Le lamelle dell'otturatore al titanio con struttura a nido d'ape sono simili a quelle delle FM2 ed FE2.
Il mirino mostra tutte le informazioni necessarie ed è chiaro e luminoso.
Il tasto per il controllo della profondità di campo.
Gli schermi di messa a fuoco sono intercambiabili.
Il pulsante di sblocco della ghiera dei tempi previene l'impoostazione accidentale dei tempi meccanici.
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Forse nessuna affermazione proveniente dalla statica e conservatrice Nikon in merito al suo nuovo indirizzo tecnologico poteva essere così concisa come quella che la ditta ha fatto con la nuova Nikon FA. Laddove una volta la Nikon puntava anzitutto a raffinare e migliorare le novità altrui fino a che queste non giungevano al livello delle aspettative di qualità ed affidabilità proprie della Nikon, oggi quest'ultima batte strade fino ad oggi inesplorate. La FA rappresenta ciò, non tanto introducendo la prima Nikon multimode, ma affrontando quella "zona oscura" evitata da tutti gli altri apparecchi ad esposizione automatica - quel circa 10 per cento delle situazioni di scatto dove le foto ottenute affidandosi al sistema esposimetrico dell'apparecchio hanno esposizioni non ottimali. Il controluce, fonti brillanti di luce o riflessi all'interno della foto stessa, soggetti principali fuori centro, soggetti brillanti slavati, ombre nei tramonti, sono solo alcune delle situazioni che la FA è programmata per risolvere. La Nikon è così convinta della capacità della FA di risolvere tali problemi, più rapidamente, più facilmente e meglio persino di un professionista esperto, da prevedere che il sistema AMP della FA (esposizione automatica a schemi multipli) sia accettato e che si faccia addirittura affidamento su di esso in futuro anche da parte dei fotografi più esigenti.
Ma per gli schizzinosi che ritengono di poter fare a meno di ciò, la Nikon fornisce anche il sistema tradizionale con lettura media bilanciata al centro. Abbiamo trascorso molto tempo analizzando come funzioni il nuovo sistema AMP e lo abbiamo messo duramente alla prova, tentando di scoprire sia i suoi punti deboli che i pregi.
La FA, per dimensioni e peso, cade a mezza strada tra la più pesante e massiccia F3 e le più leggere e compatte EM ed FG - in altre parole, essa si allinea agli altri apparecchi medi della gamma, la Nikon FE2 e la FM2. Lo stampo in due parti del corpo macchina realizzato in bronzo-alluminio (silumin) ricorda molto quello della FE-2 e quindi non sorprende il fatto che la FA impieghi lo stesso otturatore superveloce progettato dalla Nikon e realizzato dalla Copal, dotato di otto lamelle in titanio con struttura a nido d'ape dotato di un tempo minimo di 1/4000 di sec. e di un tempo di sincro-X di 1/250 di sec. (Nelle prove con la FE2 abbiamo stabilito che il nuovo otturatore è senza dubbio meno dotato di vibrazioni dei tradizionali e più lenti otturatori a lamelle metalliche, nonostante la sua alta velocità). Il circuito esposimetrico, come quello della FE2, fornisce una misurazione continua della luminosità attraverso delle fotocellule al silicio poste su entrambi i lati dell'oculare e la misurazione dell'esposizione TTL con il lampeggiatore attraverso una fotocellula al silicio rettangolare che legge la luce riflessa dalla pellicola durante l'esposizione. I lampeggiatori Nikon SB-15 e SB-16B che consentono il funzionamento TTL sia sulla FE2 che sulla FG, fanno lo stesso sulla FA. Possono anche essere impiegati dei lampeggiatori TTL dedicati di altre marche, così come possono venire usate due o più torcie di lampeggiatori, tutte funzionanti sotto il controllo di un lampeggiatore automatico TTL. Nella funzione di esposizione in automatismo con il lampeggiatore in funzione, il tempo di scatto della FA viene automaticamente posto sul tempo di sincronizzazione di 1/250 di sec., mentre in funzione manuale si possono impostare anche tempi di scatto più lenti per ottenere una combinazione tra la luce del lampeggiatore ed altre fonti luminose - proprio come sulla FE2. Un'altra somiglianza tra i due apparecchi sono i vetri di messa a fuoco più luminosi, intercambiabili attraverso l'innesto dell'obiettivo (tali vetrini sono intercambiabili con quelli della FE2) e l'impiego del motore trascinatore della FE2 - sebbene la FA possieda inoltre un motore trascinatore migliorato, come vedremo più avanti.
