TI FACCIO VEDERE...
I segreti di una buona diaproiezione

Michele Vacchiano, febbraio 2003

"Vieni a casa mia a vedere le dia delle vacanze?"
Quanti di noi hanno fatto questa domanda, e quanti altri sono stati colti da una crisi di panico a sentirsela rivolgere? Eh, sì, perché una proiezione di diapositive può diventare una vera tortura per il malcapitato costretto a subirla. Michele Vacchiano, esperto di tecnologie audiovisive applicate alla didattica, ci suggerisce qualche "trucco" per rendere spettacolari e gradevoli le nostre proiezioni casalinghe.

Vengo spesso invitato da club, enti e associazioni ad assistere a proiezioni di diapositive. Quando posso cerco di defilarmi, ma ci sono occasioni in cui rischierei di offendere a morte i miei ospiti, per cui mi armo di santa pazienza e vado. Nove volte su dieci è una tortura: centinaia di immagini che si susseguono sullo schermo senza un filo logico, dissolvenze sballate, commenti banali... Per non parlare della qualità delle fotografie, molte delle quali sarebbero da buttare ma vengono messe perché in ogni caso facevano parte della serie...
Esco da queste serate moralmente distrutto e convinto di avere miseramente fallito la mia missione, avendo dedicato alla cosa - invano, è evidente - libri, articoli, lezioni e anni di insegnamento. Ma poiché sono testardo, oltre che fermamente convinto che repetita iuvant, eccomi di nuovo a cercare di fornire, nel breve spazio di un articolo, qualche semplice "tip" in grado di trasformare una noia mortale in una proiezione gradevole e - perché no? - spettacolare. Le regole non sono molte, basta capirle e applicarle con intelligenza.

ATTENZIONE! Tutto quello che diremo d'ora in poi non vale solo per la tradizionale proiezione di diapositive, ma per qualunque presentazione di immagini fisse, comprese le fotografie digitali da proiettare mediante un videoproiettore collegato al PC, o da mostrare direttamente sul monitor, ed anche se voleste organizzare le vostre immagini in una presentazione Power Point.

Innanzitutto una domanda: quanto tempo siete disposti a dedicare alla preparazione della vostra proiezione?

La risposta deriva dalla considerazione e dal rispetto che nutrite per i vostri spettatori.
Confezionereste un bel regalo in carta di giornale? Certamente no: usereste una bella carta e un bel fiocco, comprereste un biglietto di accompagnamento e cerchereste di creare una certa atmosfera al momento di consegnarlo, giusto?
Bene, mostrare le vostre immagini agli amici è far loro un regalo. Il regalo del vostro lavoro, della vostra passione, della vostra capacità di raccontare. Confezionatelo bene, non improvvisate, pensate che alcuni di loro non sono mai stati e forse non potranno mai recarsi nei luoghi che voi avete visitato, che le vostre immagini rappresentano l'occasione per un viaggio virtuale, per un'ora di fuga dalla realtà quotidiana. Il vostro compito è quello di rendere il loro viaggio piacevole.

1. Non esagerate in quantità. Sapete come riconoscere un bel film? Dal fatto che quando finisce voi pensate "Peccato, è già finito". E una buona cena? Dal fatto che vi alzate da tavola con un po' di rammarico.
Lasciate che i vostri spettatori escano da casa vostra con la voglia di ritornarci, fate in modo che alla fine della proiezione vi chiedano "Non hai altro da farci vedere?". Per far questo, occorre ridurre il numero delle immagini, evitare le ripetizioni, ma soprattutto effettuare...

2. Una selezione severa. Meglio cento immagini belle che trecento mediocri. Quando ritirate le dia dal laboratorio, effettuate subito una selezione drastica. Eliminate tutte quelle tecnicamente sbagliate, sovra o sottoesposte, gli orizzonti inclinati, i cestini della carta straccia all'incrocio dei terzi, le smorfie dei soggetti costretti a rivolgere la faccia al sole. Basta una sola fotografia sbagliata all'interno della serie per abbassare brutalmente la qualità globale della proiezione. Senza contare le critiche che potrebbero provenire dagli spettatori, di solito impietosi di fronte ai vostri errori.

3. Saper raccontare. Rinunciate alla mentalità del fotografo-artista, alla ricerca della foto sublime ma isolata. Una proiezione di diapositive non è una mostra, ma un vero e proprio reportage, e reportage significa "racconto". Un'immagine singola ha in se stessa il suo significato; un'immagine inserita in un racconto non ha significato se non in relazione a quelle che la precedono e la seguono. Questo significa adottare la mentalità del fotoreporter già al momento delle riprese. Quando siete in vacanza, "pensate" le fotografie in funzione della proiezione che farete; ragionate come un regista, non come un fotografo; pensate che state girando un film e che ogni immagine ha un suo ruolo preciso nella narrazione.

