In entrambi i casi si tratta di oggetti che assomigliano a un soffietto molto sofisticato, alla cui piastra posteriore si può applicare (come se fosse un dorso per pellicola in rullo) una fotocamera di piccolo o medio formato e la cui piastra anteriore ospita un obiettivo di grande formato, dotato di un cerchio di copertura più che sufficiente per consentire tutti i movimenti richiesti. In questo modo è possibile trasformare una reflex in un piccolo banco ottico.
Se tuttavia si pensa, così facendo, di risolvere tutti i problemi del fotografo di architettura si incorre in un errore fatale. Bisogna infatti considerare che gli obiettivi di grande formato hanno una lunghezza focale commisurata alla diagonale di fotogrammi ben più grandi di quelli a cui l'utilizzatore di Nikon e Pentax è abituato. Questo significa che anche montando (ammesso che le caratteristiche meccaniche dell'apparecchio lo consentano) il più spinto fra i grandangolari (quale potrebbe essere il Rodenstock Apo Grandagon 35 mm f/4,5) si ottiene una lunghezza focale forse sufficiente per il medio formato, ma troppo lunga per il piccolo formato. Si consideri che fotografare l'architettura significa rendersi spesso conto che anche una focale di 21 mm (nel piccolo formato) risulta inadatta.
Questo è il limite primo e fondamentale di questi convertitori, nessuno escluso. Un limite dovuto non certo alla loro qualità o alla loro progettazione (che restano in ogni caso di elevatissimo livello), ma proprio alla concezione che vi sta alla base: applicare a un apparecchio di formato inferiore un sistema progettato per un formato superiore.
Il secondo limite è costituito proprio dall'uso degli obiettivi di grande formato. Utilizzare un obiettivo progettato per un formato molto superiore a quello che si sta usando trascina con sé almeno due sgradevoli conseguenze. La prima è costituita dall'eccesso di campo coperto e dall'ingente quantità di luce che conseguentemente attraversa il sistema ottico, rischiando di causare perdite di qualità dovute a fenomeni di riflessione interna. La seconda è rappresentata dalla stessa filosofia progettuale che sottende alla realizzazione di un obiettivo di grande formato. A mano a mano che le dimensioni del negativo aumentano, la necessità di ingrandirlo in fase di stampa diminuisce in proporzione. Pertanto il puro e semplice potere risolvente dell'obiettivo perde gradatamente importanza. Dato il limite di risoluzione dell'occhio umano, un obiettivo che risolva 80 linee per millimetro (necessario nel piccolo formato, quando il fotogramma deve essere ingrandito decine di volte) è perfettamente inutile quando il negativo debba essere ingrandito di un fattore non superiore a quattro. Pertanto può accadere che un obiettivo di grande formato, se usato su un formato inferiore, offra prestazioni più scadenti di quelle di un obiettivo di pari focale ma progettato per il formato che si sta usando.
Una volta accettati consapevolmente questi limiti, che comunque andavano citati per sgombrare il campo da fraintendimenti e false illusioni, rimane il fatto che i sistemi convertitori dei quali stiamo parlando sono ideali per aggiungere ad una fotocamera reflex un surplus di versatilità prima impensabile, e certamente utile a risolvere problemi di ripresa che fino ad ora avrebbero richiesto l'impiego di un banco ottico.
Il convertitore della Wista accetta come dorso sia le fotocamere reflex di piccolo e medio formato sia un dorso dedicato 6x9, in grado di utilizzare i caricatori Wista per pellicola in rullo di formato 6x7 e 6x9.
L'accessorio è costituito da:
- Una base estensibile fino a 300 mm;
- Un corpo anteriore tipo Wista 45, dotato di movimenti di decentramento (a cremagliera) e basculaggio. Accetta le piastre portaottica Linhof/Wista;
- Un corpo posteriore con piastra di attacco per i diversi corpi macchina, oltre al dorso dedicato, e dotato di messa a fuoco micrometrica;
- Un soffietto intercambiabile (classico e grandangolare);
- Un supporto a squadra (opzionale) che permette i movimenti quando l'apparecchio è in verticale.
Attacchi disponibili:
- Nel formato 35 mm: Canon EOS, Contax/Yashica, Leica, Minolta MD, Nikon, Olympus OM, Pentax K;
- Nel formato 4,5x6 cm: Mamiya 645, Pentax 645;
- Nel formato 6x6: Hasselblad;
- Nel formato 6x7: Pentax 67.
Obiettivi utilizzabili:
- Da 90 a 300 mm con schema tradizionale;
- Fino a 400 mm con schema a teleobiettivo.
I movimenti:
Corpo anteriore:
- Decentramento verticale (solo verso l'alto): 56 mm;
- Decentramento laterale: 40 mm sia a destra che a sinistra;
- Basculaggio sull'asse orizzontale: 15 gradi sia in avanti che all'indietro;
- Basculaggio sull'asse verticale: 15 gradi sia a destra che a sinistra.
Corpo posteriore:
- Basculaggio sull'asse orizzontale: 15 gradi sia in avanti che all'indietro;
- Basculaggio sull'asse verticale: 45 gradi sia a destra che a sinistra.
Dimensioni e pesi:
- Dimensioni: 140x178x200 mm;
- Peso: 1600 g (2000 g con il supporto a squadra opzionale).
Il dorso 6x9:
Sostituendo l'apparecchio fotografico con un dorso 6x9 montato sul supporto a squadra, si ottiene una vera macchina a banco ottico 6x9 dotata di una gamma di movimenti importante e in grado di utilizzare ottiche grandangolari e standard da 38 a 300 mm, e fino a 400 mm se a schema teleobiettivo.
I costi:
- Configurazione base: Euro 1273,00;
- Soffietto grandangolare: Euro 350,00;
- Dorso 6x9: Euro 396,00;
- Supporto a squadra: Euro 195,00;
- Piastra di montaggio per apparecchi medio formato (precisare la marca): Euro 75,00;
- Piastra di montaggio per apparecchi 35 mm (precisare la marca): Euro 15,00.
Per ora l'apparecchio e i suoi accessori non sono importati in Italia, ma possono essere ordinati via email alla boutique di Galérie-photo (www.galerie-photo.net).
Michele Vacchiano © 01/2002
|