A modesto e personalissimo avviso di chi scrive, l'azzurrino della Fiat Punto è un colore alquanto triste; quello della Citroen C3, invece, è semplicemente delizioso (per la cronaca, la Citroen lo chiama "Blu Lucia"). Eppure sempre azzurro è
.
Tranquilli, la demenza senile non regna sovrana (non ancora, almeno). Il fatto è che, nell'ambito della professione che chi scrive svolge aldilà della collaborazione con Nadir, un cliente ha chiesto di progettare un sistema che consentisse ai suoi negozi sparsi per l'Italia (si tratta di una nota azienda nel campo dell'abbigliamento maschile) di scegliere via Internet i tessuti con cui realizzare gli abiti, anziché consultando un voluminoso gruppo di campioni. Ciò, naturalmente, richiede una notevole accuratezza nella riproduzione dei colori, dal momento che l'utente finale deve poter distinguere in maniera univoca uno specifico tessuto tra decine e decine di altri pezzi dal colore simile ma non identico. Pensate ad un cliente che va in un negozio, spende 1000 Euro per ordinare un abito su misura di
quel punto di antracite, e poi si trova una giacca un po' più chiara o un po' più scura. Impensabile.
Lo stupore del committente di fronte alle problematiche relative ai problemi di fedeltà del colore mi ha spinto a fare alcune riflessioni. La maggior parte delle persone normali, cioè non fotografe, pensa che i colori siano semplicemente... colori, e che ci sia ben poco da dissertare. Invece si tratta di un problema molto complesso, se non altro perché non esiste un occhio umano "uniforme" e quindi, quando si è cercato di ottenere un'analisi quantitativa del fenomeno, si è dovuto procedere per approssimazioni e stime.
La sostanza scientifica del problema è grossomodo la seguente: l'occhio umano è sensibile alle diverse lunghezze d'onda (per i più smemorati: la luce è una radiazione elettromagnetica, e come tale è caratterizzata da una lunghezza d'onda e da una frequenza. La lunghezza d'onda si misura in nanometri, cioè in miliardesimi di metro), ma questa percezione è difficile da misurare, perché è influenzata da molti fattori. Per esempio, se l'illuminazione dello sfondo cambia, la percezione del colore di un oggetto diventa differente. Allo stesso modo, se si guarda per un certo tempo un oggetto di un certo colore, la percezione di altri oggetti di colori diversi pure verrà influenzata. Inoltre la sensibilità retinica ai colori non è costante: con molta luce, l'occhio è molto sensibile alla parte centrale dello spettro visibile; con poca luce, aumenta la sensibilità verso le lunghezze d'onda minori.
In ogni caso, è utile sapere che nella retina dell'occhio umano ci sono tre sistemi, composti di altrettante cellule. Questi apparati sono sensibili alla luce, ed in particolare a tre specifiche lunghezze d'onda: quella del rosso, quella del verde e quella del blu. E' mescolando questi tre impulsi che il nostro cervello ricostruisce tutti i colori che vediamo.
Esistono varie costruzioni teorico-matematiche le quali, individuando dei parametri da assegnare ai colori (per esempio la terna "tonalità, saturazione e luminanza"), consentono di creare delle rappresentazioni grafiche dei vari universi di colore.
Uno standard industriale in materia è dato dal sistema dei codici Pantone. Si tratta di una specie di librone con moltissimi foglietti di carta, ognuno di un colore diverso, ed identificato da un numero. Quel numero è "il codice Pantone" di quel colore e se un sarto a New York ordina 100 metri quadri di stoffa color "blu Pantone AB234" è sicuro che dall'altra parte dell'Oceano il fornitore gli manderà
quel punto di blu che lui ha chiesto, e non un altro.
Tutto risolto quindi? No, perché, com'è noto, errare è umano ma per incasinare davvero tutto ci vuole un computer. E quando in gioco entrano i computer, appunto, la situazione si complica. Per far sì che le cose funzionino, bisogna infatti che tutte le componenti della catena informatica gestiscano i colori in maniera esatta, cioè siano calibrate (o "tarate", come spesso si dice, sbagliando). Il problema sorge perché le varie periferiche (monitor, scanner, ecc.) visualizzano i colori in maniera diversa. Prima di addentrarci nella spiegazione di tutto questo, introduciamo il concetto "spazio colore": in parole povere, un modello che definisce modalità e criteri per la descrizione e la riproduzione dei colori.
