LA RECENSIONE DEL LIBRO CON L'INTERVISTA DI AGOSTINO MAIELLO A DANILO CECCHI, COAUTORE DEL LIBRO.
Questo libro, scritto da Pierpaolo Cancarini Ghisetti e Danilo Cecchi, fa parte della collana "Il collezionista" dell'editrice Reflex, e per 55mila lire consente di soddisfare la curiosità di chi, appassionato del marchio Zeiss, si sia scontrato con la scarsità di pubblicazioni italiane in merito.Quando vi è nata l'idea del libro?
Occorre fare un passo indietro. Conoscevo fino dalla seconda metà degli anni Ottanta i libri per collezionisti di fotocamere editi in inglese dalla Hove Foto Books ma non ero soddisfatto dall'esiguo numero di marche trattato (Nikon a telemetro, Canon a telemetro, Zeiss fra le due guerre e naturalmente Leica). Neppure fra le allora rare pubblicazioni di altri editori trovavo abbastanza materiale. Così mi sono messo a fare delle ricerche in proprio con l'idea di pubblicare eventualmente dei libri. Uno dei marchi fino ad allora trascurati dall'editoria era Pentax, ed il libro sulle Reflex 35mm Asahi Pentax è nato proprio così, proponendo ad alcuni editori il manoscritto. In Italia niente da fare, ma la Hove Foto Books rispose in maniera favorevole ed il libro presentato alla Photokina del 1990 fu finalmente pubblicato. I libri sono come i figli, e dopo il primo viene la voglia di farne un secondo. Mi interessava la produzione fotografica sovietica e proposi un libro su questo argomento alla Hove. Mi fu risposto che metà dei loro libri era destinato al mercato americano e che su questo mercato le fotocamere russe non erano né conosciute né apprezzate. Continuavo però ad accumulare materiale. Poi conobbi Jean Loup Princelle che stava raccogliendo anche lui materiale per un libro sulle russe e mi fermai. Jean Loup pensava di pubblicarlo con Foto Saga ma poi, ironia della sorte, lo ha pubblicato proprio con quella stessa Hove che aveva rifiutato la mia proposta. C'est la vie. Nel frattempo mi ero molto impegnato con la rivista Classic Camera ed avevo stretto rapporti di collaborazione ed amicizia con Pierpaolo Cancarini Ghisetti, un collezionista di cose tedesche, soprattutto Zeiss, con il quale realizzavamo molti articoli per Classic Camera. L'idea di fare un libro sulla produzione fotografica Zeiss ci solleticava da tempo. Il materiale non mancava mentre mancava invece una trattazione completa dell'argomento, specialmente in lingua italiana. Le uniche opere storiche su Zeiss esistenti erano il libro di Tubbs sul periodo 1926-1940 edito nel 1977 e lo Zeiss Compendium di Barringer e Small sul periodo 1940-1972 edito nel 1995.
E qual è stata la sua gestazione?
La mole di dati da trattare era enorme. Oltre ai libri gli opuscoli, gli articoli sulle riviste, i test, le pubblicità, i bollettini di Zeiss Historica, i collegamenti tra Zeiss orientale e Zeiss occidentale, i rapporti fra Zeiss e le altre industrie fotografiche tedesche e giapponesi, una produzione discontinua e soggetta a continui mutamenti. Il testo è stato scritto in più tempi, rivisto più volte e modificato in base ai nuovi dati che acquisivamo nel frattempo. Nello stesso tempo Pierpaolo fotografava sistematicamente i prodotti, le fotocamere, gli obiettivi, gli accessori. Poiché Zeiss ha cambiato nel tempo i propri codici di identificazione dei prodotti spesso nascevano equivoci e confusione. Bisognava comunque darsi un limite ed abbiamo puntato i maggiori sforzi sul periodo dal dopoguerra a oggi, trattando in maniera più veloce il periodo precedente, dalla nascita di Carl Zeiss alla seconda guerra mondiale.
Quali sono state le fonti principali?
