TOKINA AT-X PRO DX11-16 F/2.8
Test sul campo e confronto col 28/2.8 Zeiss per Contax

Il Tokina AT-X 116 PRO DX è uno zoom grandangolare universale a diaframma costante F/2,8 per formati APS-C. Il test è stato effettuato su corpo Canon EOS 30D.

ESTETICA E COSTRUZIONE
Il design è decisamente bello e da un’impressione di qualità e solidità, suggerita anche dal peso (560 g) che dimostra la presenza di materiali robusti, pregio di tutti gli obiettivi Tokina professionali. La prima ghiera regola la distanza focale e vi sono indicati tutti i numeri da 11 a 16. La seconda ghiera, che regola il fuoco, si attiva quando è in posizione ritratta permettendo la messa a fuoco manuale, altrimenti scorre a vuoto: non è quindi possibile la correzione manuale della messa a fuoco in modalità autofocus (full time manual focus).
La messa a fuoco è interna ed è possibile fino a <30 cm, raggiungendo un rapporto di riproduzione massimo di 1:11. Il diametro della filettatura portafiltri è 72 mm.

NITIDEZZA E DISTORSIONE
Sotto, una sequenza di scatti e relativi crop a diaframmi diversi, variando la lunghezza focale e la distanza dal soggetto in modo da mantenere fisso il rapporto di riproduzione. Abbiamo provato l’obiettivo a tre diverse distanze focali: 11mm che è la minima, 13,5mm che è la media e 16mm che è la massima. La distorsione a barilotto è maggiore alla focale minima e quasi scompare a 16mm, ma in ogni caso è contenuta nei limiti entro i quali si può correggere in fase di postproduzione al computer.

La nitidezza, come si vede nei crop al 100%, è ottima a tutte le focali ed a tutti i diaframmi: risultato prevedibile vista l’escursione zoom di soli 1,45x, anche se il picco si raggiunge a 16 mm; a 11 mm il livello è quasi uguale mentre sembra ci sia un leggero calo alla focale intermedia. Per quanto riguarda l’uniformità fra centro e bordi,
c’è un calo che diventa evidente soprattutto alle brevi distanze e alla focale minima, dovuto al fatto che gli estremi del piano inquadrato sono nettamente più distanti rispetto al centro. Su soggetti irregolari, se il fuoco cade su elementi che si trovano ai bordi del campo, la nitidezza si mantiene comunque buona, come si può vedere nelle prove successive.

VIGNETTATURA
Ovviamente un grandangolo spinto come questo vignetta un bel po' a tutta apertura alla focale minima, anche se tale difetto è forse il meno fastidioso in pratica e il meglio correggibile al computer. Ecco come regredisce la vignettatura diaframmando o zoomando in una sequenza di scatti su muro bianco, con luce proveniente dall’alto e fuoco su infinito:

SORGENTI DI LUCE E FLARE
L’obiettivo si comporta bene negli scatti in controluce, soprattutto per quanto riguarda la tenuta del contrasto, che è eccellente. Sotto, uno scatto con il sole nell’inquadratura; malgrado la formazione di piccoli aloni verdi dovuti ad interriflessione (evidenziati in rosso) non particolarmente problematici, l’immagine resta perfettamente incisa e contrastata.

Sotto, un HDR notturno con molte sorgenti di luce non schermate; anche in questo caso si formano piccoli aloni irregolari e scie in punti localizzati, eventualmente eliminabili con facilità in post-produzione, senza compromettere minimamente il contrasto.

ABERRAZIONI CROMATICHE
Sotto, tre esempi di aberrazioni cromatiche che abbiamo potuto osservare su un buon campione di scatti. Anche in questo aspetto l’obiettivo non raggiunge la perfezione ma contiene sufficientemente il difetto, che si presenta in modo leggero nei casi limite di silouhette in controluce, nello sfocato ed ai bordi a distanza di ripresa molto piccola.

PROFONDITA’ DI CAMPO E DIAFRAMMI UTILI
Le seguenti immagini analizzano gli effetti della chiusura del diaframma su nitidezza e profondità di campo, al fine di stabilire il valore di diaframma "F" più conveniente nelle varie situazioni. Chiudere oltre il necessario peggiora infatti la resa ottica più di quanto fa aumentare la profondità di campo, che con una focale di 11 mm è molto estesa anche a diaframmi aperti. Sotto, un’esposizione notturna su cavalletto; il fuoco è regolato sulla statua distante 3/4 mt dalla fotocamera.