4. Mettere in ordine. Proprio alla luce di quanto abbiamo appena detto, si rivela cruciale l'ordine che darete alle immagini da proiettare. Esattamente come accade nel cinema, la fase più importante della realizzazione non è quella delle riprese, ma quella del montaggio! Il segreto del buon regista è mettere insieme sequenze logiche, dare un "respiro" al racconto. Ogni argomento deve avere il suo spazio, i suoi ritmi, il suo respiro. Se vi recate in una città straniera, organizzate le immagini per argomenti, in modo da raccontare i diversi aspetti del luogo che avete visitato: la vita sociale, i mercati, le chiese, i monumenti, la gente... Proiettare le dia nell'ordine in cui sono state scattate si rivela, di solito, la scelta peggiore.

5. Fare le giuste pause. Non assillate i vostri spettatori con una proiezione precipitosa e affannata, con un buio continuo che si protrae per un'ora e mezza, con una serie ininterrotta di immagini. Approfittate del passaggio da un argomento all'altro per fermarvi, per spegnere il proiettore ed accendere la luce. Date spazio ai commenti, rispondete alle domande, soddisfate la curiosità di chi - grazie a voi - sta osservando luoghi che forse non avrà mai occasione di visitare personalmente. In caso contrario non fareste altro che offrire il destro ai commenti salaci, alle frecciatine, alle battute impietose che sempre serpeggiano, sussurrate a voce bassa, in un pubblico infastidito e represso. Come facevamo a scuola, quando il professore era noioso e pedante.

Ho un amico che ogni tanto mi invita a vedere le diapositive dei suoi viaggi. Lui fa viaggi importanti: l'Australia, la Patagonia, il Madagascar, mica Milano Marittima. Così quando mi invita ci vado volentieri, spinto soprattutto dalla curiosità. Bene, questo amico pretende che durante la proiezione tutti osservino il più rigoroso silenzio, per non perdere una sola sillaba dei suoi commenti. Non si ferma mai, proietta e parla, parla e proietta. Usa caricatori circolari da 100 dia in dissolvenza incrociata, così fanno duecento immagini senza respiro, senza il tempo per un sorso di birra, una sigaretta, niente. E' ovvio che in questo caso uno si annoia e cerca di distrarsi come può, e allora ecco le battute feroci, a volte un po' sceme ma chissenefrega, l'importante è divertirsi. "Dagli Appennini alle Ande", commenta il mio vicino citando la celebre pagina deamicisiana. "No" incalzo io, "dato che il nostro amico fa il mobiliere, direi piuttosto dagli appendini alle ante".

6. Occhio alla durata. Ci sono regole precise che determinano la durata di una diapositiva sullo schermo. E' scientificamente provato che per leggere correttamente un'immagine occorrono almeno cinque secondi. Per goderla, almeno sei-sette secondi. Dopo otto secondi il processo è finito e si aspetta l'immagine successiva. Fatte le debite tolleranze, possiamo dire che cinque secondi sono il limite minimo della leggibilità, dieci secondi il limite massimo della noia! Sette secondi sono il tempo ideale per una diapositiva non commentata, otto, nove al massimo se la diapositiva è commentata o accompagnata dalla musica.

7. Curare il commento. Importante. Anzi, fondamentale. Quello che dite durante la proiezione è metà dello spettacolo. Una proiezione di diapositive è un audiovisivo a tutti gli effetti, un insieme inscindibile di ascolto e visione. Evitate perciò ogni banalità. Il commento a una foto è come una didascalia stampata: deve attualizzare l'immagine, evidenziarne il quando e il dove, non spiegarla! Un'immagine che ha bisogno di essere spiegata è un'immagine sbagliata, che non sa raccontare, che non sa trasmettere il suo messaggio. Lasciate che l'immagine parli da sola ed evitate di illustrare cose che chi guarda è in grado di vedere da sé. Quando non c'è nulla da dire è meglio restare in silenzio. Per l'amor del cielo, evitate di dire "Ecco, qui si vede un elefante" mentre proiettate l'immagine di un elefante!

