TEST CANON EOS 20D
Una dettagliata prova sul campo
Michele Ronchi, dicembre 2004

Circa due mesi fa ho deciso di acquistare, importandola parallelamente e in anteprima, la nuova nata di casa Canon, la EOS 20D. In meno di 15 giorni, un vero record, B&H mi ha consegnato una delle prime 20D immesse sul mercato.

Nadir Magazine ©

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Lo specchio con i 9 punti di autofocus e il flash alzato

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Comandi posteriori assai simili alla 10D

Novità
A prima vista la nuova Canon non si discosta molto dalle sue colleghe e sorelle SRL digitali. Tuttavia, dopo pochi scatti ci si accorge che questa è una macchina per professionisti, con il vantaggio di avere un costo abbordabile anche da un amatore evoluto. Con una risoluzione massima di ben 8,2 megapixel, la stessa della sorella maggiore EOS 1D MarkII, consente di ottenere stampe di altissima qualità, per ingrandimenti senza interpolazione fino a 50x80 cm, il che equivale ad una pagina doppia di rivista. La raffica di 5 fotogrammi al secondo, record nella categoria, rende questa macchina una opzione valida per il fotogiornalismo, incluso quello sportivo. C'è di più: con risorse superiori a quelle della precedente 10D, accetta ottiche grandangolari poderose ed è adatta a ricevere anche il nuovo flash 580Ex, ultimo nato in casa Canon, specificamente studiato e realizzato per dialogare con le digitali.

Con il nuovo processore DIGIC II, ereditato anch'esso dalla sorella maggiore, la velocità di elaborazione delle immagini è cresciuta, e di molto. Migliorato anche l'autofocus: ora si basa su nove punti/sensori, con quello centrale doppio e orizzontale/verticale, consentendo il focheggiamento automatico e rapidissimo anche in condizioni di luce proibitive.

Ergonomicamente, nel design e nei comandi, la 20D ricorda molto la 10D, una 6,3MPx lanciata all'inizio del 2003 e ben accolta come la prima SRL digitale professionale dal prezzo accessibile. All'epoca la 10D aveva il vantaggio di essere la sorella minore della EOS 1D, dalla quale ereditò qualche tratto professionale. Oggi la 20D ne prende il posto, tenendo però come punto di riferimento la recente 1D MKII.
Dopo due mesi di uso intenso della mia 20D, con circa 4000 scatti già effettuati, posso affermare che questa fotocamera non è semplicemente un upgrade della 10D con una maggior risoluzione: ci sono molti più punti in comune con la 1D MKII che con la 10D, rispetto alla quale la 20D è ben più completa, avanzata e veloce.
La 20D arriva sul mercato al momento giusto, momento in cui i servizi digitali professionali richiedono hardware di punta, come la MKII o la Nikon D2H, che però hanno prezzi irraggiungibili anche per molti professionisti. Come queste due super-fotocamere, la 20D ha un corpo in lega di magnesio e l'indispensabile connettore PC per il sincronismo dei flash da studio; ed ecco dunque che la 20D acquista, commercialmente parlando, ragione di esistere. Il rapporto costo/beneficio è interessantissimo, viste le molteplici caratteristiche professionali che offre, alta risoluzione a parte.
In più, la 20D accetta sia ottiche con la baionetta standard EF che le nuove ottiche con attacco EFs, la cui caratteristica è quella di avere l'elemento di fuoco che sporge di circa 5mm all'interno della fotocamera. Questo tipo di ottica (fino ad ora adoperabile solo sulla 300D/RebelD) consente di montare le nuove lenti disegnate da Canon specificamente per le digitali, come l'incredibilmente grandangolare 10-22 mm f/3.5-4.5, che sulle 300D e 20D equivale ad un 16-35mm (angolo di campo di ben 98°).

