LE ORIGINI CONTEMPORANEE DELLA FOTOGRAFIA
di Federica Muzzarelli
Nora Dal Monte, gennaio 2008

L'Editrice Quinlan (che già conosciamo per la saggia riproposta del libro "La fotografia: illusione o rivelazione?") arricchisce la sua collana di saggistica fotografica con due nuovi titoli. Cominciamo sfogliando quello a firma di Federica Muzzarelli. A breve, sarà la volta di "Sulle strade del reportage" di Pier Francesco Frillici.

Già il titolo, col suo arguto paradosso, ci informa che non abbiamo a che fare con una trattazione storiografica "ortodossa" delle origini della fotografia. Dopo un capitolo introduttivo, deontologicamente dedicato alle sorti della camera oscura nei secoli e alle ragioni dell'approccio critico adottato, infatti, Federica Muzzarelli investe di un benefico ed oculato scompiglio la storia della fotografia, rileggendo "col senno di poi" alcune pratiche ottocentesche, considerate in quanto precorritrici di determinate espressioni specificamente novecentesche.

La traiettoria del fil rouge teso dall'autrice attraverso gli anni non è però determinata in maniera esclusiva dalla continuità tecnica tra i vari procedimenti, quanto - e in questo dimora la vera originalità del saggio - da quella concettuale. Se infatti, citando un esempio tra i tanti, dagherrotipo e polaroid possono essere facilmente avvicinati in forza della loro identità tecnica di "copie positive uniche", appare assai meno scontato il ragionare circa le loro analogie concettuali e culturali: il loro comune carattere marcatamente "tattile" e sensoriale, così come la preziosità quasi miniaturistica, che motivano la tendenza ad intervenire con "ritocchi" manuali su ambedue i supporti, e che al contempo ne agevolano un uso intimo e raccolto (letteralmente "raccolto", e gelosamente custodito, se pensiamo ai raffinati astucci intarsiati e foderati di velluto entro cui venivano conservati i dagherrotipi, soprattutto quando si trattava di ritratti; o, ancora, si pensi all'impiego "diaristico" che sovente viene fatto delle polaroid); non ci stupiremo, dunque, nell'imbatterci in un Daguerre preso in un appassionante dialogo ideale con un Araki o un Mapplethorpe.

Nonostante quanto detto finora, ad ogni modo, rimane ampio, nel testo, lo spazio destinato ad una trattazione sintetica ma particolarmente chiara dell'avvicendarsi di scoperte, migliorìe e sviluppi tecnici nel corso della storia della fotografia, necessario supporto ad ogni "deriva" concettuale. Non abbandonando in balìa del suo destino di "naufrago" anche quel lettore che fosse un po' più sprovveduto in materia, Muzzarelli è maestra nel ridurre a poche frasi - ma efficaci e cristalline - i più spinosi argomenti di teoria e tecnica fotografica, dalla diatriba ottocentesca "arte vs fotografia" alla cruciale distinzione tra "segno indicale" e "segno iconico", connessa com'è noto alla riflessione del semiologo Peirce. Restando in tema, particolarmente interessante (ma la scelta è onestamente ardua) è risultata per chi scrive la lettura del capitolo dedicato al fotomontaggio, in cui tale distinzione ha un peso fondamentale; in esso, il ricorso al fotomontaggio viene letto in una prospettiva di recupero, da parte del procedimento fotografico, di quelle manualità e creatività autoriali da sempre considerati attributi essenziali dell'opera d'arte comunemente intesa (apparentemente carenti, invece, in fotografia, a causa della sua sostanziale automaticità).

L'Autore

Federica Muzzarelli è ricercatore presso il Dipartimento delle Arti Visive dell'Università di Bologna, dove insegna Storia e tecnica della fotografia per il corso di Laurea in culture e Tecniche del Costume e della Moda. Tra le pubblicazioni: Formato tessera. Storia, arte e idee in photomatic, Bruno Mondadori, Milano 2003; Dalla tela alla lastra. Origini e sviluppo della fotografia nell'Ottocento, Lo Scarabeo, Bologna 2004; Il corpo e l'azione. Donne e fotografia tra Otto e Novecento, Atlante, Bologna 2007. Collabora con la rivista "Around Photography" (si veda il box in chiusura).

