FAQ - CONSERVAZIONE E PULIZIA DEI MATERIALI FOTOGRAFICI
Domande ricorrenti sul mondo della Fotografia

QUAL È IL MODO MIGLIORE PER CONSERVARE I NEGATIVI?
Parliamo di negativi moderni con supporto in plastica safety di formato 135 o 120mm (né lastre in vetro né negativi in nitrato di cellulosa). Se i materiali vengono usati di frequente è preferibile riporli in una guaina in poliestere (si inseriscono senza strisciarli dentro ma riponendoli e ripiegando la chiusura) poi in buste in polipropilene perforate ed in contenitori ad anelli da conservare rigorosamente orizzontali. In questo modo si possono estrarre senza rigare. Se l'uso è meno frequente si possono usare pagine perforate in poliestere o polipropilene. In genere con un minimo di attenzione non si rischia di ammaccare la striscia in entrata. Per la archiviazione di negativi di cui non si prevede un prossimo uso è consigliabile la conservazione in carta neutra 100% cotone e scatole in cartone durevole. EVITARE LE BUSTE IN PVC! Il cloro viene liberato poco a poco ed è una sostanza che reagisce fin troppo bene con il caro vecchio argento. Le buste in pergamino, velina etc. vengono rese traslucide con l'applicazione di sostanze che a lungo andare danneggiano l'immagine argentica). Riguardo alle buste in acetato esiste il pericolo di migrazione di plastificanti dalla busta alla pellicole fotografiche in acetato. Da evitare!

COME SI PULISCONO I NEGATIVI?
Per le impronte digitali è bene usare gli appositi panni antistatici che ci risolveranno anche il problema di polvere e pelucchi. Mai usare panni "normali" coi quali si corre il rischio di elettrizzare i negativi, che attirano così la polvere appena rimossa. L'Ilford ha in commercio un panno verde appositamente per la pulizia dei negativi. Esistono però anche panni per pulire lenti, lastre e cilindri per scanner, reperibili presso qualunque buon negoziante di prodotti fotografici. Bisogna perciò fare attenzione a scegliere i panni adatti per la pulizia da eseguire: non è consigliabile utilizzare un panno Labor o Film Antistatic per pulire le ottiche, come non è possibile usare un microfibra naturale per pulire i negativi. Esistono anche degli spray che ricaricano il panno senza doverne necessariamente ricomprare uno nuovo dopo due mesi che lo si usa o alla prima volta che si sporca.

Più in particolare si usano tre metodi a seconda del tipo di sporco:

  • Polvere e peletti: soffiarci con una pompetta, non con quelle piccole con il pennellino, ma con una grossa ed efficace "pera per irrigazioni" (= "clisteri", ma fa meno brutto) o con una costosa bomboletta di aria compressa.
  • Impronte e macchiette di calcare "fresche": strofinare delicatamente con i guanti o i panni di cotone speciale antigraffio o con gli appositi panni antistatici. Una leggera alitata non fa danni e può risolvere la situazione.
  • Impronte e macchie "vecchie": Le impronte digitali ed il calcare, dopo qualche tempo, intaccano l'emulsione per cui non si possono più eliminare. Se non sono dal lato dell'emulsione si possono mettere i negativi a mollo in acqua ed imbibente (o sapone neutro molto diluito) per un'ora, strofinarli molto delicatamente, appenderli e lasciarli asciugare all'aria in luogo privo di polvere (non usare assolutamente il phon!).
  • Funghi e muffe: se hanno intaccato l'emulsione non c'è nulla da fare.

COME SI PULISCONO LE DIA?
Per le impronte digitali è bene usare gli appositi panni antistatici che risolveranno anche il problema di polvere e pelucchi stando attenti che siano del tipo adatto alle diapositive: esistono panni per pulire televisori, monitor, lenti, lastre e cilindri per scanner, tutti reperibili presso qualunque buon negoziante di prodotti fotografici, e bisogna fare attenzione a scegliere i panni adatti. Esistono anche degli spray che ricaricano il panno senza doverne necessariamente ricomprare uno nuovo dopo due mesi che lo si usa o alla prima volta che si sporca.

Più in particolare si usano tre metodi a seconda del tipo di sporco:

  • Polvere e peletti: soffiarci con una pompetta, non con quelle piccole con il pennellino, ma con una grossa ed efficace "pera per irrigazioni" (= "clisteri", ma fa meno brutto) o con una costosa bomboletta di aria compressa.
  • Impronte e macchiette di calcare "fresche": strofinare delicatamente con gli appositi guanti di cotone speciale antigraffio o con il giusto panno antistatico. Una leggera alitata non fa danni e spesso è di aiuto.
  • Impronte e macchie "vecchie": Le impronte digitali ed il calcare, dopo qualche tempo, intaccano l'emulsione per cui non si possono più eliminare. Se non sono dal lato dell'emulsione si possono estrarre le dia dai telaietti, metterle a mollo in acqua ed imbibente (o sapone neutro molto diluito) per un'ora, strofinarle molto delicatamente, appenderle e lasciarle asciugare all'aria in luogo privo di polvere (non usare assolutamente il phon!).
  • Funghi e muffe: se hanno intaccato l'emulsione non c'è nulla da fare.

CONSERVARE LE PELLICOLE (DIA O NEGATIVE)
Secondo l'Enciclopedia fotografica De Agostini/Kodak, le pellicole andrebbero conservate sempre in frigo, addirittura a -18°C nel caso di rullini già esposti ed in attesa di sviluppo. È bene lasciarli nei contenitori in plastica e metterli a loro volta in un sacchetto di plastica con qualche bustina di "silicagel" che assorbe l'umidità. Unica precauzione da prendere è quella di dargli il tempo di tornare a temperatura prima di usarle, in genere un paio d'ore.

