TEST CANON EOS 350D
Rino Giardiello, settembre 2005

A distanza di pochi anni dopo la presentazione della prima reflex digitale per tutti, Canon rilancia e la 300 diventa 350. Qualche Mpx in più e qualche grammo di peso in meno. Vediamo come va sul campo.

Nadir Magazine ©

La Canon EOS 350D non solo è una delle più piccole e leggere tra le reflex attualmente in commercio, ma lo è persino della Sony 828 e di altre reflex digitali prosumer ad ottica fissa!

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I comandi sono raggruppati tutti sul retro intorno al monitor ad eccezione del grosso selettore dei programmi e l'interruttore di accensione.<

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Il tetto della Canon 350D è caratterizzato da una linea pulita e sgombra. Notare come la parte sinistra del corpo, quella che una volta ospitava il rullino, si stia riducendo col tempo: in effetti, per una corretta impugnatura della fotocamera, tale parte è del tutto superflua (la mano sinistra va poggiata sotto l'ottica) ed il design delle future reflex digitali dovrebbe somigliare sempre di più a quello inaugurato ormai molti anni fa dalla Sony con le sue prosumer (vedi, per esempio, la 828).

L'esperienza acquisita con la 300D introdotta nel non troppo lontano 2003 non è andata sprecata e la 350D risulta costruita meglio, oltre ad essere più piccola e leggera. La cosa non può non far piacere anche se la fotocamera, in mano, dà una sgradevole sensazione di plastica e di oggettino da poco conto: molte compatte e molte prosumer sembrano, anzi sono, meglio realizzate. Non dimentichiamo che, per quanto economica, costa pur sempre sui 900 euro, una cifra quantomeno rispettabile. La notevole compattezza delle dimensioni, tra l'altro, porta a delle difficoltà operative (soprattutto per chi ha le mani grandi) che, se accettabili in una compatta da taschino, lo sono molto meno in una reflex.

COSA CAMBIA RISPETTO ALLA 300D
Le differenze con la 300D non sono poche e non si tratta solo di un aumento di risoluzione del sensore: la scocca è nuova, più piccola e leggera anche se sempre in plastica molto leggerina, ma è nuova soprattutto la parte interna. In parte è ereditata dalla 20D, in parte è esclusiva come il sensore, che pur avendo la stessa risoluzione di 8Mpx è diverso. Anche la 350D ha quello che viene chiamato, con un eufemismo, "fattore di moltiplicazione" di 1.6x, ma ci rendiamo conto che dire la verità, cioè che è un "fattore di taglio", suonerebbe male agli occhi dei consumatori (un conto è pensare che il proprio 200mm si "moltiplica" e diventa un 300mm, un altro è pensare che il nostro fantastico e costoso supergrandangolare da 20mm venga in parte tagliato ed equivalga ad un modesto 30mm).
Rispetto alla 300D è anche un po' più veloce grazie al processore Digic II che garantisce, almeno sulla carta, una migliore resa dei colori, bilanciamento del bianco e contenimento delle luminosità estreme. Non abbiamo potuto verificare questa differenza di resa rispetto alla progenitrice, ma di sicuro la velocità d'accensione è notevole, come pure quella di scrittura dei dati sulla scheda.

IN PRATICA
Usare la 350D è molto facile ed istintivo, lo si può fare - se un minimo avvezzi all'uso del computer e delle fotocamere digitali - anche senza leggere il manuale d'istruzioni. A destra del pentaprisma c'è la solita rotella coi programmi e, selezionando il programma semplificato caratterizzato dal rettangolino verde, si deve pensare solo a scattare. Non mancano gli altri programmi che ci si aspetta di trovare, come la maggior parte delle funzioni tipiche della concorrenza, ma alcune comodità del digitale, come per esempio gli ISO automatici, esistono solo usando il programma elementare (e solo da 100 a 400 ISO): già usando il programma evoluto (quello contraddistinto dalla P), la sensibilità si deve impostare per forza in manuale. Alcune concorrenti permettono di impostare gli ISO automatici a prescindere dalla modalità d'esposizione adoperata ed utilizzano tutte le sensibilità a disposizione (cosa che mi sembra più che giusta). Alcune fotocamere, per esempio la Nikon D70, permettono anche di impostare un tempo raggiunto il quale il programma passa alla sensibilità successiva: un controllo evoluto che non è assolutamente da definire "solo per fotoamatori", ma è apprezzabile soprattutto in usi professionali nei quali si passa velocemente dall'interno all'esterno.
La 350D questo non lo fa e, in program, lo fa solo da 100 a 400 ISO e secondo parametri suoi: peccato.

I vari comandi sono raggruppati perlopiù sul dorso intorno al monitor, ad eccezione dei due pulsantini in alto a portata di pollice. Riguardo al monitor dobbiamo dire che è veramente penoso per risoluzione e resa cromatica: rivedere una foto appena scattata su quel monitor è utile solo per vedere se l'amico ha chiuso gli occhi o se il soggetto è nella posa giusta, e null’altro, perché la resa cromatica, il contrasto e la nitidezza sono molto approssimativi. Abbiamo volutamente scattato foto nitide ed altre leggermente sfocate e, anche ingrandendo un particolare al massimo, sembrano non essere mai nitide salvo casi di notevoli fuori fuoco.
Molto comodo il piccolo display posizionato al di sopra del monitor, anziché affianco al tasto di accensione/spegnimento come di consueto.