La pratica del montaggio fotografico, dunque, nell'ambito del Pittorialismo storico così come nel dissacrante Dadaismo, svela una più o meno consapevole volontà di "articistizzare" il dato fotografico, connessa a quel «bisogno di "lavorare" manualmente e con estro creativo per sentirsi finalmente, e davvero, artisti». Analogamente, il fatto che l'avvento del digitale sia stato da alcuni salutato come fautore di un provvidenziale (quanto in realtà illusorio) mutamento dello status della fotografia - da segno indicale (mera traccia) a segno iconico (derivante cioè da una manipolazione interpretativa del dato reale), in forza della scomparsa del supporto fisico del negativo - è sintomo della persistenza di quel "complesso di inferiorità" patito dalla fotografia nei confronti della pittura, che riemerge ricorrentemente in territori e tempi tra i più inattesi (com'è appunto quello del Dadaismo).

Nell'ambito di una riflessione sull'evoluzione dell'identità concettuale della fotografia, poi, non poteva mancare un riferimento alle cartes-de-visite di Disdéri: un'innovazione tecnologica che impresse una svolta fondamentale nella storia del mezzo, all'insegna della riproducibilità a basso costo e della conseguente massificazione di un'immagine ormai sempre più svincolata dai tradizionali canoni pittorici a beneficio di quelli "emotivi"; ad essa è dedicato un altro tra i più esaurienti e godibili capitoli del libro, in cui il nome di Disdéri viene fatto dialogare con quelli di Andy Warhol e di Franco Vaccari, e, in generale, con il fertile impiego che della fototessera, col suo versatile ed impersonale automatismo, è stato fatto nell'arte contemporanea.

Sommario

1. la camera oscura / un'invenzione tra arte e scienza - 2. il dagherrotipo / la polaroid - 3. il calotipo / la riproducibilità tecnica - 4. i disegni fotogenici / i rayographs, i fotogrammi, le shadografie - 5. il Pittorialismo / il formalismo e il citazionismo - 6. il fotomontaggio / il Dada berlinese / il digitale - 7. Nadar / il ritratto psicologico-pittorico - 8. Disdéri / la fototessera - 9. la fotosegnaletica / Wanted - 10. la fotografia di nudo / il recupero del corpo - 11. Carrol-Cameron-Contessa di Castiglione / la finzione immaginaria - 12. il paesaggio / il reportage / l'esperienza di viaggio. Bibliografia. Indice dei nomi.

Sull'onda della stimolante domanda "che cos'hanno in comune?" si susseguono gli accostamenti del tipo appena descritto: dai procedimenti "off-camera" di Talbot, Man Ray e Moholy-Nagy, all'esibizione del corpo nella fotografia di nudo ottocentesca come nelle eleganti composizioni novecentesche di Weston; dall'evasione nei territori del sogno e dell'immaginario di Carroll e Cameron così come di Ontani o Morimura, all'idea "catalogativa" del viaggio nel mondo che accomuna personalità pionieristiche come gli Alinari a maestri della fotografia concettuale come i coniugi Becher.

In conclusione: un saggio in cui il rigore non è d'ostacolo ad una piacevole scorrevolezza di lettura, che ha il pregio di condurre il lettore alla scoperta di sentieri alternativi tramite cui esplorare la storia della fotografia, con rinnovato interesse e maggiore consapevolezza circa i suoi significati più profondi e meno scontati.

Nora Dal Monte © 01/2008
Riproduzione Riservata

"Around Photography International"

L'Editrice Quinlan pubblica anche la rivista semestrale Around Photography International, di cui ci siamo a suo tempo occupati in maniera approfondita in questo articolo (oltre a quanto detto in passato, l'aggettivo 'international' ha portato con sé l'adozione di testi bilingue italiano/inglese, un incremento nel numero di pagine, una propensione ancor più marcata verso la contemporaneità, e, ovviamente, una distribuzione a livello europeo). Nel numero in corso (n. 12 - novembre 07/aprile 08) troviamo, tra gli altri, i seguenti articoli: Luca Panaro si occupa della produzione dell'artista francese Sophie Calle; Roberto Maggiori e Sergio Giusti indagano esaustivamente la serie fotografica "89-91 Sites of Technology" del californiano Lewis Baltz; Anna Lovecchio esplora le minuziose ricostruzioni in cartone di grotte ed interni, poi fotografate, di Thomas Demand; Federica Muzzarelli, infine, abbandona la contemporaneità per introdurci alla conoscenza dell'affascinante personaggio della Contessa di Castiglione e delle sue ottocentesche proto-performance fotografiche. Numerose le interviste, tra cui spicca l'ultima rilasciata da John Szarkowski prima della sua recente scomparsa, e, sul fronte italiano, quelle a Walter Guadagnini (curatore della sezione speciale dedicata alla fotografia italiana nell'ambito della passata edizione di Paris Photo) e a Nino Migliori, curate rispettivamente da Pier Francesco Frillici e Claudio Marra. La rivista si trova nelle migliori librerie. Per abbonamenti e acquisti online si rimanda al sito dell'editore.