FAQ - FOTOCAMERE PICCOLO, MEDIO, GRANDE FORMATO
Domande ricorrenti sul mondo della Fotografia

SCEGLIERE LA PRIMA FOTOCAMERA
La scelta della prima macchina fotografica non è facile a causa della vasta varietà dell'offerta. Pensando di rivolgerci a quanti ne considerino l'acquisto per ricavarne delle soddisfazioni oltre che delle immagini ricordo abbiamo escluso dalla nostra analisi le seguenti categorie:
  1. Medio Formato, per ovvie ragioni di costo, ma anche perché troppo impegnativo per un principiante.
  2. Le poche, costose o costosissime macchine a telemetro, come le Contax G1 e G2 e la Leica serie M.
  3. L'immensa pletora di compatte 35mm o APS del tutto inadeguate ad un approccio serio alla fotografia.

Che è come dire che ci limiteremo alle reflex, ed in particolare alle 35mm, poiché
il formato APS, se è accettabile per una fotocamera tascabile, costa di più ed offre prestazioni inferiori.

In termini semplici l'acquirente con un budget limitato deve decidere tra:

  1. Migliore qualità di costruzione e di immagine, a spese della versatilità, ma con la possibilità di ampliare il proprio corredo in stadi successivi.
  2. Massima versatilità immediata, compromettendo sulla qualità della costruzione e, più grave, sulla qualità dell'immagine.

L'esauriente articolo "La prima macchina fotografica" discute in dettaglio le scelte possibili:

  1. Fotocamera interamente manuale o comunque di vecchio modello
  2. Fotocamera moderna, considerando in particolare il compromesso tra prezzo e qualità in funzione delle ottiche disponibili.
  3. Fotocamera usata.

LE FOTOCAMERE ENTRY LEVEL
La cosa che più conta è prendere la direzione giusta sin dall'inizio. La considerazione iniziale è cosa si vuole da una macchina fotografica, che discende dalla consapevolezza dell'impegno con il quale si vuole affrontare la fotografia. Se le risorse finanziarie non sono un problema si può comprare "il meglio", entro il quale vi sono ampie possibilità di scelta, ma se sono limitate bisogna andarci con i piedi di piombo, anche a costo di dover distribuire la spesa su qualche anno man mano che le esigenze aumentano. In ogni caso la possibilità di spendere molti soldi per una fotocamera non garantisce belle fotografie: su di una macchina che costa 5 milioni non si può certo montare un'ottica universale da 300.000 lire come fanno, purtroppo, in molti, e se gli obiettivi di Nikon e Canon sono mediamente accessibili, quelli per Contax sono costosi e quelli Leica molto ma molto cari. La differenza c'è e si vede, ma se non si sa fotografare si finirà solo col fare delle brutte immagini di alta qualità. All'altro estremo ci sono le cosiddette macchine "entry level", che sono appunto quelle macchine che un principiante può essere costretto ad acquistare per questioni di costo (F50, F60, F70, Canon EOS 5000, ecc.). Cosa si può dire a questo proposito? Non bisogna mai dimenticare che un prodotto è studiato per soddisfare determinate esigenze. Per fare la Parigi-Dakar una Cinquecento "fa schifo", se però quello che serve è solo una macchinetta per girare in città e andare a prendere i figli a scuola e fare la spesa, è molto più adatta una 500 che una Range Rover. Prendiamo la Nikon F50 come esempio di questa categoria di corpi-macchina. La F50 è la reflex autofocus di base della gamma Nikon, pensata per un uso prevalentemente in automatico da utenti con poche pretese fotografiche. Vista così, cioè come poco più che una compatta ad ottiche intercambiabili, assolve egregiamente al suo compito. I suoi difetti principali? Né più né meno che le stesse limitazioni delle reflex di base delle altre marche: ampio uso di materie plastiche, e più in generale solidità non certo da primato; come tutte le macchine nate per essere usate in automatico è un po' macchinosa da gestire quando si vuole operare con un po' più di autonomia decisionale; non si può cambiare lo schermo di messa a fuoco, non c'è il tasto per il controllo della profondità di campo, non si possono fare esposizioni multiple, niente sollevamento manuale dello specchio, niente dorso intercambiabile, ma sono funzioni che mancano anche a modelli più costosi della stessa o di altre marche. Per il resto è una macchina fotografica come tutte le altre, si può esporre in manuale, in automatico con una lettura media della luminosità della scena (ma non spot), si può regolare il blocco della lettura esposimetrica, la compensazione dell'esposizione ed impostare manualmente della sensibilità della pellicola. L'esposizione con flash è regolata con il sistema Matrix TTL, il sincroflash è a 1/125. L'autofocus è quello della F4, sarà un po' superato, ma non è certo una baracca. Le vere baracche sono i mediocri zoom che vengono generalmente offerti come obiettivo standard con questi tipi di macchine. Contro una macchina fotografica modesta si può combattere ed ottenere delle belle foto, contro un obiettivo mediocre no. Concludendo: no, queste macchine non "fanno schifo", sono reflex molto modeste e con poche pretese: vanno bene per cominciare e per non porsi problemi. Per foto più curate, impegnative e creative magari non sono le macchine ideali, ma le limitazioni maggiori vengono dagli zoom che di solito le accompagnano, non dal corpo macchina. A rischio di diventare noiosi, un obiettivo a focale fissa molto luminoso (un 50mm F/1,8 o un 35mm F/2,8) è infinitamente meglio dei vari zoom economici da 300mila lire che arrivano al massimo a F/3,5. La compatibilità tra obiettivi e corpi macchina all'interno dei sistemi delle grandi marche permette praticamente qualunque variazione a partire da questi elementi di base, come l'estensione del corredo di obiettivi e l'acquisto di un corpo macchina più avanzato, usando il corpo macchina originale come fotocamera di riserva. Altro discorso non da meno è il laboratorio: inutile spendere milioni in attrezzatura e poi affidarsi ad un laboratorio molto economico.