Nostalgie...
Nonostante tutto, la 10D qualcosa di meglio rispetto alla 20D ce l'aveva. Probabilmente per guadagnare lo spazio necessario alle ottiche "s", quei 5 mm di protuberanza hanno giocato un brutto tiro allo specchio della 20D, diminuendone la dimensione. Come conseguenza, la luminosità nel mirino (che già nella 10D non era esaltante) è peggiorata un poco. Per tentare di compensare il gap luminoso, lo specchio è stato realizzato con un nuovo processo, che Canon ha battezzato Precision Matte che realmente aumenta qualcosa in termini di luminosità, ma rende la superficie visibilmente più granulosa, fatto che interferisce nel focheggiamento manuale. Per chi usa la macchina prevalentemente in autofocus non fa grande differenza, ma in alcune applicazioni, tipo la macro, ove l'autofocus non funziona a causa della ridottissima profondità di campo, è un fattore da considerare.

Altro problema sorto con la 20D è che su un sensore di pari dimensioni (22,5x15 mm) ora ci sono 1,9 milioni di pixel in più. Per conseguenza la dimensione dei pixel è diminuita, e ciò aumenta il livello di rumore delle immagini. Canon spiega però che, per ovviare all'inconveniente, ha usato un nuovo tipo di microlente (ogni singolo pixel è dotato di una microlente che scinde la luce nei colori primari RGB), la quale garantisce una buona luminosità e un basso livello di rumore. Il risultato è, in effetti, sorprendente. Il rumore non è mai eccessivo, nemmeno alle sensibilità più alte, al punto che la correzione di un potenziale difetto si rivela una notevole miglioria. E' tutto quello che noi fotografi avevamo sempre sognato e mai avuto il coraggio di chiedere: usare e abusare degli alti ISO senza pagare lo scotto della grana.
Queste microlenti ed un nuovo filtro di riduzione del rumore permettono ad una immagine catturata a 800 ISO di contenere suppergiù lo stesso livello di rumore di una immagine a 400 ISO scattata con la 10D. Un guadagno di uno stop secco.

Inoltre, per le lunghe esposizioni è presente un secondo filtro specifico, attivabile via Custom Function, che opera mediante un sofisticato algoritmo di comparazione chiamato Frame Reduction System. Attivando il filtro, la macchina catturerà automaticamente due immagini consecutive, la prima normale, la seconda con gli stessi parametri della prima, ma con la tendina chiusa. Attraverso la comparazione di ogni singolo pixel tra le due immagini, il filtro è in grado di capire dove si trova il rumore (la grana) ed eliminarlo automaticamente. L'unico problema è che ogni esposizione dura il doppio a causa della doppia cattura, ma in alcune circostanze ne vale la pena.

Sempre in relazione alla 10D, la 20D si presenta con un corpo un pochino più snello e leggermente più leggero, circa 100 grammi in meno.
Personalmente ho le mani grandi e per me è indispensabile l'uso del grip, che ho anche sulla 10D e sulla 300D. Il nuovo grip è meno gradevole da un punto di vista estetico rispetto a quello della 10D, ma in più ha un portabatterie che consente di collocare 6 batterie AA alcaline al posto delle classiche BP 511 o BP 512. L'autonomia con le pile non supera il centinaio di scatti, ma in casi di emergenza questa possibilità è una mano santa. Usando il grip e le batterie BP agli ioni di litio, l'autonomia raddoppia rispetto alla camera nuda, visto che il grip accoglie due batterie.

A proposito di batterie è da segnalare che nel kit è fornita una nuova batteria BP 511 da 1390 mA, quasi 300 mA in più della vecchia BP 511; quindi dura molto di più. Si ha inoltre la sensazione che la fotocamera consumi meno. Con la funzione Auto Power Off regolata sui quattro minuti, usando il grip, si ha una autonomia (calcolata empiricamente) di circa 1500 scatti, distribuiti in due giornate lavorative di 10 ore ciascuna. Un bel vantaggio rispetto alla 10D, la cui autonomia era di circa 1000 scatti, a parità di condizioni. Sempre a proposito delle BP 511, sto usando anche un modello non originale, importato dal Giappone, che arriva a 1400 mA e che ha l'ulteriore vantaggio di costare meno delle BP originali Canon.
Il grip ha un problema: il rotellone che lo fissa alla camera non possiede un fermo di sicurezza. Lavorando rapidamente, ruotando la camera dal vericale all'orizzontale e viceversa, a causa della sua posizione e del fatto che sporge parecchio dal grip, accade frequentemente di urtarlo inavvertitamente con le dita. Svitando anche di poco il rotellone di fissaggio, i contatti all'interno del vano batterie tra grip e camera si allontanano. Risultato:

