La “Fontana Igloo” di Mario Merz, lungo il percorso
della Spina 1. Nonostante le luci, i riflessi
dell'acqua e addirittura il potente faro compreso
nell'inquadratura, non sono visibili riflessi parassiti
o immagini fantasma del foro del diaframma.
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Chi - come me - utilizza le “vecchie” ottiche Zeiss con attacco Contax/Yashica sulle reflex Canon Eos con anello adattatore, non può non aver accolto con sollievo la notizia della prossima uscita sul mercato dei nuovi obiettivi Zeiss con attacco ZE.
La Casa tedesca, infatti, produce da tempo ottiche con attacco Nikon (ZF), Pentax (ZK), Sony (ZA) e a vite 42x1 (ZS). A queste si aggiungono gli obiettivi ZM per le fotocamere a telemetro, oltre agli obiettivi per le medioformato Hasselblad della serie V (ZV).
Finalmente, a partire dalla fine di ottobre 2008, anche gli utilizzatori Canon possono iniziare a sperimentare l'elevata qualità che storicamente caratterizza il marchio Zeiss e che è rimasta inalterata nel tempo, nonostante l'avvicendamento di diversi fabbricanti che materialmente producono le ottiche, ovviamente sempre su specifiche Zeiss.
Il primo obiettivo ad essere immesso sul mercato è stato il Planar 85mm f/1,4.
L'esemplare attualmente in mio possesso è stato acquistato in Italia, con regolare garanzia Fowa, ed ha avuto il suo “battesimo del fuoco” in occasione del seminario di fotografia notturna di sabato 8 novembre. Un esordio non facile, in condizioni di luce capaci di mettere in evidenza i limiti di un sistema ottico.
Rispetto al mio vecchio 85 millimetri “made in Germany”, utilizzato con anello adattatore, i vantaggi operativi sono evidenti.
L'obiettivo non è autofocus, ma i suoi contatti elettrici dialogano con la mia 1-DS Mark II, la quale emette un leggero trillo quando giudica ottimale la messa a fuoco. Un accorgimento non indispensabile per chi ha messo a fuoco a mano per trent'anni, ma utile in condizioni di luce non ottimali, e soprattutto con gli schermi di messa a fuoco delle reflex digitali, nati per l'autofocus e non sempre adatti a consentire una perfetta percezione dell'area nitida.
Inoltre non è più necessario lavorare in stop-down (come avviene con gli obiettivi Contax su anello adattatore), il che si traduce in una maggiore rapidità di azione e in una maggiore precisione, soprattutto - ancora una volta - quando la luce è poca.
Intendiamoci, lavorare in stop-down non è poi una tragedia: chiudere manualmente il diaframma prima dello scatto richiede poche frazioni di secondo, al punto che - con un po' di pratica - si può tranquillamente fotografare a mano libera e non sostanto sul cavalletto. Inoltre è sufficiente contare gli scatti del diaframma per capire di quanto lo si sta chiudendo, senza per questo dover staccare l'occhio dal mirino.
Tuttavia non si può non ammettere che il diaframma automatico è una gran bella comodità, se no, che lo inventavano a fare?
L'obiettivo ha un aspetto solido e massiccio. Il peso è notevole: ben 700 grammi, e cioè - ad esempio - 30 grammi in più dello zoom “professionale” Canon EF 24-105mm f/4 stabilizzato, che pure non è una piuma. Montato sulla 1-DS Mark II, anche lei mica da ridere, è in grado di sbilanciarla in avanti, nonostante lo schema ottico sia costituito da sei sole lenti in cinque gruppi.
Il semplice ma efficace schema Planar, unito all'ormai storico trattamento multistrato T*, garantisce un'eccellente nitidezza, unita all'assenza di riflessi parassiti e immagini fantasma anche quando le fonti di luce entrano nell'inquadratura.
I grafici MTF (vedi a fine articolo) rappresentano un comportamento più che buono già a tutta apertura, che diviene superbo a f/5,6.
La caduta di luce ai bordi, sensibile a tutta apertura (linea continua) diviene irrilevante già a f/2,8 (linea tratteggiata).
La distorsione è anch'essa irrilevante, come del resto ci si aspetta da una focale fissa di questo genere.
Il diametro filtri è di 72 millimetri. L'obiettivo viene fornito con paraluce metallico, inseribile a baionetta “stile Hasselblad”. L'inserimento a baionetta permette di mantenere la ghiera filettata libera per l'applicazione di filtri senza dover rimuovere il paraluce. Un'attenzione gradita al fotografo esperto, che considera il paraluce un indispensabile alleato della nitidezza e lo lascia costantemente montato.
Le immagini che accompagnano l'articolo sono state tutte realizzate con il Planar 85mm. Nonostante la riduzione per il web, fortemente penalizzante, è possibile apprezzare l'assenza di riflessi parassiti e la buona nitidezza anche quando le fonti di luce entrano direttamente nell'inquadratura.
Michele Vacchiano © 11/2008
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