Cenni storici
A metà degli anni 70 la Pentax decise di rivedere la sua produzione, abbandonando il fortunato e robusto innesto a vite per proporre il raffinato attacco a baionetta K, che con varie modifiche e senza perdere la compatibilità ha seguito l'evoluzione delle reflex Pentax fino alle più moderne autofocus.
Alla presentazione dell'innesto K (1975) furono introdotte tre reflex dal grande profilo tecnico: la K2, la KX e la KM, mentre la K1000 seguì l'anno dopo.
Se la K2 prefigurava le soluzioni future, col suo raffinato otturatore elettronico a lamelle metalliche a scorrimento verticale di produzione Seiko, le altre due reflex rappresentavano l'ultima evoluzione delle tradizionali Pentax con innesto a vite: le Spotmatic.
La Pentax K1000 manteneva sostanzialmente la costruzione delle Pentax Spotmatic ed era una semplificazione della Pentax KM, della quale ereditava l'esposimetro al CdS.
Mentre l'assemblaggio della K1000 a partire la 1990 è stato eseguito dapprima ad Hong Kong e poi in Cina, la produzione delle varie parti della macchina è stata sempre mantenuta in Giappone; sempre dal 1990 si sono susseguite una serie di piccole modifiche estetiche ed una serie di alleggerimenti del corpo, con l'introduzione ad esempio di una calotta in policarbonato e non più in ottone.
Commenti d'uso
Quando a diciotto anni comprai, nuova, la mia ME Super, in vetrina c'era anche una K1000 e il fotografo disse: "E' antiquata, ma che macchina!".
Quando anni dopo, comprai un secondo corpo usato, non di marca Pentax, il fotografo mi disse: "Ma perché non ti prendi una K1000 nuova?"
E così per molti anni ho continuato a vedere in vetrina la K1000, nuova, perché la Pentax non riusciva a smettere di farla
Quando, lo scorso anno, si è rotto definitivamente il mio secondo corpo, visto che la mia ME Super sembra invece sempre giovane come il dottor Faust, ho deciso di comperare una Pentax usata, e il fotografo mi ha proposto
. Una K1000, usata.
Uscito dal negozio con questa macchina ed un rullino omaggio, ho impiegato meno di mezz'ora per conoscerla in quasi tutti i suoi segreti ed innamorarmene al punto che pochi mesi dopo ne ho comprata un'altra!
La K1000 ha un approccio estremamente semplice ed intuitivo, non ha nessun fronzolo, ma ha tutto e solo quel che serve veramente; sta in mano in un modo perfetto, mentre la molto più sofisticata ME Super, ad esempio, è lievemente troppo piccola per le mie mani.
Il mirino, non particolarmente luminoso, a seconda della versione ha i microprismi o lo stigmometro ad immagine spezzata; le indicazioni sono estremamente povere (la sola corretta esposizione) ma questo fa parte dello "spirito della macchina".
L'utilizzatore, per avere il controllo pieno, deve sapere scegliere che tempo e che diaframma impostare prima di portare la macchina all'occhio, per correggere poi l'esposizione di quel poco che serve e dedicarsi alla composizione, senza dover guardare ancora le ghiere perdendo istanti preziosi: non per nulla la K1000 è stata una delle più apprezzate macchine per imparare.
L'otturatore, un vero cavallo di battaglia della Pentax, costruito in innumerevoli esemplari e montato su molti modelli anche professionali è apparentemente piuttosto preciso, rumoroso ma gradevolmente privo di vibrazioni e contraccolpi sulle mani. Questo otturatore dà una strana sensazione, che io trovo gradevole, sui tempi oltre il sessantesimo di secondo: al termine dello scatto emette un ticchettio che sembra quasi un suono di soddisfazione.
Otturatore e trascinamento della K1000, mutuati direttamente dalla Spotmatic, sono di una robustezza e precisione esemplari, superiori a molta della concorrenza contemporanea e degni di fotocamere professionali dal costo ben superiore.
L'esposimetro, al CdS, ha una buona ripetitività e precisione, anche se la lettura media ha una prevalenza centrale molto limitata che lo porta spesso a dare risposte diverse da quelle ad esempio della mia ME Super. Non si deve comunque dimenticare che questa è una macchina assolutamente manuale: entrando in simbiosi con essa ed imparando ad usarla si impara anche ad interpretare correttamente la lettura esposimetrica e a ragionare in modo critico sulla corretta esposizione.
Due piccole note sull'esposimetro:
- la posizione di test pila (otturatore su posa B impostando 100 Iso sul selettore della sensibilità) segue poi il selettore quando vengono impostate sensibilità diverse; questo significa che impostando 50 Iso ci si trova sulla posizione di test pila impostando 1/1000 di secondo, mentre impostando 200 Iso la stessa cosa avviene impostando 1 sec. Ovvio che sulla posizione di test pila
si prova la pila, e l'esposimetro non legge: il manuale della macchina, infatti, suggerisce, in caso di letture "strane", di cambiare il tempo impostato divertente, però è importante saperlo.
