DALL'ALTO
Dalla vetta di una montagna, da una torre, da un campanile o semplicemente da un luogo elevato vogliamo riprendere il paesaggio sottostante. Oppure siamo su un balcone e vogliamo fotografare una finestra di fronte, una meridiana, un portone posti più in basso rispetto all'asse di ripresa. Rivolgere verso il basso l'intero corpo della fotocamera, come si farebbe con una reflex, è una soluzione che ormai non ci passa neppure per la mente. La prima regola del grande formato è che la camera deve restare in bolla. E allora che fare?


Per realizzare la fotografia qui sopra ho dovuto decentrare verso il basso la piastra portaottica. Mi trovavo su un prato in pendenza, in posizione più elevata rispetto al soggetto.


Il disegno 1 illustra la tecnica di decentramento diretto verso il basso. Il disegno 2 il decentramento indiretto: l'inclinazioone in avanti del banco amplia le possibilità di movimento dei corpi.

Inclinare la macchina verso il basso significa provocare deformazioni prospettiche. Questo potrebbe apparire ininfluente nella ripresa di un paesaggio, ma diventa dranmmatico quando elementi ortogonali facciano parte della scena, oppure quando il soggetto sia non tanto un paesaggio che si estende in orizzontale sotto di noi quanto un oggetto posto su un piano perpendicolare all'asse di ripresa, come la finestra, la meridiana o il portone citati sopra.

Il decentramento verticale verso il basso si rivela spesso insufficiente, soprattutto se si usa una folding: molte di queste macchine possono decentrare la piastra portaottica solamente verso l'alto; se dotate di entrambe le possibilità, può verificarsi che il decentramento verso il basso sia limitato. Se poi si usano obiettivi grandangolari, il movimento rischia di far sì che l'obiettivo riprenda in primo piano anche parte della base lungo la quale scorre la piastra anteriore.

Per aggirare l'ostacolo è necessario rinunciare al decentramento diretto e ricorrere al cosiddetto decentramento indiretto. Questo consiste nell'inclinare verso il basso il banco di supporto (o, nel caso delle folding, la base di scorrimento), riportando poi le due standarte in posizione verticale mediante un movimento di basculaggio all'indietro. In questo modo si può godere di una maggiore quantità di decentramento rispetto a quella resa possibile dal semplice ricorso al decentramento diretto.

Ovviamente nel fare questa operazione bisogna badare a che la misura del decentramento non ecceda il cerchio di copertura dell'obiettivo, pena l'insorgere di un'evidente vignettatura.

Le illustrazioni a sinistra costituiscono altrettanti esempi di immagini realizzate utilizzando la tecnica del decentramento verso il basso.

La prima è stata scattata nell'inverno del 1998 in Val d'Ayas. Le nebbie del mattino si addensano in fondovalle e sembra che le montagne emergano da un mare di nuvole. La nevicata notturna ha ricoperto con una candida e morbida coltre il suolo e i tetti delle case. La fotografia è stata scattata con una Graflex Super Graphic equipaggiata con dorso per pellicola in rullo 6x9 cm. La Graflex non consente il decentramento verso il basso della piastra portaottica, ma solo il decentramento verso l'alto. Per questo sono stato costretto a ricorrere al decentramento indiretto: ho inclinato la base di scorrimento (bed drop) e ho riposizionato in verticale la piastra, in pratica basculandola all'indietro. Effettuando il bed drop il dorso portapellicola rimane comunque in posizione verticale, dato che la base di scorrimento (che è poi il frontalino della folding) è incernierata alla base del dorso stesso, come si vede nell'immagine qui sotto:





La fotografia in bianco e nero della fontana è stata invece realizzata con una Wista DX equipaggiata con dorso 4x5 pollici. La Wista consente un discreto grado di decentramento verso il basso della piastra anteriore. L'unico problema era rappresentato dal fatto che l'obiettivo standard che stavo in quel momento utilizzando - un Rodenstock Sironar 150 mm f/5,6 - non consentiva di sfruttare per intero la capacità di decentramento della macchina dato il suo cerchio di copertura piuttosto modesto. Sono stato quindi costretto a sostituire il Sironar con uno Schneider Apo-Symmar 210 mm f/5,6, progettato per il formato superiore e di conseguenza dotato di un cerchio di copertura più "generoso".

Michele Vacchiano, © 1/2002