Una reflex davvero particolare ed un piccolo pezzo di storia: uno dei primi passi di Canon verso l'autofocus (per la precisione si tratta solo di messa a fuoco servoassistita) prima della svolta epocale del cambio di innesto. Oggi fa quasi tenerezza leggere delle prestazioni di questo rudimentale quasi-AF, che in fondo ha solo poco più di ventanni, ma sembra di unaltra era geologica!
Marzo 1982: poco dopo l'introduzione della Pentax autofocus ME-F, la Canon introduce la sua prima reflex 35 mm con indicazione elettronica della messa a fuoco ad un prezzo abbastanza moderato. Nel mirino un led indica il momento nel quale la messa a fuoco è perfetta e due led rossi indicano la direzione nella quale occorre ruotare la ghiera di messa a fuoco dell'obiettivo per raggiungere una focheggiatura perfetta. Un po' come oggi fa la Contax RX.
Il nuovo apparecchio è una reflex automatica a priorità dei diaframmi molto simile alla versione Canon AV-1 tranne che per la presenza di una piccola impugnatura rotonda all'estremità destra dell'apparecchio che serve come alloggiamento per due pile tipo AAA che forniscono l'alimentazione sia al modulo di controllo della messa a fuoco sia all'esposimetro ed al sistema automatico di esposizione, garantendo un'autonomia di 30 rulli da 36 esposizioni. Al contrario della ME-F la nuova Canon non dispone di un contatto elettronico per controllare un eventuale obiettivo autofocus, poiché la logica di questo apparecchio sembra essere quella della semplicità di utilizzazione unita ad un prezzo moderato. I progettisti della Canon hanno comunque faticato per produrre un apparecchio reflex di facile uso previsto per un grande mercato. Infatti visto che probabilmente i fotoamatori più evoluti o i professionisti possono considerare l'autofocus un'inutile complicazione, questo apparecchio è stato disegnato principalmente per il grande numero di nuovi appassionati della fotografia oppure per i vecchi lupi delle reflex che hanno ormai superato il problema della messa a fuoco manuale. Per chiarire fino in fondo la situazione di questa marca occorre anche ricordare che l'obiettivo Canon 35-70/4 con messa a fuoco automatica è disponibile per l'uso su questo apparecchio in quanto l'obiettivo stesso è dotato di un sistema telemetrico elettronico indipendente che ne consente l'uso su qualunque apparecchio reflex Canon. Occorre ricordare che il sensore autofocus è il cuore dei sistemi di messa a fuoco automatica. Una volta in funzione e accoppiato ad un micromotore trovare il punto di messa a fuoco è solo una questione di meccanica. Canon in questa occasione ha scelto invece un'altra via. Il sensore per la messa a fuoco della AL-1 come quello della Pentax o come il prototipo Correfot della Leitz e come il sistema TCL della Honeywell è posto sul fondo dell'apparecchio (al suo interno, naturalmente) dove riceve una certa quantità di raggi di luce grazie ad uno specchio secondario applicato posteriormente a quello principale, il quale invece di possedere una zona semitrasparente risulta come decorato da un disegno liberty grazie ad un tracciato semi trasparente che consente di inviare un sufficiente quantitativo di luce verso il sensore senza toglierne una gran quantità al mirino ed allo schermo di messa a fuoco, ma soprattutto senza che su quest'ultimo si noti una zona leggermente più scura. Il sensore per il calcolo della messa a fuoco corretta utilizza tre CCD lineari i quali eseguono una comparazione della qualità dell'immagine su due punti leggermente avanti e leggermente dietro il punto equivalente al piano focale stesso. Un CCD è un elemento sensibile alla luce costituito da molti punti; in dimensioni maggiori a quelle utilizzate in questo caso consente di diventare l'elemento sensibile per le riprese con apparecchi fotografici elettronici del tipo Sony Mavica. In effetti questo sistema funziona come una piccola telecamera solid-state che analizza il contrasto e la nitidezza dell'immagine e che fa accendere una spia verde quando il punto scelto è a fuoco o che accende un indicatore rosso di direzione per indicare in quale verso occorre ruotare l'anelIo di messa a fuoco dell'obiettivo per raggiungere il punto ideale.
