IL FORUM SUL GRANDE FORMATO: NOVEMBRE 2000
Salve! Ho letto le vostre pagine con interesse perché vorrei accostarmi al grande formato. La mia domanda, forse sciocca è: che macchina 13 per 18 o 20 per 25 mi consigliereste dal mercato dell'usato o dell' "antiquariato"? Orientativamente quanto potrei spendere? Grazie!
Antonio Montano - morteentropica@libero.it

La domanda non è affatto sciocca. Però è difficile. Mi sembra di capire che il lettore non sia interessato alla fotografia in esterni, dati i formati che cita. Sul formato 13x18 esiste - nel nuovo - una grande varietà di proposte, ma sul mercato dell'usato circolano prevalentemente i formati inferiori (soprattutto il 10x12). Ho visto raramente macchine 13x18 e praticamente mai apparecchi 20x25. Sconsiglierei il mercato antiquario, che offre macchine da esporre in bella vista in un angolo della sala ma il più delle volte inutilizzabili se non con estrema difficoltà. Marche come l'italiana Fatif o la svizzera Sinar sono reperibili con una relativa facilità.

I costi. Per un apparecchio Sinar usato di formato 13x18 il lettore calcoli una spesa che si aggira intorno ai tre milioni, se l'apparecchio è in ottimo stato, escluso l'obiettivo. Per una Fatif di analogo formato il costo può scendere anche a un milione, sempre escluso l'obiettivo. Buone occasioni si trovano nei magazzini SMAF, una catena di distribuzione all'ingrosso (ma chiunque può andarci) di materiale fotografico. Per avere gli indirizzi delle varie sedi: http://www.smaf.it.

Ho consultato molti siti in Internet ma quello di Nadir e' eccelso, si vede che e' fatto da super appassionati. Ho 32 anni, fotografo da 22 anni ed ho avuto esperienze con 35mm (Chinon, Olympus, Canon, Nikon, Contax, Leica, Pentax, Minolta) con medio formato (Hasselblad, Rollei, Mamiya, Pentax). Grande formato 4x5 (Cambo). Al momento, dopo aver avuto la fortuna di provare moltissime attrezzature e fare molte foto, avrei deciso di intraprendere un passo importantissimo sia economicamente che di scelta. Possiedo un corredo 35 mm e ho venduto la mia Pentax 67, vorrei comprare una Folding 4x5 in Metallo (Horseman, Toyo, Linhof). Ho visto la Linhof 2000 e' mi e' piaciuta moltissimo (mi e' sembrata solidissima e ben fatta ma costa un patrimonio) ma non riesco a compararla tecnicamente ad esempio con la Toyo che andrò a vedere tra circa due settimane.
Potreste darmi qualche vostra impressione ?

Un altra cosa le ottiche delle varie marche (Rodenstock, Nikon etc. etc.) sono qualitativamente comparabili o esistono delle differenze (come nel 35mm e medio formato) con ingrandimenti massimi di 50x70 cm ?

Vi sembra sensato l'acquisto iniziale di un 90 mm tenendo conto che userei la Folding solo per foto di paesaggio ed architettura ?

Grazie, Giorgio

E-Mail: giorgio_giuntoli@it.ibm.com

Grazie per i complimenti, innanzitutto, che fanno sempre piacere quando si lavora per passione e con le idee chiare. Fanno piacere perché ci confermano che dopotutto - e nonostante le difficoltà - stiamo percorrendo la strada giusta.

Il lettore ha una grande esperienza di tecnica fotografica: ha usato molte apparecchiature e una pluralità di formati che ne fa un fotografo esperto ed attento.

