Durante gli anni nei quali mi sono dedicato alla stampa in camera oscura mi è sempre mancato l’approccio con le stampe cosiddette “al tratto” o senza i mezzi toni. La ragione principale è la difficile reperibilità o addirittura l’indisponibilità sul mercato di adeguate pellicole, le fotomeccaniche.
Essendo un chimico ed avendo la fortuna di possedere una copia del “Fotoricettario” di Ghedina, mi sono lanciato in esperimenti con pellicole comuni e bagni dedicati, come ad esempio il Ferrania R7, l’Agfa 22, il Kodak D-85 o l’Ilford ID-13, trattando pellicole a bassissima sensibilità come la Efke 25 KB o la Kodak Technical Pan a 25 ISO. I risultati sono stati completamente insoddisfacenti.
Col passare del tempo l’idea è stata un po’ messa da parte ma di certo non abbandonata. Quello che è cambiato è stato l’approccio al problema, chiedendo aiuto al mondo digitale ma sempre con l’occhio e la mente rivolti alla camera oscura. Ecco quindi nascere questa idea di abbinare e fondere i due mondi, con la tecnica che vorrei qui illustrare.
Diciamo subito qual era il mio scopo: realizzare stampe bianconero essenziali nelle tonalità, dure, con soggetti appena abbozzati anche se riconoscibili. Volevo insomma dare l’idea del panorama che stavo ritraendo lasciando spazio alla fantasia di chi guarda le immagini. Le persone presenti dovevano essere abbozzi, senza visi, composte magari di pochi granuli di argento, l’ambiente irreale od onirico, la natura come elemento presente ma in modo insolito.
Il soggetto scelto è stato il mare in primavera, non una scelta scontata per uno come me che vive sotto le montagne e che ha sempre vissuto il mare come luogo per “settimana di relax” in mezzo alla folla. La spiaggia in questo periodo è molto poco frequentata e le rare persone che si intuiscono nelle foto sono sparse e vestite molto di più che in estate. La spiaggia è lungi dall’essere pulita e “pettinata”, gli alberi che il maltempo o gli eventi abbattono e che i fiumi trasportano alla foce sono arenati sulla sabbia, rappresentanti delle “mie” montagne che hanno concluso qui la loro esistenza. Insomma, un insieme di soggetti semplici che ho provato a rappresentare proprio in questa loro essenzialità.
La tecnica
La tecnica utilizzata è la seguente. Tutti gli scatti sono stati eseguiti con una fotocamera digitale. I files sono stati rielaborati con programmi di fotoritocco per ottenere a video l’immagine al tratto da riprodurre poi in camera oscura. In particolare sono stati esasperati il contrasto e la luminostà, perdendo in questo modo gran parte dei dettagli, come desiderato. L’immagine così ottenuta è stata ritagliata alle dimensioni di 6 x 4.5 cm a una risoluzione di 1200 DPI. Infine sono stati invertiti i toni, ottenendo di fatto il negativo della fotografia. Difatti questo file è stato stampato su lucido con una stampante laser HP alle dimensioni di 6 x 4.5 cm, ed ecco ottenuto fisicamente il negativo da portare in camera oscura.
La stampa è stata eseguita nel formato 30 x 40 con ingranditore Durst M605 (dotato di ottica da 80 mm e condensatore per il medio formato). La carta utilizzata è la Ilford Portfolio RC 44M con filtro di contrasto n° 5. Il bagno di sviluppo è l’Ilford Multigrade 1+9 e per il fissaggio è stato utilizzato l’Ilford Rapid Fixer 1+9.
Il risultato
Il risultato finale mi ha soddisfatto: le immagini hanno un aspetto misterioso e risultano diverse se guardate da vicino o da lontano. Questo grazie alla retinatura della stampante laser, cercata e voluta, e all’ingrandimento del “negativo”, che ridisegna le forme dando loro una essenzialità unica. E’ come guardare con o senza una lente di ingrandimento una foto di un quotidiano. E’ un effetto che è andato al di là delle mie aspettative, dando alle immagini una doppia vita. Le persone sullo sfondo sono veramente pochi puntini di toner, eppure si intuisce e si capisce che sono persone. Ma cosa staranno facendo? Gli alberi sulla spiaggia sono inquietanti presenze enfatizzate dall’inquadratura, l’orizzonte a volte si perde per l’esasperato contrasto utilizzato. Il mare in sé molte volte viene percepito più che visto. Insomma un paesaggio che a me suscita la fantasia, scarno, forse troppo, senza compromessi. E da ultimo, e forse meno importante fotograficamente, sono contento di aver messo insieme due mondi, il chimico ed il digitale, spesso messi in contrapposizione in maniera assurda.
Infine, mi pare inutile speculare sul discorso “Ma perché fare tanta fatica quando con due click si ottiene la stessa cosa?” Il perché è ovvio – anche se spesso le cose evidenti sono le più nascoste: perché a me piace così, mi dà soddisfazione e piacere.
Le immagini allegate sono state generate da scansione A4 delle stampe e sono pertanto ritagli degli originali.
Pierangelo Slaviero © 01/2010
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