Di seguito, i crop al 100% non elaborati relativi ai diaframmi indicati nei quali la porzione ritagliata contiene sia l’elemento in primo piano (il piedistallo) che quello sullo sfondo (la facciata della chiesa). E’ evidente che la nitidezza è già buona a tutta apertura e su tutto il campo, ma il diaframma più nitido è F/5,6, sia sul primo piano che sullo sfondo, mentre già ad F/8 l’immagine si ammorbidisce un filo e la chiusura del diaframma non aumenta la profondità di campo ma deteriora la resa: in conclusione, se non ci sono elementi più vicini di 3/4 metri, salvo casi particolari, è sconsigliabile chiudere oltre F/5,6.

Nell’inquadratura che segue l’elemento in primo piano si trova alla minima distanza di messa a fuoco (inferiore a 30cm): la foto è scattata ad F/14 mettendo a fuoco a 50 cm, condizioni rivelatesi valide per la riproduzione in formato web.

Di seguito, i crop al 100% non elaborati relativi ai diaframmi indicati delle prove fatte per stabilire diaframma e distanza di focheggiatura che diano la migliore nitidezza con profondità di campo totale, che si estende dal minimo all’infinito; la messa a fuoco è prima a 30 cm (distanza minima) poi a 60 cm (approssimativamente la distanza iperfocale). Con un primo piano molto vicino, in questo caso alla distanza minima, la profondità di campo apparente continua ad aumentare fino ad F/22, ma nella maggior parte dei casi sarà preferibile fermarsi ad F/16, mettendo a fuoco il primo piano e lasciando lo sfondo solo leggermente sfocato, per una maggior tridimensionalità ed un miglior effetto finale.

TOKINA vs ZEISS
Abbiamo messo a confronto il Tokina con lo Zeiss Distagon 28mm F/2,8 per Contax/Yashica, un campione fra i 28mm per reflex con luminosità 2,8 e schema ottico “a teleobiettivo invertito”. Le foto seguenti non hanno subìto alcuna postproduzione salvo un passaggio di maschera di contrasto, uguale per entrambe, per compensare la perdita di nitidezza dovuta alla riduzione web. Nei due scatti, fatti su cavalletto, abbiamo variato la distanza dal soggetto in base alla focale, in modo da ottenere un rapporto di ingrandimento grossomodo uguale. E’ subito evidente che entrambi gli obiettivi sono di ottimo livello e la resa generale è addirittura molto simile, plastica e contrastata con neri pieni: un ottimo risultato per uno zoom universale, anche se di progettazione recente rispetto allo Zeiss. Si possono tuttavia osservare un paio di differenze significative: la resa cromatica del Tokina è veramente bella, neutra e satura, senza dominanti da correggere; lo Zeiss ha invece una resa più calda, probabilmente prodotta da ingiallimento del trattamento antiriflessi, si ha infatti l’impressione che sia stato assorbito un po’ di magenta (l’esemplare provato è stato fabbricato almeno 20 anni fa mentre il Tokina è nuovo). La seconda differenza, stavolta in favore dello Zeiss, è una miglior leggibilità nelle ombre, che invece il Tokina tende a chiudere presto: ciò è dovuto allo schema ottico più semplice e con meno lenti dello Zeiss, ma la facile soluzione è, anche in questo caso, una lieve schiarita delle ombre in post-produzione.

Sotto, un confronto fra i crop al 200% non elaborati del Tokina e dello Zeiss ai diaframmi più frequenti: colori a parte, lo Zeiss si dimostra più nitido, soprattutto ad F/2,8. La differenza non è significativa, considerando poi che sono crop al 200%, ma c’è ed era prevedibile. Ai bordi entrambi decadono, lo Zeiss tiene meglio, ma è una focale di più facile progettazione e con copertura full frame, mentre il Tokina è per il formato APS.

CONCLUSIONI
Un ottimo obiettivo con un rapporto qualità/prezzo molto elevato, ma apprezzabile soprattutto in quello che è più importante, cioè la resa ottica sul campo in termini di nitidezza, contrasto, colori ed effetto visivo globale. Al momento è sicuramente uno dei migliori zoom supergrandangolari universali formato APSc in commercio.

Paolo Oltrona Visconti © 02/2011