TEST CANON EOS 1Ds Mark II
Mike Ronchi, giugno 2005

E' cara, pesante, voluminosa e piuttosto complicata da usare. Ad ogni click partorisce un file elefantiaco. Ma anche così, senza ombra di dubbio, la EOS 1 Ds Mark II è il top delle reflex digitali.

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Ponendosi ai massimi livelli, ecco la nuova superdigitale.

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Spaccato della 1DS Mark II. Un labirinto di micro ingegneria.(Canon courtesy)

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In operazione: un bicchiere di Coca Cola con ghiaccio appoggiato su un piano di vetro. Il flash esattamente sotto il bicchiere. RAW 28-70 mm @ 50mm, f/4

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Particolare al 100% delle bollicine di aria incluse nel ghiaccio. Dettaglio e risoluzione impressionanti.

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Canon DCS 3 del 1995. La bisnonna della 1DsMKII (Canon courtesy)

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In rosso sono evidenziate le guarnizioni che sigillano il corpo in lega di magnesio della 1Ds MKII. (Canon courtesy)

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Sensori CMOS a confronto: in alto, Full Frame, 1DsMKII, fattore 1:1; in basso il sensore CMOS della EOS 20D, fattore 1,6:1

L'orgoglio di casa Canon è da poco più di un mese anche il mio, anche se il mio conto corrente ha subito un salasso storico. Ma guardare attraverso il luminosissimo mirino, che offre il 100% dell'inquadratura, e udire il rumore del tutto particolare, quasi come un discreto colpetto di tosse, dello specchio che si alza e dell'otturatore che si apre è, già di per sé, un'esperienza unica. La 1Ds MkII è la prima reflex digitale ad offrire una risoluzione record di 16,7 MPx con un sensore full frame, garantendo altissima qualità e angolo di campo delle ottiche libero dal famigerato "fattore di ingrandimento" delle digitali con il sensore più piccolo di 24x36 mm. Una volta regolati i milioni di parametri che i suoi menu offrono, è rapida nello scatto ed è costruita per durare, potendo resistere a forti impatti, polvere, e secondo Canon perfino alla pioggia torrenziale. Il suo corpo in lega di magnesio, come da tradizione in casa Canon per i corpi di punta, è infatti sigillato contro l'acqua e la polvere attraverso l'uso di guarnizioni O-Ring intorno ai pulsanti e ai vani apribili. Ho letto di corpi Canon serie 1 caduti in acqua e recuperati funzionanti, grazie a questi accorgimenti. L'otturatore supporta ben 200.000 scatti, ovvero quattro volte gli scatti supportati delle 10D e 20D, il che significa una vita intera per un amatore e almeno 4/5 anni di servizio per un professionista che, come me, scatti circa 35.000 foto l'anno.

Superlativa ed eccezionale in tutte le sue funzioni, offre ben 45 punti di autofocus, usa due card di memoria separate, una CompactFlash e una SD, che possono essere usate sequenzialmente o simultaneamente, registrando, in questo caso, una copia di backup istantantanea. Fatta anche per lavorare in studio, porta i controlli di bilanciamento del bianco ai massimi livelli. Ancora, presenta differenti profili di colore, che vanno dallo Standard al Ritratto, dall'SRGB all'Adobe RGB, più una serie di preset selezionabili manualmente parametro per parametro. E' inoltre dotata di una porta USB e una porta Firewire, la quale permette il controllo totale ed in tempo reale via PC, consentendo scatti studiati e pensati rimanendo comodamente seduti davanti al computer, magari con una caipirinha in mano e con il cliente gongolante il quale ha la possibilità di vedere e criticare immediatamente quello che si sta combinando al suo prodotto. Inoltre, aspetto utilissimo per chi lavora nel fotogiornalismo, può essere accoppiata ad un trasmettitore wireless che ha la capacità di inviare gli scatti in tempo reale fino ad una distanza di circa 150mt.