Con qualunque obiettivo si può provare a prendere confidenza con questo apparecchio, basta inquadrare il soggetto puntando la zona di maggior interesse al centro dello schermo di messa a fuoco nella zona indicata dalle due piccole parentesi quadre. A questo punto basta premere appena il pulsante di scatto (operazione facilitata dal piccolo piano d'appoggio per il dito indice) perché l'apparecchio possa iniziare a funzionare. Il sistema di controllo della messa a fuoco è sempre in funzione ed i led nel mirino indicano il fuoco solo quando le condizioni sono quelle per un corretto funzionamento. Se per un caso fortuito l'obiettivo è già perfettamente a fuoco il led verde al centro del mirino si illuminerà consentendo di continuare a scattare senza preoccupazione. Se invece l'immagine è fuori fuoco una freccia rossa indicherà il verso su cui ruotare l'anello di messa a fuoco dell'obiettivo. Basta ruotare la ghiera fino a che non si accende il verde e la messa a fuoco è perfetta. Il sistema a frecce funziona con qualunque obiettivo Canon e con la maggior parte degli obiettivi universali disponibili. Il problema può nascere con qualche obiettivo universale il quale raggiunga la posizione di infinito con una rotazione in senso orario. In questo caso il significato delle due frecce rosse andrà capovolto. Il problema si risolve semplicemente pensando alla direzione nella quale muovere la parte bassa dell'obiettivo e non la parte superiore. Se nel mirino, invece, non si accende nessun led, vorrà dire che l'obiettivo è regolato così lontano dalla messa a fuoco corretta che il sistema non è in grado di eseguire una lettura, oppure che il soggetto scelto ha un contrasto troppo basso per consentire il corretto funzionamento. In entrambi i casi la migliore soluzione è quella di mettere a fuoco manualmente controllando ad occhio la nitidezza dell'immagine.
(Nota in data odierna: è lo stesso problema che rilevai nel test della Contax RX. In pratica, quando la situazione si fa difficile, la messa a fuoco servoassistita ci pianta in asso. Ma, allora, a che serve? - R. Giardiello).
Generalmente tuttavia non appena la regolazione del fuoco eseguita ad occhio si avvicina a quella perfetta il sistema riprenderà a funzionare normalmente. Con un soggetto monocolore (una spiaggia) o dotato di molte linee orizzontali (una tenda alla veneziana) che riducono la capacità di leggere iI differente contrasto dei sensori il sistema lascerà alla manualità dell'operatore il compito di risolvere l'antico problema della messa a fuoco. Quindi occorre, come sempre fino a poco tempo fa, usare l'occhio con il quale normalmente si esegue l'inquadratura. Il sistema quick focus non obbliga comunque a seguire sempre le sue scelte elettroniche, poiché noi stessi siamo il suo motorino di messa a fuoco, e siamo sempre in grado di modificare l'indicazione immediatamente e ricomporre l'immagine come più ci piace, quando ad esempio il punto di maggiore interesse della scena non sia perfettamente al centro del mirino e senza il problema di sapere se il motore di un obiettivo autofocus sia acceso o spento.