Sebbene la Nikon FA impieghi un anello di innesto dell'obiettivo in acciaio inossidabile (come la FE2 e la F3), essa ha adottato per la versione con finitura nera la calotta ed il fondello realizzati in policarbonato rinforzato con fibra di vetro, invece che in metallo. Le FA cromate adottano un materiale plastico in ABS non rinforzato che non possiede la stessa solidità del policarbonato. Tuttavia entrambi i materiali sopportano gli urti, le incisioni ed i graffi meglio del metallo, almeno secondo il nostro parere. Generalmente anche i tecnici sono divisi sulla superiorità presunta della plastica nei confronti del metallo per i fondelli e le calotte degli apparecchi.
La FA tuttavia, in termini di caratteristiche e di concetti sia meccanici che elettronici, è molto più avanti della FE2. Sebbene costruita sulla base degli indiscussi punti di forza della FE2, una rapida occhiata ai comandi della FA ed una occhiata attraverso il mirino, indicano fino a che punto la tecnologia abbia portato la Nikon a progredire.
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Un'ampia ghiera dei tempi di scatto dotata di cifre estremamente luminose e ben leggibili potrebbe farci cullare in un falso senso di "tutto come al solito". Tuttavia, appena sulla destra della ghiera, comandato da una levetta zigrinata, posta avanti ad esso, si trova un indicatore che può essere fatto scattare in posizione sopra una di quattro lettere ben visibili: una P arancione che indica l'esposizione programmata (nella quale l'apparecchio imposta sia il diaframma che il tempo di scatto); una S arancione per il funzionamento in automatismo a priorità di tempi (in cui voi impostate il tempo di scatto su un valore compreso tra 1 ed 1/4000 di sec. ed il circuito esposimetrico dell'apparecchio imposta il diaframma); una A verde per l'automatismo a priorità di diaframmi (il sistema tradizionale Nikon in cui voi impostate il diaframma ed il circuito esposimetrico determina il tempo di scatto) e, per ultima, una M bianca che rappresenta il funzionamento in manuale. Guardando nel mirino (una leggera pressione del pulsante di scatto attiva il circuito per 16 sec.) e passando da una funzione all'altra potrete facilmente osservare cosa accade.
Nel programma P è visibile solamente il tempo di scatto impiegato in una finestrella trasparente a cristalli liquidi posta al di sopra del vetro di messa a fuoco. Passate in automatismo a priorità di tempi (S) e la finestrella a cristalli liquidi mostrerà il diaframma impostato, mentre il tempo di scatto da voi selezionato apparirà in bianco su nero a destra della finestrella. In automatismo a priorità di diaframmi (A), il diaframma da voi selezionato viene riflesso direttamente dall'obiettivo entro una finestrella centrale in alto, mentre quella a cristalli liquidi indica il tempo di scatto selezionato dal circuito esposimetrico. Sebbene l'impostazione dei tempi di scatto e dei diaframmi da parte dell'apparecchio sia praticamente senza soluzione di continuità, i numeri che vengono mostrati corrispondono al valore di diaframma o del tempo di scatto più vicino.
Passando in manuale (M), i diaframmi ancora una volta sono quelli visibili per riflessione dall'obiettivo, mentre i tempi di scatto vengono mostrati nel pannello a cristalli liquidi ed appare anche un piccolo segno più o meno per indicare se i valori da voi prescelti possono causare una sovra o sottoesposizione. Quando i due simboli appaiono contemporaneamente nel pannello, avete trovato la corretta esposizione - che in manuale è solamente effettuata con una lettura media con prevalenza della zona centrale dell'immagine, non essendo disponibile la correzione AMP.
In automatismo programmato (P), le istruzioni richiedono che venga impostato il diaframma minimo dell'obiettivo impiegato - di solito f/16 o f/22. Qualora non faceste ciò le lettere "FEE" appariranno nella finestrella a cristalli liquidi al posto del tempo di scatto. Che cosa vuoi dire "FEE"? Nulla di particolare, eccetto il fatto di indicarvi che avete fatto un errore. Ma nel caso che doveste ignorare l'avvertimento, l'apparecchio funzionerà ugualmente in automatismo programmato partendo dal valore di diaframma erroneamente impostato, fino a giungere, se ve ne fosse bisogno, al diaframma massimo.
