo l'allungamento della base è regolato da una manopola. Esistono riferimenti colorati in rosso per la posizione di azzeramento dei movimenti. Il vetro smerigliato (con lente di Fresnel in dotazione) viene fornito in due modelli: standard (senza linee) e quadrettato, con riferimenti per il formato 6x9. Il soffietto non consente di montare lunghe focali, il che rende queste macchine adatte più che altro alle riprese di paesaggio. Personalmente utilizzo la Wista DX con tre obiettivi: 90, 150 e 210 mm, più un duplicatore di focale per il 150 mm. Il duplicatore di focale è frutto di una scelta ragionata: un 300 mm tradizionale mi consentirebbe di fotografare all'infinito ma non da vicino (il soffietto non supera i 306 mm di estensione), mentre un 300 mm tele (pur consentendo un fuoco posteriore più corto), non avrebbe un cerchio di copertura sufficiente ad effettuare i movimenti di macchina. Al contrario, il duplicatore mi permette di ottenere una focale di 300 mm con un tiraggio di soli 150 mm all'infinito. È vero che la luminosità si riduce di due diaframmi e che la visione sul vetro smerigliato diventa più difficoltosa (il mio 150 mm f/5,6 diventa un 300 mm f/11), ma questo non costituisce un problema quando si fotografano paesaggi alpini bene illuminati: l'importante è utilizzare sempre il panno nero. La Wista si fissa al cavalletto mediante un foro filettato da un quarto di pollice. Il foro è situato in posizione alquanto arretrata, il che è uno svantaggio quando si usano obiettivi piuttosto pesanti e si allunga il soffietto, dato lo spostamento del baricentro verso l'avanti. Ne consegue un maggiore rischio di vibrazioni indesiderate al momento dello scatto, soprattutto se soffia il vento. Personalmente, tuttavia, non ho mai verificato problemi in questo senso: come con tutte le folding in legno occorre attendere qualche secondo prima di scattare, per essere al sicuro dalle vibrazioni residue, ma le immagini risultano sempre nitide e incise, anche se molto ingrandite. Devo dire che la Wista mi ha convinto molto più di altri modelli (anch'essi giapponesi) che si sono rivelati, nell'uso sul campo, poco affidabili in quanto a robustezza e stabilità dei movimenti. La casa produttrice dichiara che la serie DX è ideale per gli studenti e i principianti. In realtà trovo che la leggerezza e la versatilità di questi apparecchi si rivelano ideali anche a chi fotografa da molti anni in grande formato e non ha esigenze troppo specialistiche: se non c'è la necessità di montare focali molto lunghe o molto corte, o di fotografare utilizzando una forte correzione della prospettiva, le prestazioni delle Wista in legno si rivelano più che sufficienti. Per quanto mi riguarda, La Wista DX soddisfa la maggior parte delle mie esigenze di ripresa e si rivela un complemento ideale della Sinar, là dove quest'ultima non può essere trasportata. Le Wista DX, non importate in Italia, sono vendute per corrispondenza da numerosi distributori, fra cui B&H Photovideo (http://www.bhphotovideo.com). Per concludere
Vantaggi:
Svantaggi:
Caratteristiche tecniche
Buona la dotazione di accessori, fra cui elementi per l'estensione del soffietto, vetri smerigliati con e senza quadrettatura, paraluce e visori reflex per il vetro smerigliato, dorsi per pellicola in rullo, paraluce a compendium e cavi di scatto flessibili, oltre al soffietto grandangolare per la DXIII. Michele Vacchiano © 03/2000 |