Un filtro impedisce il passaggio di parte della luce che lo colpisce, e più precisamente della luce di colore complementare al colore del filtro stesso. La quantità ed il colore della luce trasmessa sono quindi diversi da quelli della luce incidente.
La differenza di colore ha reale importanza solo nella fotografia a colori, poiché è il colore stesso dell'immagine che viene alterato, ed in questo articolo non ce ne occuperemo. Nella fotografia in BN è la quantità di luce che colpisce la pellicola a determinare la tonalità di grigio nella quale un oggetto viene riprodotto, e poiché gli oggetti sono diversamente colorati l'effetto del filtro è di scurirli in maniera diversa: i rapporti tonali di un'immagine ripresa con un filtro saranno alterati rispetto ad una ripresa senza filtro.Il concetto chiave nell'uso dei filtri è che essi scuriscono: di conseguenza il loro uso comporta un aumento dell'esposizione da dare alla pellicola. Ogni filtro porta marcati sulla ghiera (o stampati sul foglietto di istruzioni) due numeri, che esprimono in maniera diversa di quanto l'esposizione debba essere aumentata. Uno è un fattore di moltiplicazione, es. aumentare l'esposizione di 8 volte. L'altro è il numero di stop con il quale si ottiene questo aumento, nel caso dell'esempio 3 stop.
L'applicazione indiscriminata di questi fattori può condurre ad una sovraesposizione della pellicola, che in pratica si trova ad essere usata ad una sensibilità inferiore a quella nominale, ed alla conseguente produzione di un negativo troppo denso, che specialmente nel formato 35mm non migliora la qualità dell'immagine. La ragione sta nel fatto che il fattore di correzione viene fissato in condizioni di laboratorio, che di necessità non possono coprire tutte le combinazioni di luce e di colore degli oggetti incontrate in pratica, e numerose di queste combinazioni non esigono l'applicazione dell'intero fattore di correzione.
Cerchiamo di capire esattamente il fenomeno, limitandoci ai filtri che, in misura minore o maggiore, trattengono solo la luce blu. Si tratta della maggioranza di essi, dal giallo chiaro attraverso le varie gradazioni di giallo, l'arancione e le diverse gradazioni di rosso (mentre il filtro verde blocca il blu ed il rosso; ed il filtro blu, che blocca solo il rosso, non viene praticamente usato nella fotografia in BN). Semplifichiamo ulteriormente il discorso limitandoci ad un solo filtro, non importa quale.
Se un oggetto illuminato da una luce neutra, cioè contenente parti uguali di tutti i colori visibili, ci appare anch'esso di colore neutro (bianco o grigio più o meno scuro ) vuol dire che esso riflette in uguale quantità tutti i colori che lo colpiscono. Supponiamo di fotografarlo in condizioni rigorosamente standardizzate con una esposizione che chiameremo X. Ora montiamo il filtro, e mantenendo invariate tutte le condizioni, cerchiamo per tentativi l'esposizione necessaria per ottenere lo stesso grado di annerimento del negativo.
Se questa esposizione è, per esempio, 2X, il fattore di correzione del filtro, per quell'oggetto ed in quella luce, è quindi 2, cioè uno stop. Che è come dire che la metà della luce riflessa da quell'oggetto, in quella luce incidente, è di un colore che non viene lasciato passare dal filtro.
Che succede se abbiamo un altro oggetto, o un'altra luce incidente, o un altro oggetto in un'altra luce incidente? Molto probabilmente la luce riflessa dall'oggetto conterrà una diversa proporzione del colore trattenuto dal filtro, richiedendo così un diverso fattore di correzione. Abbiamo detto che prenderemo in considerazione i filtri che trattengono la luce blu. Gli oggetti critici per l'esposizione saranno evidentemente gli oggetti blu, cioè il cielo (che può assumere diverse gradazioni di questo colore), le ombre (che ricevono la loro luce dal cielo e quindi assumono una dominante blu), il mare, la porta della casa greca, un fiore o un vestito blu, perché sono questi che saranno scuriti dal filtro.
Se ne misuriamo la luminosità due volte, di cui una inserendo il filtro tra l'esposimetro e l'oggetto, ci accorgeremo che molto raramente l'aumento di esposizione indicato corrisponde al fattore di correzione inciso sulla ghiera del filtro. Generalmente è di meno, talvolta molto meno, perché quasi sempre i colori naturali non sono molto saturi, cioè contengono solo un piccolo eccesso del colore con il quale ci appaiono. E se c'è poca roba che il filtro possa togliere ci sarà anche poco da correggere.