Nel caso che l'apparecchio fosse puntato su scene che risultino troppo scure o troppo luminose per il sistema di misurazione e di esposizione dell'apparecchio, i segnali di avviso "Lo" e "Hi" appaiono nel pannello a cristalli liquidi. Sfortunatamente, quando ci troviamo in automatismo programmato, il diaframma selezionato non è leggibile nel mirino. Ottenere ciò avrebbe richiesto una modifica radicale dell'innesto Nikon dell'obiettivo, il che avrebbe potuto rendere gli obiettivi di questo tipo incompatibili con gli altri della gamma - un pericolo che, come vedremo più avanti, la Nikon ha virtualmente scongiurato.
Ci accostiamo adesso all'originale sistema della Nikon FA di automatismo dell'esposizione programmata. La Nikon, dopo molte ricerche, ha concluso che sono gli obiettivi di grossa lunghezza focale i maggiori responsabili delle foto poco nitide. Questi obiettivi, tele o zoom, sono di difficoltosa stabilità, causando un "mosso" provocato dal fotografo stesso. Inoltre, dei tempi di scatto troppo lenti tendono ad ingigantire anche il "mosso" causato dal movimento del soggetto stesso. Pertanto le migliori foto ottenibili con teleobiettivi sarebbero quelle realizzate con i tempi più veloci, mentre gli obiettivi di minore lunghezza focale si avvantaggerebbero di una rapida chiusura dei diaframmi in seguito ad una aumento della luminosità, per garantire una maggiore profondità di campo. E infatti la Nikon fornisce proprio questi due generi di programmi di esposizione per gli obiettivi a lunga e corta lunghezza focale. Per gli obiettivi al di sotto del 135 mm, l'esposizione programmata chiude il diaframma non appena la luce aumenta di quel tanto da garantire l'impostazione di un tempo di scatto a mano libera relativamente lento, mentre con gli obiettivi dal 135 mm in su solamente i tempi di scatto più veloci sono impiegabili a mano libera, in modo che l'obiettivo non cominci a diaframmare prima che tali tempi vengano raggiunti.
Qual è il meccanismo intelligente posto nell'obiettivo che dice all'apparecchio se il primo è al di sopra o al di sotto dei 135 mm? È un piccolo rialzo in più posto sul collare della montatura dell'obiettivo.
Sino dal 1981, anche a nostra insaputa, la Nikon è andata realizzando un nuovo tipo di montatura Al per gli obiettivi, battezzata AI-S. Gli obiettivi di questo tipo sono facilmente riconoscibili osservando il valore più piccolo dei diaframmi inciso sulla ghiera. Se è di colore arancione, si tratta di un AI-S. Gli obiettivi AI-S, inclusi quelli della serie Nikon E da 135 mm in su (oppure zoom con gamme simili) sono dotati di rilievi indicatori della lunghezza focale che premono lo spinotto indicatore posto all'interno del corpo macchina. Ciò evidenzia una importante situazione di compatibilità degli obiettivi, che riguarda i più vecchi modelli di obiettivi Nikon e non dotati di innesti Al, ricondizionati Al e di tipo più vecchio. Per gli scopi di questo test, faremo conto che tutti gli obiettivi siano AI-S.
In automatismo a priorità di tempi, è ancora necessario impostare l'obiettivo sul diaframma minimo. I diaframmi appariranno normalmente nel pannello a cristalli liquidi. Ma supponiamo che voi impostiate un tempo di scatto troppo veloce o troppo lento per il diaframma dell'obiettivo. In tal caso l'apparecchio correggerà il tempo per impedire foto sotto o sovra esposte. In pratica il sistema esposimetrico modifica il tempo di scatto da voi impostato portandolo ad un valore utilizzabile. L'apparecchio tuttavia vi avverte di quello che sta facendo. Invece del diaframma, nel pannello a cristalli liquidi appare il nuovo tempo di scatto selezionato dall'apparecchio, mentre quello "impossibile" da voi impostato rimane visibile sulla destra.
Supponiamo che voi abbiate inavvertitamente impostato l'obiettivo su un diaframma diverso da quello minimo. In tal caso l'automatismo a priorità di tempi agirà nell'ambito dei parametri più ristretti compresi tra il diaframma da voi impostato e quello massimo dell'obiettivo. È ipotizzabile che si possa sfruttare tale capacità per mantenere una profondità di campo predeterminata anche in automatismo a priorità di tempi.
