HORSEMAN TELECONVERTER 2X: PROVA SUL CAMPO I fotoamatori che utilizzano il piccolo formato sanno bene che cos'è un duplicatore |
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"Quasi", perché nel mondo del grande formato esiste un solo modello, molto particolare, prodotto dalla Horseman. Sono venuto a conoscenza del Teleconverter 2X molti anni fa, consultando un catalogo Horseman. Questa casa giapponese, appartenente al gruppo Komamura Corporation, produce fotocamere di grande formato robuste e splendidamente rifinite. La gamma comprende (oltre ai banchi ottici da studio) tre folding 4x5", una in legno (Woodman) e due in metallo: la 45FA (che sta per "Fine Art") e la 45HD, più economica e priva di movimenti sul dorso. Il problema di queste fotocamere (come di molte altre folding) è l'estensione del soffietto, non superiore ai 249 mm. Questo significa che già con un obiettivo da 240 mm si rivela impossibile fotografare da vicino, e che neppure con il normale da 150 mm si raggiunge il rapporto di riproduzione di 1:1. Il problema è comune anche ad altre folding, le quali, pur godendo di una maggiore estensione, si rivelano piuttosto limitate quando si tratta di montare lunghe focali. Inoltre, date le dimensioni delle piastre portaottica, è sempre piuttosto complicato (quando non impossibile) applicarvi gli otturatori Copal 3, sui quali sono montate quasi tutte le ottiche a schema tradizionale (non tele) superiori ai 240 mm. Come risolvere il problema? Ricorrendo appunto a un duplicatore, espressamente "dedicato" alla focale normale da 150 mm. In questo modo si ottiene un raddoppio della lunghezza focale (che passa da 150 a 300 mm) con un tiraggio decisamente inferiore a quello reso necessario da un'ottica da 300 mm, e con un costo considerevolmente più ridotto di quello richiesto da un 300 mm tele. Il cerchio di copertura dell'ottica (e la conseguente possibilità di movimenti) rimane invariato, mentre la perdita di contrasto dovuta alle aberrazioni del gruppo ottico aggiuntivo è contenuta dall'accurata progettazione del sistema e da un severo trattamento antiriflessi multistrato. L'unico, fisiologico svantaggio, tipico di tutti i moltiplicatori, è l'incremento del fattore di posa, che nel caso dei duplicatori è pari a 4X (cioè due stop). Questo obbliga il fotografo a fare uso del panno nero (un 300 mm f/11 è decisamente poco luminoso) e ad applicare manualmente il fattore di posa dopo aver calcolato l'esposizione. Quando ordinai il Teleconverter 2X alla SMAF di Torino mi sentii rispondere che quasi nessuno prima di me lo aveva ordinato. La stessa Asphot, importatrice Horseman per l'Italia, lo fa arrivare su ordinazione. Probabilmente non sono molti, in Italia, ad occuparsi di fotografia in grande formato all'aperto. I pochi che lo fanno, troveranno in questo piccolo - e tutto sommato economico - accessorio un utile strumento per ampliare le proprie possibilità operative. |
Caratteristiche tecniche
Montaggio Il montaggio del duplicatore Horseman richiede che vengano effettuate le seguenti operazioni:
Prova sul campo Le fotografie che illustrano questo articolo sono state scattate con il duplicatore Horseman 2X montato su un obiettivo Rodenstock Sironar-N 150 mm f/5,6. Sulle diapositive originali il contrasto e la nitidezza sono rimasti più che soddisfacenti; questo è verificabile anche osservando la scansione (che tuttavia appiattisce molto tanto i pregi quanto i difetti dell'immagine). L'ingrandimento non è eclatante né deve esserlo, se si considera che 300 mm nel formato 4x5" corrispondono a circa 85 mm nel piccolo formato: quanto basta per un ritratto, o per isolare i particolari del paesaggio garantendo un moderato ma efficace "effetto tele". Il montaggio e lo smontaggio sono rapidi e agevoli: basta rimuovere la piastra portaottica, avvitare posteriormente il duplicatore e riapplicare la piastra. Tempo (cronometrato): tredici secondi netti. Un'inezia rispetto al tempo complessivo necessario ad effettuare una fotografia in grande formato. Utilizzando il panno nero la perdita di luminosità è decisamente accettabile, a patto che si lavori in pieno sole. Del resto, si consideri che obiettivi come l'Apo-Ronar della Rodenstock o il G-Claron della Schneider hanno un'apertura relativa massima pari a f/9: non molto lontana, quindi, da quella derivante dall'uso del duplicatore su un obiettivo f/5,6. Michele Vacchiano © 9/2000 |