Le folding in metallo sono robuste e comode da maneggiare. Linhof e Toyo sono entrambe caratterizzate da una notevole robustezza. I vantaggi della Linhof sono molteplici, ma ci sono anche degli svantaggi. Fra i lati positivi, la grande estensione del soffietto (che consente di montare focali piuttosto lunghe) e una buona gamma di movimenti; fra i punti a sfavore il costo molto elevato (intorno ai 10 milioni, ma se ne trovano molte sul mercato dell'usato) e il peso notevole, ulteriormente incrementato dalla presenza del mirino accoppiato: la Linhof in realtà nacque come "press camera" da usare anche a mano libera (era la risposta europea alle Graflex americane), e questo spiega la presenza del mirino e delle camme che lo accoppiano agli obiettivi. Usare la Linhof nel modo tradizionale per fotografare paesaggi e architetture significa portarsi dietro un peso un po' inutile. La Toyo è un'ottima macchina, ha un buon range di movimenti ed è meno costosa. Purtroppo ha il soffietto un po' corto e si rivela adatta soprattutto alle riprese di architettura e di paesaggio col grandangolo. Esistono accessori aggiuntivi in grado di allungare il tiraggio, ma sono molto costosi.

Per quanto riguarda gli obiettivi, possiamo dividerli in due grandi categorie: quelli di scuola "tedesca" (Schneider, Rodenstock e in parte Fuji) e quelli di scuola "giapponese" (Nikon, Congo e altre marche minori, più le ottiche americane che Wollensack produceva sotto il marchio Graflex e che si trovano ancora sul mercato dell'usato). La scuola tedesca privilegia il microcontrasto e la resa dei colori dando meno importanza al potere risolvente (sto facendo delle gigantesche approssimazioni, ma è per farmi capire): Rodenstock ha colori squillanti e incisi (per fare un paragone, si pensi alla resa dello Zeiss Sonnar 85 mm f/2,8), Schneider ha un'eccezionale definizione e colori intensi ma leggermente più morbidi (ricorda lo Zeiss Planar 85 mm f/1,4). Le ottiche Nikon sono grandiose soprattutto per il bianco e nero perché privilegiano il potere risolvente, tuttavia hanno colori meno squillanti e apparentemente più freddi e spenti. Che cosa preferire? È solo una questione di gusti personali: non si può dire che una "scuola" sia migliore dell'altra. Si tratta di filosofie diverse e in parte incompatibili, la scelta finale è solo del fotografo. Va detto che in Europa gli Schneider sono gli obiettivi più usati e diffusi, il che permette di trovarne molti sul mercato dell'usato.

Per quanto riguarda la focale da privilegiare, anche qui è questione di gusti personali e di stile. Secondo il mio modo di vedere (che è opinabile, ovviamente), il 90 mm è troppo lungo per l'architettura e troppo corto per il paesaggio. Nelle città d'arte italiane, caratterizzate da vie strette e spazi angusti, a volte si fa fatica anche con il 65 mm! Per quanto riguarda il paesaggio, è mia esperienza personale che il 90 mm allontana un po' troppo i vari piani dell'immagine. Personalmente non sono portato per la fotografia grandangolare, ma preferisco selezionare l'inquadratura e incentrare l'attenzione sul soggetto. A volte trovo troppo corto anche il 150 mm, tant'è vero che per il paesaggio uso prevalentemente le focali di 210 e 300 mm. Ma - ripeto - è una questione di stile personale. Com'è noto gli Americani preferiscono la fotografia grandangolare, e se nel piccolo formato l'obiettivo che più usano è il 24 mm Nikon (National Geographic insegna), nel grande formato privilegiano il 75 e il 90. Se si frequentano i mercatini on-line che vendono ottiche usate, si scopre che nel formato 4x5" il Super-Angulon da 90 mm è l'ottica più venduta.

Abbiamo ricevuto questa lettera, che riportiamo testualmente, da una regolare casella e-mail e regolarmente firmata. Per ovvi motivi non pubblichiamo il nominativo del mittente; viceversa non abbiamo trovato alcun valido motivo per non pubblicarla...