L'enorme risoluzione di quasi 17 MPx la porta a competere con i dorsi digitali in medio formato, potendo generare immagini superiori al 50x80cm a risoluzione massima, senza interpolazione. E' un risultato fantastico, assolutamente inedito ed insuperato da qualsiasi altra DSLR, che la mette in grado di lavorare in studio, praticamente con qualsiasi tipo di produzione, senza temere la concorrenza nemmeno delle diapositive in medio formato, e con tutti i vantaggi ormai noti del digitale.

Le forme e le funzioni sono conosciute, essendo state ereditate le prime dalla serie 1 a pellicola e dalla 1 Ds digitale le seconde. L'imponente corpo della 1DsMkII deriva infatti dalla remota EOS 1 del 1989, consacrata con la EOS 1V del 2000, ultimo corpo "chimico" di Canon.

Da un punto di vista elettronico, è impressionante constatare la velocità di evoluzione di queste tecnologie. Basti pensare alla DCS 3 del 1995... Meno di 7 anni dopo, alla fine del 2003 Canon lanciava la 1Ds da 11 MPx sorprendendo il mercato con qualità ineguagliata e sensore full frame. In meno di un anno, è stata lanciata la 1Ds MkII, nel settembre del 2004: risoluzione quasi raddoppiata, sempre su di un sensore full frame, e c'è l'aggiunta del nuovo processore DigiC II, conosciuto per il suo basso consumo, l'estrema rapidità e molte altre migliorie, frutto evidente dell'attenzione che Canon presta alle voci (e ai reclami) dei fotografi che usano i suoi prodotti di punta. (Foto a lato)

Nelle forme mantenute del grip, ove un tempo era alloggiato il poderoso motor drive, oggi si installa una altrettanto poderosa batteria ricaricabile con la fantastica autonomia di ben 1200 scatti. Il corpo è tappezzato di bottoni, selettori e interruttori, che consentono di avere sulla punta delle dita (che dopo poco tempo di uso diventano callose, vedremo poi perché) tutti i comandi necessari per garantire uno scatto perfetto. I pulsanti principali - scatto, bilanciamento del bianco, blocco esposizione, selezione del punto di fuoco e selettore principale - sono disponibili con la macchina in posizione sia orizzontale che verticale, essendo duplicati sul grip. Visto il peso notevole, consiglio l'uso della cinghietta bloccamano, soprattutto se accoppiata a una pesante lente L, cosa pressoché doverosa. Sarebbe un controsenso infatti usare un corpo da 8000 dollari con una lente consumer. La cinghia a tracolla in dotazione da sola non è sufficiente, sopratutto per chi intende usare la "creatura" fuori studio. Con il 70/200 L si superano infatti i 3,2 Kg. e, in questi casi, il monopiede diventa praticamente obbligatorio per non creare spostamenti indesiderati delle vertebre cervicali. Ma anche con il più leggero 24/70 L stiamo sui due chili e mezzo. Comunque sia, sebbene grande e pesante il corpo è ergonomicamente perfetto, si impugna con estrema naturalezza e, grazie al rivestimento gommato, aderisce perfettamente alle mani. Inoltre, se usata con una delle lenti bianche, le uniche con O-Ring, secondo Canon si può usare sotto la pioggia. Personalmente ci penserei mille volte ed infine deciderei sicuramente che no, sotto l'acqua non ce la metto; ma è comunque una risorsa in più, che peraltro impedisce l'entrata della polvere. (Foto a lato)

