Il Laos è un paese della penisola indocinese attraversato dal grande fiume Mekong, lungo quasi 5000 chilometri, reso famoso anche da numerosi film come “L’Amante” o il leggendario “ Apocalypse Now”, e che, dalle sorgenti tibetane, attraversa molte nazioni del Sud-Est asiatico. Non meraviglia pertanto che in Laos paese senza sbocchi sul mare, si mangino molte varietà di pesce, provenienti appunto dalle acque del Mekong.
Ricchissimo di templi di stile unico e inconfondibile, il Laos offre il meglio durante una passeggiata, magari serale, nella via principale dell’affascinante antica città di LuangPrabang, dove la bellezza dei templi si fonde con l’incanto notturno delle mille luci dei lumi tremolanti.
I mercati, talvolta molto poveri e dove vengono offerti in vendita animali spesso a noi sconosciuti, tutti provenienti dall’immensa foresta circostante, offrono sempre diverse varietà di pesci di tutte le forme e dimensioni, alimento primario e privilegiato della popolazione.
Come ottica centrale, in questo ennesimo viaggio nella penisola indocinese, ho scelto lo zoom Leica Vario Elmar 35-70/3.5, seconda versione, montato su una Leica R6.2 ed integrato da un 24 e un 180 Apo Telyt, uno degli obiettivi da me preferiti in assoluto. Anche se la variazione focale dello zoom 35-70mm può sembrare limitata, la sua grande versatilità, il peso contenuto e la qualità lo rendono un perfetto compagno di viaggio, e posso affermare che l’ottanta per cento delle foto del viaggio in Laos sono state scattate con quest’ottica.
La prima versione di questo zoom, di derivazione Minolta e Made in Japan, è stata presentata nel 1983, e si riconosce per il passo filtri E60. Nel 1988 viene presentata la seconda versione, da me utilizzata, che si riconosce per il passo filtri aumentato a E67, peso che passa da 420 a 450g, con costruzione Made in Germany. La formula ottica è identica per le due versioni, in 8 lenti in sette gruppi. Una ulteriore differenza tra le due versioni si trova nella messa a fuoco, ruotante nella prima, rettilinea nella seconda.
Le pellicole da me utilizzate sono le classiche diapositive Velvia da 100 ISO e la Rollei 200 per dia in bianco e nero, a mio parere adatte a rendere i soggetti dei mercati come oggetti astratti.
Infatti il tema del mercato esotico è stato affrontato diverse volte e alla lunga risulta ripetitivo nelle situazioni e nelle immagini, che variano al massimo in base all’etnia ripresa. Pertanto ho deciso di fare riprese il più possibile astratte, tipo still-life, evitando le persone.
Lo zoom Leica è leggermente ingombrante a causa della sua lente anteriore, ma risulta perfettamente bilanciato, col paraluce incorporato a scomparsa e una comoda ghiera di zoommata leggermente sagomata, in modo da distinguerla immediatamente da quella di messa a fuoco. Come ci si aspetta da un obiettivo Made in Germany le due ghiere scorrono perfettamente frizionate, con unica limitazione la messa a fuoco minima ad un solo metro, mentre sarebbe stata forse preferibile di almeno 60cm. La distorsione alla focale da 35mm è leggermente visibile, intorno al 3%, ma solo nelle foto di architettura, naturalmente, mentre tende a perdersi in quelle etnografiche, mentre il contrasto è già alto a f/4. A 70mm il contrasto si mantiene sempre alto, ma tende leggermente ad abbassarsi con la minima distanza di messa a fuoco, per cui è consigliabile diaframmare sia per recuperare un minimo di pdc che per aumentare le prestazioni. Molto buona la resa cromatica, pura e trasparente, senza dominanti.
Si tratta di un ottimo zoom, compatto e leggero, utilissimo in una moltitudine di situazioni, ma a mio parere non all’altezza delle focali fisse, specie a paragone dei Summicron f/2. Naturalmente tra portare 2/3 obiettivi ed uno solo si sente non solo la differenza di peso, ma soprattutto si avvantaggia la velocità operativa. Se si riesce a diaframmare lo zoom verso f/5,6 o meglio sino ad f/8 le differenze con le focali fisse si attenuano molto, tranne ai bordi. Come con tutti gli zoom la focale variabile tende ad impigrire l’operatore, che finisce quasi sempre a rimanere fermo in un punto di ripresa, accontentandosi semplicemente di cambiare focale ma non prospettiva. Occorre pertanto svincolarsi da questa pigrizia operativa e sforzarsi di ricercare sempre nuovi punti di ripresa, a dispetto della zoommata facile.
In definitiva occorre ricordare che si tratta di un’ottica degli anni ottanta, che pur non raggiungendo le prestazioni fantastiche degli ultimi zoom asferici della Casa, propone standard di qualità elevati senza evidenti cedimenti.
Un buon compagno di viaggio.
Pierpaolo Ghisetti © 01/2017
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