Ma come funziona in pratica questo sistema? Dopo molti caricatori di pellicola utilizzati in prove pratiche e in laboratorio, dobbiamo dire che funziona molto bene nella maggioranza dei casi. Il sistema elettronico Canon fornisce un'indicazione accurata di messa a fuoco più veloce della reattività dell'occhio sempre che il livello di illuminazione sia sufficientemente alto (EV 3,5, pari a 1/8 di secondo a f/2 con pellicola da 400 ASA) e che il soggetto sia sufficientemente contrastato. Con questa premessa la AL-1 esegue perfettamente il proprio lavoro. Per quello che riguarda invece l'accuratezza della messa a fuoco occorre dire che il led verde nel mirino resta acceso dentro uno spazio corrispondente alla profondità di campo tra f/4 e f/5,6 con un obiettivo normale. Di conseguenza fornisce un'indicazione visiva dell'effettiva ampiezza della profondità di campo disponibile a queste aperture. Se si utilizza un'apertura maggiore o un'apertura inferiore occorrerà tenere conto che nel primo caso la profondità di campo si riduce mentre nel secondo aumenta considerevolmente. Nella balistica occorre sempre mirare un pochino avanti ad un bersaglio in movimento per compensare il proprio tempo di reazione e il tempo che il proiettile impiega a superare la distanza, nello stesso modo quando si mette a fuoco rapidamente esiste un certo tempo di ritardo tra il momento nel quale il segnale verde della AL-1 si accende nel mirino e il momento in cui il movimento della messa a fuoco impresso dalla mano si arresta. Con il sistema quick focus questa differenza di tempi porterà verso il punto di messa a fuoco ottimale che è a metà strada tra i due punti estremi dentro i quali la luce verde resta accesa. Abbiamo calcolato che in questo caso l'accuratezza del sistema è pari al limite della profondità di campo di un obiettivo normale all'apertura di f/2,8. Con aperture di diaframma maggiori di f/2,8 la quasi perfezione della messa a fuoco si ottiene attraversando la zona verde, e quindi tornando indietro un pochino proprio come si fa utilizzando il classico sistema di messa a fuoco visiva con un apparecchio reflex. In questo caso è di grande aiuto la possibilità di controllare visivamente l'andamento della nitidezza dell'immagine.
Al contrario della Pentax ME-F, il sistema Canon quick focus non richiede alcuna regolazione prima della ripresa in funzione dell'apertura massima dell'obiettivo utilizzato. Nel corso del nostro test ha funzionato a livelli di luce sufficientemente ridotta da richiedere un'esposizione di 1/4 di secondo ad f/1,4 con una pellicola da 400 ASA e in alcuni casi di contrasto realmente basso. Il sistema inoltre ha funzionato perfettamente con obiettivi a specchio di f/8 di luminosità. In effetti la precisione della messa a fuoco aumenta con l'aumentare della lunghezza focale, tanto che con i lunghi teleobiettivi diventa veramente critica. Nel regolare i parametri del sistema di messa a fuoco su circa f/4 con obiettivo normale la Canon ha deliberatamente scelto di ottimizzare il proprio sistema con i teleobiettivi. Il risultato è che con i tele molto lunghi la messa a fuoco avviene con facilità e senza alcuna incertezza del led verde. Allo stesso tempo l'azione risulta più pratica con gli obiettivi normali. Il campo di fuoco elettronico è anche più stretto di quello di un telemetro ad immagine spezzata come quello della ME-F, tanto che la precisione della messa a fuoco è superiore. Sfortunatamente però la AL-1 ha sacrificato sia il telemetro ad immagine spezzata che la corona di microprismi, eliminandole dal centro dello schermo di messa a fuoco forse per dare l'idea di un'apparente semplicità d'uso, col risultato però che, in cattive condizioni di illuminazione e quando l'indicatore di messa a fuoco non funziona, la regolazione visiva del fuoco diventa più complicata. Comunque come tutti gli altri modelli Canon della serie A la AL-1 quick focus dispone di uno schermo di messa a fuoco completamente libero da possibili distrazioni. Numeri, cifre e simboli per il funzionamento automatico dell'otturatore e dell'esposizione appaiono oltre il limite della zona di messa a fuoco e non creano alcun problema di visione. Sulla scala dei tempi alla sinistra scorre l'ago dell'esposimetro, che indica rapidamente e accuratamente il tempo scelto per l'esposizione senza utilizzare led.
La AL-1 è la diretta discendente della Canon AV-1, la prima reflex automatica a priorità dei diaframmi della serie Canon A ed utilizza quasi lo stesso corpo, fatta eccezione per la piccola impugnatura frontale cui abbiamo accennato. L'autonomia fornita dalle pile dovrebbe essere comunque sufficiente anche se deve avere a che fare con il sistema di indicazione della messa a fuoco (i cui led si accendono solo quando il pulsante di scatto è premuto a metà corsa) che richiede unenergia extra. Per cercare di mantenere il costo dell'apparecchio il più possibile competitivo e quindi inferiore a quello della AE-1 Program, la Canon AL-1 ha un corpo tutto sommato leggermente semplificato. Il suo campo di utilizzazione manuale dell'otturatore ad esempio va solo da 1/15 a 1/1000 di secondo più la posa B, sebbene in automatismo il tempo più lungo raggiunga i due secondi.
