Uno dei pregi del sistema Fuji è l’ampia disponibilità di obiettivi di buona qualità ed a copertura di tutte le lunghezze focali più utilizzate di solito.
Se consideriamo gli zoom standard, ce ne sono ben tre a listino: un 16-50 f/3.5-5.6 leggero e compatto (economico ma dalle prestazioni più che dignitose), un ottimo 16-55 f/2.8 (il più recente dei tre; ovviamente costoso, grosso e pesante, ma le leggi della fisica valgono per tutti), ed il 18-55 oggetto di questa prova, il più anziano dei tre; disponibile dal settembre del 2013, è stato il primo zoom per il sistema Fuji.
Il fatto che comprato insieme ad un corpo macchina costi davvero poco non deve ingannare: di “kit zoom” questo obiettivo ha davvero soltanto il nome. Se comprato da solo ha infatti un prezzo adeguato, che alla presentazione era intorno ai 650 Euro di listino. Naturalmente è passato un po’ di tempo, i prezzi su strada sono ben diversi, e spesso si trovano in vendita degli esemplari presi da un kit - vale a dire: Tizio va nel negozio X, compra una fotocamera Fuji solo corpo, il venditore apre un kit corpo+obiettivo, vende la fotocamera a Tizio e mette in vendita l’obiettivo da solo, separatamente. All’atto pratico, oggi lo si trova a prezzi tra i 350 ed i 450 Euro a seconda del rivenditore, una cifra decisamente ragionevole se rapportata al reale valore dell’ottica.
Le sigle
Spieghiamo brevemente le varie lettere presenti nel nome dell’obiettivo. XF significa che l’ottica appartiene alla gamma XF, cioè a quella premium, e non alla gamma XC, cui afferiscono gli obiettivi più leggeri ed economici. La R significa che l’obiettivo ha la ghiera del diaframma (non tutte le ottiche Fuji ce l'hanno). LM significa che il motore dell’autofocus è di tipo lineare (Linear Motor). Per chi volesse approfondire, qui c’è un interessante articolo che analizza vari tipi di motori AF presenti sul mercato.
La sigla OIS, infine, sta per Optical Image Stabilization ed indica che l’obiettivo ha uno stabilizzatore ottico integrato.
Come è fatto
Basta impugnarlo per accorgersi che si tratta di un prodotto ben costruito, con abbondanza di metallo ed il giusto peso - poco più di 300 grammi, abbastanza leggero da non affaticare la schiena a fine giornata, ed abbastanza pesante da non farci domandare perplessi “ma che giocattolino ho comprato?”
Lo zoom è lungo 7cm alla focale minima, e quasi 10cm quando impostato a 55mm. Copre il formato APS-C, sul quale inquadra come un 27-82 sul full-frame, ed è composto di 14 elementi (di cui 3 asferici ed uno a bassa dispersione) disposti in 10 gruppi. La distanza minima di messa a fuoco è di 30 centimetri, e il diametro per i filtri è di 58mm; la lente frontale non ruota durante la messa a fuoco. Sul barilotto sono presenti due selettori, uno per lo stabilizzatore e l’altro per impostare il diaframma in automatico (A) o in manuale (c’è un simboletto che richiama l’immagine di un diaframma); combinando questa impostazione con quanto deciso sul corpo macchina si determina la modalità di esposizione (Program, manuale, priorità di tempo o di diaframma).
La ghiera più vicina al corpo macchina è quella più sottile e controlla il diaframma (a passi di 1/3 di stop. Gira all’infinito). Quella intermedia imposta la focale, e la più lontana serve a focheggiare manualmente. E’ abbastanza comoda ed ha una precisione sufficiente.
La buona luminosità di f/2.8 a 18mm, grazie anche allo stabilizzatore, consente di scattare anche quando la luce non è tantissima; questo scatto è a ISO 1600.
