"Guardate quest'ottica: si chiama come uno Zeiss e si comporta come uno Zeiss, ma non lasciatevi ingannare: è veramente una Zeiss": parafrasiamo il grande Groucho Marx e scopriamo se l'ottica in questione mantiene le promesse.
In realtà, ad una prima occhiata lo Zeiss 16-80 sembra un Sony come tutti gli altri, con la consueta confezione arancione. Ma, osservando meglio, si nota il classico logo blu Zeiss; ed aprendo la scatola, oltre all'obiettivo corredato di tappi, paraluce e, diciamo così, libretto di istruzioni saltano fuori un morbido sacchetto in pelle nera (come ai tempi degli Zeiss per le Contax) ed un talloncino con il quale il signor Koike almeno nel nostro caso certifica con tanto di firma il rispetto dei parametri di controllo qualità Zeiss.
Accontentato il feticismo, passiamo ai fatti ed impugniamo questo zoom che, annunciato un anno fa in occasione della presentazione del sistema Sony Alpha, era stato annunciato inizialmente per la fine del 2006, per poi essere rimandato alla primavera del 2007. Alcuni dei primi test che sono apparsi in rete hanno talvolta segnalato una solidità costruttiva un po' inferiore alle aspettative: su questo punto dissentiamo subito con nettezza. A nostro parere è un obiettivo ben costruito e dall'aspetto solido, che sfiora il mezzo chilo di peso, con una ghiera per la focale che richiede una certa energia per essere azionata e che si arresta senza esitazioni. Insomma un'ottica ben fatta, ed il confronto con il 18-70 di serie della A100 non si pone nemmeno. In generale, da un punto di vista sia visivo che tattile l'obiettivo si è rivelato del tutto soddisfacente. Certo non è un macigno come i vecchi Zeiss per le Contax a pellicola, ma il rimpianto dei nostri polpastrelli è ampiamente compensato dal sollievo delle nostre spalle a fine giornata. L'unico neo è che, come le altre ottiche del sistema Alpha, tende ad impolverarsi facilmente, specie lungo le ghiere.
Il meccanismo di messa a fuoco interna fa sì che la lente frontale non ruoti durante la messa a fuoco, quindi l'uso di filtri polarizzatori non è precluso; in tutta sincerità, comunque, la tipica brillantezza degli Zeiss rende a nostro avviso i polarizzatori quasi superflui, salvo che per la necessità di eliminare i riflessi.
E' proprio questo l'aspetto sul quale ci sentiamo di spendere qualche parola in più, perché è in quest'ambito che le famose "ottiche tedesche" mostrano di avere quel qualcosa che altre non hanno. Questo Zeiss non tradisce le attese, mostrando chiaramente nelle immagini quell'aria di famiglia che ben conosciamo, da storici utilizzatori Contax quali siamo, e che assai di frequente abbiamo ritrovato nelle varie fotocamere Sony a partire dalla 707. Si tratta di una sensazione di realismo e di impatto che alcune fotografie trasmettono, difficilmente descrivibile a parole, e non ascrivibile, a quanto ci risulta, ad un qualche elemento specifico che possa essere misurato o soppesato. Un giusto equilibrio, diremmo, tra risolvenza, microcontrasto, saturazione cromatica. Ma in fondo, che importa conoscere la formula?
Che cosa siano tridimensionalità e plasticità lo si può leggere, su Nadir, negli appositi articoli sulla resa degli obiettivi, ed una volta educato l'occhio a questo "sapore" delle immagini è difficile tornare indietro. E' in questi contesti che gli Zeiss danno il meglio, e questo Vario Sonnar perpetua la tradizione. Per ovvi motivi di banda non possiamo pubblicare sul sito i file originali, di circa tre megabyte l'uno, ma con un po' di ritaglio ed un po' di ottimizzazione siamo comunque in grado di fornire qualche esempio, come nella foto seguente:
E' il dettaglio di una immagine che, tra le tante, abbiamo scelto per mostrare quanto possa essere realistica la resa di questo tipo di obiettivi. Al di là delle linee per millimetro, che servono fino ad un certo punto, la resa della materia e la pulizia dell'immagine sono di altissimo livello, come si vede anche da questo scatto in bianco e nero direttamente in fase di ripresa (come anche quello delle altre foto dell'articolo):
Nitidezza eccellente a parte, non c'è molto altro da dire sulle altre prove che abbiamo effettuato: la distorsione a 24mm è nettamente inferiore a quella della maggior parte degli zoom che partono da 28mm, ed il trattamento antiriflessi è semplicemente ottimo: l'ottica ha retto egregiamente le classiche, feroci "prove lampadina", mantenendo sempre un elevato contrasto generale, senza desaturare le immagini né produrre sfrangiamenti di colore. Nel complesso le varie aberrazioni cromatiche sono molto contenute, risultando appena un po' più visibili alla focale minima; niente comunque che non si scorga se non almeno su un 20x30 osservato da cinque centimetri al massimo. La vignettatura è assai contenuta, avvertibile solo alla focale minima ed a tutta apertura. Molto gradevole, infine, lo sfocato.
Abbiamo anche effettuato dei confronti tra questo Zeiss ed altri obiettivi, Zeiss e non; pubblicheremo questi test nei prossimi aggiornamenti di Nadir. Ma al di là dei confronti incrociati, il giudizio di questa prova "singola" è che questo Vario Sonnar è un Signor Obiettivo dalla resa spettacolare e tridimensionale, vivace ed equilibrata. Assolutamente un must per ogni fotografo "Alphista" che si rispetti.
Rino Giardiello ed Agostino Maiello © 07/2007
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Alcuni scatti alla focale più corta
Avere di nuovo tra le mani un obiettivo equivalente alla focale di 24mm sul 24x36 è un piacere quasi dimenticato da quando il digitale ha introdotto il famoso "fattore di moltiplicazione" (che sarebbe più corretto chiamare "fattore di taglio"). La distorsione è ridottissima (molte ottiche fisse di buona memoria facevano di peggio) e permette di non dover intervenire con Photoshop salvo linee dritte vicino ai bordi della foto.