Nel giugno del 2008 Sony ha annunciato il sensore Exmor R, costruito con tecnologia CMOS, che a differenza degli altri ha la circuiteria posizionata al di sotto della superficie che ospita i fotodiodi - da cui la denominazione di "sensore retro-illuminato". In questo modo un’area maggiore del sensore, praticamente tutta, è utilizzabile per raccogliere la luce, contrariamente a quanto avviene nei sensori CMOS tradizionali. Questo è uno dei motivi principali per cui nelle compatte si sono quasi sempre usati sensori CCD, che non hanno così tanta circuiteria che assorbe spazio - spazio preziosissimo su sensori così piccoli. Inoltre, questa struttura “a strati” consente di aggiungere altra circuiteria, che ad esempio può servire a potenziare la velocità operativa, senza intaccare l’efficienza del sensore.
Il primo Exmor R aveva una risoluzione di cinque megapixel ed una capacità di 60 fotogrammi al secondo, ottimo quindi per le videocamere, mentre il primo modello destinato alle fotocamere risale ad agosto 2009, con l'uscita delle Cyber-shot WX1 e TX1. Le compatte Sony sono infatti articolate in quattro categorie: le “W” sono quelle generiche, le “S” quelle più economiche, le “T” piccole ed eleganti, e le “H” più potenti e ricche di funzioni. Mancava dunque un modello equipaggiato con l'Exmor R nella gamma H. E' vero, c'è la HX1 che ha un sensore Exmor in tecnologia CMOS, ma non è un “Exmor R”; e le altre Cyber-shot della serie H come la H20 e la H55 usano gli stessi sensori CCD della serie W. A colmare la lacuna è arrivata, ad inizio 2010, la HX5 oggetto di questa prova, presentata insieme a due nuovi modelli della serie T, la TX5 (impermeabile ed a prova d’urto) e la TX7 - entrambe dotate dello Exmor R.
Il sensore Exmor R alla base di questi cinque modelli (ed usato anche da Ricoh per la CX3) ha 10mpx di risoluzione ed è grande 1/2.4”, cioè 7,66x5,92mm; consente 10 fotogrammi al secondo a piena risoluzione (contro gli uno o due ftg/sec di cui sono capaci le W, le S ed anche le T precedenti) e questo non è soltanto un fronzolo, ma è un aspetto che è stato sfruttato da Sony per consentire la realizzazione di immagini migliori. La HX5V infatti, come anche la HX1 succitata, ha alcune modalità di scatto a raffica che consentono di superare i limiti tipici delle compatte digitali. Da notare che esiste in tre varianti: la HX5V oggetto di questa prova, la HX5 che non ha il GPS, e la HX5C che non ha né il GPS né la funzione TransferJet per lo scambio wireless dei dati.
Aspetto e comandi
La HX5V appartiene alla categoria delle compatte da taschino. Non è minuscola tanto da sparire nel taschino di una camicia, ma è abbastanza piccola e leggera (è larga 10cm e profonda meno di 3) da poter essere portata in una tasca normale; viceversa "annega" nelle classiche tascone dei soprabiti. Ha una bella finitura nera - ma esiste anche dorata - con due leggere sagomature sul lato destro che consentono una presa facile e sicura con la mano destra. Il design è molto pulito: non c'è nulla sui lati né sul frontale (salvo il flash e l'illuminatore per l'autofocus), mentre sul fondello si trovano, oltre all'altoparlante, la presa per il treppiede ed il vano che ospita la batteria e la scheda di memoria. La batteria fornita in dotazione è la NP-BG1, dichiarata per 310 scatti (scatti; niente video né GPS), ma è possibile anche usare la NP-FG1, che fornisce il tempo residuo di carica in minuti. Il caricabatterie fornito in dotazione è molto lento (mettete in preventivo 5 ore): d'accordo che i caricamenti veloci non sono salutari per le batterie, ma forse Sony ha esagerato con la prudenza. Lo slot per le schede di memoria può ospitare sia le Memory Stick Pro Duo che le SD. Per poter reggere il passo dei filmati in alta definizione, è consigliabile usare schede veloci (almeno le "Mark 2" in ambito MStick, o le Class 4 nel mondo SD). Di serie la HX5 ha 45 MB di memoria interna, sufficienti per una decina scarsa di immagini; meglio che niente. Sul fondello c'è, infine, il connettore proprietario; il cavo fornito in dotazione ha, all'altra estremità, una uscita USB ed i soliti 3 spinotti per il video composito. Poiché il connettore è sul fondo, quando lo si collega si finisce col tenere la fotocamera appoggiata sul davanti (per proteggere il display). Ecco perché, quando si collega il cavo, automaticamente la fotocamera fa rientrare l’obiettivo all’interno del corpo macchina. Va anche notato che nella confezione c'è un adattatore che si innesta sul connettore della fotocamera trasformandolo in una presa HDMI. Così collegata ad un televisore full HD, e grazie a melodie e modalità di presentazione incorporate, la HX5 da sola è in grado di mostrare in maniera facile e gradevole le immagini ed i video ripresi, senza bisogno di un computer. Usando il software Music Transfer fornito (per Windows e Macintosh) è possibile trasferire sulla fotocamera altra musica (fino a 4 file, che possono sostituire i 4 in dotazione).