Sinior vachiano io sono un fotografo vero non di voi che siete dilletanti e non sapete di fotografia che io ciò lavoratto cuarantani col banco otico di legno che stavo in piazza san marco sotto il sole e alla diaccio per fare fotografie ai turisti ricchi americani e a quelle putane delle loro mogli e adoperato sempre lo stesso obbietivo che era un culo di botiglia che ciaveva già miopadre e tutti erano contenti e percio voi la smetete di dire che bisonia comprare obbietivi costosi che solo vanno bene per dilletanti ricchi come gli americani mentre chi lavora davero ci basta un culo di botiglia come il mio che tanto i turisti e le putane ci va bene comuncue. (Lettera firmata)

Contenti loro...

Gentilissimo Vacchiano,
La ringrazio per la risposta apparsa sul Forum di Luglio circa le formule per il calcolo delle profondità di campo. In merito vorrei alcuni chiarimenti che in ogni caso sono superati se riesco a trovare una tabella già fatta sulla focale 75 (la tabella delle profondità sul 150 l'ho già trovata).
In ogni caso il problema rimane, (ingenuamente pensavo che la costruzione di tali tabelle risolvesse i miei dubbi). Infatti, la domanda che mi assilla ora è: a quale distanza devo mettere a fuoco per sfruttare la pdc (profondità di campo) dell'ottica. Caso concreto: devo fotografare un paesaggio e voglio a fuoco tanto l'infinito quanto il ranuncolo che sta sotto il treppiede.
Questo sarebbe teoricamente possibile con il 75 (corrispondente se non mi sbaglio al 21 nel formato 35) ad apertura minima, es. f/32, e magari basculando la standarta anteriore e posteriore.
Questo l'ho capito, però non conosco ancora dove mettere a fuoco. Probabilmente devo applicare la regola dei due terzi. Insomma, il tutto nasce da una concreta difficoltà nel vedere e tenere sotto controllo l'immagine che si forma sul vetro smerigliato.
Altro problema, se uso l'ottica a tutta chiusura, probabilmente dovrei anche avere uno scadimento dell'immagine. Dai test MTF delle ottiche di piccolo formato vediamo che il massimo della definizione dell'ottica si aggira sempre intorno a f 8 o f 11.
Chiedo lumi per sfruttare al meglio l'attrezzatura e magari il titolo di qualche buon testo.
In ogni caso La ringrazio anticipatamente, concordo pienamente sul fascino del grande formato. La curiosità è iniziata un anno fa davanti ad un libro del Maestro Ansel Adams. Sono rimasto stupefatto della definizione dei suoi paesaggi. Io sono un leicista convinto, e sono molto critico con le rese ottiche. Pertanto mi sono armato di un 150 Apo Lanthar Voigtlander e di un Biogon 75 Zeiss e di una Linhof Technika V. Ho chiesto alla Zeiss se avevano documentazione sul Biogon 75 ma questi mi hanno lapidariamente detto che non essendo più in produzione da tempo non erano in grado di soddisfare le mie richieste, se per caso Lei o la Sua redazione fosse a conoscenza di dati relativi a quell'ottica mi farebbe cortesia conoscerli.
Cordiali saluti, chiedo scusa della lunghezza, ma come avrà capito da questa mia, la febbre è alta. Gabriele Rodriquez - Verona

La febbre è alta per tutti i "Large Format aficionados", una volta che incominciano a usare il mezzo. Ma veniamo alle sue domande, alle quali non risponderò nell'ordine giusto.

Purtroppo non ho documentazione sul Biogon né sull'Apo Lanthar. Le consiglio, da buon utente di Internet, di digitare i nomi degli obiettivi sul prompt di un motore di ricerca (Altavista va benissimo): troverà, se non altro, qualche messaggio inviato a qualche mailing list americana sul grande formato (ce ne sono parecchie). Si tratta di una vera miniera di informazioni che non sottovaluterei.

