CAMBIARE FORMATO...
MA COME?
Gentile dottor Vacchiano, dopo vent'anni di piccolo formato sento il bisogno di qualcosa di più. Vorrei fare il "salto" verso il grande formato, ma i prezzi mi spaventano. E nel medio formato? Che cosa mi può dare di concreto la "solita" Rolleiflex biottica? Del resto non posso pensare a un sistema reflex tipo Hasselblad o Mamiya: io non sono un professionista e non posso spendere una fortuna solo per fare una prova. Come posso cercare di migliorare in qualità senza peraltro spendere un patrimonio? Lei cosa mi consiglia?

E' vero, l'esigenza della qualità prima o poi si sente: il piccolo formato fa cose strabilianti, ma più di tanto non ci arriva, e quando osservate l'ingrandimento 50x70 della più bella diapositiva che avete scattato in Africa capite, finalmente, che l'insieme costituito da un obiettivo impugnato a mano libera e da un pezzo di pellicola poco più grande di un francobollo finisce presto per mostrare i suoi limiti, per quanto corretto fosse l'obiettivo e per quanto fine fosse la granulosità dell'emulsione.

Così a molti viene voglia di passare a un formato superiore, anzi, già che ci siamo, direttamente al grande formato. Ma qui iniziano i guai. Se da un lato non è difficile trovare apparecchi e obiettivi a prezzi paragonabili a quelli necessari per l'acquisto di una reflex di piccolo formato, dall'altro bisogna ricordare che l'acquisto e il trattamento del materiale sensibile implicano costi a cui il dilettante non è certo abituato: una singola pellicola piana 4x5"/10x12cm richiede, tra acquisto e sviluppo, un impegno finanziario paragonabile a quello richiesto da un intero rullino da trentasei. E' vero che in grande formato si lavora con maggiore ponderatezza e non si scatta "a raffica", ma è anche vero che - soprattutto all'inizio - gli errori sono frequenti e sciupare una lastra su due è un'evenienza da non trascurare. Questo preclude di fatto il grande formato a molti fotoamatori, innamorati del loro hobby, certo, ma non disposti a svenarsi per esso, soprattutto se guardati a vista da graziose mogliettine tanto innamorate quanto attente al bilancio familiare.

C'è un'alternativa? Certamente, e si tratta di un'alternativa che presenta numerosi vantaggi. Avete mai pensato a un formato che sta a metà tra il medio e il grande, raggruppando i vantaggi di entrambi? Un formato che non vi costringe neppure a cambiare il vostro "vedere fotograficamente", dato che conserva le proporzioni del 35 millimetri?

Stiamo parlando del formato 6x9, ovviamente, del quale qui sotto elenchiamo i vantaggi.

  • Nell'ambito del medio formato, il 6x9 ha una superficie del 33% più grande rispetto al classico 6x6;
  • Rispetto al grande formato, il 6x9 è circa la metà del 4x5". Può sembrare di molto più piccolo, ma si consideri che se il 4x5" riesce a reggere tranquillamente un ingrandimento 70x100, a patto che la pellicola abbia una sensibilità sufficientemente bassa, il 6x9, con la stessa pellicola, arriva senza problemi al 50x70. Di più: l'impressione di nitidezza data da una stampa tratta da un negativo 6x9 equivale a quella di una stampa di pari formato tratta da un negativo 4x5" di sensibilità doppia. In pratica, nel 6x9 basta adoperare una pellicola da 50 ISO per avere risultati paragonabili a quelli di una pellicola da 100 ISO sul formato maggiore;
  • Se usato su un apparecchio a corpi mobili e con obiettivi di grande formato il 6x9 offre maggiori possibilità di decentramento e basculaggio, dato che il cerchio di copertura delle ottiche eccede la diagonale del fotogramma più di quanto non avvenga nel formato maggiore;
  • La pellicola in rullo formato 120 viene trattata senza problemi da qualunque laboratorio, anche amatoriale. Questo si traduce in una maggiore semplicità operativa unita a costi più contenuti, anche perché - al costo di una lastra - voi sviluppate di fatto otto fotogrammi;
  • Se siete patiti del bianco e nero fai-da-te, non dovrete impegnare l'appartamento per trovare un ingranditore 4x5: basta un vecchio Krokus d'occasione, una classica tank a spirale 120/220, un obiettivo da 100mm e il gioco è fatto.


QUALI MACCHINE

Quali apparecchi usare per fotografare in 6x9? Incominciamo... dal basso.

