IL FORUM SUL GRANDE FORMATO: DIC. 2000/GEN. 2001 | |
Gentilissimi sigg. Vacchiano e Giardiello,
vi ringrazio per la vostra risposta alla mia domanda pubblicata nell'aggiornamento del forum di Novembre. Innanzitutto una piccola rettifica: per un errore ho firmato la suddetta lettera con un errore nel cognome; il mio nome è Antonio Montalto, come lo stesso Vacchiano potrà appurare dal libro degli ospiti che ho firmato, anche se con altro indirizzo e-mail. Vorrei ringraziarvi per la vostra comprensione, ma la mia domanda era davvero stupida. Credo di aver imparato molto da quando è stata formulata, soprattutto grazie a Voi ed agli spunti che mi avete fornito. Il mio campo di interessi volge essenzialmente alla fotografia di paesaggio e di "architettura antica", in bianco e nero prevalentemente, diversamente da quanto da voi supposto in seguito alla mia "sibillina" lettera. Poichè sono uno studente di 20 anni (leggasi pochi soldi) ero stato tentato di soddisfare il mio desiderio di grande formato (nato a 16 anni circa) con un apparecchio "antico". Per mia fortuna è arrivato Michiele Vacchiano a distogliermi da questo intento! Sul web ho trovato molti siti che propongono l'autocostruzione di folding 8x10"e, dopo uno "studio di fattibilità" ho deciso di lanciarmi nell'impresa, complice un papà amante del bricolage e con una buona dotazione di legni pregiati... Tuttavia non ho aggirato l'ostacolo completamente: il punto più dolente nel mio misero portafogli è la necessità di procurarmi un obiettivo che copra il formato ampiamente, di focale "normale" o poco meno (diciamo 300 mm). Sui siti americani si parla ampiamente di ottiche come i Kodak Ektar che farebbero al caso mio, intendo per il costo... Conosco l'avversione del sig. Vacchiano per le ottiche di questo genere ma ostinatamente vi chiedo: considerando che userei soltanto il b/n, stampandolo a contatto, non sarebbe sufficiente un obiettivo del tipo già citato, ovviamente con almeno uno strato di trattamento antiriflessi? Pensate che si possa sacrificare potere risolvente, nitidezza, etc, visto che non ingrandirei neppure un po'? La seconda domanda è: il vetro smerigliato che si usa nel GF è sostanzialmente differente da quello che si vende presso i vetrai ben forniti e che veniva usato fino a non molto tempo fa per impedire di osservare i dettagli oltre le finestre? Ultima questione: gli chassis 8x10" sono universali o vi sono differenze? Mi sembra di aver capito di no, ma non vorrei sbagliarmi! Infine un ultimo commento su questo forum; noto con molto piacere che non è ancora morto, segno che forse in Italia il grande formato può ancora trovare un terreno fertile e gente disposta ad accostarvisi. Certo le lettere infamanti che arrivano e che voi pubblicate con grande onestà offendono chi, come voi, lavora con disinteresse (economico) per la crescita culturale degli appassionati, tuttavia sono forse il segno che del fermento è in atto. Non credo che ce ne sia bisogno, ma credo di interpretare il pensiero di tutti i partecipanti al forum ringraziandovi per il vostro lavoro e incitandovi a continuare, oltre le sterili polemiche dei codardi. Sperando di non avervi annoiato con la lunghezza del testo (che vi autorizzo a ridurre in ogni modo per la eventuale pubblicazione) e per i continui ringraziamenti (ma,credetemi, sinceramente provati e senza affettazione), vi saluto cordialmente. Antonino Montalto È vero, non sono favorevole agli obiettivi "vecchiotti". Tuttavia, nel grande formato quello che conta è - soprattutto - il formato, specialmente quando il negativo non viene troppo ingrandito (e stampando a contatto non lo è per niente). L'unica raccomandazione è stare attento nel fotografare controluce: la mancanza del trattamento antiriflessi multistrato potrebbe (e sottolineo "potrebbe") darle fastidio in termini di "flare" e riflessi parassiti. Per il resto, non si faccia troppi problemi e incominci a fotografare: sarà lei stesso a prendere in considerazione la necessità di rinnovare l'attrezzatura se e quando se ne presenterà l'esigenza. Inutile acquistare subito tutto e al top della gamma, come fanno certi dilettanti che hanno tutto ma non fotografano mai nulla: prima si inizia a lavorare, e poi si valuta, giusto? Il vetro smerigliato che si usa nel grande formato è - né più né meno - un vetro smerigliato. Può essere serigrafato