GIRO DI PROVA: NIKON COOLPIX P80
Agostino Maiello, settembre 2009

La Nikon Coolpix P80, annunciata nell'Aprile del 2008, è stata per circa un anno - fino alla P90 presentata a febbraio scorso - il modello di punta nella gamma Nikon delle fotocamere "bridge", apparecchi cioè che nelle intenzioni dei produttori sono il "ponte" tra le compatte vere e proprie e le reflex digitali.

Si tratta di fotocamere relativamente compatte, più piccole delle tipiche reflex ma di certo troppo grandi per essere infilate in una tasca, con ottiche non intercambiabili ed una dotazione di funzioni che vuole renderle usabili con piacere e comodità sia dal fotoamatore occasionale ed inesperto che da un utente più evoluto, vale a dire un utente che desideri intervenire con rapidità su quei parametri che possono fare la differenza tra una foto fatta a caso (nel senso di “punta e scatta”) ed un’altra più ragionata. Spesso, infatti, la differenza principale tra le fotocamere “consumer” e quelle di fascia superiore non risiede tanto nella dotazione di funzioni, quanto nella praticità d’uso delle stesse. Per fare un esempio, un conto è se per passare dalla lettura multizona a quella spot basta girare una ghiera o un selettore dedicati, un altro è se per farlo bisogna andare a scovare quella opzione tra i vari menu e sottomenu. La presenza di pulsanti, ghiere o selettori dedicati ai vari parametri di ripresa rende più rapido modificarli, ma più affollata e dunque complicata da gestire la fotocamera. Lungo questo segmento immaginario dove da un lato c’è una fotocamera con il solo pulsante di scatto e tutto viene gestito via software, e dall’altro una fotocamera senza menu dove ogni singolo parametro dispone di un pulsante dedicato, si collocano via via i vari modelli presenti sul mercato, con scelte di volta in volta più o meno indovinate, e compromessi più o meno riusciti.

In mano
La P80 è una fotocamera dall’aspetto piuttosto gradevole ed è comoda da impugnare. Diventa assai meno attraente quando è accesa, perché il lungo zoom di cui è dotata le fa perdere ogni residuo di armonia, ma questo vale un po’ per tutte le fotocamere di questa categoria. Essendo piuttosto leggera non stanca il braccio; inoltre si fa presto a prendere confidenza con i comandi essenziali, visto che sulla parte superiore ci sono solo la ghiera con i modi di ripresa ed il pulsante di scatto, circondato dal selettore della lunghezza focale; poco più indietro, il pulsante per l’accensione. La ghiera dei modi di ripresa (program, manuale, priorità di tempi, priorità di diaframmi, scene varie) contiene anche una voce SETUP, per l’accesso ad alcuni parametri di ripresa. Altri parametri sono invece accessibili dal pulsante Menu posto sul dorso, insieme ai soliti comandi (Play, Delete, ecc.)
Nel complesso la P80 è piacevole da usare perché oltre ad essere compatta e leggera ha un bagaglio più che adeguato di funzioni sulle quali è abbastanza intuitivo intervenire.