In automatismo a priorità di diaframmi (A) ed in manuale (M) non ci sono ulteriori sorprese o variazioni automatiche eseguite dal circuito esposimetrico dell'apparecchio. Come già abbiamo descritto, tali funzioni sono semplicissime. Abbiamo tuttavia scoperto che in automatismo a priorità di tempi è possibile ottenere precise esposizioni in automatismo ben oltre il limite massimo di 1 sec. stabilito dalla Nikon, quando il pannello a cristalli liquidi avvisa "Lo". Abbiamo ottenuto foto fino ad 8 sec. Interrogata la Nikon a proposito di questa estensione della portata, ben oltre le loro stime prudenziali (una situazione già rilevata con altri apparecchi Nikon), i progettisti ci hanno spiegato di essere perfettamente consapevoli della possibilità di utilizzare tempi più lunghi, ma che hanno preferito stabilire il tempo di 1 sec. poiché questo è il massimo basandosi sulla capacità dell'apparecchio di operare a tale velocità a temperature estreme. Riteniamo pertanto che in presenza di temperature normali possiate tranquillamente oltrepassare il limite di 1 sec. che la Nikon stabilisce.
Il mirino della Nikon FA è di una impressionante luminosità (simile a quello della FE2). Il telemetro centrale ad immagine spezzata lavora egregiamente anche con obiettivi dotati di f/5,6 di diaframma massimo. Tutta l'area del mirino, oltre alle informazioni, è facilmente osservabile anche da coloro che portano gli occhiali. Siamo rimasti leggermente delusi dal fatto che la finestrella a cristalli liquidi non può essere illuminata internamente per un suo impiego in ambienti di scarsa luminosità. Tuttavia, in condizioni normali, tutte le informazioni sono facilmente leggibili.
I comandi della FA sono ben posizionati. La leva di caricamento accuratamente sagomata si scosta dal corpo macchina di 30° per giungere in posizione di lavoro, e richiede soltanto un singolo movimento eccezionalmente dolce di 135° della leva per avanzare la pellicola (grazie al suo sistema migliorato di cuscinetti a sfera). Quando si trova accostata la leva blocca il pulsante di scatto elettromagnetico.
Il dorso della FA si apre per il caricamento nel solito modo comune a molte Nikon. Basta tirare dolcemente verso l'alto la manopola di riavvolgimento mentre la levetta di blocco del dorso viene premuta in senso antiorario. La pellicola viene caricata nel modo tradizionale, ma dopo aver richiuso il dorso, l'apparecchio funziona con un tempo di scatto meccanico di 1/250 di sec. fino al raggiungimento del primo fotogramma. Ciò previene la possibilità di indesiderate lunghe esposizioni mentre state caricando l'apparecchio. Durante l'avanzamento della pellicola al primo fotogramma, il pannello a cristalli liquidi posto nel mirino mostra un "250", preceduto da una "c", avvertendovi così che il primo fotogramma ancora non è stato raggiunto.
La FA è dotata di una levetta per le esposizioni multiple posta accanto alla leva di avanzamento della pellicola ed essa consente di azionare l'otturatore quante volte desideriate senza far avanzare la pellicola ed il contafotogrammi. L'autoscatto con ritardo di 10 sec. è meccanico, non elettronico, ma presenta il vantaggio di provocare l'immediata impostazione del diaframma dell'obiettivo e il sollevamento dello specchio prima dello scatto, riducendo così al minimo le vibrazioni - cosa molto utile - quando si stanno realizzando foto con teleobiettivi, telescopi, microscopi od altri strumenti ad alto ingrandimento.
La levetta zigrinata di controllo della profondità di campo posta accanto all'autoscatto ha una sagoma insolita per la Nikon e diaframma l'obiettivo quando viene premuta verso il basso. I Nikonisti abituati alle levette che dovevano essere premute verso l'interno dovranno abituarsi alle novità.
La ghiera dei tempi di scatto è stata progettata egregiamente. L'impostazione dei tempi è pratica, con uno scatto leggermente più accentuato al 250 in rosso che è il tempo di sincro X ed un pulsante di blocco che deve essere premuto qualora desideriate impostare il tempo di scatto meccanico di 1/250 di sec. o la posa B (in questo caso tutte le informazioni scompaiono dal pannello a cristalli liquidi). Queste due ultime posizioni possono venire impiegate anche se le pile sono scariche o addirittura assenti, poiché il pulsante di scatto è dotato di una capacità secondaria meccanica per questo tipo di emergenza.