La parte superiore ospita il pulsante on/off, il microfono stereo, la ghiera dei modi di esposizione, il selettore dello zoom (che ci sarebbe piaciuto più fluido: lo zoom scorre un po' a scatti per cui dopo un po', istintivamente, si inizia a comandarlo con dei leggerissimi colpetti), ed un pulsante che decide la modalità di ripresa (singola o a raffica).
Il dorso, infine, è occupato da un bel monitor da 3" (230mila pixel di risoluzione: va bene, ma ci sarebbe piaciuto averlo da 416k come diversi concorrenti hanno iniziato a fare), il solito pulsante circolare multifunzione Sony (che comanda autoscatto, flash, display e rilevamento sorrisi), con intorno tre pulsanti classici: Play, Menu, Elimina. Poco più in alto c'è un pulsante che avvia la registrazione di un filmato, alternativo e più rapido al modo "Filmato" che si può selezionare dalla ghiera superiore. Non c'è un mirino ottico, scelta che condividiamo appieno.
Funzionalità e caratteristiche
Sony ha voluto creare una fotocamera compatta e leggera che soddisfacesse le esigenze sia di un fotografo occasionale che di un fotografo, diciamo così, "consapevole", che voglia cioè andare oltre il "punta e scatta". La HX5 infatti dispone di tanti automatismi che consentono di usarla in assoluta rilassatezza, e funzionano davvero bene, ma ha anche qua e là delle risorse che stimolano un utilizzo più avanzato. Ma andiamo con ordine. Del sensore abbiamo già parlato; la sensibilità base è ISO 125, la massima è ISO 3200. L'obiettivo è un Sony G, quindi non un pregiato Zeiss né un Sony "qualunque", bensì un Sony "di fascia alta". Non entriamo nel merito dei discorsi sulla qualità costruttiva, il marketing, eccetera; è un'ottica dalla luminosità F/3.5-5.5 e che inquadra come un 25-250mm sul formato 24x36mm. Un bel grandangolare, quindi, ed anche un tele piuttosto spinto (nello stesso segmento di mercato Panasonic offre però zoom 25-300mm, e Canon 28-392mm). Non siamo nell'ambito delle superzoom con i loro obiettivi 14x, 20x, ecc. (la HX1 ha un 28-560mm!), ma il range di focali a disposizione è molto ampio e versatile e, ricordiamolo, una volta spenta la HX5 sparisce in una tasca (e la HX1 pesa oltre mezzo chilo contro i 200 grammi della HX5). La distanza minima di messa a fuoco è 5cm in posizione grandangolare. Non c'è il classico pulsante col fiore per attivare la modalità macro, perché la macchina se ne accorge da sola e, appunto, focheggia; ben fatto.
L'ottica ha 10 elementi (di cui 4 asferici) in 7 gruppi ed è stabilizzata con il consueto Optical Steady Shot di Sony, arricchito per l'occasione di una nuova modalità (Active Mode) che in pratica funziona durante le riprese video per migliorare la stabilità quando si lavora in condizioni più difficili (ad esempio mentre si cammina). Lo stabilizzatore non si può disinserire ma la fotocamera si accorge se è montata su un treppiede e lo disattiva da sola. I filmati si possono riprendere in modalità AVCHD (fino a 1920x1080 e 60fps, i classici file .MTS) o MP4, con audio Dolby stereo; sono limitati a 29'59" di durata massima. La fotocamera include inoltre un GPS ed una bussola, per poter contrassegnare le foto con le coordinate, l'orientamento di ripresa e l'altitudine. Questa funzionalità è disinseribile, se si vuole risparmiare un po' di batteria o non si vuole far sapere dove si sono scattate le foto.
Molto buono il trattamento antiriflesso. Le immagini rimangono brillanti
e contrastate anche in presenza di una forte illuminazione laterale.