Le ottiche di grande formato obbediscono alle stesse leggi di quelle per il piccolo formato. Per entrambe, la resa migliore (cioè il compromesso ottimale tra la perdita di nitidezza derivante dalle aberrazioni e la perdita di nitidezza derivante dalla diffrazione) si aggira verso la metà della scala dei diaframmi. Se un obiettivo che va da f/1,4 a f/16 dà il meglio di sé tra f/5,6 e f/8 (è solo un esempio, poi dipende dalle caratteristiche costruttive del singolo modello), in un'ottica di grande formato che va da f/5,6 a f/64 i diaframmi migliori (cioè quelli intermedi) si aggireranno intorno a f/22-f/32.

Il problema della profondità di campo sta nel fatto che un 75 mm equivale più o meno a un 21 mm nel piccolo formato, ma solo per quanto riguarda l'angolo di campo, non certo per quel che concerne la profondità di campo. Un 75 mm ha sempre la stessa pdc sia che lavori sul 24x36 sia che lavori sul 4x5"! Diventa difficile mantenere a fuoco il ranuncolo e lo sfondo, anche diaframmando molto. L'unica soluzione consiste nell'applicare la regola di Scheimpflug basculando in avanti la piastra portaottica. Utilizzando un buon panno nero, osservi la pdc apparente sul vetro smerigliato con il diaframma chiuso al valore di lavoro (consiglio di non spingersi oltre f/32). Il "dove" mettere a fuoco glielo dirà la visione diretta del vetro smerigliato.

Spero di esserle stato utile. Non esiti a scrivermi ogni volta che lo desidera.

Io sono un appassionato di fotografia ed infatti ho scritto molte volte alla vostra redazione per consigli e suggerimenti. Sono appassionato di fotografia da un paio di anni e mi sta prendendo la curiosità anche per causa vostra, leggendo i vostri articoli riguardanti il grande formato.
Io vorrei autocostruirmi una macchina per grande formato. Vorrei sapere se lei cortesemente mi può dare dei suggerimenti a riguardo e dove sia possibile avere delle informazioni tecniche per l'autocostruzione, come disegni tecnici, e se mi può consigliare qualche libro o qualche sito al riguardo, ma solo se è in lingua italiana (purtroppo non conosco nemmeno una parola di inglese o altre lingue estere).
Mi sembra di aver visto che lei ha cercato e dopo un po' di tempo ha acquistato un cavalletto in legno.
Le chiedo se in ITALIA vi è una ditta che lo commercializza. Certo della vostra cortesia ne approfitto per mandarvi i miei più cordiali saluti.

Ricambiamo i cortesi saluti e veniamo alle sue domande, cominciando dall'ultima. Per quanto ne so, i cavalletti Berlebach non sono importati in Italia. Possono essere acquistati per corrispondenza via Internet. Un elenco abbastanza esauriente dei siti che li vendono si trova nel mio articolo apparso su Nadir.

Autocostruirsi una folding non è una cosa semplice né - a conti fatti - molto economica. Può essere fatto da chi ne possiede già una e vuole cimentarsi, così per divertimento, con una forma di modellismo piuttosto sofisticata. I siti Internet che insegnano ad autocostruirsi una folding e che vendono per corrispondenza i kit di montaggio sono prevalentemente in lingua inglese. Non conosco siti italiani, ma se qualche lettore di Nadir ne ha notizia, lo preghiamo vivamente di segnalarceli. La soluzione più economica e pratica per accostarsi al grande formato è quella di acquistare una fotocamera usata (folding o a banco ottico), rivolgendosi ad esempio ad una delle varie sedi SMAF sparse sul territorio nazionale (http://www.smaf.it).

Cosa ne pensate delle biottiche che si trovano in vetrina a prezzi irrisori di 400mila lire, come la Seagull Bigtwin 3? Che ottica ha? Vale la pena spendere poco per affacciarsi al grande formato se poi la lente non è buona? Si possono ottenere belle foto? Può andar bene per il ritratto in studio? E per il reportage? (M. Favilla)

Tutto dipende sempre da quello che si vuole ottenere e dalle proprie esigenze qualitative. Penso che macchine come quella citata dal lettore vadano bene giusto per divertirsi con poca spesa; ma l'approccio al medio formato rischia di essere deludente. Tempo fa un mio corrispondente mi scrisse di essere molto deluso dal grande formato, che non gli dava la qualità da me tanto decantata. Stupito, cercai di approfondire e venni a sapere che utilizzava obiettivi per grande formato risalenti a sessant'anni orsono. Con tutto il rispetto, certe ottiche - un tempo gloriose - non sono certo all'altezza delle aspettative di un fotografo moderno, abituato a ben altra qualità di immagine. Lo stesso discorso vale per le biottiche economiche.

