Un viaggio nel nord della Spagna, e precisamente nell’affascinante città galiziana di Santiago di Compostela, è stata l’occasione per ritrovare le sensazioni e le meccaniche di una volta. Su una semplice e affidabile Leica IIf del 1955, ho montato un’ottica leggendaria e molto rara nella versione a vite 39x1, ovvero il Summicron 35/2 del 1959, primissima versione di questo mitico obiettivo, aggiungendovi il paraluce IRROA e il mirino SBLOO.
Vediamo nei particolari questa attrezzatura d’epoca, ancora perfettamente funzionante.
La Leica IIf è la versione semplificata del noto e diffuso modello IIIf, ma senza i tempi lunghi di otturazione. La mia è una versione con numeri rossi e tempo massimo di 1/1000 di sec, costruita in oltre 14.000 esemplari. I cosiddetti numeri rossi si riferiscono ai tempi syncro per i vari tipi di flash, caratteristica precipua della serie F, anche se ora ormai dimenticata, e a un nuovo tipo di otturatore definito leggero, cosa che manca alla prima serie produttiva di queste macchine, definite numeri neri. Si tratta pertanto di una modello evoluto e all’apice dell’abilità costruttiva Leitz, con una meccanica sicura e raffinata in tutti i particolari.
Il telemetro, separato dalla finestrella di mira, è ancora ben contrastato e permette la messa a fuoco con sufficiente precisione anche a tutta apertura. Sulla sinistra è presente una levetta per una piccola correzione diottrica. E’ assente l’autoscatto, applicabile all’epoca in fabbrica su richiesta. Il contafotogrammi è manuale e va posizionato sempre sullo zero ad ogni caricamento pellicola. Proprio il caricamento del film rappresenta il punto delicato dell’apparecchio: dato che il dorso non è basculabile, come nelle successive macchine della serie M, occorre sagomare opportunamente la pellicola, allungandone la coda. Una volta fatto ciò, la si inserisce nel rocchetto ricevente, rispettando la lunghezza della fessura dell’apparecchio. Poi si incastrano al loro posto i due rocchetti, spingendoli a fondo. Fatto questo si avanza il pomello a destra: se il pomello di sinistra gira senza strappi, la pellicola è stata inserita correttamente e si può chiudere la macchina con l’apposito fondello, altrimenti occorre ripetere la procedura. Sembra difficile ma in realtà occorre solo un minimo di manualità.
Da rimarcare che la Leitz offriva anche un apposito accessorio, denominato ABLON, per sagomare correttamente la pellicola. Quella utilizzata è una Kodak Ektar 100, appositamente scelta per i suoi colori vivaci: i tempi di otturazione impiegati sono sempre stati intorno ad 1/100 di sec. e mantengono pertanto una buona dose di sicurezza operativa, considerando il fatto che la IIf al momento dello scatto, secco e deciso, non introduce nessuna vibrazione. Da notare che il pomello di avanzamento film, pur scorrendo perfettamente, talvolta è irritante per le dita, a causa della sua fitta zigrinatura.
Il Leitz Summicron 35mm F/2 usato è la versione SAWOO, ovvero quella con innesto a vite 39x1m, prodotta in soli 577 esemplari certificati, contro una produzione totale di 40.000 esemplari, tutti per Leica M. Questo obiettivo, progettato dal noto Walter Mandler della Leitz Canada, possiede il classico schema a Doppio Gauss, con il settimo elemento in ossido di lantanio, una terra rara che entrerà nella mitologia Leitz. Il mio esemplare è stato costruito a Wetzlar, in quanto la produzione è stata divisa tra Canada e Germania. Questa versione, comunemente definita 8 lenti per differenziarla dalle versioni successive a 6-7 elementi e poi asferica, ha assunto uno status leggendario per la plasticità che dona ai soggetti. I primi due diaframmi di lavoro di questo Summicron, che ben si focheggia grazie alla pratica linguetta che blocca la messa a fuoco su infinito, presentano una risoluzione molto bassa e un’accentuata vignettatura: il diaframma complessivamente migliore per compensare le varie caratteristiche, mantenendo un’apertura relativa abbastanza utilizzabile anche con luce scarsa, è F/4. A F/5,6 si ha una definizione ottimale, con ottima incisione ma con contrasto sempre relativamente basso. La pellicola Ektar da me utilizzata contribuisce grandemente a superare queste limitazioni. Evidente la sofferenza dell’ottica alla luce laterale, anche se dotata dell’apposito paraluce.
Nella mia esperienza fotografica questo Leitz Summicron dà il meglio di sé nel bianconero, magari nel ritratto ambientato, con piani differenziati di messa a fuoco. Questo obiettivo, come accennato sopra, necessita di due fondamentali accessori: il paraluce apposito, codice IROOA, necessario a contenere i riflessi, e il mirino apposito da 35mm SBLOO, dotato di una magnifica visione chiara, precisa e soprattutto indispensabile, in quanto le macchine Leica della serie a vite non possiedono un mirino interno che copra questa focale.
Il controllo dell’esposizione è stato effettuato ad occhio oppure servendosi talvolta di un piccolo esposimetro Voigtlaender VC, rivelatosi molto preciso.
Superato felicemente il caricamento della pellicola, l’unica vera difficoltà operativa è costituita dalla doppia operazione di messa a fuoco: una nella macchina, e l’altra nell’esatta inquadratura nel mirino SBLOO. Occorre pertanto effettuare due stime diverse, e in questo il mirino di una Leica M, dotata di cornicette e telemetro integrato, si rivela in tutta la sua notevole sintesi, oltre a mostrare una chiarezza ineguagliata della visione d’insieme. Ma la nostra prova-esperienza ha anche questa funzione: ritrovare il gusto dell’evoluzione storica degli apparecchi fotografici.
Santiago è ormai universalmente nota per il cammino-pellegrinaggio che parte da diversi punti in Europa e converge sulla città galiziana. E’ una città rinata dopo il duemila, con un notevole patrimonio architettonico importante di chiese, magici e suggestivi chiostri palazzi imponenti, piazze e fontane. Naturalmente il polo d’attrazione imprescindibile è la grande piazza ove svetta la meravigliosa cattedrale, gigantesca e complessa, che nasconde al suo interno autentici capolavori di arte sacra come il commovente Portico della Gloria (purtroppo non fotografabile) e il sepolcro dell’Apostolo Giacomo (Santiago, in spagnolo), Santo Patrono di Spagna.
Grande è l’afflusso di visitatori, sia normali turisti che pellegrini: pertanto è ricchissima l’offerta turistica, tra cui il meraviglioso Parador, un albergo situato in un palazzo storico di eccezionale bellezza, oltre a locali di ogni tipo e naturalmente non mancano gli artisti di strada, vero punto di richiamo per i fotografi, anche perché alcuni mostrano una notevole inventiva scenica.
Perché questa esperienza? Per ritrovare i gusti e gli aromi di un passato lontano, che non tornerà più. Per assaporare gli odori della pellicola e dell’olio della meccanica. Per ritrovare una gestualità perduta ma mai dimenticata. Per avere la conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il materiale Leitz ha una capacità di durare nel tempo che supera la migliore immaginazione. Tuttavia occorre una precisazione: è molto difficile con questa attrezzatura impostare delle inquadrature vivaci, e pertanto mi sono limitato ad immagini statiche, e diciamo, classiche.
A proposito: nessuna immagine è stata vista sul display posteriore della IIf prima dello sviluppo del film Kodak… e non vi sembra un motivo sufficiente per ritrovare la sorpresa gioiosa della fotografia a pellicola?
Pierpaolo Ghisetti © 11/2019
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