LA CONSERVAZIONE DEI MATERIALI FOTOGRAFICI
Come conservare al meglio le nostre preziose pellicole, diapositive e stampe
Giulio Forti - Fotografia Reflex, 1996

Estratto da: Fotografia, Teoria e Pratica della Reflex
Copyright © 1996 by Giulio Forti

SOMMARIO

PELLICOLE VERGINI
Le pellicole amatoriali possono resistere meglio o più a lungo di quelle professionali in condizioni non ideali, ma ciò non vuol dire che invecchino più lentamente, né la conservazione in frigorifero o nel freezer può rinviarne la scadenza.
Le pellicole amatoriali possono essere conservate a temperatura ambiente (20-21°C), ma d'estate è consigliabile tenerle in frigorifero (com'è norma per le professionali) nel loro imballo sigillato nel quale l'aria è priva di umidità. Poiché la temperatura ideale è quella della "zona verdura", tra i 10°C ed i 13°C, una volta tolte dal frigorifero, potranno essere utilizzate solo quando avranno raggiunto la temperatura ambiente per evitare il fenomeno della condensa. Per recuperare una differenza di 15°C (per esempio dai 10°C del frigorifero ai 25°C della temperatura ambiente), una pellicola impiega circa 3 ore. Ce ne vogliono almeno 5 o 6 se le pellicole sono state conservate nel freezer a -20°C. Ma attenzione: la refrigerazione consente semplicemente di mantenere inalterate fino alla scadenza le qualità originali di sensibilità e resa cromatica delle pellicole a colori, non di prolungarne la durata.
Tutte le pellicole vergini vanno protette contro il calore e l'umidità. La loro azione, infatti, produce una sorta di invecchiamento precoce dell'emulsione che comporta la riduzione della sensibilità e l'alterazione della resa cromatica. Un terzo pericolo è costituito dalla formalina, una soluzione contenuta nelle colle, in molti legni utilizzati per la costruzione dei mobili e nelle schiume espanse delle valigette (che vanno lasciate aperte per qualche giorno prima di usarle in modo che le esalazioni possano dileguarsi in gran parte).

PELLICOLE SVILUPPATE
Esistono molti elementi che rischiano di danneggiare negativi e diapositive, ma, nel dubbio, evitate che esse siano a contatto o nelle vicinanze di prodotti che emettono un forte odore. Come quello che proviene dai "plasticoni" porta diapositive in Pvc (assolutamente anti-conservazione), dalle schiume usate nelle valigie o da solventi, vernici, colle.
Negli ultimi anni, la stabilità delle pellicole a colori è molto migliorata, ma le case produttrici non garantiscono la loro inalterabilità nel tempo anche perché essa è legata al tipo di conservazione dopo lo sviluppo. Tuttavia, una pellicola a colori attuale offre sufficienti garanzie di stabilità per 25-50 anni se conservata ad una temperatura costante (+/-4°C) non superiore ai 25°C con un'umidità relativa fra il 30% ed il 50%; l'ideale, tuttavia, è una temperatura al disotto dei 20C con un'umidità relativa inferiore al 40%. Un livello superiore al 60% può causare la formazione di muffe e funghi per i quali la gelatina rappresenta un nutrimento gustoso. Se l'umidità è al disotto del 25%, l'emulsione si secca diventando molto fragile.
Per la conservazione delle pellicole è più dannosa una continua escursione di umidità e temperatura, sia pure entro i limiti indicati, che non un livello costante ai valori massimi consentiti.
Tra gli elementi più pericolosi per la conservazione dei negativi e delle diapositive a colori, c'è la luce. Quindi, è dannoso lasciare le diapositive esposte su un tavolo vicino ad una finestra anche nelle scatoline in plastica dei laboratori dove la luce può liberamente filtrare pur se attenuata. Più pericolosa ancora è la luce al neon che emette una buona dose di raggi ultravioletti. Altrettanto dannosa è la proiezione delle diapositive per periodi eccessivi (nel caso eseguite duplicati). Tuttavia non basta mettere le fotografie a colori al buio per evitare il loro scolorimento: anche al buio agiscono l'umidità, l'alta temperatura, l'esposizione ai gas ed al Pvc.