Come dicevo, la 1Ds MKII mantiene le funzioni della precedente 1Ds, con 45 punti fuoco selezionabili singolarmente o automaticamente. Interessante la possibilità di variare la velocità dell'AF usando le Custom Function. La regolazione di modo di esposizione, sensibilità, bracketing e così via, richiede la pressione simultanea di due pulsanti oltre alla rotazione del selettore principale: piuttosto scomodo. Qui viene una nota negativa, una delle pochissime in verità: i pulsanti di accesso a tutte le regolazioni funzionano al contrario rispetto a quello che parrebbe logico. Per selezionare una funzione bisogna infatti mantenere premuto il pulsante relativo e selezionarla con il selettore a disco, rilasciando il pulsante quando vogliamo dire che è "OK", anziché premerlo. Secondo Canon, tutto questo è per prevenire alterazioni accidentali indesiderate dei tantissimi menu. In questo senso è una soluzione efficace, ma nella pratica costringe il fotografo a tenere sempre il dito premuto su un pulsante mentre si scelgono le varie funzioni con l'altra mano: è scomodissimo oltre che, alla lunga, doloroso. Incredibile, e qui una bella tirata di orecchie a Canon ci sta, che per rivedere le fotografie già fatte sia necessario mantenere premuto un bottone e girare contemporaneamente il selettore rotativo, e lo stesso procedimento va fatto per zoomare nel display o per analizzare l'immagine navigando (alto-basso e sinistra-destra). Personalmente, sono abituato a rivedere anche intere sequenze, studiando e ristudiando il risultato. Questa operazione mi porta a tenere premuto il maledetto bottone "Select" per 15/20 minuti di fila, che si traduce in un doloroso bassorilievo nella pelle del pollice sinistro, che acquista il disegno e la forma del pulsante ... Integrazione uomo macchina massima! A tutte le funzioni, purtroppo, si accede così.

Per contro le funzioni personalizzabili, divise in 20 Custom Functions e più di 31 Personal Functions, sono davvero completissime, con in più la possibilità, estremamente utile e ben pensata, visto quante sono, di salvarle sulla CFlash e da qui in un PC, come back up. Questo comporta due vantaggi interessanti: primo, l'utente salva la configurazione preferita, potendo poi pasticciare a volontà con la tranquillità di poter ritornare alla configurazione personale in un istante. Secondo, per chi condivide il corpo con altri, come nei giornali (ove spesso i corredi, di proprietà della testata sono usati promiscuamente), c'è il vantaggio fondamentale di poter salvare la propria configurazione su di una economicissima CFlash e in un istante riavere la "propria" macchina, indipendentemente dal corpo che si sta usando.

La 1DsMk II è dotata della misurazione spot, oltre che valutativa, parziale e ponderata al centro, accoppiando i punti di misura ai punti di autofocus. Interessante la possibilità di calcolare la media di 8 misurazioni spot consecutive. Misurata la luce e calcolata la coppia tempo/diaframma, avviene l'esposizione del sensore. A proposito del sensore: 24x36mm. Full frame. Finalmente il mio 20 mm è tornato un 20 mm. D'altro canto, sfortunatamente, anche il 200mm è tornato un 200mm, non contando più sul fattore 1.6X della 20D che lo portava ad apparire come un ragguardevole 320 mm. Pro e contro, insomma. Ma la dimensione maggiore del sensore produce ulteriori benefici: il livello del rumore è ridotto ai minimi termini, con la stessa qualità, se non addirittura migliore, di una dia 6x7 scandita in uno scanner a tamburo. La famosa rivista statunitense Popular Photograpy ha fatto un test comparando la 1Ds MkII a ISO 200 con una 1V ed una pellicola da ISO 200. La digitale ne è uscita ampiamente vincitrice e, curiosamente, sulle riviste un po' di mezzo mondo si stanno cominciando a vedere immagini scattate con pellicola comparate con le immagini scattate da questa digitale, e non il contrario. Ovvero, si sta invertendo la tendenza così come i punti di riferimento. A proposito di ISO, la sensibilità varia, per la prima volta in una DSLR, da ISO 50 (segnalata con la L di LOW nel display) fino a 3200 (segnalata con la H di HIGH nel display). A ISO 50 stabilisce a mio avviso un nuovo standard in materia di assenza di rumore, anche senza il noise filter inserito. Sono possibili il bracketing espositivo, di bilanciamento del bianco ed anche di ISO, tutti di +/- 3 Stop.

Il numero degli scatti in bracketing è selezionabile via Custom Function, cosa molto apprezzabile considerando l'utilizzo della nuova funzione HDR di Photoshop CS2, la quale aumenta artificialmente la latitudine di posa degli scatti digitali, combinando tra loro più immagini uguali esposte differentemente. Ma, a parte questa possibilità più di PhotoShop che della 1Ds MKII, francamente non capisco la ragione di tutti questi bracketing. La forcella aveva un senso quando si aveva a che fare con una dia, dalla scarsissima latitudine di posa, ove il risultato, a volte incerto, si vedeva solo una volta sviluppato il rullino. Ma oggi il digitale consente di vedere immediatamente il risultato con tanto di istogramma, dunque... ho sbagliata l'esposizione? Poco male, clicco di nuovo, sono ancora lì...