  • la macchina si spegne e si riaccende da sola (falso contatto), con sicura perdita di immagini, se si stava scaricando qualcosa dalla RAM alla flash card in quel momento;
  • probabile problema della flash card con error 99;
  • se si sta inquadrando, l'autofocus impazzisce.
Del resto, il rotellone nella 10D e nella 300D non solo è più incassato nel grip, ma è anche più "gommoso" allo svita/riavvita, risultando di fatto più sicuro. E' consigliabile dunque serrare al massimo il rotellone e controllarlo frequentemente, visto che non sembra esserci altra soluzione.

Velocità
All'interno delle fotocamere della stessa fascia di prezzo e di prestazioni similari (Canon 10D, Nikon D100/D70, Pentax *1st D, Fuji Finepix S2 Pro e Minolta Dynax 7D), la 20D è più rapida praticamente in tutte le funzioni. All'accensione è pronta allo scatto dopo soltanto due decimi di secondo, quasi 12 volte più veloce della 10D; di questo si sentiva particolarmente la necessità.
Ciò aiuta anche a risparmiare le batterie, perché si può impostare lo spegnimento automatico su intervalli molto brevi, senza la paura di perdere qualche immagine durante il tempo di (ri)accensione della camera.
Anche l'autofocus è decisamente più rapido rispetto alla concorrenza. Come già accennato, contando su nove sensori posizionati strategicamente (esattamente come nella funzione "punti di fuoco ridotti" della vecchia EOS 3 e nella nuova MKII), cioè due in più che sulla 10D, e su di un nuovo algoritmo, è veramente rapidissimo, anche in condizioni di poca luce e di soggetto in movimento. A patto di usare ottiche luminose, f/2.8 o meno, e con motore Ultrasonic (Canon) o HSM (Sigma) è veramente impressionante la rapidità con cui l'autofocus si blocca sul soggetto. Possono contare su più punti di fuoco soltanto la Pentax *1st D (che ne ha 11) e la MKII (con 45).

