UNA DELLE AMMIRAGLIE PIÙ SIGNIFICATIVE DEGLI ANNI '80, ANCORA OGGI APPREZZATA DA MOLTI PROFESSIONISTI E FOTOAMATORI.
Da quando ho la F3? Da tanto.Le maggiori dimensioni e peso erano tipiche della maggior parte delle "ammiraglie" dello stesso periodo, quasi un segno distintivo dai modelli "amatoriali" (lo scrivo tra virgolette perché non mi sento di chiamare "amatoriali" una Nikon FM o FE2).
Peso e dimensioni erano anche segno di sovradimensionamento delle parti meccaniche e della struttura, quindi robustezza, solidità ed affidabilità: requisiti indispensabili per una reflex professionale (non che questo sia una garanzia, molte reflex grosse e pesanti si rompono in continuazione, ma la sensazione è quella).
La Nikon era ferma, come modello professionale, alla F2 sin dagli inizi degli anni '70: robusta ed affascinante quanto volete, ma ormai decisamente antiquata. Nei listini della concorrenza era possibile trovare fotocamere ben più interessanti.
Nikon non può restare ancora indietro e nel 1980 presenta la F3, la prima Nikon professionale a fare largo uso dell'elettronica. Com'era prevedibile (i fotografi dell'epoca erano molto tradizionalisti), la fotocamera viene accolta con molte remore e grande scetticismo.
La F3 era *troppo piccola* rispetto alla F2, quindi doveva essere per forza fragile ed inaffidabile! Inoltre l'otturatore elettronico, controllato al quarzo, non funziona senza pile: un professionista non poteva correre il rischio di "restare a piedi"!
L'osservazione, più che tipica dei fotografi degli anni '80, non era motivata se non dall'abitudine storica della non-dipendenza dalle pile: anche l'automobile senza benzina non funziona e nessuno si è mai lamentato della mancanza dei pedali, ed oggi davvero nessuno si pone più di questi problemi (io, tuttavia, essendo un po' più stagionato, non disdegno di avere almeno un tempo di scatto meccanico per emergenza anche se non mi è mai capitato di restare senza pile). A poco serve, per convincerli, il tempo di scatto meccanico (uno solo e coincidente col sincroflash), in grado di funzionare anche senza pile.
Altra novità poco apprezzata è l'automatismo a priorità di diaframmi ("da quanto in qua una reflex professionale può essere elettronica ed automatica?"). La Contax, con la RTS, aveva già iniziato da anni ad aprire questa strada, ma i luoghi comuni e le fissazioni sono lenti da superare. Le criticate F3, RTS II e Pentax LX, restano ancora oggi delle fotocamere affidabili ed apprezzate: il tempo ha dato loro ragione, e non può essere un caso che siano sopravvissute a molti modelli successivi.
Per la linea si decide di ricorrere alla matita di un designer: Giugiaro aveva già disegnato la Nikon EM e questa volta si cimenta nell'arduo compito di rendere "aggraziata" una fotocamera di ben più notevoli dimensioni. L'operazione, secondo me, è riuscita perfettamente: la F3 è bella e, tutto sommato, riesce a sembrare più compatta di quello che è in realtà.
La F3, ancora tutta in metallo, è particolarmente ricca di accessori e funzioni: può cambiare ben 5 pentaprismi differenti, 3 oculari, 22 schermi di messa a fuoco (20 all'inizio, e non sono intercambiabili con quelli della F2 perché la forma è diversa), un gran numero di dorsi, accessori, tutte le ottiche mai prodotte per le reflex Nikon, comprese le vecchie F-mount non modificabili (da usare solo in stop-down). È davvero difficile che abbia noie meccaniche o elettroniche e, a quanto mi risulta, è ancora perfettamente riparabile.
IL MIRINO - È molto luminoso e può vantare, caratteristica alquanto rara e riservata di solito solo alle "top-level", la visione del 100% del campo inquadrato. Altra peculiarità è che il blocco del pentaprisma si può sfilare e sostituire con altri modelli: il minuscolo display a cristalli liquidi diventa però praticamente illeggibile in questo modo (almeno per chi come me ha ormai seri problemi di presbiopia), però si può scattare in automatismo a priorità di diaframmi fidandosi della propria esperienza che la fotocamera esporrà senza errori. Il pentaprisma esiste in versione normale, nei modelli più vecchi, ed in versione HP, High, Eyepoint, per facilitare la visione ai portatori di occhiali (sono comunque intercambiabili). Per la prima volta in casa Nikon, veniva adottato uno schermo a cristalli liquidi al posto dei LED tipici delle fotocamere con otturatore elettronico (uno stratagemma all'epoca molto costoso per ovviare al problema del consumo delle batterie. Per lo stesso motivo i dati nel mirino si attivano premendo leggermente il pulsante di scatto e si spengono dopo 16 secondi). Nell'uso pratico, in luce scarsa, si può attivare la lampadina di retroilluminazione del display, che illumina anche la scala piccola dei diaframmi, visibile nel mirino attraverso un periscopio, posta sugli obiettivi dalla serie AI in poi. Usatela con parsimonia: questa lampadina è capace di succhiare ogni barlume di elettricità dalle vostre batterie in neanche mezz'ora!
Un difetto del piccolo display a cristalli liquidi doveva essere la sua durata nel tempo (almeno così era stato detto all'epoca sulle riviste più autorevoli): fatto sta che quello della mia F3, dopo circa 20 anni, funziona benissimo e si legge ancora perfettamente.
