Le isole caraibiche di Trinidad e Tobago, situate proprio di fronte alle coste del Venezuela, in Sud America, costituiscono l’ultimo tassello di isole e isolotti che, partendo da Cuba, compongono un caratteristico arco nel mar dei Caraibi. Formano uno stato a sé stante e in Italia sono poco note in paragone agli itinerari percorsi normalmente dai nostri connazionali in quell’angolo di mondo. Tuttavia sono isole famosissime negli Stati Uniti, collegati direttamente con dei voli da Miami in Florida: rappresentano infatti uno dei più noti e accessibili paradisi tropicali per appassionati di ornitologia, con decine di uccelli stupefacenti per colori e dimensioni, che possono essere fotografati anche da pochi metri di distanza, grazie ad opportune mangiatoie disposte in giro per le isole.
Questo mi ha permesso di fotografare diverse specie di uccelli dai colori degni di un arcobaleno o di un quadro di Van Gogh in condizioni abbastanza agevoli e per di più senza macchine e obiettivi autofocus! Infatti le immagini sono state fatte a metà degli anni Novanta con attrezzatura Leica analogica, comprendente R4s, motore e Telyt 250/4, accompagnati dal solito cavalletto Manfrotto. So bene che al giorno d’oggi, grazie ai progressi tecnici, si ottengono immagini mirabolanti di uccelli in movimento, ma la mia testimonianza vuole essere un omaggio all’attrezzatura tradizionale che permette dei risultati tutto sommato apprezzabili, specie se la gentile avifauna si dimostra compiacente e desidera riposare un attimo su qualche ramo… chiaramente vicino alle mangiatoie!
Per districarsi tra le centinaia di specie sono fondamentali un buon binocolo e il manuale Birds of Trinidad e Tobago di Richard FFrench, zeppo di illustrazioni sul variopinto mondo alato delle isole.
Colibri Smeraldo
Il mio compagno fotografico è stato il Leica Telyt 250mm f/4 nella seconda versione, apparsa nel 1980 e pesante 1280g, contro i 1400 e rotti della ingombrante prima versione per Leicaflex. Questo Telyt è lungo 20 centimetri, possiede una minima distanza di messa a fuoco di 1,7 metri e uno schema ottico di 7 lenti in 6 gruppi con disegno made in Canada. Paraluce telescopico incorporato da usarsi sempre, sia contro i riflessi che contro l’umido della foresta, specie al mattino presto. Spesso ho usato un filtro Skylight per protezione della lente frontale nelle riprese tra il fogliame. A dire il vero gli MTF di questo obiettivo, che non possiede vetri esotici, non sono esaltanti, specie a tutta apertura, in confronto alle prestazioni mirabolanti dei successivi teleobiettivi Leica in versione Apo. E’ evidente la presenza dell’aberrazione cromatica, tipica di un teleobiettivo senza correzione Apo, il che contribuisce ad abbassare la nitidezza. Tuttavia, chiudendo il diaframma di un paio di stop ed usando il treppiedi per una messa a fuoco accurata, si possono ottenere risultati validi, con colori freddi e spaziati, considerando che, anche se i bordi del fotogramma restano sempre penalizzati, in questo genere di fotografia è la parte centrale del fotogramma ad essere importante, in quanto la morbidezza delle aree periferiche contribuisce maggiormente alla sensazione di nitidezza dell’area centrale.
La testa del MotMot ripresa con un colpo di fortuna ravvicinato a f/8: neanche Van Gogh avrebbe saputo immaginare accoppiamenti di colore simili!
Esposizione sempre spot, per non fare influenzare l’esposimetro dai verdi della vegetazione, e pellicole da 100 e 400 ISO. Ricordo infine che trovandoci in ambiente tropicale, la foresta è onnipresente e spesso gli uccelli si vedono chiaramente ma rimangono in ombra, vanificando tutta la loro eclatante bellezza coloristica. Occorre pertanto una pazienza certosina, nell’attesa che il famoso e sperato colpo di luce ne metta in mostra per pochi istanti le caratteristiche di colore, spesso stupefacenti: in queste occasioni il motore concretizza in pochi secondi tutta l’ansia e la tensione dell’attesa.
Pappagallo: un altro esempio di accoppiamento di colori carnevaleschi, Telyt con Extender 2x, f/8 in pieno sole.
Rispetto ai cannoni degli appassionati ornitologi americani, tra i quali i 300/2,8 di varie marche, il Telyt sembrava quasi un giocattolo, ma in realtà permetteva una trasportabilità e una velocità di puntamento molto favorevole e inoltre, accoppiato al duplicatore Leica Extender 2x e diaframmato a f/8, sempre naturalmente con treppiedi e flessibile, mi ha permesso di cogliere particolari impensabili, diventando un 500/8, ovvero un teleobiettivo di tutto rispetto.
Le foto sono qui a testimoniarlo e credo che, ancora una volta, i risultati sul campo dicano di più delle fredde curve degli MTF, importanti e fondamentali, ma rappresentanti solo di una parte della verità su un obiettivo, considerazione che ho imparato sul campo nel corso degli anni.
L’esperienza e la passione contano molto di più dei risultati ottenibili col banco ottico MTF: provare per credere!
Pierpaolo Ghisetti © 07/2017
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Il leggendario Colibri Rubino-oro, grande solo 7 centimetri e classificato tra gli uccelli più belli del pianeta. Normalmente è tutto nero, ma quando viene illuminato adeguatamente le squame del petto s’illuminano improvvisamente, rivelando la sua presenza. Molto difficile da fotografare in questa livrea spettacolare. Telyt 250mm duplicato.
Volo di Ibis Scarlatti al Caroni Swamps, spettacolo indimenticabile di centinaia di Ibis che al tramonto sorvolano questa grande zona umida per riposare sulle Mangrovie. Telyt 250mm e pellicola da 400 ISO, a mano libera da imbarcazione.