Il Planar 80mm della Carl Zeiss è da sempre la focale normale del sistema Hasselblad e deve pertanto assolvere a due importanti funzioni, ovvero offrire una qualità dell'immagine alta, ovvero in linea con le aspettative causate dalla fama del sistema svedese e dalle ottiche tedesche e non essere particolarmente costoso, in modo da non far lievitare eccessivamente il prezzo del kit iniziale, già abbastanza costoso di suo.
Quest'obiettivo, dotato di otturatore centrale Compur, è nato nel 1957, per completare l'Hasselblad 500C e per sostituire le ottiche iniziali Kodak Ektar e Zeiss 80/2,8 senza otturatore centrale, offerte per i modelli a tendina Hasselblad. In questa configurazione ha mantenuto sempre alta la nomea del binomio svedese-tedesco, offrendo prestazioni all round sempre di ottimo livello, e svolgendo l'importante funzione di presentazione delle altre ottiche Zeiss.
La primissima versione era costituita da un disegno Gauss a sei elementi (disegno di Berger e Lange), con un barilotto senza tasto per la profondità di campo. Nel 1962, con la matricola 4.000.000 a costituire la cesura, il disegno ottico fu portato a sette elementi in cinque gruppi, con un disegno attribuito al solo Berger: anche la Zeiss, come diversi altri marchi di obiettivi, si era accorta, infatti, che il doppio Gauss dava le migliori prestazioni quando era modificato, sia con una lente in più oppure con una lente in meno. In più Berger potè utilizzare tre nuovi vetri alle terre rare della vetreria Schott.
Questa versione a sette lenti ha conosciuto un enorme successo, essendo stata montata su svariate macchine di alto livello come Rolleiflex, Linhof, Sinar.
Questa seconda versione possedeva il barilotto cromato e il peso di 420 grammi.
Tra il 1971 e il 1972, fu apportata l'importante innovazione della T*, ovvero il trattamento multistrato: solo pochi obiettivi in finitura cromata (da 1000 a 2000 esemplari), ne furono dotati, per cui quello mostrato nelle immagini risulta abbastanza raro.
Si calcola che delle tre versioni in finitura cromata siano stati prodotti 180.000 esemplari, di cui solo 30.000 nella prima versione a sei lenti.
Nel 1975 fu introdotta la versione verniciata in nero, sempre con la T e nessuna ottica di questo tipo ne è priva. Di questa versione furono costruiti 110.000 esemplari. Da notare che la NASA, l'Ente Spaziale Americano, per le proprie missioni ha utilizzato proprio il nocciolo ottico di quest' obiettivo, opportunamente modificato.
Nel 1982 appare la nuova versione CF con otturatore Prontor, più economico e durevole del Compur, e nuovo disegno del barilotto, con ghiere in gomma sovradimensionate rispetto alle precedenti versioni: gli elementi rimangono sette e il peso passa a 510g. Da notare che sia la Deckel costruttrice degli otturatori Compur che la Gauthier, fornitrice dei Prontor, sono controllate dalla Fondazione Zeiss, e pertanto, come nel caso della scelta dei vetri ottici forniti da Schott, tutti gli elementi costruttivi sono scelti all'interno della galassia Zeiss.
Nell'uso pratico quest'obiettivo si segnala innanzitutto per la facilità di messa a fuoco, data la sua apertura di f/2,8, che può essere ulteriormente migliorata fornendo alla macchina uno schermo AcuteMatte. Il vantaggio di luminosità di questo elemento è sensibile e può essere calcolato in almeno uno stop di luminosità: in unione al Planar si comprende che la precisione della scelta del piano di messa a fuoco risulta grandemente facilitata.
La resa a tutta apertura non è eccezionale, a nostro parere, anzi piuttosto bassa, specie ai bordi. A f/8 l'ottica ha un considerevole balzo in avanti, sia in risolvenza che in uniformità di resa, grazie ad un notevole micro contrasto, mentre il Planar fa onore al suo nome, con una risolvenza molto uniforme su tutto il fotogramma. Tra i due diaframmi di lavoro esiste un abisso di prestazioni e il Planar ai diaframmi centrali sfoggia tutte le proprie capacità, abbastanza sottotono a TA.
La distorsione a barilotto del Planar è intorno a 1,3%, presente ma non invadente.
La resa tonale, neutra e naturale, e quella tipica tridimensionalità del soggetto, che rimane una delle principali caratteristiche delle ottiche Zeiss per Hasselblad, fanno del Planar un obiettivo per tutte le stagioni, adatto sia ai ritratti che al paesaggio, e, dato che le prestazioni si mantengono buone anche a distanza ravvicinata (ma consigliamo di diaframmare almeno a f/11), l'ottica può essere anche positivamente utilizzata per riprese a brevi distanze, senza cali evidenti. Bellissima, in ogni caso, la brillantezza della resa del soggetto, sia che si tratti di persone o oggetti inanimati.
In definitiva un progetto molto riuscito che ha portato a evolvere negli anni uno degli obiettivi più usati ed apprezzati del famoso sistema medio formato.
E con ragione: il successo del Planar deriva da un indovinato mix di elementi che non sono certo frutto di scelte casuali, ma della capacità di un'azienda super specializzata come la Carl Zeiss.
Pierpaolo Ghisetti © 01/2016
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