L'OTTURATORE - Prodotto esclusivamente da Nikon, è particolarissimo. Le tendine sono due fogli di titanio lavorato che scorre orizzontalmente arrotolandosi su due tamburi (come le normali tendine in tela). Ha un sincroflash molto lento, 1/80 di secondo, e permette tempi di esposizione da 8 sec. a 1/2000 di sec. Esiste anche un secondo pulsante di scatto, d'emergenza, con scatto meccanico ad 1/60 di secondo. Le prestazioni sono, in verità, un po' scarsine, ma anche in questo caso dobbiamo ricordare che la scelta tipica delle ammiraglie degli anni '80 era di avere delle prestazioni meno esasperate di quelle dei modelli amatoriali: in fondo sono allineate a quelle della Contax RTS II e della Pentax LX. Doveva essere una garanzia di maggiore robustezza anche se oggi le ammiraglie si riconoscono, oltre che dalle maggiori dimensioni e peso, anche dalle super-prestazioni (ed a questo punto sarebbe d'obbligo porsi qualche domanda: negli anni '80 erano incapaci di progettare una fotocamera professionale che avesse il sincroflash ad 1/125 o 1/250 come i modelli amatoriali, o le ammiraglie di oggi sono meno longeve e robuste? Fatto sta che anche i velocissimi otturatori delle mie Nikon FE2 e Contax 159 non hanno mai dato segni di cedimento e continuano a lavorare senza problemi).
Un'altra rarità è la posa "T": credo che davvero pochi si ricordino della sua esistenza, ma vale la pena di segnalarne la presenza. È una specie di posa B, quindi serve per le lunghe esposizioni, ma funziona senza bisogno di scatto flessibile. Premendo una volta il pulsante di scatto, l'otturatore si apre e, di solito, premendolo una seconda volta, l'otturatore si chiude. Purtroppo questa consuetudine non è valida con la F3 che funziona in modo un po' più complicato e meno pratico: bisogna girare la ghiera dei tempi su una posizione diversa da "T", cosa scomoda e rischiosa (è facile far vibrare la fotocamera). Una cosa importantissima, però, della posa "T" della F3 è che non richiede energia elettrica, mentre le consuete lunghe esposizioni con la posa B consumano rapidamente le batterie: una bella comodità!
L'ESPOSIMETRO - Ai primi tempi può portare a molte esposizioni sbagliate: la colpa è della sua diversa progettazione rispetto a quelli classici Nikon, ma in compenso, una volta presaci la mano, è molto preciso.
Non è il classico semispot Nikon 60/40, cioè pesato al 60% al centro ed al 40% fuori, ma è un 80/20, e questo 20% non è preso uniformemente nell'inquadratura, per giunta spostato verso l'alto. La cellula di misurazione, poi, per la prima volta in una Nikon professionale non si trova nel pentaprisma, ma dentro il corpo macchina, nel fondo, sotto lo specchio, puntata verso il piano pellicola. Lo specchio è semiriflettente, ha migliaia di minuscoli forellini nel rivestimento specchiante ed un secondo specchietto incernierato dietro al principale.
L'MD4, IL MOTORE DEDICATO - Permette di scattare ad una velocità di 6fps, ed alimenta anche l'esposimetro e l'otturatore, permettendo di togliere le due classiche pastiglie interne alla macchina. Con l'MD4 attaccato non funziona più l'interruttore on-off concentrico al pulsante di scatto, tutto è comandato dall'interruttore del motore. Il meccanismo di riavvolgimento fa presa direttamente sul rullino.
LE VARIANTI E LE VERSIONI SPECIALI
SUL CAMPO - Ancora oggi la F3 si usa con piacere: il pulsante di scatto, elettromagnetico, non è dolce come quello della Contax RTS II né vanta soluzioni particolari come la Pentax LX, ma resta in ogni caso una gran bella reflex, comoda ed istintiva da usare, forse la più tradizionale delle ammiraglie dell'epoca (la colpa è anche della lunga "gestazione" di ben 6 anni). L'unico comando davvero scomodo da usare è il minuscolo pulsantino sul pentaprisma che serve ad attivare l'illuminatore dei dati nel mirino: difficile da trovare e duro da azionare.
L'impressione di solidità è grande, e si adatta alla mano in maniera naturale pur non essendo "gonfiata" come le reflex delle ultime generazioni. Le dimensioni abbastanza contenute ed il peso accettabile, ne fanno una macchina pratica e maneggevole (è più piccola e leggera di una F90, per esempio), a patto di non montarle il motore: l'abbinata Nikon F3 + motore MD4 è davvero scomoda, ingestibile ed intrasportabile. Il tutto è più grosso di una F5 e più pesante di una F4S!
L'USATO - Si può comprare con relativa sicurezza (spesso chi ha comprato una F3 l'ha sfruttata a fondo prima di rivendersela), a meno di metà prezzo rispetto al nuovo. È bene fare dei controlli accurati e, possibilmente, riuscire ad ottenere almeno la garanzia di un mese da parte del negoziante.
Le tendine sono una delle prime cose da controllare: quelle con evidenti "ammaccature" sono destinate, a lungo andare a creparsi e lacerarsi, e la loro sostituzione è decisamente antieconomica. Quando acquistate usata una F3 con il motore, accertatevi che vi diano anche l'apposito tappino a vite, che chiude il foro del riavvolgimento, senza il quale la luce entra nel vano pellicola!
Rino Giardiello © 07/2002
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