L'architettura industriale mi ha sempre affascinato al di là di qualsiasi esigenza o richiesta professionale.
Che siano moderne e funzionali o antiche e fatiscenti, le Fabbriche sono nate per produrre manufatti grazie all'intervento di uomini e macchine. La presenza o l'assenza dell'uomo altera i rapporti visivi tra edifici e macchine ed il significato dell'immagine.
La zona industriale del porto di Pescara mi attira più di quella turistica che le sta affianco con le sue panchine, i suoi bei vialetti e gli yacht che gareggiano per bellezza e ricchezza.
La zona industriale non è fatta per passeggiarci la domenica: è nata per lavorarci, quindi è piena di attrezzi, gru, cataste di materiali, sporcizia e caos ordinato. Di giorno la zona è pervasa da febbrile attività ma la notte le macchine si fermano, i motori si spengono, gli operai tornano a casa e si può tornare a sentire lo scorrere del fiume. Le potenti gru sembrano dormire ma continuano ad esprimere tutta la loro potenza ed io ho preferito fotografarle così, di notte, con una reflex medioformato, un buon treppiedi e delle lunghe esposizioni.
La zona industriale del porto di San Benedetto del Tronto è dedicata alla costruzione di barche e piccoli battelli.
Poco distante dalla zona moderna ci sono molti capannoni in disuso ed alcuni edifici dei vecchi cantieri navali. Negli spazi antistanti giacciono gli scheletri dei pescherecci corrosi dalla ruggine e consumati dal tempo.
È stato come scoprire il Cimitero degli Elefanti.
Rino Giardiello
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