Il sensore a pieno formato consente di tornare a vedere le immagini nel mirino come in una macchina tradizionale, a tutto vantaggio della precisione dell'inquadratura e del fuoco manuale. Quando è necessario, nel mirino oltre al correttore di diottrie c'è anche una persiana a ghigliottina, che si chiude per le foto in posa B. Inoltre lo specchio di generose dimensioni è intercambiabile, consentendo il montaggio di svariati altri specchi opzionali con riferimenti differenti o dotati di microprismi per la focheggiatura manuale di precisione. Scattata la foto, la si può rivedere quasi istantaneamente nell'ampio visore LCD posteriore, di 2,5 pollici e ben 230.000 pixel di risoluzione, che mostra (come il mirino) il 100% dello scatto effettuato. Uno zoom 15x consente di verificare immediatamente la bontà del fuoco. A questo proposito segnalo un trucchetto: scattando in RAW, se dovete mostrare le foto immediatamente al cliente ricordatevi di selezionare RAW+S (jpeg small) e selezionare lo sharpness della JPEG S ad almeno livello 5, altrimenti l'immagine risulterà inevitabilmente sfocata a causa dei filtri che si interpongono tra l'ottica ed il sensore, visto che il formato RAW non applica alcuno sharpen.

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Schema di costruzione del CMOS.
Un wafer di ottica ed elettronica miniaturizzate.
(Canon courtesy)

Questo è un poco differente rispetto alla 10D ed alla 20D, poiché il livello zero nella 1DSMkII è zero per davvero, mentre, nelle altre, l'equivalente dello zero è in realtà il -2. Durante il controllo delle immagini è possibile anche visualizzare l'istogramma per ciascuno dei valori RGB, oltre che della luminanza, importantissimi per giudicare l'esposizione. Tutte le regolazioni sono proposte in due display LCD, uno superiore e uno inferiore, e dallo schermo a colori principale. Tutti sono illuminabili con una bella luce blu cobalto. Finalmente è sempre indicata la sensibilità in ISO, sia nei display esterni che nel mirino, senza necessità di premere ulteriori pulsanti. I dati mostrati da ciascuno dei due LCD possono essere scelti a piacimento dall'utente, distribuendoli tra i due LCD come meglio si crede.

In termini velocistici, con 0,3 secondi per entrare in funzione questa 1Ds MkII si pone al livello della 20D e della 1D MkII, ovvero tre le piú rapide in assoluto. La velocità dell'autofocus, selezionabile, è realmente impressionante, anche se perde 0,5 EV di sensibilità rispetto alla 20D. L'attivazione dei 45 punti di AF dipende sia dalle impostazioni manuali dirette (esiste un pulsante di scelta del punto AF) sia dalle Custom Functions, ove è possibile preselezionare quanti e quali punti si attiveranno in funzione del teleobiettivo usato. Per capirci, usando un 200mm posso scegliere a che focale ridurre i punti da 45 a 9 (o 11) in modo da accelerare ancora di più l'autofocus, il quale avendo meno punti da analizzare impiegherà meno tempo nel bloccare il punto di fuoco. In termini di rapidità di scatto, si perde qualcosa nel numero dei fotogrammi al secondo, "solo" 4, pochi se paragonati agli 8.5 della 1D MkII o ai 5 della 20D. Ma ricordiamoci che con questo corpo, in RAW, stiamo spostando qualcosa come 17/18 MB ad ogni scatto, dal sensore al processore e da quest'ultimo alla memoria di massa. E, a questi livelli, schede di memoria di almeno 1GB sono il minimo raccomandato, visto che con 58 scatti in solo RAW la si riempie. Per contro in JPEG S, che è circa l'equivalente JPEG L della 10D, comunque di rispettabili 6MPx, ce ne stanno più di 500. Questa capacità può aumentare considerando la seconda scheda, una SD. Questa ulteriore memoria può essere usata in parallelo per registrare un back up che mette al riparo da eventuali problemi della Compact Flash principale; oppure sequenzialmente, una volta terminata la capacità della Flash card. Qui darei un'altra tirata di orecchie a Canon: in una macchina super professionale, con decine di risorse e regolazioni, possibile che il cambio dall'una all'altra quando usate in sequenza debba essere manuale? Non sarebbe più logico che terminata una, l'altra, se non in back up, cominci automaticamente a registrare, evitando l'interruzione della sessione con la modella o, peggio, la perdita di una manciata di secondi spesi premendo bottoni, che, nel fotogiornalismo, possono essere cruciali? Ancora, visto che esiste la possibilità di salvare un file RAW e un file JPEG simultaneamente, sarebbe bello avere la possibilità di salvarne uno in una memoria e l'altro nell'altra. In questo modo si potrebbero scaricare immediatamente le JPEG tutte insieme, ad esempio per un invio via internet, lasciando le RAW da parte per la post-produzione. Così come è architettato il software, invece, entrambi i file vengono salvati sulla stessa memoria, rendendone necessaria la selezione prima dell'uso. Sarebbero assai benvenuti aggiornamenti software per correggere questo aspetto.