- L'interruttore fotosensibile dell'esposimetro è una bella idea, ma non può essere abbinato ad un temporizzatore come si fa per i più comuni interruttori comandati dal pulsante di scatto: dimenticare l'obiettivo senza tappo significa avere l'esposimetro sempre acceso e dare l'addio alla pila nel giro di qualche giorno.
Si è a lungo discusso sul fatto che alcuni corpi macchina Pentax K1000 consentissero il presollevamento dello specchio: da alcune ricerche condotte sul web e da alcune mezze ammissioni fatte pubblicamente dalla casa madre alcuni anni fa, emerge che alcuni corpi macchina effettivamente presentano questa particolarità.
Il presollevamento si ottiene sfiorando ad otturatore carico il bottone di scatto, come se scottasse: con un poco di pratica, si riesce in questo modo a far sollevare lo specchio senza far partire l'otturatore. Una ulteriore pressione sul pulsante di scatto fa poi partire l'otturatore. La stessa cosa è possibile anche con alcuni corpi Pentax MX e KM.
La Pentax considera questa particolarità un "malfunzionamento" innocuo, dovuto a piccoli errori di registrazione su alcune tolleranze interne.
Su una delle mie due K1000 la cosa funziona (male, perché a volte facendo questo trucchetto l'otturatore sulla posa B scatta chiuso), sull'altra invece, munita di bollino API e forse costruita con tolleranze un poco più precise, non si riesce a bloccare lo specchio.
Conclusioni
Le Pentax K1000 sono ottime fotocamere, sia pure un poco troppo mitizzate; non sono indistruttibili, anche se, usandole correttamente, possono durare virtualmente per sempre con pochissima manutenzione anche in impieghi gravosi in studio, per i quali in effetti sono state usate moltissimo.
Uno sguardo alla scheda tecnica e alle note che ho fatto sull'esposimetro, ci dice subito che le K1000 sono rozze e antiquate: macchine come le Pentax KX, ad esempio, possiedono lo stesso schema meccanico della K1000, ma hanno un vero presollevamento dello specchio, l'autoscatto, la previsualizzazione della profondità di campo e un esposimetro al silicio molto raffinato; le Pentax MX, d'altra parte, hanno tutti i vantaggi della KX perdendo il presollevamento dello specchio e consentendo l'uso di un motore, hanno un eccellente esposimetro al GaAsP ed una meccanica lievemente più sofisticata.
Tuttavia
Anche oggi si vendono fotocamere simili alle Pentax K1000, prevalentemente prodotte in Cina, alcune sono delle vere e proprie copie, altre sono derivate da corpi macchina diversi; ma nessuna ha la qualità costruttiva e la precisione meccanica della economicissima K1000, vero mulo da lavoro, capace di migliaia di scatti in piena efficienza, competendo sul piano delle prestazioni, dei risultati e dell'affidabilità con fotocamere dal nome blasonato, molto più sofisticate sulla carta.
Semplicemente, nessuno ha più ritenuto opportuno profondere, in un oggetto di questo prezzo, una tale qualità costruttiva. Le strategie di marketing, in effetti, dicono che la qualità "non si vede ma costa" e fanno così della K1000 il tipico prodotto "sbagliato", caratterizzato da ottime prestazioni ma totalmente privo di quegli "accessori" che rendono un prodotto "appetibile" sul mercato... ma per chi ama le cose affidabili e semplici, resta una delle migliori fotocamere mai costruite.
Francesco Favara © 07/2002
Scheda tecnica
Otturatore: meccanico, in tela, a scorrimento orizzontale.
Velocità di scatto: da 1 sec a 1/1000 di sec più la posa B; sincroflash a 1/60 di sec., pieno funzionamento in assenza della batteria.
Avanzamento pellicola: con leva di carica, a colpo singolo o additivo, privo di corsa a vuoto.
Attacco sincroflash: presa sincro X sul frontale e contatto caldo.
Esposimetro: due cellule al CdS, una terza cellula fotosensibile fa da interruttore, facendo accendere l'esposimetro in presenza di luce, alla rimozione del tappo dell'obiettivo; la misurazione è media a prevalenza centrale; sensibilita' da 3 a 18 EV a 100 iso e 50/1,4;
Copertura del mirino, 95%
Indicazioni nel mirino: Corretta esposizione (ad ago indicatore), test di carica della pila.
Sul corpo macchina è presente un indicatore di otturatore carico.
Doppie esposizioni: non consentite.
Autoscatto: assente.
Alimentazione: una pila LR44 (alcalina) o G13 (Ossido d'argento da 1,5 V)
Previsualizzazione della profondità di campo: non prevista.
Presollevamento dello specchio: non previsto (ma possibile su alcuni corpi macchina).
Motore: non previsto.
|