La ghiera degli ISO che circonda la manopola di riavvolgimento è ottimamente leggibile e può essere impostata sollevando verso l'alto la ghiera esterna e posizionando il puntino rosso posto su di essa accanto al valore prescelto. È possibile una compensazione dell'esposizione in automatismo fino a +/- 2 EV ottenibile premendo il pulsante di sblocco posto accanto alla ghiera e ruotando quest'ultima. Agli estremi della gamma ISO,12 e 3200, la compensazione è limitata a + 1 e 1/4 e - 1 e 1/4 EV, ma questo non ci sembra un grosso handicap. Quando il correttore fisso dell'esposimetro è in funzione, ciò viene segnalato nel mirino mediante l'accensione di un luminoso Led rettangolare +/- rosso posto sul lato destro.
Poiché la luce parassita proveniente dalla parte posteriore dell'apparecchio potrebbe modificare i valori dell'esposizione quando l'occhio non è posto al mirino (per esempio quando l'apparecchio è impiegato su un cavalletto), la Nikon ha costruito una antina di chiusura dell'oculare che può essere azionata facilmente mediante una levetta posta accanto all'oculare stesso. L'antina è di colore rosso, pertanto non c'è il rischio di scambiarla inavvertitamente per un guasto dell'apparecchio.
L'impugnatura a destra è ben sagomata e asportabile, in modo da consentire l'applicazione sull'apparecchio dei motori trascinatori. Ne sono disponibili due. Il Motor Drive MD-12 utilizzabile su FM, FM2, FE ed FE2, può essere applicato anche sulla FA (non vi è bisogno di rimuovere alcun tappo di protezione). Con esso si possono scattare fino a 2.7 fotogrammi al secondo ad 1/125 di sec. o più, per oltre 100 caricatori a 36 pose, alimentato con 8 pile AA alcaline. Tuttavia il motore esclusivo della FA (non è applicabile sugli altri apparecchi), il Motor Drive MD-15 raggiunge 3,2 fotogrammi al secondo ma, cosa più importante, effettua un contatto elettronico con il fondello della FA (attraverso una piastra di copertura asportabile) ed elimina cosi il leggero ritardo tra la pressione del pulsante di scatto ed il funzionamento dell'otturatore. Inoltre, quando l'MD-15 è applicato, le sue 8 pile AA si incaricano di tutte le operazioni normalmente eseguite dalle pile della FA.
Ed ora passiamo ad esaminare l'originale sistema esposimetrico della Nikon FA. Mentre la Minolta, nel suo sistema esposimetrico CLC della serie di apparecchi reflex 35 mm SRT ormai fuori produzione, e la Mamiya, in alcuni mirini con esposimetro per le reflex 6x7 REI 67, hanno impiegato dei circuiti per compensare le situazioni di controluce, nessun progettista di apparecchi è andato così oltre come la Nikon, che ha realizzato qualcosa in grado di prevedere e compensare praticamente qualsiasi situazione fotografica dove l'esposizione bilanciata al centro potrebbe indurvi in inganno. Il sistema inizia con le cellule al silicio poste verticalmente dietro il pentaprisma su entrambi i lati del vetro di messa a fuoco. Esse misurano la luce proveniente da quest'ultimo. Contrariamente alle cellule della maggior parte degli apparecchi, una immagine nitida proveniente dal vetro viene proiettata sulla superficie delle cellule. Le cellule sono segmentate in tre sezioni. Tutte insieme esse leggono cinque aree segmentate del vetro di messa a fuoco, la parte centrale bilanciata al centro viene condivisa da entrambe le cellule. Nelle normali letture AMP tutte le cellule leggono l'esposizione. Potete passare in qualsiasi momento ad una lettura bilanciata al'centro se lo desiderate, semplicemente premendo o bloccando il pulsante di controllo dell'esposizione posto sul lato dell'innesto dell'obiettivo sotto l'autoscatto. Le letture AMP possono essere effettuate attraverso obiettivi AI-S ed Al, ma gli obiettivi convertiti in Al (privi della linguetta di indicazione dell'apertura dell'obiettivo) possono solo funzionare nella funzione bilanciata al centro, senza che importi la posizione del pulsante di controllo dell'esposizione. In manuale è disponibile solo la misurazione bilanciata al centro. In automatismo a priorità di diaframmi (A), qualora decideste di premere la levetta del controllo della profondità di campo durante l'esposizione per effettuarla al diaframma effettivo di scatto, il sistema di esposizione bilanciato al centro sostituisce automaticamente l'AMP.
