No, non vi stiamo propinando l'ennesimo articolo su come fotografare con l'infrarosso: questa volta stiamo puntando ad ottenere un effetto molto simile usando però una normalissima pellicola bianconero...
Gli unici due filtri necessari per realizzare l'idea descritta in questo articolo: il rosso ed il verde. Volendo si può aggiungere un filtro flou, ma non è indispensabile (soprattutto se la pellicola viene usata al contrario).
La fotocamera con il dorso aperto ed il pezzetto di foglio d'alluminio che servirà per rivestire il pressapellicola. La precisione dell'intervento non è fondamentale se non per lo scorrimento della pellicola, ma se la fotocamera è ad avanzamento manuale è consigliabile che il foglio d'alluminio sia leggermente sgualcito per peggiorare le cose e... migliorare l'effetto!
La pellicola va riavvolta al contrario in modo che, al momento dello scatto, l'emulsione sia verso il pressapellicola e non verso l'obiettivo.
Ecco la situazione che avevo davanti agli occhi: questa foto è stata scattata con una compatta solo a scopo dimostrativo visto che la reflex era stata caricata con la pellicola bianconero per poter utilizzare la tecnica spiegata nell'articolo
Ed ecco risultato. Nella foto stampata 20x30cm l'effetto infrarosso è notevole, ma si perde del tutto nella piccola jpeg che correda l'articolo. Giusto per dare un'idea - parziale per colpa della compressione per il web - aggiungo (foto in basso) un dettaglio a grandezza naturale della stampa 20x30
Sotto, un altro esempio (la foto a colori è stata scattata con una compatta, quella in bianconero con la reflex, per questo non sono identiche)
Ha senso questo articolo sulla creatività grazie alla pellicola in piena era digitale?
Secondo noi e secondo i tanti lettori che ancora ci scrivono chiedendoci consigli sulle pellicole e sul bianconero "fatto in casa", sì.
A loro ed a tutti quelli che amano ancora divertirsi con la fotografia senza star dietro un monitor, è dedicato questo articolo.
Le pellicole sensibili alle radiazioni infrarosse sono pellicole nate per scopi scientifici e c'è poco da discutere, ma ben presto i fotografi ne hanno scoperto le enormi potenzialità creative ed hanno realizzato stupende immagini il cui unico scopo è solo quello di affascinare chi le guarda offrendo una visione inconsueta della realtà. Per anni ed anni abbiamo litigato con sensibilità sconosciute (e quindi con valori di esposizione da scoprire volta per volta) sino a quando non è arrivata sul mercato la comoda Ilford SFX 200, una pellicola meno infrarossa delle concorrenti, ma usabile con la semplicità di una normale pellicola bianconero: in fondo, per chi punta più che altro ad un "effetto infrarosso", va più che bene e permette di concentrarsi sulla creazione delle immagini più che sulla soluzione dei vari problemi tecnici. Ma lo scopo di questo articolo non è quello di descrivere per l'ennesima volta le differenze tra le varie pellicole ad infrarossi in commercio, bensì, riflettendo sulla questione dell' "effetto infrarosso" (che è quello che più ci interessa, e non l'effettiva visualizzazione delle radiazioni infrarosse), cercare qualche soluzione alternativa.
Ma qual è l' "effetto infrarosso" in una foto in bianconero?
Le caratteristiche che più balzano all'occhio sono i contrasti più evidenti, le basse luci tendenzialmente più chiuse e le alte luci spesso "sparate", un alone diffuso nelle parti più luminose, il verde del fogliame riprodotto sempre molto chiaro se non bianco, e il cielo molto scuro, spesso nero. Di solito la grana è molto visibile qualunque sia la sensibilità: la stessa Ilford SFX, per esempio, nonostante i suoi 200 ISO nominali, ha la grana di una 400 ISO vecchia maniera.
Ed è così difficile ottenere grana, alte luci sparate ed ombre chiuse?
E per ottenere degli "aloni" intorno alle alte luci non basta un semplice filtro flou?
E per trasformare il verde in bianco sulle stampe non basta un filtro verde in ripresa?
E per ottenere il cielo nero non basta un filtro rosso?
Già, andando a stringere, a livello visivo l'effetto infrarosso non è altro che la somma di queste cose: il difficile è metterle tutte insieme, in particolare i due filtri!