La HX5 si accende in un paio di secondi, ed è piuttosto veloce sia a focheggiare che a scattare; in sostanza ha una buona rapidità nell'uso quotidiano, senza essere né un fulmine né irritante. Il display mostra tutte le informazioni che servono, con un istogramma opzionale, ed ha due livelli di luminosità regolabili - il più elevato è un bell'aiuto in condizioni di forte luminosità.
A seconda del modo di esposizione selezionato, premendo il pulsante Menu si possono regolare varie opzioni di ripresa (ISO, bilanciamento del bianco, bracketing, ecc.) Le modalità di ripresa a disposizione sono diverse e vale la pena descriverle in dettaglio:
- EASY: tutto automatico e semplificato al massimo; modalità "nonna Pina", per intenderci. Di fatto l'esposizione funziona come nella modalità seguente, ma con un display ed un menu semplificati (in pratica si può scegliere solo la risoluzione).
- Intelligent Auto Mode (icona verde): è un automatismo totale in cui la camera analizza la scena ripresa e regola di conseguenza il tipo di settaggi e di "scena" da applicare (macro, paesaggio, ritratto, controluce…). E’ possibile decidere se lo scatto deve avvenire automaticamente non appena la fotocamera ha “deciso” che tipo di scena applicare, oppure concedersi il lusso di dover premere personalmente il pulsante di scatto.
- il classico Program: la camera sceglie l'esposizione ma si può intervenire su tutti i parametri, quali ISO, correzione dell’esposizione (fino ad un EV in più o in meno), bracketing (disponibile per gli EV o per il bilanciamento del bianco), bilanciamento del bianco, AF (centrale, spot, multizona), esposimetro (come l'AF) e così via.
- Manuale: il fotografo sceglie tempo e diaframma. Il tempo può andare da 30 secondi a 1/1600, niente male davvero. Il diaframma consente invece solo due regolazioni per ogni focale. Sospettiamo che in realtà il diaframma non ci sia e che la camera usi un filtro ND - peraltro menzionato nel manuale - per attenuare il passaggio di luce, difatti la pdc è la stessa anche variando l'apertura. Ma non possiamo esserne certi al 100%.
- Panorama in movimento: si preme il pulsante e, muovendo la fotocamera verso la direzione impostata nel Menu (alto, basso, sinistra o destra) si realizza un'immagine panoramica. Di fatto la HX5 effettua 100 scatti e poi li fonde. Funziona magnificamente. C'è anche nella HX1 ma qui funziona meglio; Sony dichiara di aver migliorato gli algoritmi di stiching (l'attaccatura delle varie immagini in sequenza). Le immagini non sfruttano tutta la risoluzione del sensore, perché il lato corto è di 1920 o 1080 pixel a seconda se è un panorama verticale o orizzontale.
- Filmato: equivale a premere il pulsantino Movie sul dorso.
- SCN (Scena): fa apparire un menu dal quale selezionare una delle modalità preimpostate (Alti ISO, Sport, Panorama, Animali domestici, Cibi, Neve, Fuochi Artificiali…).
Davvero notevole la tridimensionalità di questa immagine
E fin qui abbiamo una dotazione standard per questa categoria di prodotti, salvo per l’efficace “Panorama in movimento”. Ma dove la HX5V si differenzia sul serio è con le tre modalità seguenti:
- HDR: la camera effettua due scatti, uno esponendo per le ombre e l'altro per le luci, e poi li fonde in un'unica immagine, migliorando la gamma dinamica. Funziona molto bene, specie se si misura l'esposizione sulle alte luci.
- HHT: la camera effettua sei scatti in rapida sequenza e poi li fonde in un'unica immagine. Comparandoli, cioè mediando la luminosità di ogni pixel (pixel confrontati a parità di posizione nei sei fotogrammi ripresi), la HX5 riesce ad individuare e quindi a rimuovere gran parte del rumore. La sigla sta per Hand-Held Twilight, "Crepuscolo senza treppiede" in italiano, ma si finisce con l'usarla prima, dopo e durante il crepuscolo tanto che va bene. In tre parole: mai più senza.
- Anti Motion Blur: stessa logica della modalità precedente, ma in questo caso l'intento è di evitare il mosso: anziché una foto con un tempo lento, vengono effettuati sei scatti a raffica con un tempo veloce, fusi poi in un'unica immagine. Rispetto alla modalità HHT, l'AMB tende a scegliere valori ISO più elevati, proprio perché punta a scattare con tempi più rapidi possibile.
