CENTOMILA! VI SEMBRAN POCHE?
Lo stato diventa imprenditore nella vendita di foto
Gianfranco Arciero, dicembre 1999

Come è noto, da quale tempo a questa parte lo Stato ha deciso di diventare imprenditore. Il nuovo corso ha investito il campo dell'alta finanza a partecipazione statale, degli immobili pubblici e, non poteva essere diversamente, anche quello della fotografia. Come mai?

Il fatto è che forse un po' tardi ci siamo ricordati di essere i custodi, si dice, di quasi dell'80% del patrimonio artistico mondiale. Ecco quindi la cosiddetta "Legge Ronchey" che ha introdotto una nuova disciplina per quanto concerne le riprese fotografiche negli istituti di antichità e belle arti e le cessioni delle fotografie su riproduzioni eseguite dall'amministrazione (oltre alle tariffe per l'utilizzazione degli stessi spazi). Così si va dalle 7.000 lire per una stampa 9x12 da negativo esistente a 12.000 lire per una stampa da nuovo negativo (questo per il bianco e nero). Per il colore si oscilla, rispettivamente, da 15.000 lire per una stampa 13x18 alle centomila lire per una stampa nel formato 50x1000. E così via. Il tariffario frutto della legge è quanto mai articolato e la quota centomila viene attinta con una certa disinvoltura: tanto costa un soggetto a colori non ripreso dall'amministrazione mentre per un soggetto in bianco e nero bastano soltanto 20.000 lire. La legge è alquanto severa anche sui diritti di utilizzazione, anch'essi soggetti a tariffe variabili.

Si tratta di una legge da studiare attentamente prima di avventurarsi in questo genere di riprese e da riscontrare, poi, sul posto al momento di dover richiedere le relative autorizzazioni, visto il margine di discrezionalità riservato ai responsabili degli istituti. Dura lex sed lex, dicevano i "padri" storici del diritto. Ma in alcuni casi non siamo decisamente d'accordo. La legge in questione oltre alle sanzioni amministrative previste per coloro i quali non ottemperano alle sue prescrizioni contempla per gli inadempienti anche «l'esclusione dall'accesso negli istituti culturali dello Stato». È questo uno dei casi in cui non siamo d'accordo con i nostri avi. Riteniamo, infatti, che in un paese civile l'accesso alle fonti della cultura debba essere garantito a tutti, indipendentemente dalla razza, dalla classe sociale e da ogni altra classificazione. Per le inadempienze dovrebbero essere sufficienti le sanzioni amministrative, nel nostro caso già espressamente previste.

Gianfranco Arciero © 12/1999
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