La batteria è una NB-2LH Li-ion che dura davvero tanto (oltre 500 scatti alla massima risoluzione di cui alcuni col flash, altri coi tempi lunghi e giochicchiando col monitor e le impostazioni) e la 350D, nell’uso pratico sul campo, dimostra di consumare meno della progenitrice e di molte fotocamere della concorrenza.

LE PRESTAZIONI
Ma come va sul campo la piccola Canon? La fotocamera va bene e fa benissimo la sua parte: esposizione ed autofocus sono affidabili e precisi anche se non eccezionali, come pure la prontezza di risposta allo scatto non è delle migliori (strano visto l'aumento delle altre prestazioni grazie al processore Digic II). In particolare il pulsante di scatto ha corsa e resistenza particolari che, coi tempi lenti, possono portare ad un sacco di foto mosse senza motivo apparente: una maggiore morbidezza sarebbe stata gradita. Sensore e software lavorano bene e sono in grado di fornire immagini pulite sino ad 800 ISO, mentre a 1600 il rumore è evidente e "brutto": le immagini sono come spappolate e consiglierei di adoperarlo solo in casi di estrema necessità. Difficile definire il "rumore brutto", ma, anche se meno evidente di quello, per esempio, della Nikon D70, la foto sembra perdere troppa nitidezza e la grana digitale è spappolata, con delle righe di trascinamento abbastanza evidenti (vedi foto).

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Molto efficiente l'AF a 7 punti nella maggior parte dei casi di comune utilizzo, mentre impazzisce completamente in situazioni particolari e soggetti difficili (per esempio il controluce). In questi casi è meglio andare in manuale selezionando il sensore che cade sul soggetto principale o attivare la funzione "AF Assist" che consiste nell'aprire il flash che emetterà una serie di lampi velocissimi (mica sempre: per esempio nella classica foto della sposa che entra in chiesa, si è rifiutato di intervenire perché reputava che la luce fosse sufficiente). La procedura è quindi scomoda e non troppo efficiente: meglio le fotocamere che dispongono di illuminatore AF ausiliario come molte compatte della stessa marca. La 350D è in grado di capire se il soggetto è in movimento e di seguirlo con la messa a fuoco, ma anche questa funzione va in tilt in casi particolari come, per esempio, l'uscita degli sposi dalla chiesa (paradossalmente segue meglio un'auto in corsa che gli sposi).

Il vero limite alla qualità delle immagini fornite dalla 350D è nell'ottica standard, un 18-55 F/4-5.6. Ho letto diversi giudizi su questo zoom e la parola d'ordine era "prestazioni molto buone per uno zoom di questo tipo e prezzo". Okay, ma cosa significa all'atto pratico? Molto buone per chi? Chi usava la usa-e-getta o una compatta digitale di qualche anno fa forse potrà anche reputare la sua resa soddisfacente, ma l'ottica è, come resa globale, molto insoddisfacente rispetto a tanti altri zoom di serie che, oltretutto, vantano escursione focale e luminosità maggiori. Al di là della risolvenza pura (qualsiasi fondo di bottiglia è in grado di leggere un notevole numero di linee per millimetro e per questo l'obiettivo non esce male dai test), l'ottica ha una resa molto piatta ed una notevole differenza tra centro e bordi, soprattutto alla focale più lunga. Non sarei così severo se non fosse che la maggior parte degli utenti che compra una fotocamera come la 350D (anche ai tempi della pellicola) conserverà lo zoom di serie per tutta la vita, al massimo affiancandolo ad uno zoom tele. A che serve una buona fotocamera come la 350D se ci si mette davanti un'ottica come questa? Un piccolo sforzo la Canon poteva farlo e, tra il mediocre 18-55 da scarsi 100 euro ed il buon 17-85 stabilizzato da 650 euro, poteva inserire un'ottica di maggiore qualità. Come a suo tempo consigliavamo di comprare una Yashica FX-3 ma di metterci davanti un obiettivo Zeiss, oggi diciamo lo stesso per la Canon 350D: è una valida fotocamera, compratela a cuor leggero, ma metteteci davanti un vetro decente, altrimenti servono a poco persino i suoi 8Mpx!

Rino Giardiello © 09/2005
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Notevole l'aberrazione cromatica del 18-55 standard: persino la Sony 828, che ha un sensore molto più piccolo, ne fa di meno! La leggera dominante calda che si vede nella foto della 828 è quella reale: entrambe le fotocamere erano settate su "Bilanciamento del bianco in automatico", ma la Canon ha un po' esagerato. In questi casi meglio scegliere una delle impostazioni predefinite in manuale (sarebbe bastata l'opzione "Luce diurna").

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Anche in queste foto notturne l'ottica standard della 350D mostra tutti i suoi limiti. Il rumore a 800 ISO è nettamente inferiore a quello della 828, ma l'immagine è piatta e scialba.

CARATTERISTICHE TECNICHE

COME SONO FATTI I TEST DI NADIR