RACCOGLITORI PER NEGATIVI E DIAPOSITIVE
Negativi e diapositive debbono essere protetti dall'azione chimica e dal rischio di danni fisici, come i graffi dovuti ad una manipolazione impropria o al semplice attrito della pellicola con il raccoglitore stesso.
Per i negativi, è consigliabile evitare i classici raccoglitori in pergamino perché, per garantire un minimo di trasparenza, sono trattati con plastificanti o cere non adatte alla conservazione. Quelli prodotti con carta pH neutro sono opachi (per visionare i negativi occorre estrarli), ma permettono alle pellicole di "respirare". I raccoglitori in polietilene o in polipropilene sono i più pratici perché consentono di esaminare i fotogrammi per trasparenza e di realizzare provini a contatto senza dover estrarre le strisce. Il materiale (usato, ad esempio, nei prodotti Print File) è stabile e neutro e risponde alle norme dell'American National Standards Institute (Ansi).
Per le diapositive montate, sono da evitare cosiddetti "plasticoni" in Pvc. Questo prodotto è stato bandito negli Usa fin dal 1983 a seguito della raccomandazione IT9. 2-1991 dell'Ansi in quanto dannoso per le emulsioni fotografiche. Il Pvc, infatti, tende a raggrinzirsi nel tempo, a perdere trasparenza e ad incollarsi alla diapositiva soprattutto in presenza di elevata umidità relativa. In questo caso, si può verificare una sorta di smaltatura (ferrotyping) che determina il distacco dell'emulsione ed il suo trasferimento sul Pvc. Inoltre, può liberare acido cloridrico e sostanze oleose che aggrediscono l'emulsione ed il supporto a causa del deterioramento dei plastificanti usati per dare flessibilità al materiale.
I raccoglitori da preferire sono quelli ad alta trasparenza. I prodotti con dorso opaco o "smerigliato" peggiorano la visione riducendo la luminosità ed il contrasto delle diapositive con il risultato di peggiorare l'impressione di brillantezza e definizione delle immagini. Per la massima sicurezza è consigliabile usare sempre dei guanti di cotone onde evitare impronte digitali. le impronte sono acide ad attirano polvere favorendo la crescita di funghi.
Per le diapositive in striscia vale il discorso già fatto per i negativi.

STAMPE
Per la buona conservazione delle stampe su carta baritata, anche in funzione del modo in cui saranno archiviate, esposte o presentate, occorre seguire delle norme precise. Per le carte politenate, infatti, il discorso sulla conservazione ha senso relativo in quanto esse non sono indicate per la lunga conservazione o la stampa di immagini di valore. A parte l'inferiore qualità di base (compensata dalla estrema praticità d'uso), l'immagine su carta politenata tende a schiarire nel tempo, ma in certi casi può subire danni più gravi come il distacco o la crepatura dell'emulsione stessa. I cambiamenti di umidità e temperatura ambiente, infatti, determinano una continua dilatazione e compressione dell'emulsione che non interessa il supporto plastificato; di conseguenza, l'emulsione subisce uno stress meccanico che può danneggiarla notevolmente. Questo non si verifica con le carte baritate perché il supporto in fibra si dilata e si comprime insieme all'emulsione.

