TEST KONICA MINOLTA DYNAX 7D - SONY ALPHA
Agostino Maiello, ottobre 2006

Ai tempi della pellicola non ci sarebbe stato nulla di strano nel consigliare l'acquisto di una fotocamera fuori produzione e, per di più, di un produttore che è uscito dal settore fotografico: anche una reflex con qualche decennio sulle spalle, se utilizzata con pellicole moderne ed obiettivi validi, non aveva molto da invidiare - quanto a qualità d'immagine - a prodotti più recenti.
Col digitale le cose cambiano, perché la "pellicola" è dentro la fotocamera, perciò bisogna soppesare bene i pro ed i contro prima di investire cifre più che discrete in un prodotto non di ultima generazione.

Nadir Magazine © KONICA MINOLTA DYNAX 7D

Abbastanza massiccia e pesante, la 7D non è proprio bellissima. I comandi sul dorso (vedi foto sotto) sono tanti ed un po' caotici e ci si deve prendere la mano.

Nadir Magazine © KONICA MINOLTA DYNAX 7D

Nadir Magazine © KONICA MINOLTA DYNAX 7D

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La caratteristica che faceva della Minolta 7D una reflex speciale: l'antivibrazioni incluso nel corpo e non negli obiettivi.

Konica Minolta non è più presente sul mercato delle apparecchiature fotografiche, avendo ceduto a Sony il testimone (leggasi: uomini, know-how, brevetti…); il primo esito di questo trapasso è stata la Sony Alpha 100, che usa la baionetta Minolta A e che si presenta accompagnata da un nutrito gruppo di obiettivi sia zoom che a focale fissa. Molti sono i Minolta preesistenti opportunamente rimarchiati, altri sono di nuova concezione - tra cui alcuni Zeiss. A queste ottiche (al momento in cui scriviamo ne sono previste una ventina) si aggiungono le Konica Minolta pensate per il digitale lanciate sul mercato durante la non lunghissima presenza del marchio, e quelle ben più numerose realizzate da Minolta in passato (senza Konica) per corredare le varie reflex autofocus a pellicola - Minolta, come Canon, nel passare all'autofocus abbandonò la baionetta preesistente.
Tutto questo per dire che sì, la 7D ha un paio d'anni sulle spalle ed ormai il marchio è scomparso, ma in fondo il sistema è ancora vivo: oltre ai numerosissimi obiettivi disponibili, in prospettiva c'è il sistema Sony Alpha che può solo crescere. E, dettaglio non secondario, Sony nel rilevare le attività è subentrata anche nel servizio di assistenza tecnica, tuttora garantita.
Ecco dunque che una reflex digitale come la Dynax 7D, se trovata ad un prezzo ragionevole, può ancora svolgere egregiamente il proprio lavoro, se si resiste alla mania di correre dietro ai milioni di pixel.

Non si può dire che sia bellissima, la 7D: Minolta ha saputo fare di meglio. Di dimensioni e peso generosi (quasi 900 grammi solo corpo), ha due grosse ghiere sulla parte superiore ed un dorso occupato da un generoso LCD di 2,5 pollici (due anni fa, quando uscì la 7D, lo standard era 1,8") e da un buon numero di pulsanti e selettori vari. Ci vuole un po' di tempo per memorizzare il funzionamento dei vari comandi, ma nel complesso il sistema appare coerente - in fondo è più semplice adoperare una fotocamera con venti pulsanti progettati in maniera intelligente che una con dieci pulsanti privi di una logica sottostante. Se da un lato dunque si paga qualcosa in termini di curva d'apprendimento (e di estetica), dall'altro ci si ritrova con una fotocamera che consente di intervenire rapidamente su ogni impostazione, senza dover navigare tra menu e sottomenu.

Il corpo macchina è solido e ben costruito, al tatto trasmette una evidente sensazione di robustezza e, nonostante peso e dimensioni non siano certo contenuti, cade bene in mano e si impugna con piacevolezza.
Diverse caratteristiche della 7D, estetiche o funzionali, sono state poi riprese dalla Sony Alpha: troviamo l'interruttore d'accensione nell'angolo in alto a sinistra del dorso, il sensore per la disattivazione automatica del monitor sotto il mirino, l'interruttore dell'Anti-Shake nell'angolo in basso a destra. Anche qui manca il piccolo display LCD, ci si affida al solo monitor sul dorso (con rotazione automatica del contenuto durante la ripresa). La slitta portaflash ha l'innesto Minolta (mentre la Sony Alpha ha dato vita ad un attacco proprietario), e come con l'Alpha, l'assistenza all'autofocus richiede il sollevamento manuale del lampeggiatore.

Ad accendersi la 7D è piuttosto lenta ma nell'uso quotidiano appare, nel complesso, pratica e reattiva; l'autofocus, i comandi ed il pulsante di scatto lavorano bene. Il mirino, fornito di correzione diottrica, è ampio e luminoso (copre il 95% ed ha un ingrandimento di 0,9x) e comodo da usare anche per chi porta gli occhiali.

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Un'immagine cromaticamente piacevole e con una resa pulita, con un buon livello di dettaglio.

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Corretta ed equilibrata la risposta dell'esposimetro in una scena dal contrasto interno abbastanza elevato.