Gentile sig. Vacchiano, sono l'entusiasta possessore di una Linhof Technica 4"x5", equipaggiata da un Super Angulon 90 f8, un Symmar 150 f 5.6 ed un TeleArton 270 f.5.5 (tutti Syncro-Compur). Volendo (pian pianino...) rinnovare il parco ottiche (sono "vecchiotte" e non multi-coated) e volendo rivolgermi al mercato dell'usato, quali caratteristiche di compatibilità con la Technika devo verificare ? (tipo e/o dimensione dell' otturatore... (i Copal costano meno...), tiraggio massimo e minimo...etc.) Vorrei mantenere le flange porta ottica..... (Alberto Pastorelli)

La Linhof Technika accetta senza problemi le ottiche moderne, dato che nel corso degli anni le dimensioni dei fori delle piastre portaottica non sono cambiate: Copal, Compur, Prontor e Horseman condividono gli stessi standard e la compatibilità è totale. Un moderno Super-Angulon richiede piastre forate Copal 0, così come gli Apo-Symmar 150 mm, mentre dai 240 mm in su la piastra deve essere forata col diametro massimo (Copal 3), eccetto che per le ottiche a schema tele, molte delle quali sono montate su Copal 1. Il tiraggio non è un problema, data l'estensione del soffietto delle Linhof.

Ho intenzione di acquistare una Tachihara 4x5. Vorrei sapere quali focali si possono usare su questa macchina senza avere problemi, considerato che non è dotata di soffietto intercambiabile per le ottiche grandangolari; in particolare, si può usare un 90 mm ed avere la possibilità di sfruttare i movimenti di decentramento? L'uso che farei della macchina è per fotografia di paesaggio. Grazie. (Gianmauro Speziari)

La Tachihara consente di montare senza problemi il 90 mm, consentendo un range di movimenti sufficiente a sfruttare l'intero cerchio di copertura dell'ottica. Non garantisco per quanto riguarda focali inferiori. Le consiglio in ogni caso di richiedere le specifiche tecniche all'importatore italiano, Manfrotto Trading, utilizzando la form reperibile sulle pagine del sito internet www.manfrotto.it.

Ho letto con molto piacere gli articoli sul grande formato anche se i miei innumerevoli impegni di lavoro (la fotografia ha poco a che fare) e hobbystici (qui la foto c'entra, eccome) non mi permettono di frequentare. In più punti di detti articoli si parla di profondità di campo facendo capire che il grande formato ne è penalizzato rispetto ai formati minori, a mio parere questo non è vero. Cercherò di farmi capire; se prendiamo due formati diversi e consideriamo due ottiche equivalenti per i due formati, ad esempio le ottiche normali (50mm per il formato 24X36 e 150mm per il 4x5"), il cerchio di confusione desiderato sarà circa 4 volte più grande per il formato maggiore perché le sue dimensioni sono circa 4 volte più grandi, quindi le due ottiche avranno (sempre all'incirca) la stessa profondità di campo rispetto ai relativi formati. Saluti - Camillo Ferrari

In realtà non avviene proprio così. Se per i formati inferiori si può stabilire un diametro del circolo di confusione pari a un millesimo della lunghezza focale, nel grande formato (che richiede la massima accuratezza nella messa a fuoco), si preferisce considerare il diametro del circolo di confusione pari alla lunghezza focale divisa per 1720. Ne consegue che questo sarà pari a 0,0872 mm, e non 0,15 come ci si aspetterebbe.