Esistono diversi spazi colore: il modello HSB, per esempio, si basa su quella che è la percezione umana del colore, e definisce i colori usando tre caratteristiche quali Tonalità (Hue), Saturazione (Saturation) e Luminosità (Brightness). Il modello RGB invece definisce i colori partendo dai colori primari, opportunamente mescolati (o, se vogliamo, sommati: ecco perché si chiamano anche colori additivi). Il modello CMYK (Ciano, Magenta, Giallo e Nero) trae origine invece dal mondo della stampa, perché si basa sulla mescolanza degli inchiostri di questi quattro colori per generare tutti gli altri. Va citato infine il modello CIE L*a*b* (CIE sta per Commission International d'Eclairage), creato per essere indipendente dalla periferica, e che classifica i colori usando un valore di luminosità e due valori cromatici, uno che varia dal verde al rosso, e l'altro dal blu al giallo.
Esistono numerosi spazi colore, con le opportune varianti e differenze che via via si sono create negli anni (per esempio lo sRGB, citato nel box "Il gamma"). Conoscendo come la periferica di ingresso (per esempio uno scanner) e quella di uscita (per esempio un monitor) gestiscono i colori, ovvero disponendo del "profilo colore" di ogni periferica, lo spazio colore serve appunto ad uniformare la resa cromatica.
Ciò premesso, ritorniamo a parlare dei nostri computer. E' ovvio che il sistema operativo, il monitor, la scheda video, la stampante e lo scanner devono "trovarsi" sui colori, altrimenti non si viene a capo di nulla. Pero c'è un problema: non solo non esiste uno strumento che possa visualizzare completamente tutti i colori percepibili dall'occhio umano, ma ogni periferica si basa su un determinato spazio colore, ognuno dei quali ha la sua gamma di colori (cioè un intervallo di colori rappresentabili).
Quando si lavora sulle immagini, dunque, è opportuno scegliere un metodo di colore adatto allo scopo finale del progetto a cui ci si sta dedicando. Per esempio, se si deve lavorare su immagini che poi andranno stampate conviene lavorare in CMYK. Se si sta lavorando su immagini che saranno visualizzate a monitor, conviene lavorare in RGB; e così via. Ogni metodo infatti ha la sua gamma di colori: quella del CIE L*a*b è molto ampia, l'RGB invece contiene solo quei colori visualizzabili sui monitor e sui televisori (i cui fosfori emettono appunto luce rossa, verde o blu); il modello CMYK contiene solo i colori stampabili con gli inchiostri di quadricromia. CMYK contiene meno colori rispetto a RGB, ma contiene anche alcuni colori che NON sono compresi in RGB. Sapere dunque quale sarà la destinazione finale dell'immagine è fondamentale per capire come impostare il flusso di lavoro.
Dopo questa dissertazione dovrebbe apparire chiaro che, poiché esistono numerosi spazi colore, ognuno con la sua gamma, e poiché ogni periferica usa uno specifico spazio colore (RGB i monitor, CMYK le stampanti, ecc.), ecco che i colori delle nostre immagini variano a seconda della periferica che li visualizza (o li acquisisce, o li stampa).
Serve quindi qualcosa che analizzi lo spazio colore di creazione di un'immagine e, a seconda dello spazio colore della periferica che dopo gestisce tale immagine, corregga quando necessario i colori, in modo da farli apparire sempre il più possibile identici.
Questo qualcosa è appunto un sistema di gestione del colore (CMS, Color Management System), cioè un insieme di applicazioni e funzionalità che, appunto, consente di riprodurre fedelmente i colori nelle varie fasi del processo.
La prima cosa da fare, prima di mettersi al lavoro, è dunque calibrare e poi profilare le varie periferiche (monitor, scanner, stampante...). Fatto ciò, usando gli specifici programmi e rispettando attentamente le istruzioni, ogni periferica avrà un suo profilo colore, ed il CMS, tenendo conto sia degli spazi colore che si stanno utilizzando, sia della risposta cromatica di quella specifica periferica (ovvero quello specifico scanner collegato a quello specifico computer), farà in modo che la resa delle immagini sia sostanzialmente uniforme.