Dopo una giornata di scatti di vario tipo ed una volta scaricata la Compact Flash sul computer (a proposito, la capiente batteria fornita in dotazione ha retto senza problemi il carico di lavoro di un giorno intero, lasciando anche una discreta carica residua), l'esito della sessione fotografica è molto soddisfacente: sia con un obiettivo Minolta 50mm (progettato per le reflex a pellicola) che con uno zoom 17-35 f/2.8-4 (annunciato nel 2004 insieme alla fotocamera) le immagini sono apparse molto gradevoli ed offrono sempre un buon dettaglio, una resa cromatica piacevole, ed una brillantezza sufficiente anche se non esasperata.

Anche lavorando in pieno automatismo la 7D si è mostrata all'altezza, risultando affidabile in ogni situazione; solo il bilanciamento del bianco ha mostrato la corda in situazioni di luce incandescente, come del resto avviene un po' in tutte le fotocamere della concorrenza. In tali casi è preferibile tarare il bianco in manuale.
Per gestire le situazioni high-key è disponibile una modalità ISO 250, mentre all'opposto c'è una ISO 100 tarata per le riprese in low-key. Lavorando alle sensibilità più elevate le immagini risultano ancora più morbide, come conseguenza del sistema di riduzione del rumore; in compenso, il rumore è piuttosto contenuto fino ad ISO 800, e la perdita di definizione non pregiudica più di tanto la qualità delle immagini, comunque buona. A ISO 1600 il calo è evidente ma le immagini prodotte sono ben oltre la soglia di usabilità.
Come due anni dopo la Sony Alpha 100, anche la 7D incorpora il sistema di stabilizzazione delle immagini basato sui movimenti del sensore; attivabile mediante un interruttore posto sul dorso, l'Anti-Shake consente di guadagnare un paio di stop di "sicurezza" nei confronti del mosso, il tutto senza dover acquistare nuovi obiettivi: un pregio non da poco e che talvolta consente di utilizzare anche sensibilità ISO più basse, a tutto vantaggio della qualità d'immagine.

La Dynax 7D è una reflex di fascia media secondo gli standard attuali, che oggi dunque competerebbe nel segmento della Canon 30D o della Nikon D200. A due anni dall'uscita paga sicuramente qualcosa sul piano delle caratteristiche tecniche (sei megapixel, sincroflash a 1/160, velocità di scatto che non raggiunge i 3 fotogrammi al secondo), ma in generale ha una dotazione di funzioni di tutto rispetto – non ci siamo dilungati sulla valanga di impostazioni disponibili per personalizzare la fotocamera e la resa delle immagini, che diamo per scontate in una fotocamera di questa classe - ed a meno di esigenze particolari rimane una valida fotocamera in grado di realizzare ottime immagini e, nota non marginale, piacevole da usare. E' un prodotto ben costruito ma soprattutto ben progettato, che in un certo senso rinasce grazie al sistema Sony Alpha, e che non merita affatto di finire nel dimenticatoio. All'epoca ha pagato probabilmente il dazio di un prezzo non proprio competitivo (costava più della Canon 20D) e di un marchio che comunque non viene percepito come all'altezza di Canon e Nikon; oggi, trovata usata ad un prezzo accettabile, può essere un eccellente biglietto d'ingresso in un sistema molto valido e che ha tutte le premesse per rimanere in salute anche in futuro.

Agostino Maiello © 10/2006
Riproduzione Riservata

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Risolvenza, colori e resa dello sfocato sono su buoni livelli.

Scheda Tecnica
Sensore: CCD 23,5x15,7mm; 6,3 megapixel totali, 6,1 effettivi, 12 bit ADC.
Dimensione immagini: 3008x2000, 2256x1496, 1504x1000
Formati file: RAW, JPEG, RAW+JPEG
Mirino: pentaprisma con schermo Spherical Acute Matte, copertura 95%, ingrandimento 0,9x
Monitor LCD: TFT da 2,5 pollici, 207mila pixel.
Baionetta: Minolta A
Fattore di moltiplicazione rispetto al 35mm: 1,5x
Autofocus: su 9 punti; singolo, continuo, automatico. Disinseribile.
Assistenza AF: sì, nel flash.
Anti-Shake: sì
Blocco AE, Sollevamento manuale dello specchio, AE Bracketing, pulsante PDC: sì
Esposimetro: multizona (14 zone), media a prevalenza centrale, spot. Sensibilità esposimetro: da EV 0 a EV 20 (ad ISO 100 con ottica f/1.4)
Sensibilità ISO: Auto (da 100 a 400), manuale da ISO 100 a ISO 1600. ISO 3200 attivabile via menu.
Otturatore: da 30 secondi a 1/4000, posa B, sincroflash a 1/160 (1/125 se è attivo l'Anti-Shake)
Flash: NG 12, copertura 24mm (35mm equivalenti sul 24x36mm)
Velocità di scatto: fino a 3 fps
Connettori: USB 2.0, Video out, telecomando, alimentazione.
Schede di memoria: Compact Flash tipo I e II
Batteria: NP-400 agli ioni di litio, ricaricabile
Peso e dimensioni: 872g (corpo+batteria); 150x106x78mm