Adeguate la durata del commento alla durata della diapositiva sullo schermo. Come abbiamo detto sopra, è bene non superare gli otto secondi; di conseguenza il commento parlato non dovrà superare questo limite. Se avete molto da dire su un argomento "spezzate" il commento su due o più dia.
Quanto appena detto dimostra la necessità di organizzare in anticipo quanto direte durante la proiezione. Se non avete tempo per una vera e propria sceneggiatura, preparatevi almeno una traccia scritta.

C'è un modo per rendere il commento più professionale?
Certamente, anzi, ce ne sono molti, di complessità crescente. Adottare l'uno o l'altro dipende da voi e dal tempo che siete disposti a dedicare alla preparazione del lavoro.

Step 1. Il gradino più basso è costituito, come abbiamo visto, dal commento parlato. E' necessario prepararlo in anticipo, per evitare di improvvisare, balbettare, inciamparsi. Non tutti sono allenati a parlare in pubblico e a sviluppare "a braccio" un argomento.

Step 2. Il commento registrato. Molti di noi hanno l'amico e/o l'amica che hanno fatto scuola di dizione, o che comunque parlano un italiano ragionevolmente privo di inflessioni dialettali. Saranno lieti di aiutarci. Ovviamente dovremo presentare loro un testo scritto, che leggeranno e registreranno su nastro. Scrivete il testo in modo che loro capiscano chiaramente quando fare le pause necessarie al cambio della diapositiva. Al momento della proiezione farete partire il nastro e comanderete manualmente le sequenza delle dia. E' indispensabile seguire il parlato leggendo il testo redatto in precedenza, altrimenti si rischia di "saltare" un cambio.

Step 3. La musica. Se al commento parlato aggiungete una musica di sottofondo l'effetto sarà estremamente gradevole. La musica riempie le pause di silenzio, libera dall'obbligo di dire a tutti i costi qualcosa, rende più godibile l'immagine e fa atmosfera. La musica, inoltre, allunga i tempi di permanenza delle dia sullo schermo: con la musica adatta potrete anche raggiungere il fatidico limite dei 10 secondi.

Step 4. Il sonoro sincronizzato. Un registratore dotato della terza testina, che imprime sul nastro un segnale (inudibile in lettura) da 1000 Herz, viene collegato al proiettore e comanda il cambio della diapositiva. L'unico vostro compito durante la proiezione sarà quello di sedervi insieme ai vostri amici e godervi lo spettacolo. Ogni errore umano (ad esempio dimenticarsi di cambiare la diapositiva al momento stabilito) viene così eliminato. Oggi la sonorizzazione e sincronizzazione del commento sonoro vengono rese possibili da appositi software.
Ovviamente tutto questo vale anche per le immagini digitalizzate. Programmi come Power Point consentono di inserire commento registrato e musica con un'estrema facilità di esecuzione.

8. La dissolvenza incrociata. Due proiettori collegati da una centralina di dissolvenza forniscono immagini che sfumano dolcemente l'una nell'altra, evitando l'abbagliamento o il nero (dipende dal modello di proiettore) tra una dia e l'altra. E' assolutamente da evitare il cosiddetto "effetto croce", che si verifica nel passaggio da una dia verticale e una orizzontale (e viceversa), nell'attimo in cui le due immagini si sovrappongono sullo schermo. Come fare? Mica si può inquadrare sempre in orizzontale o in verticale. Le soluzioni sono essenzialmente due:

a) Usare per la ripresa anche un apparecchio di medio formato, ritagliare le dia in formato 4,5x4,5 cm e inserirle nei telaietti a finestra quadrata appositamente realizzati a questo scopo. Si tratta, me ne rendo conto, di una procedura complessa e preclusa alla maggior parte dei fotoamatori che viaggiano con la reflex 35 mm e uno zoom tuttofare (e che già così lamentano problemi di peso)!
b) Inserire, tra una dia verticale e una dia orizzontale, la cosiddetta "diapositiva nera", un quadrato in plastica di 5x5 cm che produttori come Gepe (tanto per citare una marca) vendono a questo scopo. In alternativa, possiamo intelaiare un pezzo di pellicola non esposta (non buttate via gli spezzoni di testa quando ritirate le dia dal laboratorio).

In questo modo le due dia, pur se diversamente orientate, non sfumeranno l'una nell'altra e l'effetto croce verrà evitato. Evidentemente la durata sullo schermo della diapositiva nera dovrà essere la più corta possibile.

E' tutto, e come si vede non è molto. In effetti basta poco per regalare ai nostri amici una piacevole e divertente serata.

Buona proiezione!

Michele Vacchiano © 02/2003
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