con le righe e i quadretti, può avere o non avere i riferimenti per i formati inferiori, ma nella sua forma base qualunque vetraio può procurarglielo. Gli chassis sono universali. Se vuole un consiglio (e pazienza se faccio pubblicità) acquisti i Fidelity, che a mio avviso sono i migliori. Grazie per i complimenti, anche a nome di tutta la Redazione. Ci auguriamo non solo di averla sempre fra i nostri affezionati lettori, ma anche di poter pubblicare presto le sue osservazioni e il resoconto delle sue esperienze con il grande formato. Teniamoci in contatto. Il lettore evidenzia un problema comune a molte folding, quello relativo all'estensione del soffietto. Questo, come giustamente osservato, conduce a due conseguenze. La prima è la difficoltà di ottenere un ingrandimento sufficiente nel close-up; la seconda è l'impossibilità di montare lunghe focali. La soluzione al primo problema è quella di utilizzare obiettivi di focale più corta: a parità di tiraggio garantiscono un ingrandimento maggiore (ma anche una diversa resa prospettica del soggetto). In alternativa, si possono montare sul 150 mm tutto esteso delle lenti addizionali, che aiutano ad incrementare l'ingrandimento. Un set di tre lenti (+1, +2, +3 diottrie) si acquista con una spesa modesta e risolve molte situazioni. Il secondo problema si risolve utilizzando l'unico duplicatore di focale esistente per il grande formato. È prodotto proprio dalla Horseman (a cui evidentemente rimorde la coscienza per aver fatto dei soffietti così miserandi) ed è applicabile a tutti i 150 mm con otturatore Copal 0. Il sistema ottico da 300 mm che si ottiene in questo modo richiede un tiraggio decisamente inferiore a quello richiesto da un 300 mm tradizionale (ma anche da un 300 a schema tele), e permette di fotografare all'infinito anche con il soffietto corto delle Horseman. La mia "prova sul campo" del teleconverter Horseman è pubblicata su Nadir. Il costo si aggira intorno alle 900.000 lire, IVA compresa. Purtroppo lei non ci ha fornito indicazioni riguardo all'età della sua Arca Swiss. Se si tratta di un apparecchio costruito dopo gli anni Sessanta dovrebbe avere una buona gamma di movimenti. Le uniche cose da controllare, comunque, sono la tenuta del soffietto alla luce (i microfori sono invisibili ma possono danneggiare l'immagine) e la buona tenuta di tutti i blocchi di fissaggio dei movimenti. Stabilito che da questi punti di vista è tutto a posto, la sua Arca Swiss la soddisferà fedelmente per tutta la vita. Per quanto riguarda l'ottica, va subito detto che per l'architettura un 150 mm è un po' troppo lungo: buoni risultati si ottengono con ottiche dai 75 mm in giù (anche il 90 mm rischia di essere insufficiente). L'ottica standard da 150 mm va bene soprattutto per il paesaggio, anche se personalmente preferisco un'inquadratura più selezionata, quale può essere garantita da focali intorno ai 300 mm. Ma è una semplice questione di stile personale. Veniamo alla qualità dell'obiettivo. Lo Schneider Symmar è uno schema ancor oggi valido (quelli di produzione recente sono stati arricchiti dal prefisso Apo), anche se un po' "morbido". Non so dire se nel 1970 era già utilizzato il trattamento antiriflessi multistrato. La rimozione del gruppo anteriore permette di ottenere una focale di 210 mm che - come giustamente asserisce la casa costruttrice - è affetta da una serie di aberrazioni non più compensate dal gruppo anteriore (mica per niente hanno inventato gli schemi simmetrici). Queste aberrazioni possono essere corrette solo in parte da un'energica diaframmatura e costituiscono una severa limitazione all'uso dell'obiettivo, specialmente quando (come nel paesaggio) si voglia mantenere elevato il livello di nitidezza. Concordo pertanto sul fatto che una simile configurazione (e cioè la rimozione del gruppo anteriore) possa essere utilizzata soltanto per ottenere un ritratto molto (ma molto!) morbido. La luminosità ridotta (f/12) impone ovviamente l'uso del panno nero o di un visore reflex. L'esempio fatto dal lettore è troppo... vasto per funzionare. Mi spiego: lo scoglio in primo piano è a tre metri, il veliero a 50 e l'isolotto a 1000. Questo significa intanto che gli ultimi due elementi possono essere considerati giacenti sul piano dell'infinito, soprattutto se si usa un obiettivo non troppo spinto (e nel grande formato questo non succede) e