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AirShow
Pescara 15 e 16 luglio 2000
Rino Giardiello, fotografo ufficiale
della manifestazione
Di questa manifestazione ricordo la bella esperienza di due giorni intensi vissuti a stretto contatto coi piloti, i tecnici, i meccanici ed i paracadutisti: gente simpatica, a volte taciturna ed a volte fin troppo estroversa, comunque sempre unita da una grandissima passione.
Sono stati giorni caratterizzati dal rombo costante dei motori e dall'odore di olio che riempiva le narici (mi è sembrato di continuare a sentirlo per giorni), pieni di voci concitate e da improvvisi silenzi: veniva spontaneo zittirsi e trattenere il respiro mentre gli aerei prendevano vita. Sì, "prendevano vita": non sembrava mai che venissero accesi da una mano esterna, sembrava proprio che fossero loro ad animarsi, a volte con prontezza, a volte borbottando, ma sempre con una gran voglia di tornare a sgranchirsi le ali e di tornare lassù, nel loro elemento.
Il pubblico era sempre tanto nonostante il tempo non fosse buono: si passava dalla pioggia al sole in continuazione e spesso tirava un brutto vento freddo.
Ricordo la gran folla col naso all'insù, ma ricordo in particolare un grazioso nasino, anche questo rivolto all'insù, due occhi sgranati pieni di meraviglia ed una bocca che non la finiva mai di formulare domande: mia figlia aveva solo 9 anni ed esibiva orgogliosa il suo PASS, felice di poter stare con me nello spazio addetto agli operatori e bene attenta a non perdermi mai di vista mentre sgusciavamo tra un aereo e l'altro e li fotografavamo uno alla volta.
Seduto sull'ala del suo aereo c'era un giovane pilota, un ragazzo dall'aria simpatica che, dopo la foto di rito, invita Francesca a salire anche lei sull'ala ed a sedersi affianco a lui.
Francesca fa un po' la timida, ma l'idea l'attrae e, dopo avermi chiesto il permesso, sale felice sull'ala. Faccio loro un paio di scatti e mi accorgo che in pochi istanti Francesca ed il pilota sono già vecchi amici:
"Sai, papà, si chiama Franco come me!"
e mi mostra il cappellino che Franco le ha appena regalato.
Scende dall'ala, ringrazia e saluta Franco, lo ringrazio e saluto anch'io, e continuo a fotografare i piloti e gli aerei. Dopo qualche ora iniziano i decolli e le acrobazie.
Ad un tratto Francesca si anima ed inizia a saltare ed a sbracciarsi.
"Francesca, che stai facendo? Chi saluti?"
"Papà, non lo riconosci? Quello è Franco, il mio amico!"
"Ma figurati se si ricorda di te!"
"Certo che Franco si ricorda di me: io mi ricordo di lui, no?"
"Ma non può vederti!"
"Perché, tu non lo vedi?"
No, non lo vedevo: l'aereo era solo un puntino che svaniva veloce verso l'orizzonte; eppure sono convinto di aver visto - solo per un attimo e forse si trattava di un riflesso - una mano che salutava proprio verso di noi.
Rino Giardiello © 2000
Tutte le foto di questa pagina sono
© Rino Giardiello 2000
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