Aiuto, non capisco più niente!!! Premetto che fotografo solo a colori. Ho provato le pellicole Kodak Readyload nel dorso Readyload e mi si è impasticciato tutto perché quando le tiravo fuori perdevano il ferretto di sotto prendendo luce. Allora ho comprato usato un dorso Polaroid e le ho provate lì, ma poi ho letto su Internet che nel dorso Polaroid le Readyload hanno problemi di "Flatness". Ma che vuol dire? Allora sono passato alle Fuji Quickload ma anche loro hanno la flatness nel caricatore Polaroid e io non ho voglia di comprare un terzo dorso, quello Fuji. Ho speso più in dorsi a caricamento rapido che in obiettivi e - mi creda - tutto a causa sua che ha scritto quegli articoli su Nadir! Aiuto!!!!! (Silvano Pezzini, Roma)
Calma. Punto primo: è sicuro di voler adoperare le pellicole precaricate, che sono più costose di quelle normali? Se sì, è consapevole del fatto che la scelta è limitata a poche emulsioni a colori e a un solo tipo di emulsione in bianco e nero? Lei fotografa solo a colori. Il che è un vantaggio, perché se fotografasse anche in bianco e nero sarebbe costretto a sottostare al giogo Kodak, l'unica a proporre una pellicola in bianco e nero (la T-Max 100 e 400) in confezione a caricamento rapido. E come è noto il sistema Readyload è una trappola mortale. Il mio consiglio: venda il caricatore Kodak Readyload come ho fatto io. Se non usa le pellicole Polaroid, venda anche il caricatore Polaroid. Dopodiché acquisti un caricatore Fuji Quickload, che non ha mai avuto problemi di inceppamento. Ci adoperi le Velvia o le Provia 100F che sono le più belle pellicole in commercio e viva sereno. A proposito, la flatness è la planeità della pellicola, che effettivamente può non essere perfetta nel dorso Polaroid. Se ha soldi da spendere, usi il nuovo sistema Fuji Quickchange: cartucce precaricate con otto pellicole piane che si adoperano in un dorso speciale. Robert White vende il caricatore a 95 sterline (153,44 Euro) e le cartucce con otto Provia 100F a 34 sterline (54,91 Euro). È un investimento che si ammortizza in fretta, anche perché la cartuccia può essere consegnata in laboratorio e distrutta per estrarre le lastre, oppure scaricata da lei e ricaricata con pellicole di sua scelta, esattamente come si fa con i normali chassis. Stia bene.
Che cosa sono e come funzionano gli esposimetri che leggono sul vetro smerigliato? (Antonio Salemme)
Sono normali esposimetri (un tempo analogici come il glorioso Sinarsix della Gossen, progettato per gli apparecchi Sinar; oggi digitali) collegati a una sonda. La sonda è montata su un'astina e il tutto è applicato a un telaio, con tanto di volet, che si inserisce come un normale chassis. Estratto il volet, l'astina può scorrere liberamente e posizionare la sonda, situata alla sua estremità, su qualunque punto dell'inquadratura. Questo permette di misurare separatamente le diverse aree per una perfetta applicazione del sistema zonale. Lo svantaggio, trascurabile, è che inserendo lo chassis il vetro smerigliato non si trova più sul piano focale, ma risulta leggermente arretrato, per cui l'immagine appare sfocata. Questo tuttavia si traduce in un semplice fastidio visivo e non pregiudica l'identificazione delle aree da misurare. Il vantaggio, rispetto a un tradizionale esposimetro esterno con lettura spot, sta nel fatto che l'esposimetro a sonda legge sul piano focale, esattamente come gli esposimetri TTL delle reflex, e pertanto tiene conto delle cadute di luce dovute sia ad eventuali prolungamenti del tiraggio sia alla presenza di filtri, là dove un esposimetro esterno richiede che il fattore di compensazione venga applicato manualmente dopo la misurazione.
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