CHE DIFFERENZA C'È TRA UN BANCO OTTICO PRESS ED UNO FOLDING?
Le folding, che gli americani chiamano "field cameras", sono apparecchi di grande formato portatili, capaci di piegarsi (fold) a valigetta per essere facilmente trasportati. Da un punto di vista qualitativo, hanno le stesse prestazioni di un banco ottico da studio (view camera) ma più limitate da un punto di vista quantitativo. Ad esempio, non sempre è possibile sostituire il soffietto standard con un soffietto grandangolare; non sempre si possono montare prolunghe per l'estensione del tiraggio e, soprattutto, i movimenti di decentramento e basculaggio sono più limitati. Del resto, chi fotografa sul campo ha esigenze diverse da chi fotografa in studio, e una gamma di movimenti molto estesa causerebbe un appesantimento di tutto l'apparato. Linhof, Toyo, Horseman, Wista, Gandolfi e Wisner sono solo alcune delle case che producono apparecchi folding di grande formato, utilizzabili sia con pellicole piane 4x5 pollici o superiori, sia con dorsi per pellicola in rullo formato 120 (fotogrammi di 6x7, 6x9 e 6x12 centimetri).

Le "press cameras" funzionano sullo stesso principio ma sono molto più limitate nei movimenti. Servivano ai fotoreporter quando i giornali volevano fotogrammi di grande formato. Le più famose press cameras sono probabilmente le Graflex di fabbricazione americana, con le quali Weegee immortalò la vita dell'America fra le due guerre. Utilizzate fino agli anni Settanta, erano dotate di accessori all'avanguardia quali lo scatto elettromagnetico, un telemetro a sovrapposizione di immagine accoppiato all'estensione del soffietto e, in alcuni modelli, l'otturatore a tendina sul piano focale, accorgimenti che ne permettevano un rapido utilizzo a mano libera. Oggi non vengono praticamente più prodotte (la Linhof Technika è una press per modo di dire, dato che ha prestazioni superiori a quella di molte folding), e i fotoreporter utilizzano comunemente le reflex 35mm.

Praticamente di macchine "press" non se ne fanno più: l'ultima è stata la gloriosa Mamiya Press. Per un amatore una folding può essere fonte di soddisfazione soprattutto se poi dispone di una camera oscura fissa con ingranditore almeno 6x9. Il top per il bn è però rappresentato dalla folding 4x5" Linhof o dalla splendida ed economica Toyo Field: però, c'è sempre un però, occorre disporre di un costoso ingranditore 4x5" e di altrettanto relativamente costose tank di sviluppo Jobo, con spirali adatte al 4x5". Lo sviluppo in bacinella del negativo si può fare, ma al limite si può fare tutto. Volendo fare un'esperienza (a costo di sviluppare in bacinella al buio totale) si può acquistare la mitica Toyo Field 18x24 (!) e stampare a contatto, risparmiando il costo e l'ingombro dell'ingranditore: occorre però consultare prima un cardiologo per accertarsi che si possa sopravvivere quando si conoscerà il prezzo della macchina e dell'ahimè necessario obiettivo, così come delle anch'esse indispensabili pellicole piane 8x10" in bn. Per un fotoamatore le Field sono non solo costose ma anche troppo impegnative. Mentre con una 6x6 si può anche andare in viaggio o in gita, con una 4x5" ed il suo monumentale quanto indispensabile cavalletto, occorre uscire da soli e solo per fare le fotografie.