I due libri già citati hanno fornito una traccia importante, almeno per la partenza. Ma si trattava solo di una traccia. Le fonti migliori sono sempre quelle dirette, quindi sono stati fondamentali gli opuscoli stampati dalla stessa Zeiss in tedesco, inglese o italiano. Poi i libri di altri autori che magari trattavano la produzione Zeiss solo in parte o solo di riflesso. Qualche scarna monografia sulle Contaflex e Contarex o sulle Super Ikonta, qualche catalogo di case d'asta per qualche oggetto raro o qualche prototipo. Infine le riviste dell'epoca, dall'americana Popular Photography all'italiana Progresso Fotografico. Magari un trafiletto che annunciava l'immissione sul mercato di una nuova fotocamera, o un reportage dalla Photokina. Fonti molto diverse. Per la cronologia è stato essenziale il libro di Otto, un libro privo di testo ma con tantissimi numeri e date. Poi naturalmente le pubblicazioni periodiche della Zeiss Historical Society, dal bollettino Zeiss Historica alle opere più selettive. Insomma, non abbiamo inventato niente di nuovo o di inedito, ma abbiamo cercato di dare una forma compiuta ad una materia preesistente anche se parecchio disordinata e frammentata. Soprattutto abbiamo avuto immodestamente il merito di editare il tutto in lingua italiana, colmando una grave lacuna. Le opere specifiche sul collezionismo in lingua italiana come ben sai sono rarissime. O trattano di Leica.
La Carl Zeiss, o la FOWA, vi hanno aiutato in qualche modo?
Non abbiamo ricevuto nessun aiuto né da Stoccarda né da Torino. Tanto meno da Tokyo. Solo qualche conferma a qualche dubbio che poteva sorgere interpretando documenti contraddittori. Nessun aiuto economico, e neppure un grazie. Al contrario, all'epoca del libro Pentax l'API di Firenze mi mise a disposizione la sua raccolta di fotocamere d'epoca, dalle Asahiflex alla LX con finiture in oro.
Qual è stato l'argomento più difficile da trattare?
La difficoltà maggiore è stata quella di trovare un editore. Sembra strano ma è così. Tutti ti dicono che sei bravo ma nessuno vuol rischiare su un libro che non è destinato a diventare un best-seller ma è riservato ad una nicchia di appassionati. In questo Giulio Forti ha dimostrato del coraggio. Non è stato facile neppure ricostruire il percorso storico e produttivo di tutte quelle fotocamere 35mm con mirino galileiano che Zeiss ha presentato a ripetizione nel corso degli anni Sessanta, fotocamere economiche che avrebbero dovuto avere una diffusione di massa ma rimanevano in produzione pochi mesi o pochissimi anni per essere rimpiazzate e sostituite da nuovi modelli ancora più economici e ancora meno fortunati. Su questa schiera di fotocamere le notizie non abbondano. Forse la stessa Zeiss se ne vergognava. Accanto alle Contarex ed alla Hologon le Ikonette fanno una ben misera figura ma storicamente hanno avuto un significato importante. Se da una parte Zeiss puntava al meglio, senza compromessi qualitativi, dall'altra puntava ai grandi numeri e di compromessi ne faceva perfino troppi. Fino ai caricatori 126 Instamatic, tanto per capirsi.
Nel testo si parla poco della collaborazione tra Pentax e Zeiss, soprattutto in merito al trattamento antiriflessi. È noto che il trattamento antiriflessi di queste due case sia pressoché equivalente, e di gran lunga superiore a quello di ogni altra marca. Purtuttavia non si è mai chiarito fino in fondo come sia andata precisamente questa collaborazione. Come mai non avete approfondito questo aspetto?
Si sa che Zeiss ha cercato alla fine degli anni Sessanta un partner orientale e si sa che vi sono stati rapporti commerciali con Pentax. Nessuna delle due industrie ha mai voluto rendere noti i contenuti di queste intese. Il fatto che Pentax abbia presentato il sistema SMC mentre Zeiss presentava il sistema T* (T star) poteva significare qualcosa, ma anche solo una coincidenza, come trenta anni prima Smakula-Strong e in un settore completamente diverso Ogino-Knauss. Né Pentax né Zeiss hanno mai voluto divulgare i retroscena degli accordi per lo scambio di know-how, accordi che hanno permesso la realizzazione anche di obiettivi come il 15mm f/3.5. Il fatto che Zeiss abbia trovato il suo partner orientale in Yashica e che il trattamento multistrati si sia diffuso anche presso le altre industrie ottiche ha steso definitivamente una coltre di silenzio. Un silenzo a più strati, si sarebbe tentati di dire.
Un'ultima domanda. Il volume, ormai, è già sul mercato da qualche anno. Cosa aggiungereste e/o modifichereste al testo originale, se poteste ripubblicare il libro?
Ho il rimorso di non aver trattato la produzione degli anni Trenta in maniera altrettanto approfondita come quella degli anni Cinquanta e Sessanta e non aver potuto accedere a certi archivi e certi elenchi Zeiss. E poi il rimpianto di tutti gli autori, nessuno escluso: essersi lasciato scappare qualche piccolo ma imperdonabile errore. Tutti vorremmo essere perfetti, nessuno riesce ad esserlo veramente.
Agostino Maiello © 12/2000
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