Dalla tipica scatola arancione delle ottiche Alpha tiriamo
fuori questo zoom grandangolare ed il suo vistoso paraluce.
La lente frontale ha un diametro piuttosto generoso, ma nel
complesso l’obiettivo ha dimensioni ragionevoli e non è
troppo ingombrante né pesante.
E' in ogni caso ben più imponente del 18-70, come si può
osservare nella fotografia qui a lato. In mano trasmette una
buona sensazione di solidità (a differenza del 18-70), con
un rassicurante innesto in metallo, e le due ghiere – focale
e messa a fuoco - ruotano con buona fluidità, ma senza dare
l'impressione di scappare via sotto le dita.
Nella foto, l'obiettivo montato sulla Sony A100 con, accanto, lo zoom di serie 18-70.
Con il digitale è frequente ritrovarsi disabituati ai
grandangolari spinti, per cui la prima occhiata nel mirino
con questo 11-18 può rivelarsi sorprendente. Sul sensore
della A100 l'angolo di campo alla focale minima equivale a
quello di un 16,5mm sul 24x36mm: decisamente un bel
grandangolare, che come tale richiede molta attenzione nella
composizione perché basta pochissimo per trovarsi sommersi
dalle distorsioni prospettiche.
Certo, col digitale si può intervenire pesantemente in
post-produzione per correggere la distorsione come mille
altri difetti delle immagini, ma questa non deve diventare
una scusa per scattare foto sbagliate e frettolose.
Alla focale più lunga abbiamo un meno spinto 27mm, più
facile da gestire.
I bordi a 11mm a tutta apertura e chiudendo di circa uno stop: la resa migliora notevolmente, fermo restando che si tratta di un dettaglio al 100% visto su un monitor.
Alla focale massima, ma già a partire dai 14mm, i bordi hanno una nitidezza più che soddisfacente anche a tutta apertura. Ma attenzione alla messa a fuoco!
Per cui, quando si lavora alle focali più corte – diciamo quando ci si trova nella prima metà dell'escursione dell'ottica - conviene chiudere sempre di un paio di stop rispetto all'apertura massima e, cosa ancor più importante, non focheggiare troppo lontano dal primo piano confidando nella PDC: si corre il rischio di vedersi traditi, complice anche la frequente impressione di "tutto a fuoco" che si ha guardando nel mirino della reflex.
Ecco un esempio di quanto menzionato nell'articolo: la messa a fuoco sulla parte finale del tronco, unita alla tutta apertura, ha penalizzato la nitidezza del primo piano (si veda il pezzo di tronco nell'angolo in basso a destra).
Fatto salvo quanto appena detto, la nitidezza di quest'obiettivo è sempre molto buona, a tutte le aperture e lungo tutte le focali; questo, unito ad un valido trattamento antiriflesso e ad un purple fringing davvero molto contenuto, produce una resa globale che da un punto di vista quantitativo si può ben definire molto buona. Volendo descrivere il tipo di resa utilizzerei parole quali "aggressiva", "grintosa", molto adatta ad un certo tipo di reportage urbano e, in alcuni casi, ad un certo tipo di fotografia di paesaggio.
I colori tendono ad essere sempre saturi e brillanti, e se si cerca un tipo di resa più morbida e delicata, fermo restando che non è questo l'obiettivo adatto, l'unico modo è scattare in RAW così da poter poi intervenire di fino sulle curve di contrasto.
Molto buona la tenuta del contrasto anche in condizioni di controluce.
Il campo di applicazione di un supergrandangolare è, solitamente, l'architettura. Qualche anno fa saremmo stati ben più severi nel descrivere un 11-18mm (o, se preferite, un 16,5-27mm) con riferimento alla fotografia di architettura; ma lavorando in digitale si può essere un po' più tolleranti e, sempre scattando con la dovuta attenzione (se la fotocamera non è in asse la foto scappa da tutte le parti e Photoshop serve a ben poco anche pregando in aramaico), ci si può poi affidare alla post-produzione per tirar fuori risultati più che dignitosi.
La ridotte dimensioni per il Web mortificano un po' la resa di questa foto che, stampata sul 20x30, ha un bell'effetto presenza (ed anche una gamma di grigi niente male).
Buona la resa della materia (ma anche qui le piccole dimensioni del file non aiutano).
In generale la distorsione di
quest'obiettivo è relativamente contenuta – beninteso,
sempre considerando le focali in gioco – per cui non c'è da
esaltarsi né da strapparsi i capelli: nel complesso va bene,
e quel po' di effetto barilotto avvertibile alle focali più
corte è facilmente rimediabile in Photoshop, GIMP ed
applicazioni simili.
Nel complesso si tratta di un obiettivo soddisfacente, ben
realizzato e venduto ad un prezzo accessibile (al momento in
cui scrivo il prezzo di listino è di circa 640 Euro;
comprandolo online su eBay o altrove si possono risparmiare
diverse decine di Euro).
Del resto, se si ha bisogno al massimo di un 16mm (24mm
equivalenti), nel sistema Alpha ci si può rivolgere al 16mm
F/2.8 fisso (un migliaio di Euro!) oppure al prossimo Zeiss
16-80mm; ma volendo dotarsi di focali più corte, questo
11-18mm è l'unica scelta.
Agostino Maiello © 02/2007
Riproduzione Riservata
Con focali così corte a disposizione, ci si può divertire a comporre immagini un po' fuori dall'ordinario.
Scheda Tecnica
Obiettivo DT 11-18mm F/4,5-5,6 (SAL1118)
Lunghezze focali 35mm equiv.
16,5-27mm
Lenti: 15, in 12 gruppi
Angolo di campo: 104°-76°
Messa a fuoco minima: 0,25 metri
Apertura minima: F/22-29
Diametro filtri: 77mm
Dimensioni: circa 83x80,5mm (diametro x altezza)
Peso: 360g circa