L'autofocus ha una soglia di luminosità di funzionamento di -0,5 EV, contro gli +0,5 EV della 10D, un valore migliore anche della sorellona 1D MKII, la cui soglia minima si attesta a 0 EV.
Sempre parlando di velocità, i 5 fotogrammi al secondo effettivi in qualsiasi risoluzione, anche RAW, sono una vera manna nel fotogiornalismo. Inoltre si possono scattare raffiche di 20 immagini JPEG in alta risoluzione, 28 a risoluzione media o ben 128 (!) a bassa risoluzione. Purtroppo in RAW questo limite cade a solo 6 fotogrammi. Queste performances possono variare a seconda del tipo di flash card usata. Comunque, la velocità della raffica e la quantità di immagini scattabili consecutivamente rendono la 20D sicuramente adatta all'uso professionale sportivo, ove la velocità tipica delle tradizionali fotocamere a pellicola raramente supera i 6 ftg/sec con il limite di 36 scatti (un rullino). Nella 10D il limite era ben più basso, 3 ftg/sec per un massimo di 9 fotogrammi consecutivi.
La velocità dell'otturatore di 1/8000 di secondo è raggiunto solo dalla Nikon D70, la quale peraltro vince sul sincroflash, con 1/500 sec. contro 1/250 della D20. Va anche detto che il tempo di 1/8000 è sì una bella prova di velocità, ma all'atto pratico non si può certo dire che lo si usi tutti i giorni.
Sempre parlando di flash, quello che equipaggia la 20D copre l'angolo di campo di un'ottica con focale di 17 mm, un po' meglio del 18 mm della 10D e, sempre a differenza di quest'ultima, quando aperta, arriva di almeno 3 centimetri più in alto, riducendo il rischio di "occhi rossi" e non interferendo più di tanto con un eventuale paraluce sulla lente. Inoltre offre il sistema E-TTL II, lo stesso della MKII, che secondo Canon garantisce esposizioni flash più corrette anche in presenza di soggetti altamente riflettenti, cosa che ho potuto verificare. Quando non é possibile ribattere il flash, anche puntandolo direttamente sul soggetto, l´immagine ottenuta é abbastanza morbida, mai sparatissima, anche se il soggetto é molto chiaro. Oltre ad avere un benefico effetto sulle immagini ottenute quando non é possibile ribattere la luce, l´uso del flash diretto garantisce anche un minor consumo delle batterie del flash, poiché essendo luce diretta e non di "rimbalzo", non necessita della potenza piena del flash, fattore importantissimo per chi fa fotogiornalismo e ha sempre bisogno di un tempo di ricarica rapidissimo. Con il 550EX si possono scattare raffiche de 5/6 immagini (a 400 o 800 ISO) con buona probabilità che il flash riesca a coprire tutti gli scatti. Inoltre, questa innovazione era assolutamente necessaria, considerando la scarsissima latitudine di posa dei sensori, i quali hanno un comportamento più simile alle dia che ai negativi. Una parola sul nuovo flash 580 EX. Questo flash dialoga direttamente con la 20D, riconoscendo il fattore di ingrandimento del sensore della fotocamera connessa (20D/10D/MKII), calcolando in tempo reale la compensazione da applicare alla parabola motorizzata, in funzione della focale comunicata dall´ottica e del sensore usato. E' anche in grado di scambiare dati con la 20D per ottimizzare il bilanciamento del bianco. Unico problema, il costo...
Ancora in termini di velocità, l´accensione è istantanea, solo 0,2 secondi. Per verificarne la differenza con le altre macchine, è sufficiente azionare l´interruttore principale di accensione, mantenendo premuto il pulsante di scatto. L´otturatore si apre nel momento in cui l´interruttore arriva a fine corsa.

Nel monitor
Il monitor della 20D è lo stesso che equipaggia la 10D, con tutti i suoi pregi e difetti. E' un monitor di 1,8 pollici con 118.000 pixel che restituisce una immagine con angolo di copertura dell´immagine scattata del 95%, come il mirino ottico. Ritengo che Canon abbia perso una buona occasione per sostituire questo monitor. Infatti, a parte il fatto che sia comunque un ottimo monitor, presenta alcuni limiti. La visione in piena luce non è delle migliori e in termini di luminosità, nonostante un simpatico controllo presente nel menu, l´immagine restituita dalla MKII è decisamente migliore, come ho potuto contatare recentemente. Sarebbe auspicabile un monitor di dimensione maggiore, più luminoso, meno sensibile all´angolo di visione, alla luce ambiente e con un angolo di copertura del 100%, così come le altre professionali di fascia alta. Comprensibile comunque la scelta di Canon, per contenere i costi. E, a parte tutto, è un ottimo monitor. Un'ultima osservazione va fatta sulla visione delle immagini. Come con la 10D, si possono ingrandire fino a 10 volte nel monitor di controllo posteriore, ma per spostarsi nell'immagine ora si ha a disposizione un comodissimo mini-joystick, che evita la pressione dei vari tasti di navigazione, a differenza di quanto avviene nella 10D e nella 300D.

I menu nel monitor sono cambiati ed ora sono diventati, in termini grafici, un mix della 300D e della 10D. Il pulsante Jump, molto comodo, consente di saltare da una categoria di menu alla successiva, senza necessità di azionare la grande ruota di controllo poteriore.
Sono state aggiunte anche delle simpatiche finestrelle pop-up di aiuto che appaiono sopra le funzioni scelte.