SI POSSONO FARE ESPOSIZIONI MULTIPLE CON LA NIKON F70?
La Nikon F70 non è prevista per effettuare esposizioni multiple e non sono applicabili i consueti, facili trucchetti che si adoperano normalmente in casi analoghi. Dalla rivista francese "Reponse photo" riportiamo questa procedura, anche se a nostro avviso è tale da far passare la voglia di effettuare esposizioni multiple.

1. Sovraimpressione diretta

L'astuzia: se il pulsante di apertura del dorso è abbassato durante lo scatto, la pellicola non avanza. Quindi: fare le regolazioni per il primo scatto, tenendo premuto con il pollice il dorso abbassare il bottone di apertura del dorso e fare lo scatto. Sembre tenendolo abbassato fare tutti gli altri scatti. Solo prima dell'ultima impressione lasciarlo, così al termine di questa la pellicola avanzerà.

2. Sovraimpressione differita

Idea generale: si scattano più fotogrammi con la prima esposizione, si riporta la pellicola all'inizio e si fa la seconda serie di esposizioni sullo stesso numero di fotogrammi. Il problema sta nel sovrapporre perfettamente le due immagini. Per prima cosa occorre riavvolgere la pellicola lasciando fuori la coda (vedi domanda e risposta seguenti, con relativo commento). Se si spegne l'interruttore generale, il riavvolgimento continua comunque. Bisogna innanzitutto posizionarsi su riavvolgimento silenzioso (SL sulla destra del pannello LCD), che permette di avere un riavvolgimento più lento. Iniziare il riavvolgimento sorvegliando il contapose. Subito dopo aver visto 1 e poi 0 si sente il rumore della pellicola che si sgancia dal rullo trascinatore, come nelle vecchie macchine manuali. A questo momento aprire il dorso. Il riavvolgimento si ferma. Fare un po' di prove prima con un rullo da sacrificare, per prendere bene i tempi ed evitare di aprire troppo presto bruciando i primi scatti o troppo tardi quando il rullino è tutto riavvolto. Dopo aver tolto il rullino chiudere il dorso e rilanciare il riavvolgimento, altrimenti la macchina si mette in errore e non funziona con il rullo successivo. Ricaricare la pellicola.

Primo metodo: inserire la pellicola, farla avanzare fino alla posa 1 sul visore. Aprire il dorso e segnare un riferimento sulla pellicola con un indelebile e lasciare asciugare. Avanzare fino alla posa 4 e fare la prima serie di esposizioni. Riavvolgere la pellicola conservando la coda, come indicato più sopra, reinstallare la pellicola per la carica, avanzare fino alla posa 1, aprire il dorso e osservare la posizione del riferimento. Se coincide con quella precedente ok altrimenti rieseguire il posizionamento fino alla volta buona.

Secondo metodo: si utilizza una pellicola ausiliaria a perdere, ad esempio una 12 pose economica ma in buono stato. Posizionare questa pellicola e caricare fino alla posa 1. Aprire il dorso e togliere la pellicola ausiliaria prima dalla parte della cartuccia (sinistra) e poi il pezzo di pellicola già avvolto, facendo ben attenzione a non muovere il rullo dentato. Prendere la pellicola buona, fare un segno di riferimento a 10 cm dall'inizio della pellicola e piazzare questo riferimento precisamente contro la cartuccia. Posizionare la pellicola nella macchina senza muovere il rullo di trascinamento. Chiudere il dorso e scattare. Il pannello indicherà 2. Aprire il dorso e fare un segno di riferimento sulla pellicola. Chiudere e avanzare fino al fotogramma 5. Eseguire la prima serie di esposizioni. Procedere in maniera uguale per le altre serie di esposizioni.

Con un po' di pratica è possibile fare queste cose senza problemi, ingannando un corpo macchina che altrimenti non permetterebbe di fare questo tipo di cose.

RIAVVOLGIMENTO DELLA PELLICOLA LASCIANDO FUORI LA CODA CON LA F70
La risposta precedente spiega come eseguire sovraimpressioni con la F70, cosa che richiede, tra l'altro, il riavvolgimento della pellicola lasciando fuori la coda. Qui si propone un metodo diverso: è solamente necessario spostare il selettore sul pannello LCD da tipo modalità "P" programmata a "M" manuale, e premere i due tastini per il riavvolgimento. Questo si fermerà lasciando un pezzo di pellicola al di fuori del rullo.