Autofocus
Naturalmente non si compra un 18-55 e lo si mette su una mirrorless per andare a fotografare le aquile reali in picchiata. Detto questo, sui due corpi cui è stata provata (X-E2 ed X-T1, entrambi aggiornati all’ultimo firmware), l’ottica si è comportata più che bene per un uso generale. L’AF non ha avuto grossi tentennamenti, mostrandosi preciso e veloce in AF-S, ed abbastanza affidabile anche in AF-C. Decisamente un altro passo rispetto agli AF di prima generazione di Fuji (quelli del 18/2, del 35/1.4 e del 60/2.4, per intenderci). E’ anche piuttosto silenzioso, il che è apprezzabile.
Distorsione
“Nessun pasto è gratis”, come suol dirsi, e la relativa compattezza di questo zoom, unita alla versatile gamma di focali coperte, non può non avere effetto sulle prestazioni ottiche nude e crude. Come spesso avviene in ambito digitale, però, la distorsione e la caduta di luce ai bordi sono corrette digitalmente, sia nei JPEG che nei file RAW - questi ultimi quando aperti con programmi che supportano le correzioni “in-camera” del fabbricante. Dopo la correzione, i valori sono davvero molto contenuti: si nota un po’ di distorsione a barilotto a 18mm, che quasi sparisce intorno ai 23/25mm, e che diventa a cuscinetto (ma quasi invisibile) salendo di focale.
Aprendo i RAW senza le correzioni (noi abbiamo usato UFRaw) si nota la pesante distorsione a barilotto a 18mm, ed una visibile distorsione a cuscinetto alle focali più lunghe. Molto buoni invece i valori alle focali intermedie. Elaborando invece i RAW con programmi che supportano le correzioni, come Adobe Camera Raw o Capture One Pro, i file appaiono ben corretti e c’è ben poco di cui lamentarsi.
In condizioni di buona luce la resa è eccellente, molto pulita e gradevole.
Vignettatura
Come nel caso della distorsione, le correzioni in-camera giocano un ruolo importante. Nel caso dei JPEG c’è una vignettatura percepibile ma non drammatica, specie a 18mm, sia a tutta apertura che ad f/4. Già da f/5.6 è molto ben controllata. Un po’ di vignettatura si vede in realtà ad ogni focale ma sempre su valori molto costanti e tutto sommato più che accettabili per la classe dell’obiettivo; del resto è facilmente recuperabile in post-produzione, se proprio non la si ritiene tollerabile.
Anche in questo caso, i RAW non corretti presentano una caduta di luce più pronunciata: tra uno e due stop alle focali più corte, tra il mezzo stop e lo stop intero alle focali intermedie, e qualcosa in più alla focale massima.
Aberrazioni cromatiche
Non abbiamo riscontrato particolari problemi con le aberrazioni cromatiche. Molto contenuta quella laterale, al più ravvisabile a 55mm, mentre è quasi invisibile alle altre focali. Quella longitudinale è appena più percepibile, ma siamo comunque su livelli ben lontani dall’essere problematici. Stesso dicasi per coma ed astigmatismo, ottimamente controllati.
Risolvenza
Qui una premessa è d’obbligo. Non è infrequente che le ottiche (e questo non vale certo solo per Fuji) soffrano di una certa variabilità di resa, e questo 18-55 non ha fatto eccezione, visto che i due esemplari che abbiamo usato per il test, più un terzo che abbiamo chiesto in prestito ad un collega giusto per raccogliere altre informazioni e chiarirci le idee, hanno evidenziato un comportamento alquanto differente. Molto probabilmente una centratura delle lenti non identica ha comportato delle diversità nella resa tra i vari esemplari (parliamo solo della risolvenza, beninteso): uno andava molto bene alle focali estreme e pagava dazio a quelle intermedie, un altro andava in maniera più omogenea (meno bene del primo alle focali estreme, ma meglio del primo a quelle intermedie, diciamo 23-35mm), il terzo era una via di mezzo (le differenze erano minori) ma assomigliava come resa più al primo che al secondo (nel senso che le focali estreme, specie a 18mm, erano migliori delle intermedie).