CONSERVARE LE DIA (SVILUPPATE): COME?
Quando le diapositive sono conservate per lungo tempo, possono verificarsi problemi di muffa. E’ un problema reale, soprattutto in presenza di umidità ambientale e di prolungati sbalzi di temperatura, che crea condensa sull'emulsione. Il discorso è che, purtroppo, bisogna decidere fin dall'inizio che cosa si vuol fare delle proprie diapositive: se sono destinate alla proiezione vanno montate sotto vetro. In ogni caso dureranno pochi anni perché - a parte le muffe, possibili ma non obbligatorie - ci pensano le prolungate esposizioni alla luce ed al calore ad accorciarne la vita. Se invece sono destinate alla conservazione, allora devono essere riposte in scatole di plastica, possibilmente PET (tereftalato di polietilene), e non PVC (cloruro di polivinile), che rilascia cloro, mantenute al buio a bassa temperatura e intelaiate senza vetro. In pratica, l'ideale è lasciarle nelle scatolette nelle quali le consegnano e conservarle in un cassetto, in un ambiente pulito ed asciutto. Da evitare come la peste i cosiddetti plasticoni (fogli di plastica con taschine trasparenti): l'umidità può incollare la plastica della taschina all'emulsione, cosicché quando si estrae la diapositiva un pezzo di immagine resta dentro la tasca! In generale conviene sempre realizzare due o più scatti dello stesso soggetto: uno di questi sarà destinato alla proiezione, l'altro alla conservazione (eventualmente un terzo scatto alla pubblicazione). Inoltre è buona norma provvedere al salvataggio elettronico dell'archivio, sottoponendo le dia a sistematica digitalizzazione.

È POSSIBILE RIMETTERE IN FRIGO PELLICOLE "SCONGELATE"?
Non c'è nessuna informazione in merito, ma lo si fa regolarmente senza problemi. Del resto mica è cibo!

L'ACQUA SPACCA LE ROCCE, PERCHÈ L'UMIDITA' DELL'ARIA NON CREPA L'EMULSIONE DELLE PELLICOLE TENUTE IN CONGELATORE?
L'emulsione è fatta principalmente di prodotti che partecipano a svariate reazioni chimiche, sospesi in una matrice inerte di gelatina. Le basse temperature rallentano le reazioni chimiche, e quindi i processi di invecchiamento della pellicola vengono ritardati. Il caldo ha ovviamente l'effetto opposto, che è però contenuto in condizioni normali di conservazione.
Il problema vero è l'umidità; è questo il rischio che si corre passando dal freddo al caldo e viceversa.

  • Togliendo le pellicole dal frigo e arrivando in un posto più caldo l'umidità nell'aria condensa sulla superficie della pellicola se questa viene estratta troppo presto dallo scatolino di plastica o dall'involucro sigillato. La soluzione è di non esporre le pellicole all'aria fino a che non abbiano raggiunto la temperatura ambiente (un'ora circa se escono dal frigo, due o tre ore se dal freezer). Questo vale sia per pellicole nuove che per pellicole già esposte e conservate in frigo.
  • Mettendo una pellicola in frigo l'umidità assorbita dalla gelatina mentre la pellicola era in macchina o dopo l'uso rischia di congelare e... spaccare le rocce (le pellicole ancora sigillate se la ridono). Il massimo della sicurezza si ottiene mettendo gel di silice ed i rullini usati FUORI DALLE LORO SCATOLINE DI PLASTICA se si tratta di 35mm (altrimenti il gel di silice non assorbe l'umidità assorbita dalla pellicola) in una scatola ben chiusa, e di aspettare qualche ora prima di mettere il tutto in frigo, in modo che le pellicole ci arrivino dentro ben asciutte.
  • L'operazione inversa, per riportare al caldo i rullini di pellicole già esposte, può comprendere un rapido passaggio dalla scatola alle scatoline di plastica o in un sacchetto di plastica per le pellicole 120/220 in modo da facilitare il ritorno alla temperatura ambiente senza essere esposte all'umidità. Il gel di silice non serve a un cavolo nel passaggio dal freddo al caldo perché, se può assorbire minime quantità di umidità presenti in un piccolo ambiente chiuso, come una scatola, non deumidificherà certo l'aria della pianura padana in luglio, aria che continuerà a condensare su ogni superficie fredda che le si presenti a portata di molecola. Tutto questo vale per fare i pignoli. Il fatto che, almeno alle nostre latitudini, migliaia di fotografi facciano quello che gli pare con i loro rullini senza problemi evidenti, suggerisce che i benemeriti fabbricanti hanno introdotto nei loro sistemi dei margini di sicurezza che li rendono, senza offesa ai presenti, "idiot proof", a prova di idiota.

P.S. A chi ci tiene a conservare le pellicole nel freezer si consigliano alcune ore di acclimatazione nel frigo, per evitare uno shock termico troppo violento.

COS'È IL SILICA GEL?
Il gel di silice, cioè quelle palline che si trovano spesso nelle scatole di un po' tutti i prodotti di elettronica appena comprati, ha una caratteristica molto utile: assorbe l'umidità dell'aria. Il gel dovrebbe essere facile da reperire, forse anche nei negozi di fotografia, ne esiste pure la versione che cambia colore, rosa quando è secco, blu quando è umido. Il segreto è tutto in un sale, il cloruro di cobalto (CoCl2) che nella sua forma anidra (senz'acqua) è rosa e nella forma idrata (con qualche molecola d'acqua attaccata) è blu. Il gel di silice che ne contiene un po' cambia colore a seconda della situazione in cui si trova. In quel caso basta rimetterlo al forno per un po', far evaporare l'acqua e riusarlo.