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il MALEssere
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Erano gli anni tra il Settantacinque e l'Ottanta. Io facevo il volontario e mi occupavo di poveri, di emarginati, di anziani, di tossicodipendenti... insomma, di tutte quelle categorie di persone che hanno bisogno di qualcuno e non hanno nessuno. A quell'epoca le associazioni di volontariato erano poche, senza soldi e piuttosto malviste dagli ambienti benpensanti.
Si andava avanti lo stesso, cercando di aiutare come si poteva, con umiltà e semplicità: il più delle volte è difficile aiutare senza manipolare e quasi ci sentivamo in dovere di chiedere scusa per l'aiuto che davamo. Ognuno di noi faceva quello che poteva e sapeva fare. Io ero uno studente poco più che ventenne, e le uniche mie capacità consistevano in una insopprimibile vena artistica. Perciò organizzavo mostre, spettacoli e manifestazioni del genere insieme agli amici e ai compagni di università.
Nel 1982 il mio futuro di fotografo cominciava a delinearsi con molta chiarezza: avevo vinto concorsi internazionali, avevo al mio attivo qualche pubblicazione e iniziavo a collaborare con la rivista "Reflex".
Mancava una settimana a Natale, quell'anno, quando don Franco (ma per noi giovani era solo Franco) mi fece una proposta: "Rino, perché non fai un reportage sui problemi relativi alla droga? Vorrei organizzare una piccola mostra fotografica durante le nostre festicciole." Risposi che non mi andava. Non che non volessi aiutare Franco, ma non mi andava di fare le solite foto, quelle che cercano di colpirti con immagini crude ma che non fanno altro che violare il diritto all'immagine di chi è più sventurato o disgraziato di te. No, non mi piaceva mettere in piazza le miserie altrui. "Se vuoi una mano te la do volentieri, ma a modo mio" gli dissi.
Nacque così, insieme a Franco e ai ragazzi del teatro, l'idea della mostra e della rappresentazione "Il MALEssere".
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Le immagini a colori che vedete in questa pagina costituivano la parte finale della rappresentazione teatrale. La mostra iniziava con le immagini in bianco e nero scattate durante le prove dello spettacolo, e finiva con queste immagini a colori, oniriche ed evocative: fotomontaggi, graffiti di luce.
Simboli, metafore, allegorie del male che è dentro e che è soprattutto disagio. MALEssere, appunto. Ne ho visti troppi con lo sguardo febbricitante, con il tremito nella voce, ansiosi e timorosi al tempo stesso di ricevere aiuto. Oppure apparentemente forti (ma fragili dentro) che volevano soltanto un po' di ascolto, un po' di attenzione. Alcuni ce l'hanno fatta, altri no. Per me, per noi del gruppo, sono tutti importanti. Tutti hanno lasciato un segno, a volte una ferita che ancora fa male.
Questa pagina è dedicata a Patrizia, che un pirata della strada ha ucciso proprio quando ormai ce l'aveva fatta.
È dedicata a tutti quelli che vogliono farcela.
Adesso basta. Le parole fanno male. Vi lascio in regalo queste immagini: hanno l'ingenuità della giovinezza, ma anche il suo entusiasmo e la sua grinta.
Grazie per avere visitato questa pagina: anche voi avete fatto qualcosa per loro, oggi.
Rino Giardiello © 1982
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Il Tempo è illusione, è inganno.
Crediamo di poterlo dominare, ma è lui che domina noi: le nostre vite si consumano come sulla fiamma di una candela.
L'immagine in basso è ispirata ad un celebre dipinto di Magritte.
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Tutte le foto di questa pagina sono dei semplici fotomontaggi realizzati con la tecnica delle esposizioni multiple direttamente in fase di ripresa: nessun intervento digitale. L'immagine iniziale in BN è la locandina della mostra con una delle tante foto in BN scattate durante lo spettacolo.
L'immagine conclusiva della mostra fotografica: non è l'immagine di una supplica come può sembrare, non sono mani giunte in preghiera. Sono mani disposte a ricevere purchè ci siano delle mani tese verso di loro. Sono la Speranza, ma quella attiva, non quella passiva.
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