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VETRODISTORSIONI 1988
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Occorre un vetro modellato e tanta fantasia.
Con le vetrodistorsioni si possono realizzare immagini particolari, alcune molto pittoriche.
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Distorcere
le immagini sovrapponendo una lastra di vetro alla carta da stampa è
sempre stata una esclusiva di chi stampava da sé il bianconero
e sceglieva con cura il tipo di vetro, lo spessore e il disegno per
avere alla fine il risultato voluto. La soddisfazione di manipolare
da sé le proprie immagini con mezzi semplici e personali si è
andata sempre più perdendo con la diffusione della pellicola
invertibile. I cosidetti filtri creativi sono uguali per tutti ed appiattiscono
ancora di più i risultati come pure molti degli interventi in
fase di duplicazione. Si cercano invenzioni sempre più ardimentose
e tecniche avanzatissime, si usano computer, immagini magnetiche, elaborazioni
video ed altre soluzioni da "Guerre Stellari", e ci si ritrova
a produrre sempre di più le stesse foto del vicino.
Il bello è che proprio nell'appena citato film "Guerre Stellari" si ricorre a tecniche semplici come la doppia esposizione o, alla diversa resa dimensionale di soggetti vicini e lontani grazie al sapiente uso della prospettiva e delle focali degli obiettivi, ai modellini e così via. Quindi perché non tornare a lavorare con il vetro martellato, magari mettendolo davanti ad una diapositiva?
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Questo è tutto ciò che occorre per la nostra esperienza di "vetrodistorsioni". Per il vetro sono più che sufficienti i ritagli che qualsiasi vetraio vi regalerà volentieri. Come fonte di illuminazione basta una comune lampada da scrittoio per cui è bene utilizzare un filtro di conversione o una pellicola per luce artificiale. I pesi sono utili per tenere ben ferma la lastra di vetro. L'unico accessorio costoso e non in tutte le borse è l'obiettivo macro in grado di raggiungere il rapporto 1:1, ma si può ricorrere a qualsiasi soluzione alternativa come spiegato in questo articolo su Nadir.
Il posizionamento delle varie parti è facile e qualsiasi variazione sul tema potrà solo portare ad immagini diverse, ma quasi mai a risultati deludenti. Le vere delusioni si hanno per colpa di soggetti inadatti o troppo ricchi di particolari minuti.
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L'occorrente è minimo ed economico (l'unica cosa costosa è un obiettivo o un accessorio che permetta di raggiungere il rapporto 1:1) e le soluzioni tantissime. Si può intervenire su vari parametri il primo dei quali, nemmeno a dirlo, è quello del disegno del vetro utilizzato, poi intervengono il diaframma adoperato e la distanza della diapositiva dal vetro.
Altre variazioni si hanno a seconda del formato della diapositiva da duplicare. Più la diapositiva è piccola maggiore sarà la distorsione subìta. Per la riproduzione, la pellicola più indicata è una invertibile di bassa sensibilità in modo da avere colori più saturi e contrastati. I migliori risultati si ottengono sovraesponendo di almeno 1 stop rispetto ai dati forniti dall'esposimetro, ma - logicamente - dipende dalla reflex adoperata ed è meglio non sovraesporre coi sistemi di esposizione a matrice. Non tutti i soggetti si prestano ugualmente bene al trattamento e senza dubbio i risultati più pittorici si hanno con fiori e paesaggi, ma è bene non fossilizzarsi e provare di tutto in modo da trovare una forma di espressione davvero personale.
Rino Giardiello © 05/1988 e Nadir 11/2003
Pubblicato su REFLEX di settembre 1988
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