CONTAX: OBIETTIVI NON-MM IN PROGRAM. COS'È LA "ZEPPA" CHE SI USA PER SIMULARE L'MM?
In tutte le reflex, al momento dello scatto il diaframma deve passare dalla posizione di tutta apertura alla posizione richiesta per una corretta esposizione, apertura che viene scelta dal sistema di esposizione automatica se si lavora in PROGRAM o in priorità di tempo di otturazione, mentre viene impostata da noi in manuale o in priorità di diaframma. La chiusura del diaframma, come ogni operazione meccanica, comporta un ritardo e quindi una imprecisione nella apertura effettiva. Tuttavia anche in PROGRAM, dove l'imprecisione raggiunge i suoi valori più alti, essa non supera 1/3 di stop, errore più che accettabile in conseguenza del fatto che il risultato finale, ipoteticamente misurato sulla pellicola, è influenzato da altri fattori, come:

  • i valori del diaframma stesso, es. al valore nominale di F/8 può corrispondere un valore reale di 7,8 o 8,2
  • la misurazione dell'esposizione
  • il tempo di otturazione
  • la sensibilità effettiva della pellicola
  • lo sviluppo della pellicola

che a loro volta possono essere imprecisi ed aggravare o compensare il ritardo nella chiusura.
Con la 159mm la Contax ha voluto realizzare un sistema dotato di obiettivi, gli MM, che garantissero una apertura effettiva identica a quella indicata. Questo è stato raggiunto migliorando la leggerezza e la scorrevolezza dei meccanismi interni in modo da ridurre il ritardo dovuto all'inerzia ed agli attriti, oltre che attraverso una maggior precisione dei valori di apertura del diaframma. Gli obiettivi MM sono riconoscibili per un piolino che, innestandosi nel corpo macchina, gli comunica che l'obiettivo è predisposto per funzionare in PROGRAM. Senza il piolino la funzione PROGRAM non si attiva.

Inserendo nell'alloggio del piolino una "zeppa", cioè un semplice pezzetto di stuzzicadenti, si inganna la macchina, che funzionerà in PROGRAM con qualunque obiettivo, sia questo un vecchio Zeiss o un obiettivo universale. Basterà impostare manualmente il diaframma sul suo valore più chiuso e la fotocamera provvederà ad impostare la coppia tempo/diaframma suggerita dall'esposimetro. Questa soluzione non garantisce la precisione teutonica degli obiettivi MM, ma i margini di errori saranno quelli consueti, inavvertibili nell'uso pratico. Ovviamente l'utente mette in pratica il trucco sotto la propria responsabilità.

COSA SIGNIFICA CHE UNA FOTOCAMERA È "TROPICALIZZATA"?
Il problema delle reflex moderne è che l'elettronica è più "delicata" della meccanica usata nelle manuali; quindi in ambienti tropicali con caldo-umido-pioggia-sabbia è facile che vadano in tilt. Questa inaffidabilità è un problema soprattutto per i reporter che "assolutamente" devono portare casa il servizio senza preoccupazioni climatiche. Ecco allora la tropicalizzazione delle reflex riconoscibili perché molto più "bombate" delle standard...e naturalmente anche molto più costose.

A COSA SERVE LO SPECCHIO SOLLEVABILE?
Quando si scatta una foto lo specchio si alza per un attimo per permettere alla luce di impressionare la pellicola retrostante; nell'alzarsi genera vibrazioni, queste sono dannose anche se la camera è su uno stativo perché generano foto mosse. Bloccando lo specchio in alto pochi secondi prima dello scatto effettivo si evitano tali vibrazioni.

QUALE RAPPORTO DI PARENTELA HA L'EXAKTA 66 CON LA PENTACON SIX? SONO DISPONIBILI LE OTTICHE?
La parentela è molto stretta: l'Exakta 66 altro non è che la Pentacon Six riveduta e corretta con in più un efficace "face lifting" ed un comodo rivestimento in gomma antisdrucciolo. Esistono delle apposite ottiche prodotte dalla Schneider appositamente per l'Exakta 66 ma poiché la baionetta è rimasta la stessa della vecchia Pentacon Six, è possibile montarci qualsiasi vecchio obiettivo Pentacon, Zeiss Jena o Kiev 60 senza problemi.