Va precisato che le "raffiche" di cui sopra (HDR, HHT, AMB) funzionano sempre e comunque, mentre per poter scattare a raffica nelle altre modalità di ripresa bisogna appunto aver scelto la modalità Raffica tramite l’apposito pulsante sulla parte superiore della fotocamera. In modalità Raffica si arriva a 10 ftg/sec (ripetiamo, a piena risoluzione, merito anche del processore Bionz che riesce a gestire tutti questi dati), ma dal menu si può scegliere se impostare come velocità 2 oppure 5. Una volta effettuati tutti questi scatti bisogna aspettare un po' perché la fotocamera li scriva, anche se la registrazione si può annullare; insomma, se ne fanno 10 al secondo ma non 60 al minuto, per intendersi. In modalità Singola, invece, si rende possibile il bracketing, che può essere impostato variando l'esposizione (0.3, 0.7, 1 EV) oppure il bilanciamento del bianco. In questo caso uno scatto è col bilanciamento del bianco che si è impostato (automatico, luce solare, ecc.) e gli altri due sono uno più caldo (tendente al rosso) ed uno più freddo (tendente al blu). Il “quanto più caldo” e “quanto più freddo” variano in base al tipo di bilanciamento impostato, tenendone cioè conto.
Andando avanti col festival delle sigle, vanno menzionati Face Detection e Smile Shutter. Questa diavolerie funzionano molto bene ed effettivamente localizzano i volti (si può anche scegliere se dare più importanza agli adulti o ai bambini), portando la fotocamera ad adattare la curva dei toni per una resa migliore dell'incarnato (e lo si nota eccome, confrontando la stessa foto fatta senza Face Detection). Smile Shutter individua i sorrisi facendo scattare la fotocamera solo, appunto, quando il soggetto sorride, senza dover premere il pulsante di scatto. Grazie a ciò si possono anche realizzare i classici autoscatti senza dover correre a mettersi in posa dopo aver premuto il pulsante di scatto (anche specificando se nella foto ci saranno una o due persone); si può anche decidere "quanto" il soggetto debba sorridere per far scattare la foto. Se vedete due ebeti che sorridono insistentemente davanti ad un fotografo apparentemente invisibile, è probabile che abbiano la HX5V (e se li avete già visti, forse eravamo noi durante i test). Simpatica anche la funzionalità che entra in gioco quando la fotocamera lavora in modalità Ritratto e rileva che un soggetto osa tenere gli occhi chiusi: in questo caso vengono realizzate due immagini e viene scelta quella con gli occhi aperti. Se nessuna delle due immagini soddisfa tale requisito, appare un avviso sul display. Nelle altre modalità di ripresa, se è attivo il Face Detection la presenza di occhi chiusi non fa riprendere due immagini ma fa solo apparire un avviso. Attendiamo con fiducia la prossima generazione di fotocamere che rimproverano i soggetti che non sorridono o tengono gli occhi chiusi.
ISO 800 e ripresa HHT: una resa pulitissima per un risultato davvero notevole
Come va
Abbiamo corredato questo articolo con quante più immagini possibile, cercando anche di non ridurle troppo per preservarne la gamma dinamica e la tridimensionalità. In ogni caso, l'obiettivo è davvero buono, mostrando un'ottima nitidezza sia al centro che ai bordi, nitidezza che rimane più che discreta anche alla focale massima. Quasi assente la distorsione, e molto contenuta l'aberrazione cromatica, che inizia ad apparire solo alle focali più spinte ma non in maniera significativa. Il trattamento antiriflesso è ottimo ed anche in condizioni di controluce l'ottica riesce a mantenere il contrasto senza fare troppi riflessi né aloni. L'accoppiata Sony G/Exmor R/Bionz produce immagini con una bella resa cromatica, piuttosto "realistica" a differenza di molte altre compatte che tendono a saturare molto i colori per produrre immediatamente dei JPEG d'impatto. Ovviamente basta poco in postproduzione per rendere, se lo si desidera, le immagini più “croccanti”. Bella la resa dell'incarnato, ancor più quando si lascia fare alla macchina che capisce di stare fotografando un volto e regola la curva tonale di conseguenza; decisamente buona anche la gamma dinamica (ovviamente tenendo presente che stiamo parlando di un sensore grande pochi mm), grazie anche al DRO (Dynamic Range Optimizer) incorporato.