Il sistema AMP è effettivamente in grado di dare differenti esposizioni rispetto a quello bilanciato al centro?
Se passate dall'uno all'altro rapidamente, premendo il pulsante di controllo dell'esposizione, ben presto scoprirete che nella maggior parte dei casi le letture sono uguali. E' solo in meno del 10 per cento dei casi che le condizioni di luce richiedono che l'AMP stabilisca una differente esposizione. Basato sul soggetto e sull'analisi della luminosità, il sistema AMP (com'è possibile osservare nel diagramma) seleziona una lettura bilanciata al centro, sulle luci alte, su quelle medie o sulle ombre. In alcuni casi, dove il sole appare in effetti entro l'immagine causando una lettura di 16 e 1/3 EV ed oltre, il sistema AMP taglia uno o due segmenti dell'esposimetro in cui appare il sole ed effettua una lettura media del resto per prevenire una sottoesposizione. Nelle scene piatte, viene effettuata una tipica lettura bilanciata al centro. La Nikon dichiara che l'AMP può risolvere tutti i problemi che affronta? No. Ad esempio, l'AMP corregge i controluce, ma se questi risultano molto marcati - per esempio un soggetto in un interno scarsamente illuminato ripreso davanti ad una finestra molto luminosa - la differenza di luminosità è eccessiva per l'AMP, come per qualsiasi altro sistema automatico. Una lettura in manuale effettuata sul volto oppure l'impiego del lampeggiatore sono le migliori soluzioni. Inoltre, certe situazioni di "effetto" - quali i tramonti - vengono affrontate in modo migliore con una lettura bilanciata al centro. L'AMP vi fornirà senza dubbio una migliore esposizione media, ma ciò potrebbe rovinare l'effetto che voi desiderate ottenere.
La teoria va bene, ma ovviamente in un test dobbiamo giudicare qualsiasi teoria progettuale contro le situazioni pratiche di scatto. Pertanto, il direttore del laboratorio di Modern Photography, Tony Nagatomo, è stato inviato in Florida (essendo un freddo inverno presso la sede di Modern a New York) con la Nikon FA predisposta in automatismo AMP ed un secondo apparecchio, una Nikon FE2, con esposizione automatica bilanciata al centro. Usando un 50 mm f/1,4 AI-S Nikkor, è stata scattata tutta una serie di diapositive su pellicola Fujichrome 100 concernenti soggetti e condizioni di illuminazione dove l'AMP avrebbe dovuto presentare delle esposizioni migliori rispetto a quelle ottenute con l'esposizione bilanciata al centro. Abbiamo allo stesso tempo tentato di individuare situazioni non troppo insolite, in cui non sapevamo se l'AMP si sarebbe saputo destreggiare. Le foto sono state scattate con entrambi gli apparecchi a varia distanza dal soggetto, sia in posizione normale che verticale. In totale, sono state fatte oltre 250 paia di foto da confrontare ed esse sono state analizzate per vedere se l'AMP valeva tutto il bene che se ne diceva. In linea di massima, con illuminazione piatta, l'AMP non fa nulla, né avrebbe alcuna ragione di farlo, poiché l'esposizione bilanciata al centro ha sempre fornito buone esposizioni in tale situazione. In caso di forti controluce in cui il sole od altre luci violente superiori a 16 EV appaiono nell'area dell'immagine, l'AMP fornisce senza dubbio una migliore esposizione, aiutando un soggetto in controluce come la testa della ragazza così come consentendo una migliore esposizione globale per un tramonto. E' tuttavia ovvio che la tradizionale sottoesposizione della scena principale fornita da una misurazione bilanciata al centro, che misura in pratica soltanto il sole, produce un più piacevole tramonto. L'AMP ha risolto egregiamente le scene in esterni molto luminosi in cui appaiono delle ampie zone di ombra, aumentando l'esposizione. Siamo rimasti tuttavia sorpresi nello scoprire che una grossa zona di ombra centrale con soggetto come nella foto di una ragazza con l'ombrello non ha ricevuto alcun vantaggio dall'AMP. Un'altra scena con una ragazza in ombra posta davanti ad un tronco d'albero in controluce non è migliorata nonostante l'impiego dell'AMP. Tuttavia, in scene che presentano un complicato controluce scenico l'AMP risponde egregiamente con più esposizione, aprendo perciò le ombre. L'AMP ha anche aiutato le foto di un tavolo con le sedie ombreggiate dall'alto dall'ombra di un portico, aumentando anche in questo caso l'esposizione ed ottenendo un risultato più gradevole.
