PARIGI ARGENTICA
Fotografare Parigi in era digitale con Hasselblad e pellicola
Romano Sansone, febbraio 2009

Fra le tante capitali visitate Parigi mi affascina in modo particolare, e vi torno ogni anno, da dieci anni, per la settimana di Natale. Gironzolo con un itinerario di massima ma senza un preciso progetto in un quartiere finora inesplorato, riprendendo quello che capita, e non mancano le sorprese come non mancano piccole esperienze a condire la giornata del fotografo solitario.

Due ragazze a caccia di immagini con le loro reflex digitali mi vedono armeggiare con la Hasselblad e si fermano incuriosite: da loro apprendo che in Francia, se la fotografia non è "numerique", è "argentique", in memoria dei compianti sali di argento della pellicola. Mentre aspetto che nelle Place Carrée, deserta come può essere una stazione del metro alle sei di mattina il giorno di Natale, passi una persona a dare una presenza umana alla foto che mi appresto a scattare, un clochard dall'accento non proprio parigino attacca una conversazione, e quando gli chiedo di dove è mi risponde con aria ispirata "del mondo, caro signore, del mondo". E nel mercato di Barbès, che vale una visita per la vivacità tutta nordafricana delle offerte e delle contrattazioni, non ho ancora sollevato una volta la fotocamera all'occhio che sento una voce alle mie spalle: "fratello, niente foto o ti fracassiamo la macchina". C'è bisogno di dire che non mi sono fatto pregare due volte? In compenso posso fotografare nel metro, nelle stazioni e negli aeroporti senza che sbuchi la polizia a farmi sentire un potenziale terrorista. Di solito vado per il bn a 400 ISO, ma stavolta mi avanzavano delle Provia 100 ISO e come macchina avevo una Contax G1 con il 28mm. Così scatto forse meno foto ma è buon esercizio per familiarizzarsi con un'ottica, per poterla poi scegliere con cognizione di causa quando lo scopo della spedizione fotografica è di non lasciarsi sfuggire nessuna occasione.

Il Collège des Bernardins è un'autentica sorpresa. Costruito nel 13° secolo dai Cistercensi come luogo di formazione religiosa, decade a seguito della Rivoluzione. Oggi, completamente rinnovato, è di nuovo un luogo di cultura e formazione cristiana. Lascio parlare alcune immagini della navata e della sacrestia, che rivelano la purezza delle linee e l'uso sapiente della luce dell'architettura cistencense. Al momento vi sono esposte opere di Claudio Parmiggiani che con esse ha voluto rappresentare la distruzione di un patrimonio culturale di cui il Collège rinnovato può solo conservare il ricordo.

Scendendo dalla Villette lungo il Canal de l'Ourq ed il Canal de Saint Martin, ci si presentano ariosi scorci di quella che una volta era periferia.

Aggirandosi nei quartieri più modesti può capitare di trovarsi di fronte ad un fabbricato scintillante accanto a quella che sembra una fabbrica decrepita e, dall'altro lato della strada, abitazioni oppresse dalla struttura e dallo sferragliare della ferrovia sopraelevata. È il moderno che avanza, ed è giusto che sia così, a tempo debito le generazioni future lo guarderanno con un po' di malinconia come un ricordo dei tempi passati.

Al contrario, addentrarsi per vie traverse può far scoprire già a pochi metri delle strade principali vecchi angolini che mi ricordano stranamente l'ambiente delle inchieste del Commissario Maigret. Sono tornato in compagnia nel ristorantino in Fig. 7, ho fatto finta di scattare le classiche foto ricordo, poi con la macchina appoggiata su un ginocchio e senza mirare ho ripreso gli avventori: ammetto che è molto soggettivo, ma a me sembrano appena usciti dall'ambiente che ho immaginato.

Al margine del mercato di Barbès, già, di nuovo quello, si svolge un commercio illegale, come capisco quando all'improvviso i protagonisti spariscono come fantasmi, forse a seguito di qualche segnale misterioso che indica l'arrivo della polizia. Gruppetti di persone si accalcano intorno a sacchi montati su carrelli, dai quali emergono prodotti alimentari scambiati furtivamente con denaro. Dal linguaggio direi che le venditrici provengano dell'est europeo e mi sono chiesto cosa potessero avere da vendere a Parigi, dove i mercati sono un'orgia di prodotti di prima qualità; forse qualche scatoletta di caviale contrabbandata in chissà che modo, ma la varietà delle merci e le confezioni mi fanno pensare che se c'è chi cerca tra gli scarti dei supermercati qualcosa da mangiare, per se stesso o come opera di volontariato in favore di chi ne ha bisogno, qui si siano organizzati ed abbiano trovato un modo per rimediare qualche soldino, rivendendo prodotti scaduti ma ancora commestibili. Le foto risentono di qualche approssimazione, scattate come sono in fretta e spintonato dai compratori, ma sono una testimonianza di questa realtà.

Tutto sommato una settimana soddisfacente. Sulla scelta del mezzo niente da dire, la G1 è discreta come una macchina a telemetro, non è fulminea nella messa a fuoco ma è veloce quanto basta, il Biogon 28mm è un obiettivo superbo e la Provia 100 ne è il degno accompagnamento. Qualche volta i 100 ISO mi hanno messo in difficoltà, le Provia mi rimanevano da un viaggio caratterizzato da spazi aperti e cieli azzurri, e si sa che in città le condizioni di luce sono molto più variabili; se non si è abituati alle basse sensibilità bisogna ricordarsi ogni volta che con una G1 ed il 28mm un tempo di esposizione di 1/8 non è una ragione per rinunciare ad uno scatto. I chilometri percorsi lentamente in un freddo pungente per portare a casa pochi scatti non si esauriscono qui, perché la fotocamera obbliga ad osservare, quello che non costituisce materiale per una foto lo si porta dentro.

Naturalmente ho ripreso anche altro, notturni, giochi di luce e tutto ciò che può passare per street photography, ma questa serie di foto coglie lo spirito del mio girovagare per Parigi, conoscere ed assorbire l'atmosfera dei luoghi meno noti ma comunque parte integrante di quella realtà complessa che è una grande città. Concludo con una nota natalizia, la fila davanti al panificio alle 11 del mattino del 25 Dicembre, che la dice lunga sulla sacralità che riveste per i Francesi la baguette appena sfornata.

Romano Sansone © 02/2009
Riproduzione Riservata