Il Makro-Planar CF 135 mm f/5,6 è un classico obiettivo "bellows" (altrimenti detto "in montatura corta"), privo cioè di elicoide di messa a fuoco. Questa si effettua mediante il soffietto di estensione (come avviene nelle camere di grande formato), oppure utilizzando tubi di prolunga ad estensione variabile (dotati - loro sì - di elicoide). In unione col soffietto originale, gli obiettivi bellows garantiscono una messa a fuoco che va dall'infinito a un rapporto di riproduzione che supera di poco 1:1 (di più se vengono invertiti).
Schema ottico e curve MTF del Makro-Planar CF 135 mm f/5,6.
Il Makro-Planar CF 135 mm f/5,6.
Il borgo e il castello di Verrua Savoia, particolare di una stampa settecentesca (riprodotta sotto). Le dimensioni dell'originale hanno richiesto un rapporto di riproduzione superiore a 1:1. Nonostante questo la nitidezza è assoluta. Sulla diapositiva originale è possibile distinguere senza incertezze i particolari più minuti. Hasselblad 503 CW con Makro-Planar CF 135 mm f/5,6 su soffietto di estensione. Flash anulare Sunpak in funzionamento TTL. Pellicola Fuji Velvia 100F.
Qui sopra la carta raffigurante la "Principauté du Piémont" da cui è tratto il particolare (indicato dalla freccia). Sinar P con dorso 6x9. Obiettivo Sinar Sinaron SE 150 mm f/5,6. Pellicola Fuji Velvia 100F.
Federico che guarda la TV. Prova del Makro-Planar a distanza media e in luce naturale (1/15 sec a f/8). Pellicola Fuji NPH 400.
Qui a sinistra sono illustrati lo schema ottico del Makro-Planar 135 (sopra) e le curve MTF (sotto), rilevate a f/11 e a un rapporto di riproduzione di 1:5. Come si vede il grafico descrive un rendimento di tutto rispetto.
La luminosità dell'obiettivo non è eccezionale, data l'apertura relativa massima pari a f/5,6. Se si scende al rapporto di 1:1 la luminosità diventa pari a f/11: nel fitto di un bosco non è facile inquadrare e mettere a fuoco con precisione. Tuttavia già sappiamo che in casa Hasselblad si privilegiano le prestazioni, anche a scapito di un diaframma in più.
Nelle prove da noi effettuate il Makro-Planar ha dimostrato doti di risolvenza e contrasto eccezionali, come dimostrano, scansione permettendo, le immagini pubblicate in questo articolo.
In studio
La riproduzione di documenti è una prova decisamente severa per un obiettivo: il potere risolvente, il microcontrasto, la planeità di campo e la distorsione sono i parametri critici, in base ai quali si è spesso costretti a bocciare senza possibilità di appello molte ottiche comunemente ritenute buone, quando non eccellenti, nell'uso normale. La resa del Makro-Planar si è rivelata in questo caso eccezionale, garantendo una perfetta leggibilità dei particolari più minuti anche a forte ingrandimento. Una prova comparativa effettuata sul formato 4x5 pollici con un obiettivo apocromatico appositamente progettato per la fotografia ravvicinata in grande formato (Rodenstock Apo-Ronar 300 mm f/9) non ha di fatto evidenziato differenze significative in termini di definizione.
Nel ritratto
Nel ritratto a breve distanza la resa è eccellente, anche troppo, dato che la definizione è tale da mettere in evidenza tutti i particolari, compresi i piccoli difetti della pelle. Se usato in questo modo l'obiettivo dovrebbe essere equipaggiato con un filtro Softar. A distanza media il Makro-Planar ha una resa più che buona e genera negativi ancora ben contrastati.
All'infinito
Come tutti gli obiettivi macro, anche questo 135 mm non brilla eccessivamente nelle riprese a grande distanza. Intendiamoci: è uno Zeiss progettato per Hasselblad, e questo vuol dire che la sua resa all'infinito è decisamente superiore a quella di altri obiettivi progettati per distanze medio-lunghe. Noi lo abbiamo confrontato con il Planar 100 mm f/3,5 che - come già descritto in un precedente articolo - è un obiettivo a dir poco superbo, quasi sicuramente il migliore all'interno della famiglia Hasselblad. Osservando la diapositiva, si notano un contrasto leggermente inferiore e una minore "ariosità" rispetto a quanto rilevato con il "normale" da 100 mm.
In macro
Abbiamo ovviamente provato il Makro-Planar anche sul campo, equipaggiandolo con un flash anulare Sunpak con adattatore TTL SCA su Hasselblad 503 CW. Il numero-guida ridotto del flash anulare, unito ai diaframmi chiusi necessari per ottenere la necessaria profondità di campo alle brevi distanze di ripresa, ha imposto l'uso di un secondo flash. La scelta è stata dettata anche dal fatto che la luce piatta e uniforme del flash anulare mal si adatta a soggetti tridimensionali ripresi nel loro ambiente naturale: abbiamo perciò deciso di lasciare al Sunpak la funzione di bilanciamento delle ombre ed equilibratura dei contrasti, affidando al Metz 45 CL-4 il compito di luce principale. Questa configurazione ha consentito l'uso di diaframmi piuttosto chiusi: l'apertura di lavoro normalmente utilizzata è stata f/22, con tutto vantaggio per la profondità di campo.
Nell'immagine qui a lato, l'attrezzatura usata per realizzare le macro riprodotte sotto: Hasselblad 503 CW con soffietto di estensione e Makro-Planar CF 135 mm f/5,6. Flash anulare Sunpak con unità di controllo e adattatore TTL SCA. Nella foto non è stato raffigurato il Metz utilizzato come luce principale.
Come supporto di acquisizione è stato utilizzato un dorso digitale Hasselblad Ixpress V96C, single shot da 16 Megapixel.
Campanula glomerata
Cirsium montanum
Lepidottero licenide su Senecio
Dittero sirfide su Senecio
Eryngium alpinum
Aquilegia pyrenaica
Michele Vacchiano © 10/2005
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