si diaframma quel tanto che basta a far funzionare bene l'obiettivo. Questo per dire che il problema si semplifica, perché sono due, e non tre, gli elementi critici: il primo piano e lo sfondo. In primo piano c'è uno scoglio, sullo sfondo un veliero e un isolotto. In questi casi la regola di Scheipflug funziona solo in parte. Se noi avessimo un soggetto giacente sul piano orizzontale, in teoria sarebbe facile: soggetto e piano focale giacciono su piani che formano tra loro un angolo di 90°, per cui basta inclinare la standarta anteriore di 45° per avere tutto a fuoco. In realtà non avviene così, dato che scoglio e veliero non si possono paragonare a oggetti giacenti sul piano dell'orizzonte, in quanto hanno anche uno sviluppo in verticale. È logico che se applico la regola di Scheimpflug COME SE fossero bidimensionali otterrò che le parti verticali (le alberature della nave) risulteranno fuori fuoco. Mantenere le standarte parallele non mi risolve il problema, dal momento che - se è vero che chiudere il diaframma non basta - ho comunque due oggetti piuttosto lontani fra loro che non rientrano nel campo di profondità focale. Una parziale soluzione al problema si avrà dimenticandoci dell'isolotto, e considerando come punto più lontano della messa a fuoco la punta dell'albero più alto del veliero. Questo perché, con la camera prossima al terreno, il segmento che unisce l'obiettivo alla cima dell'albero sarà più lunga di quella che lo unisce alla base dello scafo, a maggior ragione se si decentra in avanti la piastra portaottica (facendo perno sulla base e non sull'asse). Partendo da questa considerazione si rifarà la messa a fuoco verificandone l'efficacia sul vetro smerigliato. Si consideri inoltre che la visione si fa a tutta apertura, condizione nella quale è possibile che alcune parti dell'immagine risultino fuori fuoco. Un inconveniente destinato a ridursi con la progressiva chiusura del diaframma. Gentile dottor Cini,
Lo stativo potrà essere dotato di testa a tre movimenti Manfrotto 3D Super Pro (Lire 318.000 IVA inclusa); dotata di tre bolle di livello indipendenti (una per ogni movimento); portata minima kg. 12; maniglie a larga sezione con indicatori di posizionamento calibrati; piastra ad attacco rapido con doppio dispositivo di sicurezza; viti da 1/4" e 3/8". Capacità di rotazione 360°; basculaggio anteriore/posteriore da -25° a +90°; inclinazione laterale da -90° a +30°. In aggiunta, dovrà essere acquistata la piastra ad attacco rapido Manfrotto 030-38 con vite da 3/8" (Lire 28.800 IVA inclusa), se - come mi pare di ricordare - la sua Linhof ha la filettatura da 3/8". La piastra va lasciata permanentemente avvitata alla fotocamera per garantirne l'aggancio e lo sgancio rapido. 3. Purtroppo non conosco la situazione commerciale di Mestre e dintorni. Le consiglierei di chiedere informazioni a uno dei tanti fotografi professionisti che operano in Venezia, o anche a un negozio di buon livello. Chieda anche informazioni alla SMAF (servizioclienti@smaf.it), catena di vendita all'ingrosso di materiale fotografico professionale diffusa in tutto il nord Italia (http://www.smaf.it). A Verona è presente una filiale della Unionfotomarket (ufmverona@unionfotomarket.it) a cui potrà rivolgersi per l'acquisto diretto (ma non per il trattamento) delle pellicole piane. Qui non siamo tanto nella categoria dell'usato, quanto in quella dell'antiquariato, forse più accuratamente descrivibile con il termine inglese "collectibles". Le macchine molto vecchie possono avere problemi di tenuta del soffietto alla luce, oltre che problemi di alterate tolleranze meccaniche (blocchi dei movimenti che non tengono e viti spanate). Se ciò non fosse (ossia se la macchina è stata usata poco), non vedo perché non usarla. Il problema è l'obiettivo. Anche se non sembra, nel grande formato i progressi tecnologici ci sono stati, eccome! Un Doppel Anastigmat, ai suoi tempi eccellente, fornirebbe oggi prestazioni incompatibili con le esigenze del mercato. Può usarlo per curiosità, oppure per effettuare riprese "artistiche" ed insolite (ed elaborarle poi in camera oscura o con programmi di fotoritocco); può tentare ritratti "ottocenteschi" da stampare su carta Rembrandt virati in seppia... Ma se ha esigenze di nitidezza lasci perdere: meglio l'angolo del salotto. Con una certa invidia da parte mia, del resto... |