UNA FOLDING FATTA IN CASA
Come divertirsi, risparmiare e... essere creativi.
Costruirsi una folding in casa?
Il sogno di molti.
Alessandro Pianalto ci è riuscito.
Pubblichiamo qui il suo resoconto e le immagini della sua "creatura"

Sono molti i problemi di ordine pratico che si incontrano durante la realizzazione. Si osservino ad esempio i due piatti che si vedono sulla testa della base: li abbiamo messi perché, in corso d'opera, le basi in legno avevano cominciato ad imbarcarsi.

E' proprio vero che la soddisfazione derivante dal conseguimento di un risultato è direttamente proporzionale al numero di ostacoli da superare per raggiungere il risultato atteso!

Il movimento che comporta maggiori problemi di costruzione è senz'altro la messa a fuoco. E' difficile realizzare un movimento che sia fluido, preciso e che abbia nel contempo un ingombro accettabile.

Un particolare sulla costruzione dei movimenti e dei bloccaggi. Come si vede sono stati usati elementi molto semplici: blocchetti in ottone filettati, dadi con un alberino, galletti.

Foto scattata a Montecchio Maggiore (provincia di Vicenza) con ottica Schneider 150 mm. Non ho applicato movimenti, ma mi sono limitato ad alzare del tutto il cavaletto tenendo la macchina in bolla. Pellicola Kodak Ektapan 100 esposta per 1/5 di sec a f/27 e sviluppata N in Ilford HC.

Foto scattata a Campogrosso, nelle Piccole Dolomiti (provincia di Vicenza), con ottica Schneider 150 mm. In questo caso ho applicato un lieve decentramento verso il basso del corpo anteriore. Pellicola Ilford FP4 esposta a 80 ISO per 1/5 di sec a f/32 con filtro giallo, sviluppata N+1 in Ilford HC.

L'idea di costruirmi una folding in legno mi venne un giorno in cui il bancomat mi aveva appena stampato l'estratto conto...

Era da un po' che accarezzavo quest'idea, ma non avevo mai
avuto il coraggio di affrontarla di petto, mi sembrava una follia (e forse in effetti lo è).

Possedevo già un banco ottico (un vecchio ma funzionante cambo 4x5") e sapevo che avrei potuto riutilizzare le due stardarte, riducendo quindi di molto i problemi costruttivi e progettuali.

Navigando sul web mi ero spesso imbattuto in siti di persone normalissime che erano riuscite a realizzare delle macchine in legno, sia folding che a banco.

Cominciai a guardare attentamente le loro realizzazioni e mi resi conto che anch'io avrei potuto farcela. In effetti, rispetto a molti di loro io partivo con un grande vantaggio, perché già possedevo due stardarte; ma anche con un grande handicap: non avevo mai preso in mano una folding in vita mia e pertanto non avevo nessun riferimento reale (solo delle foto in qualità web) per capire le scelte progettuali fatte da chi costruisce macchine come queste.

Assistito da mio fratello Stefano affrontai per prima cosa la fase progettuale. Tutto ruotava attorno alle due stardarte del mio banco ed ad un ingombro massimo di circa 21x21x12 cm (misure che mi ero imposto di rispettare). Iniziai una sorta di viaggio virtuale tra siti uffuciali e non ufficiali di produttori di folding, scaricavo foto, cercavo di ingrandirle il più possibile; insieme a Stefano passavo ore a consultare pagine web e immagini per capire la funzione dei vari movimenti.

Passarono settimane prima che un timido disegno vedesse la luce. La difficoltà maggiore nel costruirsi una macchina è che si deve trovare un equilibrio tra semplicità d'uso e precisione dei vari movimenti. Questo significa che non ci devono essere parti lasche ma neanche troppi bloccaggi. Credo di essere riuscito nell'intento: per aprire la mia macchina bisogna aprire e poi fissare otto viti, e una volta bloccati i movimenti non si nota nessuno spostamento "parassita", indice di una progettazione e di una realizzazione poco precise.

Le parti in legno sono state relizzate da un falegname professionista e poi assemblate, rifinite e verniciate in casa. E' impossibile costruirsi dei pezzi che devono avere una precisione più che millimetrica se non si dispone di attrezzature professionali; inoltre bisogna considerare il fatto che questa macchina, come tutte le altre, è realizzata con un legno duro e ben stagionato (nel mio caso è ciliegio) e quindi ancora più difficile da lavorare. Le parti metalliche sono state tagliate e piegate da mio fratello nella fabbrica dove lavora e poi finite (svasature, filettature, lucidature ed altro) in casa.

La realizzazione della macchina è passata essenzialmente attraverso quattro step.

1. Progettazione di massima di tutte le varie parti, sia quelle in legno che quelle in metallo. Chiaramente durante la costruzione sono state apportate piccole modifiche, ma ritengo sia importante partire con un progetto il più possibile dettagliato. Per testare preventivamente alcuni movimenti io realizzavo dei modelli in scala 1:1 delle parti in metallo con del cartoncino, li fermavo su un pannello in legno con le puntine e poi li provavo. E' un metodo semplice ma sicuro per non trovarsi con una macchina che non si chiude.

2. Realizzazione delle parti in legno, poi montate e verniciate.

3. Realizzazione e montaggio degli elementi per i movimenti del dorso, compreso il sistema per la messa a fuoco. La macchina cominciava a prendere forma e addirittura si muoveva!

4. Realizzazione delle parti in metallo per la stardarta anteriore, il blocchetto per il fissaggio al cavalletto e altre piccole finiture. Infine abbiamo montato il dorso a scamotaggio e la stardata anteriore con l'ottica.

La macchina funzionava in tutte le sue parti! Il gioco era fatto!

Come si vede dalle illustrazioni che accompagnano questo articolo, ho montato un soffietto standard (fatto fare da Camera Bellows, England), mentre all'inizio usavo un soffietto grandangolare che mi ero costruito con un pezzo di pelle. Effettivamente realizzare in proprio un soffietto grandangolare è piuttosto semplice: dopotutto non si tratta d'altro che di due tagli di pelle di forma quasi circolare, cuciti ai bordi e con un'apertura quadrata al centro. Una volta cuciti, lasciando la cucitura all'esterno, si incollano le due cornici sul foro quadrato e il gioco è fatto.

Adesso sono contento e - lasciatemelo dire - orgoglioso della mia macchina. E' vero, durante la costruzione sono arrivato a odiarla, certe volte avrei desiderato darle fuoco; ma la sera in cui tutti i pezzi sono stati al loro posto, quando ho montato, tremando per l'emozione, la piastra portaottica ed il vetro smerigliato, avrei voluto piangere di gioia e di soddisfazione: la mia "creatura" era là, montata sul cavalletto semplice ed austera, splendida e soprattutto unica.

Alessandro Pianalto © 03/2003