ALPA 12 WA | Una Bugatti per fotografare... |
UN PO' DI STORIA, TANTO PER CAPIRE È il 1918. Nel Giura svizzero nasce la Pignons SA, una piccola fabbrica di componenti per orologi e altri strumenti di precisione. Nel 1933 Jacques Bolsky, disegnatore meccanico proveniente dall'Ucraina (il suo vero nome era Bogopolsky), fonda a Ginevra la Bol SA, che produce macchine da ripresa per il cinema. In realtà le prime cineprese vengono fabbricate negli stabilimenti della Pignons. Ancora oggi il nome Bolex fa fremere più di un appassionato di cinematografia professionale in 16 mm. Bolsky trasferisce la sua attività negli Stati Uniti, dove muore nel 1962. La Pignons SA, acquisita una certa esperienza nella produzione di apparecchiature da ripresa, si dedica a tempo pieno a questo settore. Fino al 1940 vengono prodotti prototipi sperimentali, a volte in un unico esemplare, a volte in serie limitate. Nel 1942 viene prodotta la prima reflex marcata Alpa, unitamente a un modello non reflex, l'Alpa Standard. |
L'Alpa 12 WA presentata con alcuni degli obiettivi in dotazione: a destra, Rodenstock Apo-Grandagon 4,5/35 mm (Copal 0) e Schneider Super-Angulon XL 5,6/47 mm (Copal 0); montato sulla fotocamera, Zeiss Biogon T* 4,5/38 mm (Compur 0). In secondo piano due ALPA 12S/WA, con le caratteristiche impugnature in legno massiccio (una in legno di rosa, l'altra nera), prive di obiettivo e dorso. Quella di destra è equipaggiata col mirino dedicato |
Queste fotocamere vengono presentate ufficialmente alla Fiera di Basilea nel 1944. L'Alpa Prisma Reflex (1949) è una delle prime reflex munite di pentaprisma. Il mirino è angolato a 45 gradi, una particolarità che caratterizza le Alpa fino al 1960. Nel 1951 compare il primo obiettivo (lo Switar 50 mm f/1,8) realizzato col marchio Alpa. Fino a quel momento le fotocamere Alpa erano state equipaggiate con obiettivi prodotti da altri fabbricanti. Verrà sostituito nel 1958 dal Macro-Switar, che presenta un indicatore della profondità di campo. COME È FATTA Le ALPA 12WA (WIDE ANGLE) e 12S/WA (SHIFT/WIDE ANGLE) sono fotocamere di medio formato per pellicola in rullo, caratterizzate da un alto grado di precisione meccanica unito a una grande semplicità d'uso, a un'estetica accattivante e a prestazioni di indiscussa superiorità. La rivista americana Shutterbug ha paragonato le Alpa 12 alle Bugatti. Gli obiettivi sono quelli prodotti per il grande formato da Rodenstock e Schneider, montati su otturatori Copal e su piastre dedicate. A questi si aggiunge lo Zeiss Biogon 38 mm f/4,5 montato su otturatore Compur. I magazzini sono quelli (modificati) utilizzati nel grande formato per le pellicole in rullo. La 12S/WA ha la possibilità di decentrare l'ottica. La semplicità costruttiva delle Alpa 12 (in pratica, un telaio con impugnature in legno a cui applicare obiettivo e dorso) è soltanto apparente: il grado di precisione meccanica necessario è degno della più schietta tradizione dell'orologeria svizzera. Una macchina di medio formato che si usa come un banco ottico, che non concede nulla alla comodità operativa (nel senso che tutto è rigorosamente manuale) e che si impone prepotentemente a chi la osserva per la sua estetica sicuramente fuori dal consueto. Ho avuto occasione di impugnare l'Alpa 12S/WA durante un mio breve soggiorno svizzero. La sensazione (per chi è abituato alle consuete 6x6) è quella di avere fra le mani un oggetto talmente insolito da apparire alieno, talmente bello da sembrare inutilizzabile. L'insieme dorso-obiettivo-camera (che è poi la semplice intelaiatura con le impugnature in legno) dà allo stesso tempo un'impressione di solidità e leggerezza, di un apparecchio ben bilanciato che paradossalmente (ma è impossibile) si potrebbe utilizzare a mano libera. Un banco ottico in miniatura, con tutto quello che serve per esercitare pienamente e liberamente la creatività del fotografo, senza che nulla, se non la sua fantasia, intervenga nell'influenzare la creazione dell'opera. Il fotografo "normale", quello che usa l'Hasselblad o la Zenza Bronica per fotografare la moda o le cerimonie, non è certo il destinatario privilegiato del messaggio Alpa. Sarebbe insensato per lui rivolgersi a una macchina che, a fronte di un costo esorbitante, non gli consente nemmeno una seppur modesta comodità operativa. Un apparecchio del genere è dedicato in primo luogo a chi preferisce un approccio decisamente meditativo alla fotografia, a chi - più amatore che professionista - vuole poter seguire in ogni sua fase la creazione dell'imagine, in piena autonomia decisionale, libero da qualunque automatismo che possa in qualche modo condizionare o indirizzare le sue scelte. Chi usa il grande formato per passione, più che per lavoro, può forse apprezzare le Alpa 12 ed essere certo di trovare, anche in un formato inferiore, quell'indiscussa qualità e quella totale libertà interpretativa alle quali è abituato. Per informazioni:
Michele Vacchiano © 02/2000 |