Questa variabilità del fattore di correzione viene anche influenzata dalla qualità della luce incidente. Con cielo limpido e sole alto, ed ancor di più in alta montagna, c'è una predominanza di luce blu, cioè molta "roba" che il filtro possa togliere, e quindi di più da correggere. Al contrario, durante le prime e le ultime ore della giornata, quando la luce incidente ha una dominante rossa, si verificherà il contrario.
Come venirne fuori nell'infinità di combinazioni possibili? Appunto effettuando una doppia misurazione, con e senza filtro, delle aree critiche della scena, e calcolando il fattore di esposizione appropriato. In effetti non c'è bisogno di nessun calcolo, la cui utilità è solo di toccare con mano le diverse situazioni. Basta misurare attraverso il filtro ed esporre in conseguenza.
Il mito del filtro che schiarisce
Spesso si sente affermare che un filtro scurisce il colore complementare e schiarisce il proprio colore. Dal punto di vista della fisica questa è una assurdità. A parità di condizioni in fase di stampa, un oggetto può apparire più chiaro solo se la corrispondente area del negativo è più scura, cosa possibile solo mediante una maggiore quantità di energia luminosa, e sfortunatamente un filtro che crei energia dal nulla non è ancora stato inventato. Eppure tutti abbiamo visto immagini di alberi in autunno, con le foglie riprodotte in una tonalità molto più chiara che in realtà.
Come si spiega, se non con il fatto che il filtro giallo schiarisce gli oggetti gialli?
Possiamo immaginare due casi perfettamente analoghi:
1) La lettura dell'esposimetro attraverso il filtro ci dice che nessuno degli elementi critici dell'immagine, cielo, ombre, oggetti di colore blu, cadrà sotto la soglia di sensibilità della pellicola a causa del filtro. Non è necessaria alcuna correzione.
Sul negativo gli oggetti a dominante blu appariranno più chiari, e quelli a dominante gialla rimarranno invariati rispetto ad un negativo esposto senza filtro.
2) La lettura dell'esposimetro attraverso il filtro ci suggerisce un aumento dell'esposizione per evitare che alcuni dettagli a dominante blu cadano al di sotto della soglia di sensibilità della pellicola. Sul negativo esposto in conseguenza, gli oggetti a dominante blu appariranno invariati, e quelli a dominante gialla saranno più scuri a causa della sovraesposizione subita.
In entrambi i casi il filtro ha aumentato il contrasto del negativo. Si tratta ora di sfruttare questo contrasto per lo scopo che ci eravamo posti al momento dello scatto: possiamo stampare il giallo in modo che venga reso come in una foto ripresa senza filtro, e i dettagli a dominante blu risulteranno più scuri; oppure possiamo stampare i blu in modo che vengano resi come in una foto ripresa senza filtro, ed i dettagli a dominante gialla risulteranno di conseguenza più chiari.
Talvolta, almeno nella letteratura anglosassone, i fliltri per BN vengono chiamati filtri di contrasto. Basta tener presente questa denominazione per capirne l'uso, invece di affidarsi ad affermazioni generiche prive di fondamento.
A questo punto è opportuno spendere qualche parola a proposito del filtro verde, forse il meno compreso tra tutti. La sensibilità cromatica delle pellicole tende ad essere più bassa nella regione del verde: questa è la ragione per la quale il fogliame viene reso piuttosto scuro. Il filtro verde viene usato principalmente per "schiarire" il fogliame, secondo i principi illustrati più sopra, ma attenzione: poiché oltre al blu questo filtro scurisce anche il rosso, anche gli oggetti a dominante rossa debbono essere considerati come critici per l'esposizione.
Il filtro giallo medio montato in permanenza
Alzi la mano chi non ha visto un cielo blu con nuvole bianche apparire nella stampa come un'anonima area lattiginosa. Il problema sta nel fatto che l'occhio distingue gli oggetti per intensità luminosa e colore, la pellicola BN solo per intensità luminosa.
Di qui l'uso dei filtri per scurire il cielo, e, putroppo, la generalizzazione "che il filtro giallo medio rende la sensibilità cromatica della pellicola simile a quella dell'occhio umano". Una cosa tira l'altra e c'è chi sceglie di tenere il filtro giallo medio montato in permanenza "così la macchina vede il mondo come lo vedo io". Il risultato è che il cielo avrà sempre le nuvole, ma al prezzo permanente di uno stop e mezzo e di una rinuncia ad usare il filtro per un particolare effetto speciale, pensato e voluto.
Dal punto di vista della creatività è il perfetto equivalente di fotografare per partito preso senza filtro. De gustibus...!
Romano Sansone © 06/2000
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