Ed il nostro cliente, quello dell'abito su misura? Be', lui sta ancora scegliendo la sua camicia tra i cinquecento tipi di azzurro disponibili: forse lo vuole identico a quello della Citroen C3
Agostino Maiello © 06/2003
Riproduzione Riservata
CALIBRAZIONE DEL COLORE, APPLE
Da sempre, i computer Apple Macintosh hanno avuto incorporata, nel sistema operativo, una applicazione che si chiama ColorSync e che con pochi semplici passaggi consente di calibrare il sistema. Naturalmente esistono dei colorimetri professionali (che sono un misto di software+hardware, dove l'hardware è spesso una sonda da attaccare al monitor così da misurarne la luce riflessa) che costano fior di quattrini, ma la calibrazione standard inclusa nei Mac va più che bene per le esigenze normali e professionali di base, e questo spiega anche perché il Mac è sempre stato *il* computer di riferimento per fotografi, grafici, pubblicitari, tipografi, ecc. Ciò anche a causa del gamma (vedi).
IL GAMMA
Cos'è il gamma? In questo contesto, il gamma misura la relazione tra i livelli dei pixel del computer e la luminanza del monitor. In effetti il gamma influenza soprattutto i toni medi. Un monitor con un gamma troppo alto visualizzerà immagini con i toni medi piuttosto scuri, e viceversa con un gamma troppo basso. Su qualche documento il gamma nativo di un monitor viene definito come "la relazione tra il voltaggio della griglia e la luminanza". Adobe usa una definizione più essenziale: "[Il gamma è] la luminosità dei valori dei mezzitoni. I valori prodotti da un monitor, dal bianco al nero, non sono lineari (riportati su un grafico, si ottiene una curva, non una linea retta). Il valore di gamma determina la pendenza della curva a metà tra il bianco e il nero. Regolando il valore di gamma si compensa la non linearità dei toni riprodotti dai dispositivi di output, come i monitor."
Senza preoccuparci troppo delle parole, comunque, accontentiamoci di sapere che esiste il gamma, che è importante, e che viene indicato da un numero. Quale dovrebbe essere questo numero? Non esiste uno standard ufficiale, ma in ambito PC lo standard di fatto è 2.2, che è anche il valore usato nello spazio colore sRGB, che è praticamente lo standard di Internet. Lo standard per i Macintosh è invece 1.8, ed incidentalmente tale valore è anche lo standard del mondo della prestampa.
CALIBRAZIONE DEL COLORE, PC
Generalmente parlando, Windows non dispone di un sistema interno di calibrazione del colore. Supporta, da Windows 98 in poi, i profili colore, cioè dei file creati in base allo standard ICC (International Color Consortium) che indicano al sistema come gestire i colori periferica per periferica, ma non c'è un modo per realizzarli, a meno di non procurarsi un software esterno per la calibrazione. La maggior parte degli utenti usa una utility aggiuntiva di Photoshop, che si chiama Adobe Gamma Monitor. Ma la stessa Adobe precisa, nel manuale di istruzioni di Photoshop 5, che:
"La versione Macintosh di Photoshop fornisce il controllo Gamma le cui impostazioni provvedono ad una calibrazione globale del monitor molto precisa in grado di essere importata in qualsiasi altra periferica o server.
(...)
La versione Windows di Photoshop non offre una calibrazione globale del monitor, ma influenza invece la visualizzazione sul monitor solo all'interno di Photoshop. Il controllo Gamma nella finestra di dialogo Calibra misura il comportamento del monitor e utilizza quindi il risultato della misurazione per regolare l'impatto dell'impostazione della gamma nella finestra di dialogo Imposta monitor. Di conseguenza, in Windows la regolazione delle opzioni di Imposta monitor influenza la visualizzazione di un'immagine nel metodo RGB ma non nel metodo CMYK e non è mai una regolazione perfettamente valida per due diversi computer ma solo per la propria Stazione Operativa".