Come è noto, da quale tempo a questa parte lo Stato ha deciso di diventare imprenditore. Il nuovo corso ha investito il campo dell'alta finanza a partecipazione statale, degli immobili pubblici e, non poteva essere diversamente, anche quello della fotografia. Come mai?
Il fatto è che forse un po' tardi ci siamo ricordati di essere i custodi, si dice, di quasi dell'80% del patrimonio artistico mondiale. Ecco quindi la cosiddetta "Legge Ronchey" che ha introdotto una nuova disciplina per quanto concerne le riprese fotografiche negli istituti di antichità e belle arti e le cessioni delle fotografie su riproduzioni eseguite dall'amministrazione (oltre alle tariffe per l'utilizzazione degli stessi spazi). Così si va dalle 7.000 lire per una stampa 9x12 da negativo esistente a 12.000 lire per una stampa da nuovo negativo (questo per il bianco e nero). Per il colore si oscilla, rispettivamente, da 15.000 lire per una stampa 13x18 alle centomila lire per una stampa nel formato 50x1000. E così via. Il tariffario frutto della legge è quanto mai articolato e la quota centomila viene attinta con una certa disinvoltura: tanto costa un soggetto a colori non ripreso dall'amministrazione mentre per un soggetto in bianco e nero bastano soltanto 20.000 lire. La legge è alquanto severa anche sui diritti di utilizzazione, anch'essi soggetti a tariffe variabili.