Solo una parola riguardo al flash. Non c'è un lampeggiatore integrato, com'è normale nei corpi Pro: la macchina lavora con E-TTL II che garantisce migliori esposizioni con soggetti riflettenti, ha la sincronizzazione sulla prima o sulla seconda tendina, sincronizza a qualsiasi velocità i flash Canon serie EX e sincronizza flash esterni, via contatto PC, fino a 1/250 sec.

Per supportare il ritmo intenso di lavoro a cui questa macchina può essere sottoposta, la batteria, altro gioiello, può essere ricaricata in appena 2 ore. Il caricabatterie consente la ricarica simultanea di due batterie ed è dotato di scarica programmata, che consente di annullare l'effetto memoria in circa nove ore.

I software in dotazione sono completissimi e permettono di trattare direttamente le immagini RAW scattate, oltre che di visualizzarle. Per contro, sono tutti praticamente sostituibili da Photoshop (CS o CS 2). Non si capisce la presenza nel firmware di PictBridge, che consente la stampa diretta su stampanti a getto che supportino questo standard. Credo che difficilmente quache professionista userà una macchina da 8000 dollari per stampare direttamente, su stampanti amatoriali, un file che, una volta esploso dal RAW converter, arriva tranquillamente a pesare 100 MB.

Concludendo: è una reflex costosa, pesante, voluminosa e complicata da usare. Ma tutti la vogliono, al punto che B&H ha una nutrita lista di attesa. E' una macchina per professionisti, i soli che possano permettersi di spendere una cifra sostanziosa per comprare macchina ed accessori. Ricordiamoci infatti che, oltre alle lenti L e a schede Compact Flash da almeno 1GB, per trattare gli enormi files generati, sono necessari computer molto ben dotati e costosi. Ma chi la usa per lavoro, può stare tranquillo: questa macchina si ripagherà nel medio periodo, con in più la certezza di acquisire uno strumento il quale veramente taglia la testa al toro, dipanando nel tempo di uno scatto tutti i dubbi di qualità e prestazioni tra digitale e pellicola, surclassando sotto ogni punto di vista il 35mm, eguagliando se non superando il medio formato a pellicola ed entrando in competizione con i dorsi digitali di medio formato - i quali peraltro hanno costi ben superiori a quelli della favolosa 1DS Mark II.

Mike Ronchi © 06/2005
Riproduzione Riservata

Alcuni scatti in RAW permettono di apprezzare meglio la qualità di questo nuovo corpo

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Memorial JK, Brasilia. 1DsMarkII, ISO 400, Canon 28-80 L @ 28 mm f3.2 1/40 sec.

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Teatro Nacional, Brasilia. 1DsMarkII, ISO 50, Sigma 12-24 @ 24mm, f/22 1/125
E non rimpiango piu la Velvia!

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Teatro Nacional, Brasilia. 1DsMarkII, ISO 50, Sigma 12-24 @ 12mm, f/22 1/150