La maggiore precisione richiesta dal GF è funzione dell'ingrandimento a cui presumibilmente verrà sottoposto il negativo. Un fotogramma di 24x36 mm non dovrebbe essere ingrandito a un formato maggiore del 20x30 cm, pena l'insorgere di evidenti cali di qualità dovuti - tra l'altro - all'aumento della grana. Un negativo di grande formato deve invece poter sostenere senza troppe perdite di qualità ingrandimenti anche molto spinti: si pensi ai poster o ai tabelloni pubblicitari. Questo impone di fatto una maggiore "severità" nello stabilire il diametro massimo accettabile del circolo di confusione.

Ho deciso di iniziare a fotografare in grande formato da poco ed ho recuperato una Graflex Super Speed Graphic 4x5 con un ob. Rodenstock Optar 135 mm 4,5; due domande per cominciare:

1) mi serve un 90 mm, quale mi consigliate visto che faccio fotografie di paesaggi e mi serve un'ottica contrastata?
2) devo per forza ricorrere ad obiettivi creati per questa fotocamera o posso usare anche ottiche moderne adattandole alla piastra portaottica della Graflex?

Grazie - Mauro Speziari

Il "classico" Schneider Super-Angulon 90 mm f/8 si trova facilmente sul mercato dell'usato; un po' meno frequente il Rodenstock Grandagon. Entrambi superbi in quanto a microcontrasto. Io ho usato per anni la Super Graphic utilizzando obiettivi Schneider sulle piastre originali Graflex. L'unico limite è che - non avendo le camme di raccordo, ormai introvabili - non si può utilizzare il telemetro. Ma per fotografare paesaggi non serve.

Innanzitutto devo dire che l'indirizzo del forum sul grande formato è un pacco, perché io non sono mai riuscito a spedire niente e tutto mi è sempre tornato indietro, per cui sono costretto a scrivere a questo indirizzo che ho trovato sul sito di vacchiano, in qualche modo il messaggio arriverà. tanto so che non pubblicherete nulla perché quello che vi serve è un'accozzalia di pecore osannanti e le voci fuori dal coro sono escluse. di grande formato non capite niente e questo si vede subito. siete anche dei presuntuosi perché pensate di spiegarlo ai dilettanti, ma quelli non vi potrebbero cacare di meno, figuratevi che gliene frega a uno che si e no adopera la compatta zuuuuummmmmm. credo che la vostra sia non una battaglia persa ma una guerra in malafede e che la vostra vera intenzione sia quella di togliere il lavoro a chi ogni giorno fatica a sbarcare il lunario con iva, tasse e affitto dei locali senza contare l'ammortamento dei macchinari. cosa succederebbe se i pochi clienti che mi sono rimasti imparassero a fotografare per conto loro? chiuderei bottega e verrei a mettere una bomba sotto la redazione, sareste contenti?
giuseppe incazzato

Si scrive "accozzaglia". E dopo il punto ci vuole la lettera maiuscola. A meno che non si voglia fare il grande scrittore alternativo come Bukowsky, ma mi sembra che l'autore della lettera ne sia alquanto lontano.

Questa era la prima cosa. La seconda è che io, Michele Vacchiano, diffido chiunque dall'inviare al mio indirizzo privato lettere di insulti destinate ad attività che attengono alla mia vita di relazione, soprattutto quando - vigliaccamente - si nasconde la propria identità dietro un programma di criptaggio che impedisce di risalire al mittente, come ha fatto il sedicente signor "giuseppe incazzato". Mi asterrò dal perseguirlo penalmente solo perché la gente come lui non merita un solo minuto del mio tempo.