Intendiamoci, parliamo di differenze qualitative non invisibili ma di certo non eclatanti. Non è che un esemplare fosse un bidone e l’altro un gioiello, insomma. Semplicemente, uno andava un po’ meglio (specie ai bordi; il centro è sempre piuttosto costante) a determinate focali, un altro ad altre.
Molto buona la resa al centro del fotogramma, a tutte le focali. Questo è un dettaglio al 100% di uno scatto a 18mm ad F/4. Cliccare sulla foto per visualizzarla più grande.
Dallo stesso scatto, ecco la resa ai bordi (dettaglio al 100%). Cliccare sulla foto per visualizzarla più grande.
Detto questo, la risolvenza nella sua globalità è piuttosto buona già a tutta apertura, ed a tutte le focali. E’ sempre elevata al centro, mentre ai bordi vale quanto detto poco sopra in relazione alla variabilità; la resa ai bordi alle varie focali, in sostanza, può andare da “discreta” ad “ottima” a seconda dell’esemplare. Comunque, anche quando ci sono evidenti differenze rispetto ai diaframmi più chiusi (si vedano i due crop di esempio, a 23mm ed a 50mm), la resa ai bordi a tutta apertura resta più che accettabile e non crea problemi in stampa (mai dimenticare che stiamo analizzando un file al 100%).Confronto della resa ai bordi a 18mm alle varie aperture. Cliccare sulla foto per visualizzarla più grande.
Va segnalata una certa curvatura di campo a 18mm, quindi meglio non lavorare a TA altrimenti i bordi vengono sfocati (non per una questione di risolvenza, bensì per la messa a fuoco).Confronto (a TA e poi chiudendo di due stop) della resa ai bordi a 23mm ed a 50mm. Dettaglio al 100%. Cliccare su una foto per visualizzarla più grande.
Conclusioni
Non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto descritto con più dettaglio nelle varie sezioni del test. Al lordo delle correzioni in-camera, questo zoom produce risultati di buon livello praticamente a tutte le aperture e lungo l’intera escursione focale. La qualità costruttiva è molto buona, il peso e l’ingombro sono “just right”, e grazie allo stabilizzatore si recuperano senza problemi un paio di stop abbondanti rispetto alla classica regoletta dei tempi di sicurezza. Come detto, la risolvenza ai bordi varia un po’ da esemplare ad esemplare, quindi forse converrebbe fare qualche prova al momento dell’acquisto, ma a parte questa accortezza è davvero difficile non consigliare questo obiettivo ad un utente del sistema Fuji. Come ottica tuttofare è imbattibile per la combinazione di prezzo, peso e prestazioni. E’ banale osservare che sì, si ottengono risultati migliori con le ottime focali fisse del mondo Fuji (il 18, il 23, i due 35mm, il 56…), guadagnando anche in luminosità e quasi sempre anche in compattezza; ma se non si ricerca la massima qualità e ci si accontenta, si fa per dire, di una qualità comunque più che buona, questo 18-55 non può che essere raccomandato senza riserve - anche considerando quanto costa, rispetto a ciascuno dei singoli obiettivi summenzionati. Tutto questo naturalmente limitandoci ai fattori misurabili; la scelta creativa di operare con una o più focali fisse anziché con uno zoom è invece qualcosa di molto personale, ed esula dall’ambito di questo test.
Agostino Maiello © 02/2017
Riproduzione Riservata
Uno scatto a 55mm. Anche qui una resa ineccepibile; si tratta del JPG come uscito dalla fotocamera.
Molto valida la resa a 18mm (qui dal file JPG con un editing davvero minimo), con un buon bilanciamento tra risolvenza e microcontrasto.
L’ampiezza delle focali e la relativa costanza della resa consentono al fotografo di sperimentare varie inquadrature senza temere crolli qualitativi (Foto di Liana De Rosa).