ALBUM PER STAMPE
Quelli che appaiono più pratici ai non esperti, sono gli album con pagine adesive o quelli dotati di fogli di plastica trasparenti autoadesivi che bloccano le stampe in pagina. Purtroppo, gli adesivi impiegati non sono neutri ed i fogli trasparenti, in Pvc, accelerano lo scolorimento delle stampe facendo ingiallire le aree bianche. Il cartone usato per le pagine è quasi sempre molto economico e quindi anti-conservazione, specie se nero. Le conseguenze per le stampe dovute all'azione degli acidi presenti in questi cartoni possono essere pesanti, specie in presenza di umidità. Per l'applicazione delle stampe sulle pagine di un album, vanno bene i tradizionali angolini trasparenti, ma evitate l'uso di colle o biadesivi comuni: il distacco in un secondo tempo, specie se si tratta di stampe su carta baritata, sarebbe rischiosissimo.

PASSE-PARTOUT
Il vero passe-partout non ha solo un valore estetico, ma svolge due funzioni molto importanti. Nel caso di un'incorniciatura, esso consente alla stampa di restare distanziata dalla lastra sintetica o di vetro e di potersi dilatare a seconda delle condizioni di umidità. Con i passe-partout finti, cioè i fogli di carta colorata senza spessore usati da quasi tutti i corniciai, le stampe restano letteralmente schiacciate sotto il vetro e questo, col tempo, determina quelle fastidiose ondulazioni che si possono notare nei poster e nelle fotografie montate nelle cornici a giorno diffusissime in commercio e molto economiche in quanto prodotte con materiali anti conservazione come i dorsi in masonite ricchissimi di lignina dall'altissimo contenuto acido.
Nel caso dell'archiviazione, il passe-partout consente di maneggiare immagini di valore senza toccare la loro superficie. In questo caso, al passe-partout dev'essere applicato un dorso neutro incollato o incernierato con nastri adesivi conservazione come il Filmoplast P90.
Il passe-partout deve avere uno spessore minimo di 18-20 decimi (24-30 decimi oltre il formato 40x50cm). La finestra dev'essere tagliata con uno smusso di 45 gradi ed i lati debbono essere più corti di 2mm rispetto a quelli della stampa. I migliori in assoluto sono i passe-partout tipo museo, fabbricati con il 100% di cotone e quelli tipo conservazione, più economici in quanto prodotti con cellulosa all'85-90%.
Per un corretto utilizzo, tutti i passe-partout debbono rispondere a certe specifiche. Ad esempio, debbono essere privi di lignina e sostanze chimiche (plastificanti, resine o collanti acidi), avere un pH tra 7,0 e 9,5 con riserva alcalina per il bianconero (un'aggiunta di carbonato che tampona la migrazione di acidi residui nel cartone o assorbiti dall'atmosfera) e un pH tra 7,0 e 7,5 per il colore. I passe-partout più convenienti per l'incorniciatura sono quelli conservazione bianchi (quelli neri non sono conservazione, ma possono essere utilizzati per brevi periodi).
I passe-partout confezionati nei formati più diffusi da Perfect Photo sono di tipo conservazione con riserva alcalina, o neri.

MONTAGGIO
Per montare le stampe sui passe-partout non deve essere mai usato il comune nastro adesivo perché il collante impiegato è corrosivo, lascia residui collosi, ingiallisce e non è reversibile, cioè non è solubile in acqua in un secondo tempo.
Per fissare la stampa al dorso del passe-partout occorrono materiali adatti alla conservazione: non usate colle alla gomma o adesivi spray. Per le carte baritate sono ideali le colle naturali reversibili come quelle di riso o di farina applicate sul dorso.
Per tutte le stampe, anche politenate, il montaggio sul dorso del passe-partout si può eseguire con gli angolini trasparenti autoadesivi che non debbono essere troppo "stretti" per consentire alla stampa di dilatarsi. A parte il montaggio professionale a caldo con fogli adesivi conservazione, quello a freddo con nastri adesivi conservazione resta il più semplice ed economico di tutti. In pratica, si tratta di fissare la stampa al dorso del passe-partout incernierandola nastro contro nastro. Il Filmoplast P90 consente un facile riposizionamento della copia entro poche ore. La sua resistenza è notevole, ma sempre inferiore a quella della stampa.

Giulio Forti - Fotografia Reflex © 1996
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