Sul campo
La prima cosa che abbiamo notato quando abbiamo iniziato a scattare fotografie è che la P80 non è certamente un fulmine di guerra. D’accordo, nessuna bridge offre la velocità delle reflex, né avevamo a disposizione, al momento del test, altre fotocamere bridge con cui fare confronti. Però i tempi di accensione e di focheggiatura ci sono parsi piuttosto lunghi e, in sostanza, si può dire che con la P80 ci si può dimenticare di cogliere uno scatto “al volo”. Ci vogliono difatti tre secondi abbondanti per passare da “spenta” a “pronta all’uso”, e non molto di meno tra uno scatto e l’altro. Inoltre la messa a fuoco alle focali più lunghe è lenta ed incerta, anche se ad onor del vero ricordiamo di aver riscontrato questo stesso limite in alcune delle altre bridge che ci sono capitate sottomano negli anni, per quanto non in misura così marcata. D’altra parte non bisogna dimenticare che si sta parlando di una fotocamera poco più che compatta che sta pilotando un quasi-500mm, il tutto con un prezzo di circa 300 Euro, per cui è doveroso accettare dei compromessi.
Il mirino è piuttosto modesto e com’è nostra abitudine ribadiamo che preferiremmo mille volte avere solo un signor monitor LCD, anziché – come quasi sempre avviene – un buon monitor LCD ed un pessimo, quasi inutile mirino (ottico o, come con la P80, elettronico). La batteria ci ha abbandonati dopo appena una mezza giornata di scatti: avevamo in memoria circa 170 immagini, ma una cinquantina erano state cancellate; dunque non eravamo lontani dai 250 scatti di autonomia dichiarati da Nikon, già pochini di per sé, e che probabilmente non abbiamo raggiunto perché, come sempre accade nei test, abbiamo speso parecchio tempo a visionare le immagini, scattarle di nuovo, modificare i parametri, e così via – un comportamento ben diverso da quello solito di una normale passeggiata fotografica.
Dopo una prima valutazione dei risultati ed una seconda breve sessione di scatti la mattina seguente, ci siamo potuti fare un’idea della qualità della P80. Sensori così piccoli non possono fare molto né in termini di gamma dinamica né quanto a sensibilità: inutile dunque aspettarsi miracoli dalla P80, che se la cava con dignità alle basse sensibilità (diciamo fino a ISO 400) grazie ad un ottimo esposimetro e ad una resa cromatica piuttosto gradevole, ma che può fare ben poco non appena si passa ad ISO 800 ed oltre o quando ci si ritrova a riprendere scene contenenti sia ombre profonde che alte luci. La P80 può lavorare fino a ISO 6400 (a risoluzione ridotta; altrimenti il limite è ISO 2000), ma già a ISO 1600 il livello di dettaglio è tale da far pensare più ad una tela Impressionista che ad una fotografia. La riduzione del rumore è infatti piuttosto aggressiva, dunque il consiglio è quello di adoperare, ogniqualvolta sia possibile, il flash (che funziona più che dignitosamente; si noti che va sollevato a mano). In verità la riduzione del rumore opera a tutte le sensibilità, anche quelle più basse, e questo va a scapito dei dettagli più fini.
In generale, le immagini prodotte dalla P80 non offrono una gran nitidezza e questo, non appena si vuol stampare qualcosa oltre i piccoli formati delle foto ricordo, può essere sgradevole. Peraltro non c’è molto margine di manovra perché la fotocamera offre il solo formato JPEG, senza la possibilità di salvare l’immagine in formato RAW.
Alle focali più corte l’obiettivo si comporta piuttosto bene, sia in termini di nitidezza che di aberrazione cromatica; dai 350 mm in poi la nitidezza cala ed inizia ad apparire dell’aberrazione cromatica, ma il problema principale è che a quelle focali è davvero difficile ottenere foto nitide sia per l’inaffidabilità dell’autofocus che per il rischio del micromosso. In questo lo stabilizzatore della P80 non aiuta molto: essendo basato sulla stabilizzazione del sensore, e non dell’obiettivo, all’atto pratico è più efficace nel migliorare la resa con i tempi lenti, ma se si scatta alle focali più spinte è meglio lavorare ad almeno 1/500, altrimenti c’è poco da fare.

In conclusione…
Non basta un corpo macchina gradevole, con tante funzioni e complessivamente ben progettato per fare una buona macchina fotografica: questa regola vale per tutte le fotocamere, ancor più per quelle bridge (che per definzione “stiracchiano” al massimo la tecnologia disponibile), ed ancor più per la Nikon P80, che certamente non brilla rispetto alle sue concorrenti. Che sia poco nitida alle lunghe focali, rumorosa alle alte sensibilità, e povera di gamma dinamica, fa parte dei limiti fisiologici di questa categoria di prodotti; ma l’autofocus mediocre alle focali tele ed il basso livello di dettaglio anche alle sensibilità più basse sono difetti sui quali la concorrenza fa visibilmente di meglio. E, non avendo d’altra parte la P80 nessuna funzione innovativa o particolare che la differenzi dai modelli equivalenti delle altre marche, ci riesce davvero difficile consigliarla.

Agostino Maiello @ 09/2009
Riproduzione Riservata

Alcuni scatti con la Nikon P80

Buono il dettaglio (anche a distanza ravvicinata) e la resa cromatica.

L'esposimetro gestisce bene le situazioni di controluce, come questa.

Alle basse sensibilità il livello di dettaglio è discreto; cala con il crescere della focale.

Già a ISO 400 il rumore è visibile e limita fortemente la nitidezza delle immagini e la possibilità di effettuare ingrandimenti. Oltre questa soglia lavoreremmo solo in caso di estrema necessità (in basso il dettaglio al 100%).

Scheda tecnica - Nikon Coolpix P80

Sensore: CCD da 1/2,33 pollici; 10.7mpx totali, 10.1mpx effettivi
Altre risoluzioni [pixel] 3648 x 2736 (10m),3264 x 2448 (8m),2592 x 1944 (5m),2048 x 1536 (3m),1600 x 1200 (2m),1280 x 960 (1m),1024 x 768 (pc),640 x 480 (tv),3648 x 2432 (3:2),3584 x 2016 (16:9),2736 x 2736 (1:1)
Video: Si (640x480 30fps)
Connessione: Usb 2.0
Stabilizzatore di immagine: Si (sul CCD)
Obiettivo: Zoom 18x, focale 4.7-84.2mm, equivalenza sul 35mm: 27-486)
Minima distanza macro: 1 cm
Apertura: F/2.8-4.5
Flash incorporato: Sì. Supporto per flash esterni.
Monitor LCD: 2.7 pollici, 230mila pixel.
Schede memoria: SD, SDHC.
Memoria interna della fotocamera: 50 MB
ISO: da 64 a 6400
AF disinseribile: sì.
Autoscatto: sì.
Attacco per treppiede: sì.
Dimensioni [l*h*s][mm] 110 x 79 x 78
Peso [g] 365

Accessori inclusi nella confezione: batteria ricaricabile li-ion, caricabatterie, cavo USB, cavo audio/video, cinghia, copriobiettivo, CD-ROM.