La terza è che pubblico questa lettera solo perché tutto sommato il signore in questione ha ottenuto l'effetto contrario a quello che sperava. Nel senso che quello che lui crede offensivo io lo leggo come complimento. Di fatto lui ci accusa di divulgare la fotografia, di rendere disponibili - evidentemente con la dovuta chiarezza - concetti e conoscenze riservati agli addetti ai lavori, di avvicinare anche i dilettanti al mondo del grande formato. Che è proprio lo scopo che intendevamo perseguire quando abbiamo intrapreso questa avventura, entusiasti ma al tempo stesso timorosi e incerti, come chi percorre strade nuove e mai tentate prima. Il suo livore ci conferma che abbiamo fatto le scelte giuste, che siamo stati chiari e comprensibili, che abbiamo persino avuto un certo successo (confermato peraltro dalle statistiche di accesso al sito). Per chi lavora senza compenso ma credendo in quello che fa si tratta di una bella conferma.

Dilettanti in grande formato? Negli Stati Uniti è così da sempre e non credo che laggiù i professionisti siano rimasti senza lavoro. Siamo anche noi fotografi e non abbiamo certo paura di chiudere bottega per questo.

Anzi, la diffusione delle conoscenze sulla fotografia non può che far bene alla fotografia, e questo vale per tutti gli aspetti del sapere umano, come la storia insegna. Se i suoi clienti sono sempre meno numerosi, caro signor giuseppe incazzato, è perché evidentemente lei non è capace di soddisfarli come si conviene. Perciò, mi creda, cambi mestiere. E soprattutto - per l'amor del cielo! - cambi cognome!

Sono il fortunato possessore di una Linhof Technika 2000, acquistata usata. Purtroppo non ho ancora le ottiche, per cui non mi è stato possibile provarla. Volendo entrare nel mondo del GF, vi chiedo: quanto costano gli chassis doppi? Un obiettivo normale non troppo costoso quanto può richiedere come spesa? È meglio Schneider, Rodenstock o Nikon? Ho sentito parlare dei Fujinon, dove si possono trovare? Quale marca è migliore come rapporto qualità-prezzo? Se dovessi in un secondo tempo scegliere un grandangolo, mi conviene acquistare un 90 mm Schneider usato? È troppo un milione e mezzo? Quanto può costare nuovo? Il problema delle pellicole: le pellicole piane Agfa sono più economiche delle Kodak T-Max, ma qual è il rapporto qualità-prezzo? Vale la pena investire quei soldi in più per la Kodak? E ancora: quanto può costare un buon cavalletto, considerando che avevo in mente il Gitzo Mountaineer (che mi sembra il più leggero della categoria)? Può sorreggere una Linhof? Grazie per la risposta.
Antonino Montalto

Questo forum è nato con lo scopo di occuparsi delle questioni tecniche, logistiche, compositive ed estetiche della fotografia in grande formato, non soltanto rispondendo alle domande dei lettori, ma anche favorendone il diretto intervento e stimolando il confronto, la discussione e il dibattito. Rispondere a domande di natura commerciale (caratteristiche e prezzi dei prodotti) non è il nostro mestiere: se lo facessimo, lo faremmo molto male. Rino Giardiello è architetto, oltre che fotografo professionista specializzato nella fotografia di architettura; Michele Vacchiano si occupa di fotografia in ambiente alpino e di fotografia di paesaggio in generale (oltre che - nel suo lavoro quotidiano - di riproduzione fotografica di documenti antichi). Utilizziamo attrezzature che troviamo comode e rispondenti alle nostre esigenze (oltre che alle esigenze della clientela), senza preoccuparci troppo che si chiamino Schneider o Rodenstock. Non ci serve - non ne avremmo neppure il tempo - essere aggiornatissimi sui prezzi del mercato o rincorrere (come fanno i dilettanti) l'ultimo modello di zoom, la compatta autofocus o il motore da quaranta fotogrammi al secondo. La filosofia del professionista è diversa. Di conseguenza non siamo in grado di affrontare con la dovuta competenza simili domande. Invitiamo pertanto i lettori come il signor Ragazzini a rivolgersi agli importatori e ai distributori di apparecchi e materiali, i quali sapranno risolvere con la dovuta professionalità e la necessaria esaustività i loro problemi.