In interni, l'AMP ha alcune sorprese in serbo. Un interno in forte controluce provocato dalla porta centrale aperta si è rivelato eccessivo da risolvere anche per l'AMP, tuttavia la stessa situazione con la porta aperta posta nel settore destro del l'immagine ha risposto perfettamente all'AMP. (Ciò potrebbe però essere dovuto al fatto che la luminosità della porta aperta nella prima foto è risultata oltre i 16EV ed in tal caso l'AMP avrebbe tagliato tale lettura basandosi esclusivamente sul livello di luminosità della parte restante dell'immagine. Dalla nostra esperienza con alcune foto così come in molte altre nelle quali abbiamo posto i nostri soggetti al centro dell'immagine, abbiamo dedotto che la capacità dell'AMP di compensare forti controluce appare in modo più evidente quando il soggetto o la forte fonte di luce non è posta al centro dell'immagine (a parte i tramonti, come già abbiamo detto). Ci è stato detto che certe scene notturne quali luci al neon, paesaggi cittadini con molte luci e scene di palcoscenico con il soggetto illuminato da uno spot contro uno sfondo nero, si affrontano meglio con una esposizione bilanciata al centro. Ciò si è rivelato vero, poiché l'AMP tende a produrre in tali circostanze delle sovraesposizioni. In tutti i casi dove l'AMP ha alterato una lettura bilanciata al centro, tali correzioni erano volte ad una maggiore esposizione. In nessun caso il sistema ha prodotto una esposizione più breve rispetto ad una corretta esposizione automatica bilanciata al centro. Sembra che questo mistero sia dovuto al fatto che il 10 per cento delle situazioni in cui il bilanciamento al centro non è sufficiente sia composto da sottoesposizioni e non da sovraesposizioni. Riteniamo che l'AMP fornirà certamente un maggior numero di negativi e di diapositive correttamente esposte di quanto sia in grado di fare l'esposizione automatica bilanciata al centro. Tuttavia, anche se l'AMP è in grado di fornire più del 90 per cento di esposizioni perfette, ancora non arriva al 100 per cento ed in alcuni casi, anche in controluce e con grossi soggetti centrali, preferiremmo impiegare l'esposizione bilanciata al centro. Se avete in mente delle foto di "effetto", sia che si tratti di un tramonto o di altro, l'AMP non fornirà il risultato desiderato. Il sistema infatti vi dà la migliore esposizione media senza alcuna tendenza a sovra o sotto esporre. Perciò in clamorosi tramontì sottoesposti, silhouette o foto in "high key" fortemente sovraesposte, l'AMP non è certo il "tocco magico".
Nelle nostre prove pratiche con la Nikon FA siamo stati più fortunati che con altri apparecchi poiché abbiamo potuto utilizzare due esemplari senza posa per periodi di circa un mese ciascuno, in climi freddi ed invernali così come nelle forti umidità e le alte temperature tipiche del Pacifico del Sud. Molto spesso le situazioni e la necessità di scattare rapidamente hanno reso quasi impossibile effettuare precisi appunti concernenti le differenze tra i valori forniti dal sistema AMP (a cui ci siamo affidati) e quelli dati dall'esposizione bilanciata al centro (naturalmente abbiamo ovviato a ciò nei nostri lunghi ed accurati test effettuati in Florida). Ma siamo rimasti più che soddisfatti delle nostre diapositive spesso scattate nell'accecante sole tropicale con forti ombre del fogliame. Tutte le volte, ovunque, l'apparecchio si è comportato come una Nikon dovrebbe, cioè con completa affidabilità. Abbiamo solamente avuto qualche problema di contatti elettrici con la pila al litio da 3 Volt fornita con l'apparecchio, difficoltà altre volte incontrate sempre con pile al litio da 3 Volt in apparecchi nuovi. Tutto si è risolto non appena abbiamo sostituito la pila con due da 1,5 Volt all'ossido d'argento.
Nadir © 04/2002
Si ringrazia l'Editrice Reflex per l'autorizzazione alla pubblicazione di questo articolo (Foto Test 84)
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