Iniziamo dalla pellicola
Il punto di partenza può essere una qualsiasi pellicola pancromatica della sensibilità di 400 ISO, da esporre ad 800 ISO in modo da avere un aumento della grana e del contrasto. Agitando energicamente durante lo sviluppo le cose peggioreranno: bene, è proprio quello che vogliamo! Ma non basta: le pellicole devono essere del tipo tradizionale (non T-grain, per intenderci), meglio se non dell'ultima generazione; ho ottenuto i migliori risultati con delle 400 ISO dell'Est comprate per poche lire in un mercatino. L'effetto alone si può ottenere con un semplice filtro flou davanti all'obiettivo, è vero, ma ho voluto peggiorare le cose riavvolgendo le pellicole al contrario in modo da fotografare poi con l'emulsione verso il pressapellicola anziché verso l'obiettivo. Rivestendo il pressapellicola con un pezzetto di carta stagnola (io ho usato un foglio d'alluminio per alimenti) si avrà una notevole diffusione dei raggi luminosi che rimbalzeranno all'interno della pellicola. Attenzione: foderare il pressapellicola con l'alluminio è un'operazione del tutto priva di inconvenienti con le reflex dotate di avanzamento a mano, ma se la vostra reflex ha il winder incorporato c'è il rischio che il motore faccia uno sforzo eccessivo per trascinare la pellicola, o che non ce la faccia affatto dato che è aumentato, seppur di pochissimo, lo spessore del pressapellicola. Fate delle prove, e se vedete che la pellicola non scorre liscia come al solito lasciate perdere il rivestimento di alluminio. Foderare il pressapellicola è cosa di un attimo e non serve una grande precisione: basta assicurarsi che lo scorrimento avvenga regolarmente.
I filtri
Già con questi accorgimenti posso garantirvi che la resa della pellicola è completamente diversa, ma il tocco finale si ha grazie ai filtri: eh sì, perché sino a quando in una foto bianconero non si ha il cielo nero o la chioma degli alberi bianca, non si può parlare di un vero e proprio "effetto infrarosso"!
Come dicevo, è facile schiarire l'erba e la chioma degli alberi grazie ad un filtro verde, ma il solito filtro verde per il bianconero che si trova in commercio non è abbastanza scuro ed il fogliame non diventa del tutto bianco. Una facile ed economica soluzione può essere quella di utilizzare dei filtri fatti in casa utilizzando dei fogli di acetato colorati, e persino l'involucro di alcune caramelle: non vi propongo neanche di andare a comprare dei costosissimi e introvabili filtri in gelatina, ma c'è da dire che ci sono alcuni Kodak Wratten semplicemente perfetti! Più il verde sarà scuro, maggiori saranno le possibilità che il fogliame venga molto chiaro. I tempi di esposizione subiranno un calo drastico, ma visto che stiamo lavorando con una pellicola da 800 ISO in pieno sole, la cosa non potrà mai costituire un problema.
Il problema, invece, arriva quando si tenta di scattare la classica foto di paesaggio, vale a dire con alberi e prato in basso, e cielo blu in alto. Non è possibile usare insieme due filtri circolari in vetro, ma se ne può costruirne uno bicolore unendo due gelatine. Non è una cosa troppo difficile e basta far sì che la linea di demarcazione si confonda con l'orizzonte, ma ho preferito aggirare l'ostacolo non mettendomi mai in condizioni di dover usare contemporaneamente due filtri: basta "pensare" la foto nella maniera opportuna.
Qualunque sia il filtro, in particolare quelli autocostruiti il cui assorbimento è sconosciuto, l'esposizione non sarà mai un problema se la reflex adoperata è, come ormai è praticamente la norma, dotata di esposimetro TTL.
Ho voluto accompagnare le foto con "effetto infrarosso" di questo articolo con delle foto a colori scattate con una fotocamera compatta per mostrarvi la situazione originale. Non si tratta delle stesse identiche foto dato che la compatta aveva un'ottica fissa mentre con la reflex ho potuto cambiare gli obiettivi in modo da ricercare sempre la migliore inquadratura, che ho ulteriormente ritoccato in sede di stampa, quindi è solo per darvi un'idea. Fotografare con il finto infrarosso è divertente e facile, e la tecnica descritta in questo articolo è da considerarsi solo un suggerimento dato che, volendo, si può andare ben oltre e, soprattutto, provare a vedere cosa succede con delle pellicole negative a colori ed un procedimento di inversione!
Rino Giardiello © 12/2006
Pubblicato su FOTOGRAFIA REFLEX di aprile 2002
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