Molto valido il bilanciamento del bianco: praticamente perfetto in esterni, sia in Automatico che selezionando Luce Giorno o Nuvoloso. In interni, in presenza delle classiche luci domestiche la resa è come sempre piuttosto giallina. Impostando il bilanciamento per luce a incandescenza c'è una correzione pressoché totale, tanto che le foto diventano anche un po' freddine. Se non ci si accontenta, si può fare una lettura manuale del bianco per ottenere un risultato ottimale. L'AF è piuttosto veloce, anche se com'è prevedibile soffre un po' in condizioni di scarsa luminosità - ma rimane ampiamente usabile. L'esposimetro è, senza troppi giri di parole, ineccepibile; il flash, infine, fa il suo mestiere, anche se non è molto potente. Peraltro, avendo a disposizione le varie modalità di ripresa HHT/AMB, lo avremmo usato in una decina di scatti in tutto, e solo per dovere di recensione.
Uno scatto a ISO 2000, ovviamente a mano libera, senza flash ed in totale automatismo.
Un risultato straordinario per una compatta.
Conclusioni
Tutte rose e fiori dunque? La compatta ideale e definitiva? No, anche la HX5V ha i suoi limiti. Il principale, anzi in un certo senso l'unico, è la riduzione del rumore, che non è né graduabile né disinseribile, e che avviene a tutte le sensibilità. Mettendosi a fare le pulci alle immagini, ingrandendole sul monitor si nota che, anche alle sensibilità più basse, la riduzione del rumore penalizza i dettagli più fini e, talvolta, si ravvisano degli artefatti lungo i bordi. Intendiamoci: le immagini alla fine sono pur sempre molto buone e solo ai forti ingrandimenti ci si scontra con i limiti summenzionati. Se mettiamo da parte le modalità HHT/AMB, la qualità delle immagini riprese “normalmente” è buona fino a ISO 400, e discreta a ISO 800. A ISO 1600 la riduzione del rumore produce immagini poco definite e dai colori smorti, e ISO 3200 è considerabile solo come sensibilità di emergenza. Ma, come detto anche altrove in questa pagina, non appena serve aumentare la sensibilità è consigliabile senza riserve lavorare con l’HHT. Non vediamo davvero alcun motivo per lavorare in Program a ISO 1600. Con l’accoppiata HHT/AMB si aprono davvero nuovi orizzonti per la fotografia a luce ambiente, perché si può lavorare con tranquillità anche a sensibilità finora inarrivabili per una compatta, così come, per dire, la modalità HDR soppianta la classica ripresa in Program + correzione dell’esposizione nelle situazioni di controluce (che comunque non sempre basta).
Un altro aspetto a nostro avviso migliorabile è l'LCD, che su un prodotto di questa categoria vorremmo con una risoluzione più elevata. Non che quello fornito non vada bene, ma considerando la fascia di prezzo ci saremmo aspettati qualcosa di più.
Per il resto non ci sembra che si possa eccepire nulla a questa HX5V, che ha un prezzo ragionevole (al momento in cui scriviamo si trova a cifre che vanno dai 300 ai 350 Euro), è abbastanza piccola e leggera da poter essere portata in qualunque situazione, scatta ottime foto in tutte le condizioni, gira ottimi video in alta definzione con un validissimo stabilizzatore (la modalità Active è davvero una mano santa), fa foto panoramiche, ha un autofocus ed un esposimetro molto affidabili... e sopratutto ha le mai abbastanza lodate modalità di ripresa HHT/HDR/AMB che, davvero, la differenziano dalla concorrenza, e le fanno fare un salto di qualità per la fotografia in poca luce - quella che un tempo si faceva con i 50/1.4 e le pellicole da ISO 400.
In due righe, la HX5V è una specie di coltellino svizzero della fotografia, che può dire la sua praticamente in ogni situazione di ripresa (statica o filmata) e che mette il fotografo in condizione di realizzare immagini fino ad oggi precluse a questa categoria di fotocamere.
Chi scrive ha incontrato durante gli studi universitari un docente che non metteva mai 30, riservandoselo per principio ad un atteso e mai verificatosi “esame perfetto”. Il massimo, con lui, era dunque 29. Se adottassimo la medesima logica, a questa fotocamera daremmo appunto 29.
Agostino Maiello © 05/2010
Già a ISO 400 si iniziano a vedere i vantaggi dell’HHT (a destra) rispetto al Program (a sinistra).
Alle sensibilità superiori la differenza è ancora più clamorosa.
Lo stesso scatto effettuato in modalità HDR (in alto) e normale (in basso).
Si notino le ombre più chiuse ed il cielo più slavato nella foto non HDR.