  • Le folding tascabili. Sui mercatini delle pulci e nei circuiti "alternativi" vi capiterà di trovare certi apparecchi fabbricati in Russia che somigliano alle vecchie folding del primo Novecento: aprite il frontalino ed esce l'obiettivo montato su un soffietto. Una volta chiuse stanno in una tasca. Questo è il loro unico vantaggio. Che si paga con una qualità ottica meno che mediocre, con oggettive difficoltà di inquadratura e messa a fuoco, con non infrequenti infiltrazioni di luce dal dorso. Da evitare;
  • Le Fuji GW e GSW. Le "compattone" Fuji (di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo su "Nadir") sono ideali per il reportage di viaggio e le riprese d'ambiente. La qualità ottica è eccezionale, l'operatività più che buona, l'essenzialità dei comandi una dote preziosa. Purtroppo l'obiettivo è fisso e non consente movimento alcuno;
  • La RS45. La Silvestri RS45 è una "compattona" di altissimo livello, con mirino galileiano e avanzamento a leva. Monta un supergrandangolare Schneider 58 mm f/5,6 a messa a fuoco fissa;
  • La Mamiya Press. La Mamiya Press è una macchina non difficile da trovare - con il suo corredo di ottiche - sul mercato dell'usato. Ha una gamma di movimenti molto limitata ma la qualità dei suoi obiettivi è da considerarsi ancor oggi elevata. La messa a fuoco è resa possibile da un efficiente telemetro accoppiato. La robustezza è fuori discussione;
  • Il sistema Alpa. Medio formato modulare dal prezzo iperbolico, commisurato in parte all'oggettiva eccellenza, in parte alla sua condizione di status-symbol. Per circa diecimila Euro vi portate a casa un corpo in lega di alluminio, delle maniglie in legno pregiato, delle leve in poliammide rinforzato alla fibra di carbonio. Le parti metalliche suscettibili di ossidazione sono rivestite in oro. Uno dei modelli proposti consente il decentramento del dorso. Accetta tutti i dorsi per pellicola in rullo presenti sul mercato, oltre a quelli dedicati (Linhof Super-Rollex 5x5, 6x7 e 6x9). Accetta altresì i dorsi Polaroid e i dorsi digitali Phase One. Non c'è telemetro, non c'è esposimetro, ma accidenti quanto costa!
  • Le fotocamere tipo Silvestri. Si tratta di apparecchi "ibridi", nel senso che montano obiettivi progettati per il grande formato, permettono il decentramento in ogni direzione ma di solito non consentono basculaggi. Limitate ad un uso grandangolare sono appositamente progettate per l'architettura. Prodotte da Ebony, Horseman e Silvestri (con una buona variabilità di modelli) hanno costi commisurati con il loro grado di specializzazione;
  • Gli apparecchi a corpi mobili di medio formato. Reperibili sia a banco ottico (come la Linhof M679) che folding, consentono le prestazioni tipiche del grande formato, soprattutto per quanto riguarda i movimenti e l'intercambiabilità delle ottiche. Ebony, Horseman (con i modelli VH e SW), Linhof, Pestel sono le prime marche che mi tornano alla mente. Accettano dorsi per pellicola in rullo e generano tutti i formati di fotogramma consentiti da questo sistema (dal 4,5x6 al 6x9);
  • Gli apparecchi di grande formato. Montare su un apparecchio di grande formato (dal 4x5" in su) un dorso per pellicola in rullo significa, di fatto,
    • Poter contare sul più versatile e creativo dei sistemi di ripresa;
    • Poter utilizzare sullo stesso apparecchio due o più formati;
    • Poter utilizzare i dorsi portapellicola Calumet e Cambo, che si inseriscono come un normale chassis e non richiedono l'asportazione del vetro smerigliato (come accade quando si usano i classici dorsi tipo Linhof o Graflex) o l'uso degli scamotaggi, decisamente scomodi se si lavora fuori studio.
  • Una folding 4x5" non è significativamente più costosa o pesante di una folding 6x9 e consente una versatilità incomparabilmente maggiore, oltre ad una più ampia gamma di movimenti.

Come si vede la scelta è vasta. Ognuno può valutare l'una o l'altra soluzione in base alle proprie esigenze e alla propria disponibilità economica. In ogni caso (eccezion fatta per i poco affidabili apparecchi russi) la qualità è sempre sufficientemente elevata da soddisfare anche il più esigente dei fotoamatori pignoli.

E adesso... non vi resta che provare!

Michele Vacchiano © 12/2001