A distanza di pochi anni dopo la presentazione della prima reflex digitale per tutti, Canon rilancia e la 300 diventa 350. Qualche Mpx in più e qualche grammo di peso in meno. Vediamo come va sul campo.
La Canon EOS 350D non solo è una delle più piccole e leggere tra le reflex attualmente in commercio, ma lo è persino della Sony 828 e di altre reflex digitali prosumer ad ottica fissa!
I comandi sono raggruppati tutti sul retro intorno al monitor ad eccezione del grosso selettore dei programmi e l'interruttore di accensione.<
Il tetto della Canon 350D è caratterizzato da una linea pulita e sgombra. Notare come la parte sinistra del corpo, quella che una volta ospitava il rullino, si stia riducendo col tempo: in effetti, per una corretta impugnatura della fotocamera, tale parte è del tutto superflua (la mano sinistra va poggiata sotto l'ottica) ed il design delle future reflex digitali dovrebbe somigliare sempre di più a quello inaugurato ormai molti anni fa dalla Sony con le sue prosumer (vedi, per esempio, la 828).
La batteria è una NB-2LH Li-ion che dura davvero tanto (oltre 500 scatti alla massima risoluzione di cui alcuni col flash, altri coi tempi lunghi e giochicchiando col monitor e le impostazioni) e la 350D, nelluso pratico sul campo, dimostra di consumare meno della progenitrice e di molte fotocamere della concorrenza.
LE PRESTAZIONI
Ma come va sul campo la piccola Canon? La fotocamera va bene e fa benissimo la sua parte: esposizione ed autofocus sono affidabili e precisi anche se non eccezionali, come pure la prontezza di risposta allo scatto non è delle migliori (strano visto l'aumento delle altre prestazioni grazie al processore Digic II). In particolare il pulsante di scatto ha corsa e resistenza particolari che, coi tempi lenti, possono portare ad un sacco di foto mosse senza motivo apparente: una maggiore morbidezza sarebbe stata gradita. Sensore e software lavorano bene e sono in grado di fornire immagini pulite sino ad 800 ISO, mentre a 1600 il rumore è evidente e "brutto": le immagini sono come spappolate e consiglierei di adoperarlo solo in casi di estrema necessità. Difficile definire il "rumore brutto", ma, anche se meno evidente di quello, per esempio, della Nikon D70, la foto sembra perdere troppa nitidezza e la grana digitale è spappolata, con delle righe di trascinamento abbastanza evidenti (vedi foto).
Molto efficiente l'AF a 7 punti nella maggior parte dei casi di comune utilizzo, mentre impazzisce completamente in situazioni particolari e soggetti difficili (per esempio il controluce). In questi casi è meglio andare in manuale selezionando il sensore che cade sul soggetto principale o attivare la funzione "AF Assist" che consiste nell'aprire il flash che emetterà una serie di lampi velocissimi (mica sempre: per esempio nella classica foto della sposa che entra in chiesa, si è rifiutato di intervenire perché reputava che la luce fosse sufficiente). La procedura è quindi scomoda e non troppo efficiente: meglio le fotocamere che dispongono di illuminatore AF ausiliario come molte compatte della stessa marca. La 350D è in grado di capire se il soggetto è in movimento e di seguirlo con la messa a fuoco, ma anche questa funzione va in tilt in casi particolari come, per esempio, l'uscita degli sposi dalla chiesa (paradossalmente segue meglio un'auto in corsa che gli sposi).
Il vero limite alla qualità delle immagini fornite dalla 350D è nell'ottica standard, un 18-55 F/4-5.6. Ho letto diversi giudizi su questo zoom e la parola d'ordine era "prestazioni molto buone per uno zoom di questo tipo e prezzo". Okay, ma cosa significa all'atto pratico? Molto buone per chi? Chi usava la usa-e-getta o una compatta digitale di qualche anno fa forse potrà anche reputare la sua resa soddisfacente, ma l'ottica è, come resa globale, molto insoddisfacente rispetto a tanti altri zoom di serie che, oltretutto, vantano escursione focale e luminosità maggiori. Al di là della risolvenza pura (qualsiasi fondo di bottiglia è in grado di leggere un notevole numero di linee per millimetro e per questo l'obiettivo non esce male dai test), l'ottica ha una resa molto piatta ed una notevole differenza tra centro e bordi, soprattutto alla focale più lunga. Non sarei così severo se non fosse che la maggior parte degli utenti che compra una fotocamera come la 350D (anche ai tempi della pellicola) conserverà lo zoom di serie per tutta la vita, al massimo affiancandolo ad uno zoom tele. A che serve una buona fotocamera come la 350D se ci si mette davanti un'ottica come questa? Un piccolo sforzo la Canon poteva farlo e, tra il mediocre 18-55 da scarsi 100 euro ed il buon 17-85 stabilizzato da 650 euro, poteva inserire un'ottica di maggiore qualità. Come a suo tempo consigliavamo di comprare una Yashica FX-3 ma di metterci davanti un obiettivo Zeiss, oggi diciamo lo stesso per la Canon 350D: è una valida fotocamera, compratela a cuor leggero, ma metteteci davanti un vetro decente, altrimenti servono a poco persino i suoi 8Mpx!
Rino Giardiello © 09/2005
Riproduzione Riservata
Notevole l'aberrazione cromatica del 18-55 standard: persino la Sony 828, che ha un sensore molto più piccolo, ne fa di meno! La leggera dominante calda che si vede nella foto della 828 è quella reale: entrambe le fotocamere erano settate su "Bilanciamento del bianco in automatico", ma la Canon ha un po' esagerato. In questi casi meglio scegliere una delle impostazioni predefinite in manuale (sarebbe bastata l'opzione "Luce diurna").
Anche in queste foto notturne l'ottica standard della 350D mostra tutti i suoi limiti.
Il rumore a 800 ISO è nettamente inferiore a quello della 828, ma l'immagine è piatta e scialba.