Qualcuno potrebbe trovare grave la mancanza del pulsante per il controllo visivo della profondità di campo, tuttavia per gli appassionati della macrofotografia ad esempio è possibile montare un adattatore stop-down (fornito come accessorio) sulla leva del controllo dell'apertura del diaframma prima di montare l'obiettivo sul corpo. Nel mirino mancano le indicazioni dell'apertura del diaframma e l'indicazione del funzionamento manuale o automatico. Invece, come le altre Canon AV-1 e AE-1, la AL-1 è dotata di un pulsante di compensazione del controluce di uno stop e mezzo mentre è priva di un ulteriore controllo manuale dell'esposizione, sempre che non si voglia rischiare di utilizzare per questo la scala degli indici ASA. Il mirino è semplice e chiaro e solo le due piccole parentesi quadre al centro appaiono sulla superficie smerigliata della messa a fuoco. Sulla destra appare la scala dei tempi, su fondo chiaro di facile lettura; i tempi brevi a partire da 1/30 di secondo sono indicati in nero mentre i tempi lenti al di sotto di 1/30 di secondo sono rossi. Una leggera pressione sul pulsante di scatto attiva il sistema esposimetrico ed il circuito della messa a fuoco. In manuale il sistema indica continuamente il tempo di scatto suggerito. Tuttavia occorre ricordarsi del tempo impostato poiché non c'è alcuna indicazione nel mirino a ricordare il tempo di scatto impostato manualmente. Per la regolazione manuale dei tempi occorre premere il pulsante al centro del selettore per sbloccarlo dalla posizione A (automatico). La leva di messa a fuoco è di forma corretta e avanza la pellicola e carica l'otturatore anche con una serie di piccoli colpi additivi. La sua posizione di comodo è di circa 30°.
L'accoppiamento del motore è diretto grazie ai punti di accoppiamento impermeabilizzati che si trovano sul fondello dell'apparecchio, non vi sono quindi né coperchietti da perdere una volta svitati né coperchietti da riavvitare una volta che si desidera staccare il motore. L'autoscatto elettronico entra in funzione ruotando la piccola ghiera coassiale al pulsante di scatto, il ritardo offerto è di 10 secondi e un led rosso lampeggiante sul frontale indica che esso è in funzione. La sensibilità ASA della pellicola usata viene come al solito impostata sulla ghiera coassiale al bottone di riavvolgimento, che è dotata di un pulsantino di sicurezza. La regolazione dei valori si vede chiaramente dalla parte posteriore dell'apparecchio. Per controllare lo stato di carica delle pile inoltre si deve premere il piccolo pulsante vicino al bottone di riavvolgimento e se nel mirino l'ago dell'esposimetro raggiunge e supera il tempo di 1/60 di secondo le pile sono in ottime condizioni. Il pulsante per il controluce che è posto sul fianco sinistro dell'innesto per gli obiettivi consente di disporre di una sovraesposizione di un diaframma e mezzo che viene ottenuta con un allungamento del tempo di esposizione. Questo significa che, qualora il livello di illuminazione non sia particolarmente intenso, è bene controllare nel mirino quale tempo di scatto venga impostato, per evitare il pericolo di riprese mosse.
L'interno dell'apparecchio si raggiunge aprendo il dorso dopo aver sollevato il bottone di riavvolgimento. Il piano focale è ben definito con le guide film molto precise, un pressapellicola ben calibrato e un rullo cromato che facilita la presa del rocchetto dentato di trascinamento. Il bottone di riavvolgimento è stato disegnato in modo che è impossibile sollevarlo se non volontariamente. Infatti per l'apertura del dorso occorrerà sollevare la manovellina pieghevole per facilitare il sollevamento del bottone stesso. Il rocchetto ricevitore è dotato di una serie di fessure, ciascuna con un piccolo dentino per facilitare l'aggancio della perforazione della coda della pellicola. La pellicola viene avvolta in senso contrario alla sua curvatura naturale (alla Nikon, con l'emulsione all'esterno, invece che con l'emulsione all'interno alla maniera Leitz).