I menu sono identificati dai colori, che aiutano ad orientarsi e a navigare nelle varie funzioni della macchina.
Nello specifico:
  • Rosso: funzioni di cattura dell´immagine;
  • Blu: funzioni di visualizzazione;
  • Giallo: set-up e regolazioni della macchina.

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Menu colorati

A proposito dei menu, la 20D nasce con molte funzioni professionali, studiate per aumentare sia la qualità delle immagini prodotte che la flessibilità d´uso.
Per esempio è in grado di generare files RAW e Jpeg differenti simultaneamente. Comodissimo quando si deve trasmenttere istantaneamente l´immagine leggera, in jpeg, via internet al cliente od alla redazione di un giornale, preservando la possibilità del trattamento posteriore del file RAW. Finalmente la possibilità di scelta del Color Space (sRGB o Adobe RGB) indipendentemente dal profilo di colore/contrasto/sharpen scelto.

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Scelta del Color Space: sRGB per applicazioni in monitor, Adobe RGB per la stampa

Ancora, la correzione, in grafico cartesiano, della temperatura di colore, probabilmente superflua ai più, è benvenutissima per chi lavora in studio e la 20D ha le carte in regola per poter lavorare anche in studio.

Il sistema di connessione con interfaccia USB 2.0 permette infatti, oltre che il trasferimento rapido delle immagini dalla macchina al PC, anche il controllo remoto in studio, usando sia il software di controllo Canon presente nei CD di corredo, che uno degli avanzati software di controllo presenti sul mercato.

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Bilanciamento del bianco grafico, in assi cartesiani.

Sempre a proposito di funzioni professionali, lo slot della Flash Card accetta e supporta microdrives di ultima generazione, oltre i 2 GB, grazie al supporto FAT 16 e FAT 32 dell´interfaccia presente nella camera. Firewire, almeno per me, non fa sentire la sua mancanza.

Cosa unica nella 20D, è la possibilità di scattare in bianco e nero, con tanto di filtri digitali verde, arancione, giallo e rosso inseribili all´atto dello scatto. Si può anche virare digitalmente le immagini in tono di seppia, verde, blu o viola e controllare contrasto e sharpness separatamente.

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Bianco e nero con filtri digitali

Interessanti possibilità, ma che, ritengo, non siano necessarie in una fotocamera professionale visto che si può fare lo stesso (e anche meglio), in fase di post-produzione con un buon programma di editing, con il vantaggio di poter tentare infinite possibilità partendo sempre dallo stesso file originale. Altra novità, il bracketing sul bilanciamento del bianco, già presente nella 10D, ma che adesso può contare su una regolazione di precisione in Kelvin usando la stessa logica degli assi cartesiani del bilanciamento.

Conclusioni
Finalmente qualcosa di veramente professionale con un rapporto costo/beneficio al momento imbattibile. Può mancare qualcosa della robustezza della MKII, non è sigillata all´acqua e alla polvere, il suo otturatore è progettato per 50.000 scatti invece che i 200.000 della sorella maggiore, ma per chi ha bisogno di alte risoluzioni, velocità, qualità e grandangolari veri, la 20D è la macchina "giusta" ed è arrivata al momento giusto.

Michele Ronchi © 12/2004
Riproduzione Riservata

NOTA - E' disponibile gratuitamente il nuovo plug-in Adobe Camera RAW che supporta ufficialmente in Potoshop i corpi Canon EOS 1Ds mark II, Canon EOS 20D, Canon PowerShot S70 e Canon PowerShot G6 ed elimina un bug della versione precedente nella conversione dei files RAW della Canon EOS 1D mark II. Mantiene inalterata la capacità di interpretare il nuovo formato Adobe DNS.

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Ottica da 20mm ad f/22 - tempo 2 sec. (con treppiedi) - sensibilità impostata: 100 ISO

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Dettaglio al 100% della foto a sinistra: la nitidezza è impressionante!

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Uno scatto a 800 ISO senza flash

COME SONO FATTI I TEST DI NADIR