Sul fondello dell'apparecchio due contatti elettrici della presa di forza del motore appaiono insieme a un piccolo foro per la guida di allineamento del winder; il pulsantino di riavvolgimento è dotato di un piccolo punto bianco sulla circonferenza esterna in modo che quando la pellicola viene riavvolta il suo corretto riavvolgimento viene indicato dal ruotare del bottoncino di riavvolgimento evidenziato dal puntino eccentrico bianco. Inoltre sospendendo il riavvolgimento appena il punto bianco si ferma e si avrà la certezza di disporre di un pezzo di coda all'esterno del caricatore. Altri comandi sulla Canon AL-1 non ve ne sono, altre complicazioni neppure, cosicché possiamo certamente affermare che questo apparecchio si fa notare per la sua semplicità di design e per la sua facilità duso.
Anche con il flash la semplicità di base di questo apparecchio viene mantenuta. La fotocamera va lasciata in automatismo utilizzando i flash Canon della serie A; l'inserimento di uno di questi lampeggiatori determinerà, una volta acceso, l'impostazione del tempo di scatto di 1/60 di secondo non appena la carica completa è stata raggiunta. Nel periodo di ricarica invece è possibile scattare indipendentemente utilizzando l'esposizione automatica con la luce ambiente disponibile. La Canon in ogni caso suggerisce di non regolare il selettore dei diaframmi degli obiettivi sulla posizione verde A, perché ciò porterebbe ad esposizioni sbagliate. Ricordiamo che gli apparecchi Canon A sono nati come apparecchi automatici a priorità dei tempi e che la posizione A del diaframma consentiva al sistema di funzionare. Con il sistema a priorità dei diaframmi della AL-1 invece l'apertura del diaframma varia secondo la volontà del fotografo e la macchina regola di conseguenza il tempo di scatto. Nell'uso abbiamo notato che tenendo l'apparecchio nella sua borsa pronto floscia può accadere che il pulsante di scatto venga accidentalmente toccato mettendo così in funzione il sistema esposimetrico e di controllo della messa a fuoco, quindi è raccomandabile in questa circostanza spostare la ghiera coassiale al pulsante stesso sulla posizione L di blocco di sicurezza. Abbiamo inoltre notato che nel caso venga montato un filtro polarizzatore, per evitare che questo interferisca con il sensore di controllo della messa a fuoco, è necessario usarne uno di tipo circolare. Inoltre nelle riprese ravvicinate e nella macrofotografia fino a 2X di ingrandimento non abbiamo riscontrato difficoltà, solo quando la luminosità dell'obiettivo raggiunge il valore di f/11 o lo supera, il controllo elettronico di messa a fuoco non fornisce più dati sicuri: questo è il motivo per cui l'uso nella fotomicrografia è sconsigliato.
Tutti gli obiettivi Canon FD sono utilizzabili con questo apparecchio mentre gli obiettivi precedenti della serie FL debbono essere usati in manuale; gli obiettivi FL 19 mm f/2,5, 58 mm f/1,2 R, 100 mm f/3,5, FLP 38 mm f/2,8, FL 50 mm f/1,8, 35 mm f/2,5 e 100 mm f/2 non hanno possibilità di accoppiamento con l'esposimetro della AL-1 per questioni di carattere meccanico. Gli accessori disponibili includono il power winder A o A-2 con cadenza di ripresa fino a due fotogrammi al secondo, i flash dedicati della serie A, i soffietti automatici, i moltiplicatori di focale della serie A; nonché i soffietti automatici, i moltiplicatori di focale e gli accessori previsti per gli obiettivi FD.
In conclusione, i progettisti della Canon hanno fatto un buon lavoro, creando questo apparecchio di semplice uso con indicatore elettronico di messa a fuoco adatto al sempre maggior numero di persone che si avvicinano all'uso degli apparecchi reflex.
Nadir Magazine © 07/2005
Courtesy Editrice REFLEX © pubblicato su REFLEX TEST SPECIALE 1982 e REFLEX gennaio 1983